RADIODIFFUSIONE

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

RADIODIFFUSIONE (fr. radiodiffusion; ing. broadcasting; ted. Rundfunk; sp. radiodifusión)

Renato CHABOD
R. Raoul CHIODELLI
Gino CASTELNUOVO
Luigi RACCA
Saul GRECO

L'importanza sempre maggiore assunta dalla radiodiffusione (v. radiocomunicazioni, XXVIII, p. 720) come servizio pubblico, sia nell'interno dei varî paesi, sia nei rapporti internazionali, ha promosso notevoli progressi tecnici. Fin dai primi tempi, anche quando essa operava solo nell'ambito nazionale, si cercò di variare al massimo i generi in seno all'unico programma quotidiano (musica seria, musica leggera, rivista, prosa, informazioni, conferenze, radiocronache, ecc.); in seguito, le principali organizzazioni radiofoniche si attrezzarono per offrire al pubblico due programmi simultanei di tipo diverso, e più tardi (per la prima volta in Europa dall'EIAR nel 1937) anche tre, adeguandosi così ai più varî livelli intellettuali.

L'attuazione di questo programma, insieme con la necessità di assicurare nell'intero territorio nazionale una ricezione sufficientemente intensa (e tale da neutralizzare, specialmente nei grandi agglomerati cittadini, l'effetto dei disturbi prodotti dagl'impianti industriali) anche ad apparecchi di proporzioni e costo limitati, portarono ad un progressivo aumento del numero e della potenza delle stazioni trasmittenti.

A tale risultato contribuirono anche altri fattori, tra cui, in prima linea, lo sviluppo dei servizî diretti ad ascoltatori fuori del territorio dei singoli stati, sia nella lingua nazionale, sia in lingue straniere. Per queste si iniziò (1933-34) e si sviluppò quindi, dopo quella a onde lunghe e medie, la trasmissione a onde corte.

L'aumento del numero e della potenza dei trasmettitori per poter parlare ai popoli di altri paesi apparve una necessità sempre più urgente, e si realizzò in misura tanto maggiore, quanto più la radiodiffusione veniva usata a scopi di propaganda. Cominciò così quella che fu chiamata la "guerra delle onde", nella quale si aumentò il numero e si accentuò il carattere, spesso violentemente polemico, delle trasmissioni, ma se ne dovette accrescere la potenza, per poter vincere non soltanto le normali difficoltà di una buona ricezione a grande distanza, ma le interferenze e i disturbi creati ad arte dalla propaganda avversaria; né mancarono, prima e durante la seconda Guerra mondiale, le diffusioni clandestine, compiute sia da emittenti "fantasma", spostantisi rapidamente alfine di sottrarsi alla radiolocalizzazione, sia anche da potenti stazioni fisse, sotto falsi nominativi e su lunghezze d'onda diverse da quelle loro spettanti: propaganda radiofonica particolarmente intensa durante la guerra civile in Spagna e nel periodo della "resistenza" alla Germania, in Europa, e al Giappone, in Estremo Oriente.

Alla fine del 1939 gl'impianti trasmittenti a onde lunghe, medie e corte erano: in Africa, 63 stazioni, per una potenza complessiva di kW 249,08 (media kW 3,95); nell'America Settentrionale, 1058 per kW 4731,67 (media 4,49); nella Centrale, 195 per kW 242,66 (media 1,24); nella Meridionale, 396 per kW 1381,92 (media 3,50); in Asia, 170 stazioni per kW 860,52 (media 506); in Oceania, 168 per kW 410,47 (media 2,45). Per quanto riguarda l'evoluzione degl'impianti in Europa, si hanno i dati seguenti:

