QUIRIZIO da Murano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)

QUIRIZIO da Murano

Mattia Biffis

QUIRIZIO da Murano (Quirittio de Ioanne). – Sono scarse le informazioni sul conto di questo pittore, figlio di Giovanni, documentato a Venezia tra gli anni Sessanta e Ottanta del XV secolo.

La sua conoscenza biografica è tuttora limitata a due soli documenti d’archivio, rintracciati e pubblicati alla fine dell’Ottocento da Gustav Ludwig e Pietro Paoletti, relativi entrambi alla sua presenza in qualità di testimone alla stesura di atti testamentari. I due documenti, datati rispettivamente 18 dicembre 1461 e 28 luglio 1478, permettono comunque di appurare il patronimico del pittore, figlio – come detto – di un certo Giovanni, nonché di stabilire l’ubicazione della sua residenza veneziana, situata nella parrocchia di S. Maria Formosa (Ludwig - Paoletti, 1899, p. 442 n. 104).

Sulla scorta di queste informazioni, Lionello Venturi (1907, p. 185) ipotizzò cautamente un possibile rapporto di parentela con un altro pittore, Andrea da Murano, documentato nella stessa area della città, il cui padre peraltro si chiamava anch’egli Giovanni. Per quanto una relazione familiare tra i due resti difficile da provare, rimane in ogni caso interessante il fatto che entrambi fossero insediati in un confinium, quello di S. Maria Formosa, caratterizzato dalla presenza di una numerosa comunità di artisti originari di Murano, orbitanti in prevalenza attorno alla bottega dei Vivarini (De Nicolò Salmazo, 1976, pp. 16 e 29). Allo stato attuale risulta invece meno plausibile la proposta, avanzata da Ludwig e Paoletti, di riconoscere in un certo Girolamo Varzeloto, un artista documentato a Cittadella nel 1518 e a Moriago nel 1535, il figlio di Quirizio (Ludwig - Paoletti, 1899, p. 442).

La ricostruzione della sua personalità artistica si basa su un ristretto numero di dipinti firmati, realizzati su tavola e di soggetto devozionale; la scarsità di opere datate ostacola tuttavia una puntuale scansione cronologica del suo corpus pittorico, che si affida di solito a confronti più ampi con il contesto artistico veneziano di quel periodo. L’analisi stilistica ha permesso tuttavia di evidenziare affinità e contatti, soprattutto nelle prime opere degli anni Sessanta, con i modi dei Vivarini, in particolare dei fratelli Antonio e Bartolomeo, nella cui bottega Quirizio si ritiene in genere debba essersi formato (Pallucchini, 1961); in seguito si registra invece un progressivo avvicinamento alle novità belliniane, le cui formule vengono tuttavia filtrate e meditate attraverso un gusto ancora arcaizzante.

La prima opera che ci è giunta è la tavola con S. Lucia e le storie della sua vita, firmata e datata «Opus Qui/ricius de/ Joanes Ve/neciis m4c/62», raffigurante la santa venerata da una devota e affiancata ai due lati da sei episodi della sua vita (Rovigo, Pinacoteca dei Concordi).

Già segnalata nelle raccolte di casa Campanari a Rovigo alla fine del Settecento (Bartoli, 1793), la tavola si caratterizza per il suo linguaggio sperimentale, in cui convivono spunti da Antonio Vivarini e Carlo Crivelli, interpretati tuttavia secondo un «linearismo acutamente sentito» (L’Accademia dei Concordi di Rovigo, 1972, p. 37).

Tradizionalmente ritenuta come appartenente alla fase più tarda di Quirizio, e dunque collocata verso la fine degli anni Settanta, è invece la tavola con Cristo Redentore e una devota, firmata «Quiricius de Muran(o) f(ecit)» e proveniente dal convento di S. Chiara a Murano (Venezia, Gallerie dell’Accademia; Moschini Marconi, 1955, p. 158), che si distingue per i modi più austeri e per l’originale interpretazione iconografica del soggetto (su questo aspetto, si veda in particolare Steinberg, 1996). A questa stessa fase matura dovrebbe appartenere anche La Vergine che adora il Bambino dormiente, anch’essa firmata «[Q]uiritius de Murano» (Venezia, Gallerie dell’Accademia, in deposito al Museo del vetro di Murano), di cui sono state notate soprattutto aderenze ai modi di Bartolomeo Vivarini (Moschini Marconi, 1955, p. 149).

