Radiodiffusione

Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)

radiodiffusione


radiodiffusióne [Comp. di radio- nel signif. c e diffusione] [ELT] Trasmissione di programmi radiofonici (r. radiofonica) e televisivi (r. radiotelevisiva) effettuata da apposite stazioni radiotrasmittenti, a irraggiamento circolare, cioè omnidirezionale nel piano orizzontale (r. circolare), oppure, ma in casi speciali, a irraggiamento direzionale (r. direzionale); in it. il termine è generalm. usato per indicare le emissioni radiofoniche, preferendosi indicare con il termine radiotelevisione le emissioni radiotelevisive circolari. Le trasmissioni radiofoniche, nate in Gran Bretagna e in America intorno al 1920 (le prime stazioni a trasmettere con una certa regolarità furono quelle a onda media, modulate in ampiezza, di Chelmsford in Inghilterra e di Pittsburg negli Stati Uniti d'America; la prima italiana è stata quella di Roma, via S. Filippo, della potenza di 1.5 kW, installata nel 1924) furono ben presto assoggettate a una regolamentazione internazionale volta a evitare interferenze, sia per quanto riguarda il numero e la posizione delle stazioni, sia, soprattutto, la frequenza e la potenza. La trasmissione a distanza delle emissioni radiofoniche viene assicurata sia dalle cosiddette onde di terra, od onde superficiali, che, irradiate orizzontalmente dall'antenna trasmittente, si propagano a distanza seguendo, grosso modo, l'andamento del suolo e attenuandosi più o meno rapidamente a seconda della frequenza e delle caratteristiche del terreno (la zona servita si chiama area di servizio primaria), sia dalle cosiddette onde spaziali, od onde ionosferiche, irradiate dall'antenna trasmittente secondo vari angoli zenitali, che, in determinate condizioni, ritornano a terra a grande distanza dopo essere state riflesse, ad altezze comprese tra 100 e 300 km circa dal suolo, dalla ionosfera (la zona servita si chiama area di servizio secondaria). Le trasmissioni radiofoniche vengono oggi effettuate, in tutto il mondo, secondo sistemi e modalità che possono essere raggruppati in quattro categorie, a seconda del campo delle lunghezze d'onda usate: (a) r. a onde lunghissime e lunghe, che fa uso di trasmettitori a modulazione d'ampiezza (AM), operanti tra poche decine di kHz e circa 300 kHz (bande VLF e LF), spesso di grande potenza (sino a qualche MW) per assicurare una grande portata e spec. per coprire i disturbi di origine atmosferica; la propagazione è essenzialmente per onde di terra, che si propagano con attenuazione relativ. piccola, per cui l'area di servizio primaria può risultare notevolmente estesa, abbracciando un'intera nazione o anche più nazioni; le antenne sono omnidirezionali, a irraggiamento essenzialmente orizzontale; peraltro le interferenze reciproche, la sensibilità a disturbi sia naturali che artificiali e la ristrettezza del radiocanale (±4.5 kHz) determinano nel complesso una scadente qualità musicale che giustifica lo scarso numero di tali stazioni (l'Italia, come altre nazioni, non ne ha); (b) r. a onde medie (520÷1605 kHz, all'incirca coincidente con la banda MF), che utilizza trasmettitori a modulazione di ampiezza, di potenza compresa tra poche decine di W (per servizi esclusivamente locali) e varie centinaia di kW, con antenne omnidirezionali nel piano orizzontale; di giorno la propagazione è per onde di terra che, essendo piuttosto attenuate, limitano la portata a un ambito pressoché locale (con le potenze massime in uso, a un ambito di poche centinaia di km), mentre di sera e di notte s'aggiunge il forte contributo delle onde ionosferiche (che di giorno sono fortemente assorbite) che aumentano la portata di parecchie volte; (c) r. a onde corte, che usa anch'essa radioonde modulate d'ampiezza per servizi a lunga e lunghissima distanza (anche intercontinentali), con modeste potenze (anche di decine di W); opera in vari intervalli di frequenze e precis., per quanto riguarda le stazioni europee: da 3950 a 4000 kHz (gamma dei 75 m), da 5950 a 6200 kHz (gamma dei 49 m), da 7100 a 7300 kHz (gamma dei 41 m), da 9500 a 9775 kHz (gamma dei 31 m), da 11 700 a 11 975 kHz (gamma dei 25 m), da 15 100 a 15 450 kHz (gamma dei 19 m), da 17 700 a 17 900 kHz (gamma dei 16 m), da 21 450 a 21 750 kHz (gamma dei 13 m), da 25 600 a 26 100 kHz (gamma degli 11 m); per le onde corte l'attenuazione subita dalle onde di terra cresce assai rapidamente con la distanza e il servizio è perciò assicurato quasi esclusivamente dalle onde ionosferiche che, tra la stazione emittente e quella ricevente, effettuano uno o più "salti" tra la superficie terrestre e la ionosfera; l'uso di antenne direttive (che non hanno le dimensioni proibitive occorrenti per le onde medie e lunghe) consente di servire determinate zone con potenze di trasmissione sino a 100 volte minori di quelle che, a parità di intensità di ricezione, sarebbero altrimenti necessarie con antenne omnidirezionali; (d) r. a onde metriche (88÷108 MHz, intervallo compreso nella banda VHF), che usa la modulazione di frequenza (FM), anziché d'ampiezza; ciò assicura una qualità audio assai superiore a quella della r. a modulazione d'ampiezza della r. a onde lunghe, medie e corte, sia per la maggiore larghezza della banda di audiofrequenze ricevibili (circa 150 kHz, contro 4.5 kHz), sia per la maggiore immunità da disturbi e per l'inesistenza di interferenze da stazioni lontane; per le onde metriche, difatti, la trasmissione è affidata esclusivamente alla propagazione diretta (e quindi limitata, grosso modo, all'orizzonte dell'antenna della stazione); i saltuari fenomeni di riflessione nella troposfera o, caso più raro, nella ionosfera non sono generalm. causa di interferenze alla ricezione di altre stazioni più vicine, poiché il sistema di trasmissione a modulazione di frequenza consente in ricezione di depurare facilmente il segnale in arrivo richiesto da altri indesiderati di minor intensità; come applicazione particolare della r. a modulazione di frequenza è da ricordare la r. stereofonica compatibile, effettuata a mezzo di speciali stazioni trasmittenti, e captabili o come normali ricezioni monofoniche o in stereofonia, posto che i radioricevitori per tale r. consentono di scegliere tra queste due possibilità; (e) r. satellitare, che opera con microonde avvalendosi di ripetitori installati su satelliti artificiali terrestri, con la medesima tecnica della radiotelevisione da satellite; (f) r. via cavo, che usa onde lunghe trasmesse mediante una rete di cavi coassiali o di linee elettriche; la forma più diffusa, detta filodiffusione, utilizza le normali linee telefoniche di utenza e (in Italia) le frequenze (canali) 178, 211, 244, 277, 310 e 343 kHz; l'assenza di disturbi e vari accorgimenti assicurano una discreta qualità musicale; utilizzando due canali insieme si realizza la r. stereofonica.

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