Pertanto, tra il 1926 e il 1940, la potenza globale degl'impianti nel mondo intero era centuplicata (e di essa il 60% era concentrato in Europa); inoltre, mentre negli Stati Uniti il numero delle stazioni in funzione era poco aumentato, rispetto alle 800 del 1926 (ed erano più di 1100 nel 1924) e la potenza globale degl'impianti cresceva in rapporto da 1 a 37, in Europa veniva bensì quadruplicato il numero delle stazioni, ma si centuplicava la potenza. Per ragioni tecniche dovute alle condizioni non solo geografiche (e specialmente orografiche), ma anche a quelle politiche, economiche ed etnografiche dei paesi europei, in cui (come in qualche altro raro caso, che conferma tale osservazione) la radiodiffusione dipende direttamente o indirettamente dallo stato ed esiste un sistema di licenze per i radioascoltatori, in questo continente si hanno relativamente poche stazioni, ma la potenza dei singoli impianti è grande. Altrove invece, come negli Stati Uniti, dove la radio ha carattere privato e commerciale, i trasmettitori sono numerosi, ma di potenza limitata, per evitare il caos nelle gamme d'onda disponibili: e a tale inconveniente è possibile ovviare altresì mediante accordi locali circa le ore di funzionamento, la limitazione delle potenze, ecc.

Il sistema europeo non si è modificato nel dopoguerra, giacché le stazioni erano, alla fine del 1947, circa 400, con una potenza globale di 8000 kW, mentre i progetti di costruzioni annunciati non modificavano sensibilmente il numero delle stazioni, ma si proponevano di portare la potenza a circa 12.000 kW.

La tabella seguente indica il numero dei radioascoltatori (licenze) in alcuni paesi d'Europa.

Di pari passo con l'incremento degl'impianti trasmittenti, si è sviluppata la produzione e la diffusione degli apparecchi radioriceventi. Durante il 1947 furono prodotti negli Stati Uniti circa 17.700.000 apparecchi riceventi, di cui circa 16.350.000 del tipo a modulazione di ampiezza, circa 1.175.000 del tipo a modulazione di frequenza e circa 180.000 apparecchi di televisione per un valore di circa 1.200.000.000 di dollari. In Inghilterra per il periodo dal giugno 1947 al maggio 1948 si è calcolata una produzione di circa 1.300.000 apparecchi per circa 12.200.000 sterline; in Francia la produzione nel 1947 è stata di circa 2.000.000 di apparecchi. In Italia, in dodici mesi tra il 1947 e il 1948 si è avuta una produzione di circa 300.000 apparecchi e 2.500.000 valvole, per complessivi 12 miliardi circa di lire; l'industria radiotecnica impiega circa 40.000 persone. Per altri dati, v. sotto.

Problemi e progressi tecnici. - Nell'intento di assicurare un servizio sempre più soddisfacente per intensità di ricezione e per fedeltà di riproduzione dei programmi artistici, si sono condotti continui studî ed esperienze su tutti i punti della complessa catena radio-elettro-acustica che si svolge dal microfono della stazione trasmittente all'altoparlante dell'apparecchio ricevente.

È quindi assai progredita la tecnica di costruzione degli auditorî (v. auditorio, in questa seconda App., I, p. 306); si sono inoltre assai perfezionati le antenne, i microfoni, gli amplificatori, gli apparecchi di registrazione, i cavi telefonici di collegamento delle stazioni trasmittenti, per trasmettere con attenuazione uniforme - e, s'intende, minima - la maggior parte delle frequenze della gamma da 30 a 10.000 periodi come è richiesto dalle esigenze di una buona riproduzione della musica. Contemporaneamente si cerca di ridurre fino alla impercettibilità i rumori di fondo degli apparecchi di alta e bassa frequenza e la distorsione, cioè la presenza di armoniche parassite, di possibile produzione nei vari processi di trasformazione e riproduzione (v. alle singole voci e radiocomunicazioni, in questa App.). Per soddisfare le crescenti esigenze di carattere artistico, notevoli risultati e progressi sono stati ottenuti nella tecnica della ripresa fonica (distribuzione dei microfoni in auditorio o in teatro, per accogliere nelle dovute proporzioni, durante le grandi esecuzioni musicali, e canto e orchestra, e nell'ambito dell'orchestra, le varie famiglie di strumenti), nonché per aumentare la "dinamica" delle trasmissioni, proporzionando cioè al massimo grado possibile il guadagno degli amplificatori alle variazioni del volume del suono tra i "piano" e i "forte" della partitura musicale. Le caratteristiche costruttive dei trasmettitori sono state adeguate alle potenze sempre crescenti messe in giuoco, fino a quelle dei 500 kW-antenna; mentre ai fini di una sempre più rigorosa disciplina internazionale, determinata dal progressivo congestionamento dell'etere, il grado di stabilità della frequenza dei trasmettitori è stato portato gradualmente a valori sempre più elevati, fino a raggiungere l'ordine di una parte su varie diecine di milioni.

