STILO, Punta

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

STILO, Punta (A. T., 27-28-2g)

Gi. Du.

Promontorio della costa calabra orientale, sullo Ionio, che limita a S. il golfo di Squillace.

La battaglia di Punta Stilo. - Durante la seconda Guerra mondiale, il 7 luglio 1940 forze navali italiane, di ritorno da una missione di guerra, furono informate alle ore 15 che le due squadre britanniche di ponente e di levante erano in navigazione per passarsi in consegna, nelle acque del canale di Sicilia, un convoglio proveniente dall'Inghilterra. Durante la giornata dell'8 la squadra di Alessandria, al comando dell'amm. Andrew Cunningham, attaccata dagli aerei di Libia e di Rodi, aveva subìto l'inutilizzazione dell'incrociatore Gloucester: l'ammiraglio ordinò a Malta che i Sunderland quadrimotori ricercassero la flotta italiana, che risultava in mare. Da Roma il comando italiano (Supermarina) dispose che l'armata si dirigesse prima verso la Sicilia e poi verso la Calabria. Il comando britannico in contatto con i Sunderland diresse invece su Taranto, per interporsi fra la flotta italiana e la sua base. Comandante superiore dell'armata italiana era l'amm. I. Campioni, comandante della prima squadra; comandante della seconda squadra era l'amm. Paladini. Erano presenti le due corazzate rimodernate Cesare, nave ammiraglia, e Cavour, 6 incrociatori pesanti, 12 incrociatori leggeri e 24 cacciatorpediniere. Mentre l'amm. Campioni faceva prendere alle divisioni la formazione conveniente per facilitare lo spiegamento, gli aerei siluranti lanciati dalla portaerei Eagle attaccarono i 6 incrociatori pesanti che precedevano le corazzate: i siluri vennero evitati con la manovra e tre aerei abbattuti. Successive informazioni degli esploratori precisarono che il nemico non si dirigeva a sud-est ma a nord-est e non era a 80 miglia, ma a 30: perciò si venne assai presto al contatto balistico. Prime ad aprire il fuoco a 20.500 metri furono le navi della divisione Duca degli Abruzzi che inquadrarono con precisione la divisione dei Neptune, tanto che dové correre in loro sostegno la nave ammiraglia Warspite, la quale con i suoi 381 constrinse gl'incrociatori italiani a ripiegare ad ovest delle corazzate. A 25.000 metri le corazzate italiane, che si trovavano più a nord, aprirono il fuoco contro la Warspite mentre gli incrociatori pesanti si battevano contro i britannici. Il Bolzano fu colpito da 3 granate di 152 ed ebbe il timone inutilizzato per un minuto. La Cesare ricevé un colpo da 381 che ne fece diminuire la velocità a 18 nodi: così era rimasta la sola Cavour a sostenere il fuoco delle 3 corazzate britanniche, tutte armate di 381. L'amm. Campioni decise allora, ore 16, di rompere il contatto balistico ed occultò la flotta con cortine fumogene, lanciando all'attacco le squadriglie dei caccia. Un ultimo e inconcludente attacco dei velivoli siluranti pose fine a questo primo scontro fra le due flotte. L'amm. Cunningham non inseguì l'armata italiana, che diresse per Messina. A battaglia ultimata giunse l'aviazione italiana, che per due ore attaccò la flotta britannica senza risultati. La squadra inglese, portatasi a Malta, ne ripartì l'11 luglio coi convogli.