PUDICITIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)

PUDICITIA

W. Köhler

Nelle antiche rappresentazioni della prima età romana la P. di donne nobili compare accanto alla Virtus degli uomini.

Pare che nel Forum Boarium stesse un antichissimo signum pudicitiae, assai presto identificato con una Fortuna virgo, citata anch'essa. Vien menzionato anche un sacrario della Fortuna muliebris, posto presso il quarto miglio della Via Latina; erano ammesse al culto solo le univiriae, cioè quelle donne che erano o erano state sposate ad un uomo soltanto. La casta matrona nella sua matrònalis stola era ritenuta come un ideale. Con la sua legislazione Augusto tentò di rinnovare gli antichi usi. Giunone, la divinità protettrice del matrimonio, e Vesta, la pudica protettrice del fuoco di stato, assursero a modelli della pudicizia muliebre. Il nome di P. compare per la prima volta sulle monete di Plotina, la consorte di Traiano: è rappresentato un altare, con l'iscrizione ara pudic(itiae). Su altre monete della stessa imperatrice appare, senza iscrizione, Vesta con palladio e scettro. Solo sulle monete di Sabina, la consorte di Adriano, compare la figura di P., talvolta seduta, sempre velata, una mano sul petto, l'altra sulle labbra, in un gesto di silenzioso ritegno, spesso nascondendo con il velo anche il volto, figura che ricompare, con poche varianti, per quasi tutte le imperatrici delle epoche successive. Il nome manca per lo più, solo nelle monete di Etruscilla e di Salonina vi vien aggiunto l'epiteto di augusta. Sorprende a prima vista trovare talvolta l'immagine e l'iscrizione pudicitiae aug anche su monete dei portatori maschili del titolo imperiale, cominciando da Adriano. Rammentando però che l'imperatore era pure Pontifex Maximus e che le sue nozze erano sotto la particolare protezione di Giunone, si potrà comprendere come l'applicazione di questo concetto di P. venisse riferito anche allo stesso sovrano.

Bibl.: G. Wissowa, Religion u. Kultus d. Röm.2, Monaco 1912, pp. 257; 333 ss.; P. Strack, Untersuchungen, II (Hadrian), Stoccarda 1933, p. 117; M. Grant, Roman Imperial Money, Londra 1954, pp. 151; 160 ss.; 284.