Ma il problema più grave che ha assillato ed assilla tuttora la radiodiffusione, in quanto è alla base del suo assetto e dei suoi sviluppi, è quello della soddisfacente coesistenza di più stazioni nelle gamme di onda assegnate dalle convenzioni internazionali alla radiodiffusione.

Varie conferenze mondiali (Berlino 1906, Londra 1912, Washington 1927 - la prima dopo l'avvento della radiodiffusione - Madrid 1932, Cairo 1938) stabilirono la ripartizione dello spettro delle frequenze in varie gamme assegnate ai diversi servizî radioelettrici. A ciascuna di dette conferenze seguirono riunioni regionali per l'assegnazione delle onde della radiodiffusione alla singole stazioni trasmittenti (per l'Europa: Ginevra 1926, Praga 1929, Lucerna 1933, Montreux 1939; il piano elaborato in quest'ultima non è andato in vigore a causa della guerra, cosicché nel 1948 vige ufficialmente ancora il piano di Lucerna). Un'altra conferenza internazionale delle telecomunicazioni è stata tenuta ad Atlantic City (maggio-ottobre 1947) per la ripartizione delle varie gamme d'onda tra i diversi servizî. Ivi i rappresentanti dei governi europei riconobbero la necessità di un nuovo accordo regionale e di un nuovo piano di ripartizione delle frequenze fra le stazioni della zona europea e per conseguenza, tra il 25 giugno e il 16 luglio 1948 si tenne una conferenza a Copenaghen, in cui è stata stabilita una convenzione europea di radiodiffusinne, firmata da 25 paesi (Albania, Belgio, Bielorussia, Bulgaria, Città del Vaticano, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Monaco, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Marocco e Tunisia, Iugoslavia, Romania, Ucraina, Gran Bretagna, Svizzera, Cecoslovacchia, URSS) alla quale è allegato il nuovo piano, che andrà in vigore il 15 marzo 1950. Il piano di Copenaghen considera, come i precedenti, delle frequenze esclusive (cioè attribuite ad una sola stazione), delle frequenze partagées (attribuite a due o più paesi per la utilizzazione simultanea da parte delle stazioni indicate nel piano), delle frequenze per stazioni sincronizzate (utilizzate da pi (i stazioni di uno stesso paese che trasmettono lo stesso programma con frequenze diverse l'una dall'altra al massimo di 0,2 cicli/secondo), e delle frequenze comuni internazionali (utilizzate simultaneamente da numerose stazioni di piccola potenza, di diversi paesi).

Nel piano di Copenaghen sono stati fissati dei limiti massimi per la potenza (non modulata, misurata nell'antenna) delle stazioni della zona europea: 200 kW per le stazioni che lavorano con gamma 155-285 kc/sec, salvo casi speciali; 150 kW per le stazioni che lavorano nella gamma 525-1605 kc/sec; 2 kW per le stazioni che lavorano sulle frequenze comuni internazionali tipo I (indicate nel piano); 0,25 kW per le stazioni che lavorano sulle frequenze comuni internazionali tipo II (non indicate nel piano). La potenza totale di tutte le stazioni di una rete sincronizzata non deve essere maggiore di una volta e mezza la potenza massima ammessa per una sola stazione. Nel piano sono state stabilite varie disposizioni relative all'impiego di "antenne direttive" (cioè antenna costruita in modo speciale per aumentare la potenza irradiata verso determinate direzioni e ridurla verso altre), alle tolleranze ammesse per le variazioni delle frequenze, rispetto a quelle fissate nel piano, per i disturbi eventualmente arrecati ad altre stazioni del piano o a quelle di altri servizî. In linea generale l'intervallo fra due canali del piano è di 9 kc/sec.

