TARANTINO, Quentin

Enciclopedia del Cinema (2004)

Tarantino, Quentin (propr. Quentin Jerome)

Leonardo Gandini

Regista, sceneggiatore, produttore e attore cinematografico statunitense, nato a Knoxville (Tennessee) il 27 marzo 1963. Cineasta tra i più significativi, ammirati e discussi a partire dagli anni Novanta, è riuscito a conquistare il successo internazionale e i consensi delle platee con i suoi primi due film, Reservoir dogs (1992; Le iene o Cani da rapina) e Pulp fiction (1994), realizzati con budget relativamente ridotti, al di fuori dei canoni del cinema hollywoodiano. Cinefilo militante, nonché appassionato fruitore della cultura pop americana ‒ i pulp magazines e la letteratura hardboiled, ma anche la musica rock ‒ ha saputo rivisitare il cinema di genere in forme del tutto originali, facendo soprattutto leva sulla costruzione dell'intreccio, sui numerosi salti temporali, in avanti e all'indietro, sulla moltiplicazione dei punti di vista sui medesimi episodi, e la costante opera di frammentazione, che rifiuta programmaticamente la consequenzialità e la linearità narrativa, rendendo avvincenti storie vecchie quanto il genere cui appartengono. Con Pulp fiction ha vinto nel 1994 la Palma d'oro al Festival di Cannes e, nel 1995, insieme a Roger Avary, l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale.

Figlio di due studenti, dopo la separazione dei giovani genitori, avvenuta quando aveva solo due anni, seguì la madre a Los Angeles. Qui frequentò la Hawthorne Christian School fino al 1979, quando iniziò a guadagnarsi da vivere in vari modi. Nel 1984 fu assunto in un videonoleggio, dove conobbe Avary e passò i cinque anni seguenti a formarsi una propria cultura cinematografica, basata soprattutto su film di genere e opere della Nouvelle vague. Dopo il fallimento, nell'estate del 1986, di un primo progetto cinematografico, il film My best friend's birthday concepito con l'amico Craig Hamann, nel 1990 T. passò a lavorare per la Imperial Entertainment, una società di distribuzione b-movies in videocassetta, che lasciò nello stesso anno per la CineTel, una piccola casa di produzione hollywoodiana che lo assunse come sceneggiatore. In questo periodo scrisse True romance (Una vita al massimo) e Natural born killers (Assassini nati), che darebbero stati diretti, rispettivamente, da Tony Scott nel 1993 e da Oliver Stone nel 1994. Nel frattempo T. aveva già raggiunto una discreta notorietà con Reservoir dogs, film da lui scritto, diretto e interpretato. Prodotto con un budget assai limitato, grazie all'aiuto di Harvey Keitel e del Sundance Film Festival, racconta il fallimento di una rapina, organizzata da una banda in cui è riuscito a infiltrarsi un poliziotto, e lo fa attraverso l'uso intensivo del flashback, che sconvolge la tradizionale linearità del racconto, senza per questo allentare la tensione. Questa è alimentata non solo dalla bravura dell'ottimo gruppo di attori (di cui fanno parte, assieme allo stesso T. e a Harvey Keitel, Tim Roth, Michael Madsen, Steve Buscemi, Chris Penn), ma anche da alcune scene di violenza, rappresentate in maniera assai cruda, secondo i canoni del cinema di genere ‒ come i 'poliziotteschi' di Umberto Lenzi, regista assai apprezzato da T. ‒ e della narrativa hardboiled, rappresentata nel film dallo scrittore Edward Bunker, che recita in un ruolo minore.Il vero, grande successo di pubblico è arrivato con Pulp fiction, realizzato anch'esso con un budget relativamente ridotto ma premiato da incassi elevatissimi e da ben sette nominations all'Oscar. La storia, dichiaratamente ispirata ai pulp magazines americani, è ambientata ancora una volta nel mondo della criminalità e la struttura narrativa non lineare è qui portata all'estremo (la vicenda vera e propria si conclude a metà del film), come pure la rappresentazione della violenza. Il tutto è sorretto dalla notevole prova degli attori (John Travolta, Samuel L. Jackson, Bruce Willis e Uma Thurman sopra tutti) e dall'efficace costruzione delle singole sequenze narrative, in cui spicca, oltre al senso della messa in scena, la particolare abilità del regista nell'uso, spesso diegetico, della musica.Dopo aver diretto l'episodio The man from Hollywood (L'uomo di Hollywood) del collettivo Four rooms (1995), T. è tornato al lungometraggio con il raffinato noir Jackie Brown (1997), da un romanzo di E. Leonard costruito intorno a Pam Grier, star della blaxploitation, che ha avuto un successo inferiore alle attese. Divenuto personaggio di culto, si è concesso numerose apparizioni in film diretti da altri (come From dusk till dawn, 1996, Dal tramonto all'alba, di Robert Rodriguez) nonché in fiction televisive, oltre a dedicarsi all'attività di produttore. Poi, quando ormai parte della critica dava per esaurita la sua vena creativa, T. ha riconquistato il successo internazionale con la saga di Kill Bill, realizzata questa volta con un grande budget e suddivisa in due episodi, Kill Bill: Vol. 1 (2003; Kill Bill: Volume 1) e Kill Bill: Vol. 2 (2004; Kill Bill: volume 2), per esigenze di distribuzione. Apparentemente ispirato al cinema del kung fu, il film rappresenta in realtà una vera e propria summa di tutto ciò che T. ha amato e ama nel cinema di genere ‒ dalle situazioni narrative alle figure archetipiche, fino alle colonne sonore. Acclamato dalla critica come un capolavoro, osannato dal pubblico dei cinefili, il film ha confermato le doti del regista, che continua a fare della costruzione dell'intreccio e della direzione degli interpreti i punti di forza del suo cinema.

Bibliografia

J. Bernard, Quentin Tarantino: the man and his movies, New York 1995 (trad. it. Torino 1996); W. Clarkson, Quentin Tarantino: shooting from the hip, Woodstock (NY), 1995; D. Terribili, Quentin Tarantino: il cinema 'degenere', Roma 1999.

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