Attorno a questo nucleo di opere autografe è stato riunito in tempi diversi un gruppo di dipinti su tavola caratterizzato da analoghe caratteristiche formali e iconografiche. Tra le opere di più certa attribuzione, si ricordano, in particolare, la Vergine in trono col Bambino di Padova (Musei civici agli Eremitani; Il Museo civico di Padova..., 1957, p. 144), di cui sono state evidenziate affinità con il Redentore di Venezia; la Vergine col Bambino e monaca committente di Praga (Galleria Nazionale; Fiocco, 1948); la Madonna dell’Umiltà di Traù (Pinacoteca della chiesa di S. Giovanni Battista), recentemente datata al 1465 circa (Schmidt Arcangeli, 2001), alla quale sono state accostate pure altre due versioni con minime varianti iconografiche conservate rispettivamente a Berlino nella Gemäldegalerie (Gemäldegalerie Berlin, 1986; già nel mercato antiquario, Sotheby’s, N00885, 26/1/2012, lotto 10) e a La Spezia (collezione Lia; De Marchi - Zeri, 1997, p. 286). A quest’ultima, che riprende uno schema compositivo simile al dipinto di Traù, «intessuto di motivi semplificati, desunti da Bartolomeo e Alvise Vivarini», si ricollega ancora un’ulteriore tavola raffigurante la Vergine col Bambino di ubicazione sconosciuta, già attribuita alla cerchia di Bartolomeo Vivarini (W. Angelelli - A. De Marchi, Pittura dal Duecento al primo Cinquecento nelle fotografie di Girolamo Bombelli, a cura di S. Romano, Milano 1991, p. 270, scheda 577). Tra le opere di attribuzione più dibattuta si segnalano invece il Cristo sul sepolcro con i simboli della passione di Venezia (Gallerie dell’Accademia), già in passato assegnato a Bartolomeo Vivarini o ad Andrea da Murano (Moschini Marconi, 1955, p. 148); la Vergine col Bambino proveniente dal monastero di S. Croce a Venezia (ora Venezia, Gallerie dell’Accademia), già ascritta in passato a diversi maestri gravitanti attorno ai Vivarini, e di cui è stato segnalato anche un esemplare simile conservato nel duomo di Trani (Nepi Scirè - Valcanover, 1985); una Madonna col Bambino già nella collezione Simon Meller (Budapest, Szépmüvészeti Múzeum), che evidenzia tuttavia una forte prossimità a modelli belliniani (Berenson, 1957, p. 149).

Non si conosce l’anno di morte di Quirizio, che si ritiene in ogni caso avvenuta a Venezia entro l’ultimo quarto del XV secolo.

Fonti e Bibl.: F. Bartoli, Le pitture, sculture ed architetture della città di Rovigo, Venezia 1793, pp. 181-183; P. Paoletti - G. Ludwig, Neue Beiträge zur Geschichte der venezianischer Malerei, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXII (1899), pp. 441 s.; P. Paoletti, Q. da M. ed un suo quadro acquistato dalla R. Galleria di Venezia, in Rassegna d’arte, I (1901), p. 141; A. Romualdi, Un quadro di Q. da M., in L’Arte, 4 (1901), p. 294; L. Venturi, Le origini della Pittura veneziana. 1300-1500, Venezia 1907, pp. 183 s.; G. Fiocco, Le pitture venete del castello di Konopiste, in Arte veneta, II (1948), pp. 27 s.; L. Coletti, Pittura veneta del Quattrocento, Novara 1953, p. XLIX; S. Moschini Marconi, Gallerie dell’Accademia di Venezia. Opere d’arte dei secoli XIV e XV, Roma 1955, pp. 78 s., 148 s., 161 s.; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, I, 1, Venetian school, London 1957, pp. 149 s.; Il Museo civico di Padova. Dipinti e Sculture dal XIV al XIX secolo, a cura di L. Grossato, Venezia 1957, p. 144; R. Pallucchini, I Vivarini (Antonio, Bartolomeo, Alvise), Venezia 1961, p. 82; G. Gamulin, Ritornando sul Quattrocento, in Arte veneta, XVII (1963), pp. 9-20; L’Accademia dei Concordi di Rovigo, Vicenza 1972, pp. 36 s.; A. De Nicolò Salmazo, Per una ricostruzione della prima attività di Andrea da Murano, in Saggi e Memorie di storia dell’arte, X (1976), pp. 9-29; G. Nepi Scirè - F. Valcanover, Gallerie dell’Accademia di Venezia, Milano 1985, p. 155; Catalogo della Pinacoteca della Accademia dei Concordi di Rovigo, a cura di P.L. Fantelli - M. Lucco, Vicenza 1985, pp. 28 s.; Gemäldegalerie Berlin. Gesamtverzeichnis der Gemälde, Berlin 1986, p. 439, fig. 1235; F. Heinemann, Giovanni Bellini e i belliniani, III, Supplemento e ampliamenti, Hildesheim-Zürich-New York 1991, pp. XI s.; L. Steinberg, The sexuality of Christ in Renaissance art and in modern oblivion, Chicago-London 1996, pp. 370-372; A. De Marchi - F. Zeri, scheda n. 125, in La Spezia. Museo Civico Amedeo Lia. Dipinti, a cura di M. Ratti - A. Acordon, Cinisello Balsamo 1997, pp. 286 s.; C. Schmidt Arcangeli, scheda n. 31, in Tesori della Croazia restaurati da Venetian Heritage Inc. (catal.), a cura di J. Belamaric, Venezia 2001, pp. 99-101; F. Saracino, Cristo a Venezia. Pittura e Cristologia nel Rinascimento, Genova 2007, pp. 213, 217, 311 s.

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