Per quanto riguarda le stazioni europee, se consideriamo la sola gamma da 550 a 1500 kc/sec (onde medie) è da ricordare che nel piano di Praga, seguendo il criterio di un distacco di 10 kc/sec fra le frequenze di due stazioni contigue del piano di ripartizione, fu possibile effettuare 111 assegnazioni nominali su 109 lunghezze d'onda disponibili (onde "esclusive" e onde occupate da due o tre stazioni di paesi differenti), sistemando le altre stazioni sulle onde comuni. Si ebbe così il valore di 1,02 per il rapporto 111 : 109 che può chiamarsi il "coefficiente di ingombro" dello spettro delle frequenze nella gamma anzidetta. Il piano di Lucerna, cristallizzando una situazione di fatto, riordinò la rete europea di radiodiffusione con un coefficiente d'ingombro di 1,5, e dovette sviluppare l'impiego della sincronizzazione e una più vasta utilizzazione delle onde comuni. Nel piano di Montreux il coefficiente d'ingombro raggiunse il valore di 1,7, mercé il ricorso a tutti i possibili progressi della tecnica (sincronizzazione, antenne direttive, ecc.). Allo stato attuale, sempre riferendoci alle onde medie, si ha un coefficiente d'ingombro maggiore di 2.

Il piano di Copenaghen comprende per le onde lunghe (gamma da 150 a 285 kc/sec) 15 canali su cui lavoreranno 18 stazioni; per le gamme delle derogations (gamme comuni ad altri servizî di radiocomunicazioni: da 415 a 490 kc/sec e da 510 a 525 kc/sec), tre canali per tre stazioni; per le onde medie (525 a 1605 kc/sec) il piano comprende 121 canali per i quali si è proceduto a 343 assegnazioni nominali (stazioni e reti sincronizzate); due canali sono stati previsti per frequenze comuni internazionali e in seno ad essi sono stabilite nel piano 59 assegnazioni (indicazioni di paesi). Le frequenze previste come utilizzabili da stazioni italiane sono le seguenti: 566 kc/sec: Catania e Palermo, in comune con la stazione di Athlone; 656 kcl/sec: Bolzano, Firenze 1, Napoli 1, Torino 1, in comune con Murmansk; 845 kc/sec: Roma 1 (esclusiva); 899 kc/sec: Milano 1 (esclusiva); 1034 kc/sec: Torino 2, in comune con Tallinn e Radio Club Portoghese; 1071 kc/sec: Cagliari, in comune con una stazione danese e con Lisbona; 1115 kc/sec: Bari 1, Bologna 1, San Remo, in comune con la rete sincronizzata norvegese di piccola potenza (praticamente esclusiva); 1331 kc/sec: Genova 1, Messina, Pescara, Roma 2, Venezia 1 (esclusiva per l'Italia); 1367 kc/sec: Caltanisetta, in comune con Thorshavn, Toruńe Polto; 1448 kc/sec: Ancona, Firenze 2, Genova 2, Milano 2, venezia 2, in comune con una rete sincronizzata portoghese e una svedese. Inoltre un posto cè assegnato all'Italia nella frequenza comune internazionale di 1484 kc/sec, e la frequenza di 1578 kc/sec è pure assegnata a una rete sincronizzata italiana (regione di Bolzano) insieme con la stazione di Friedrikstad.

Inoltre, in seguito alle decisioni della Conferenza di Atlantic City, si è riunita a Città di Messico il 22 ottobre 1948 con la partecipazione di 65 paesi la Conferenza internazionale della radiodiffusione ad alte frequenze, per ripartire fra i diversi paesi la gamma dell'ampiezza di 2300 kc/sec riservata a tali radiodiffusioni. I lavori per preparare un progetto di piano non erano ancora arrivati ad un risultato positivo nel febbraio 1949.

Data la scarsa disponibilità di onde medie, non sarebbe possibile fare previsioni ottimistiche sulle future possibilità di sviluppo della radiodiffusione, se ad essa non si fossero di recente schiusi nuovi orizzonti. Le ricerche compiute ed i risultati ottenuti nel corso della guerra per scopi militari, hanno largamente e profondamente esplorato il campo delle altissime frequenze (onde ultracorte e micro-onde), individuando le loro caratteristiche ed i sistemi del loro impiego per i varî servizî radioelettrici. In particolare, sono state accertate le larghe possibilità di utilizzazione delle onde metriche (da circa 7 metri a circa 1 metro) per la radiodiffusione, per la televisione, e per il fac-simile, cioè per la trasmissione di testi e figure.

Se consideriamo ad esempio le onde da 1 a 10 m., si ha un numero totale di kc/sec disponibili di circa 270.000, che equivale a qualche cosa come 10 volte l'intero spettro di frequenze dai 10 metri alle più lunghe onde impiegate finora nella radiodiffusione. Da ciò si possono rilevare le ampie disponibilità che derivano dalle possibilità di impiego di tali nuove gamme di onda.

Per quanto riguarda la radiodiffusione, l'impiego di onde di tale lunghezza è connesso all'applicabilità ad esse del nuovo sistema di modulazione sperimentato nel 1936 dall'americano E. H. Armstrong, cioè il sistema a modulazione di frequenza (Frequency Modulation, F. M.). Mentre il sistema di modulazione impiegato fin dall'inizio nella radiodiffusione è quello "di ampiezza", il cui effetto consiste nel variare la potenza dell'onda portante in modo corrispondente alle variazioni delle onde sonore, mantenendo costante la frequenza dell'onda, nel nuovo sistema, già esperimentato negli Stati Uniti prima della guerra ed ampiamente sviluppato poi, la potenza irradiata rimane costante, mentre la frequenza dell'onda varia in funzione delle variazioni delle onde sonore.

Le irradiazioni di un trasmettitore a modulazione di frequenza consistono quindi in una continua espansione e contrazione della banda di frequenza, di ampiezza costante, che appare da ciascuna delle parti dell'onda portante del trasmettitore; la larghezza di ciascuna banda (ovvero l'oscillazione della frequenza) variando col variare del volume delle onde sonore. I suoni forti producono ampie oscillazioni di frequenza, ed i suoni deboli producono limitate oscillazioni di essa. Il limite massimo delle frequenze acustiche riproducibili nella trasmissione corrisponde al valore massimo della variazione della frequenza.

Le principali caratteristiche del sistema F. M. sono:

1) la notevole riduzione del livello dei disturbi atmosferici e industriali, con sensibile aumento del rapporto tra l'intensità dei segnali e quello dei disturbi; 2) la conseguente utilizzazione di una potenza del trasmettitore limitata (la potenza necessaria per assicurare una buona ricezione entro una determinata zona è sensibilmente minore di quella richiesta nel caso delle onde medie); 3) l'assenza di fading; 4) la convenienza particolare di questo sistema nelle trasmissioni di carattere locale o regionale; infatti le onde metriche hanno la particolarità di propagarsi come dei raggi ottici, di essere arrestate dagli ostacoli e dalla curvatura della terra, e di non essere riflesse dagli alti strati ionizzati dell'atmosfera; ne risulta che il raggio di azione utile di un trasmettitore è in media di circa 50 km. e può raggiungere al massimo i 150 in rapporto alla potenza del trasmettitore ed all'altezza dell'antenna; la modulazione di frequenza conviene quindi per i servizî locali e regionali; 5) una ricezione di alta qualità nei riguardi della produzione sonora, in quanto nella gamma delle onde metriche è possibile assegnare a ciascuna stazione un "canale" della larghezza di 150.000, ed anche 200.000 periodi, consentendo di modulare anche con una frequenza di 15.000 periodi. Inoltre non è necessario, come per la trasmissione ad onde medie, di limitare - nei ricevitori - a 1000 periodi il passaggio delle frequenze acustiche: limitazione imposta dalla ristrettezza dei canali e dalle interferenze serali fra i canali adiacenti; 6) la diminuzione considerevole del rischio di interferenze fra stazioni funzionanti sulla stessa onda, e la possibilità di far posto ad un considerevole numero di stazioni sulla stessa lunghezza d'onda, non essendo necessarie, come per le onde medie, delle grandissime distanze fra l'una e l'altra di tali stazioni.

Questo sistema consente quindi una ricezione di alta qualità, entro una portata relativamente ridotta, e permette di far funzionare molte stazioni sulla stessa onda. Esso presenta tuttavia una difficoltà nei riguardi del collegamento fra lo studio e il trasmettitore e fra i varî trasmettitori, dato che tale collegamento deve consentire la trasmissione di una gamma di frequenza fino a 15.000 periodi, mentre gli ordinarî circuiti telefonici della radiodiffiusione consentono il passaggio delle frequenze fino a 5.000 periodi ed in qualche caso fino a 8000.

Per lo sviluppo della radiodiffusione a F. M. è quindi necessario disporre di cavi coassiali o di collegamenti con ponti-radio (cavi hertziani). Un'altra difficoltà è costituita dalla necessità di disporre di apparecchi riceventi del tutto speciali o, almeno, di dispositivi che possano rendere un normale apparecchio capace di ricevere le onde ultracorte. Le applicazioni pratiche del nuovo sistema non consentono di dare un giudizio definitivo; si può dire però che i due sistemi di modulazione si integrano reciprocamente. I trasmettitori a modulazione di frequenza potranno dare un ottimo servizio nelle grandi città e in tutti i notevoli agglomerati cittadini, mentre le onde medie, con stazioni a onda esclusiva ed elevata potenza (varie centinaia di kilowatt) potranno servire le zone rurali e poco abitate.

Le stazioni F.M. in funzione negli S. U. erano 356 alla fine del 1947 e gli apparecchi riceventi 1.180.000. La F. M. Association prevedeva che entro il 1948 le prime sarebbero salite a 700 e i secondi a 7.000.000. Vi erano reti speciali (principale la F. M. Continental Network, con 28 stazioni in funzione e 90 in attesa di licenza); le stazioni sono collegate per mezzo di 600 miglia ( di cavi coassiali e 1400 miglia di cavi hertziani (ponti-radio). In Europa i primi impianti di stazioni F. M. sono sorti in Inghilterra, in Francia, in Olanda e in Svezia, e si stanno sviluppando in Italia (v. sotto).

La radiodiffusione nei rapporti internazionali. - L'importanza della radiodiffusione, per l'informazione e la cultura delle masse, sia nell'interno di ogni paese, sia nel campo internazionale, e la sua efficacia come strumento di propaganda, hanno messo in evidenza i pericoli connessi da un uso di essa contrario alle norme di una buona convivenza tra le nazioni.

Questo problema fu sentito come particolarmente vivo quando, con le trasmissioni effettuate nel 1933, dopo l'avvento del nazionalsocialismo, da alcune stazioni tedesche all'indirizzo di ascoltatori austriaci e in favore dell'Anschluss, si manifestò per la prima volta in forma impressionante la possibilità d'impiegare la radio per una propaganda internazionalmente illecita. La Union Internationale de Radiodiffusion (UIR; ingl., International Union of Broadcasters), studiò la questione, sollecitando anche l'interessamento della Società delle nazioni, per mezzo dell'istituto e del comitato consultivo della Cooperazione intellettuale. Si giunse così all'approvazione, nel 1936, da parte della Società delle nazioni, della "Convenzione internazionale sull'impiego della radiodiffusione nell'interesse della pace", sottoscritta con qualche isolata riserva da 22 stati. Essa impegnava gli stati a proibire sul loro territorio qualunque trasmissione che incitasse gli abitanti di un paese a compiere atti contrarî all'ordine interno e alla sicurezza di una delle parti contraenti, ovvero che incitasse alla guerra o ad atti suscettibili di provocarla, ovvero contenesse affermazioni e notizie notoriamente inesatte e tendenziose. Essa rimase tuttavia lettera morta. Finita la seconda Guerra mondiale, si è continuato a sentire come una necessità quella di rivolgersi ad ascoltatori in tutto il mondo, trasmettendo loro, mediante notiziarî, cronache, commenti, programmi musicali o di varietà e di divulgazione scientifica, un quadro della propria vita, della propria attività artistica e culturale, e delle finalità del proprio governo. Se vi è stata una certa smobilitazione delle trasmissioni aventi aperto carattere di propaganda politica, non si può affermare che questa sia cessata del tutto, e tanto meno escludere che si possano rinnovare le costumanze dell'anteguerra e della guerra. La questione è stata perciò studiata dall'UNESCO, la cui conferenza generale, tenuta a Città del Messico alla fine del 1947, accettando le proposte di un comitato di esperti riunitosi a Parigi nell'agosto del 1947, ha preso una serie di deliberazioni riguardanti la radiodiffusione. Fra l'altro è stato deciso di sollecitare la collaborazione dei varî organismi radiofonici nazionali per l'allestimento di programmi internazionali ("Università mondiale delle onde"). Varie iniziative sono state attuate nel 1948; della radio si è occupata anche la conferenza delle Nazioni Unite sulla libertà d'informazione (v. in questa seconda App. II, p. 35).

Ma anche durante la guerra, oltre che alla propaganda, alla mobilitazione degli animi e alla esacerbazione delle rivalità e degli odî, nazionali, politici, economici, razziali e religiosi, la radiodiffiusione ha pure servito, come strumento di progresso di civiltà e di pace - quale la volle G. Marconi - ad alti e nobili scopi umanitarî, con le trasmissioni per i combattenti, le loro famiglie, i prigionieri.

Si è accennato alla differenza tra il regime della radiodiffusione esistente in America e quello "europeo". Le notizie che seguono serviranno a illustrare ulteriormente tale diversità relativa sia ai rapporti tra gli organismi esercenti e lo stato, sia ai proventi degli organismi stessi e a dare un'idea dei servizî svolti da alcuni dei maggiori enti e della loro struttura, nonché a chiarire l'enorme importanza assunta dalla radiodiffusione nella vita contemporanea.

Europa. - Vige una tassa a carico dei radioascoltatori, pur essendo ammesse, in alcuni paesi (come in Italia) altre fonti di proventi per gli organismi esercenti la radiodiffusione (imposte sui matetiali, pubblicità). L'ingerenza dello stato si verifica in varie forme. Basati sul concetto del monopolio sono i seguenti tipi: "radio di stato" (Francia, ove però fino alla seconda Guerra mondiale coesistevano con le statali una dozzina di stazioni private); "radio gestita dallo stato" per quanto riguarda gli impianti, i quadri tecnici e la riscossione delle tasse di utenza, e da organismi privati, con o senza l'intervento azionario dello stato, per quanto riguarda i programmi (Svezia, Svizzera); sistema inglese (ente di diritto pubblico responsabile verso il parlamento); sistema italiano (ente di diritto privato responsabile verso il governo). In Olanda, invece, esistono 5 organizzazioni radiofoniche, di diverse tendenze (tra cui una socialista, una cattolica, una liberale indipendente, e l'"Associazione radiofonica cristiana" tra cui è ripartito ugualmente il 40% (il rimanente 60% appartiene allo stato) delle azioni dell'ente cui spetta la costruzione e la manutenzione delle stazioni. Alcune organizzazioni minori (Lussemburgo, Andorra, Monaco) vivono della pubblicità; nell'URSS la radio è gestita interamente dallo stato.

La British Broadcasting Corporation. - Il primo servizio quotidiano di radiodiffusione fu inaugurato il 14 novembre 1922 dalla British Broadcasting Company, formata dai fabbricanti di apparecchi radioriceventi; la licenza, che scadeva il 1o gennaio 1925, limitava le trasmissioni nei giorni feriali alle ore tra le 17 e le 23, e obbligava ad astenersi dalla pubblicità e a trasmettere soltanto notizie di agenzie. Il finanziamento era fornito dall'imposta di 10 scellini (ora I sterlina) sull'uso degli apparecchi e da una percentuale sulla vendita di questi, presto soppressa. Una commissione reale, nel 1925, propose di considerare le radiotrasmissioni come un servizio di pubblica utilità, da affidarsi a un ente pubblico, non governativo. Venne perciò istituita il 1° gennaio 1927 la British Broadcasting Corporation. Sotto la direzione generale (1937-38) di Sir John (dal 1940 Lord) Reith (ministro delle Informazioni, poi dei Trasporti e dei Lavori e costruzioni, 1940-42 e dal 1946 presidente del Commonwealth Communications Council) la BBC estese la sua attivitâ, creando tra l'altro l'orchestra di 114 strumenti e occupando (1932) il primo palazzo costruito appositamente (Broadcasting House). La concessione venne rinnovata nel 1936 per 10 anni, con l'obbligo di continuare i servizî per l'Impero (cominciati nel 1932) e la televisione (iniziata nel 1936), e nel 1946 per altri 5. La prima concessione vietava alla BBC anche di occuparsi di questioni controverse; ora non può esprimere opinioni proprie, ma dal 1928, tolte le restrizioni alla scelta di argomenti polemici, essa offre nei suoi programmi un "fòro" per la seria discussione di questioni d'attualità.

I servizî per l'Impero, su onde corte, vennero cominciati soltanto in inglese secondo una deliberazione dell'Unione internazionale di radiotrasmissioni; ma sull'esempio di altri paesi, nel gennaio 1938 cominciarono le trasmissioni in arabo per il Medio Oriente, e poi in altre lingue. Con la guerra questo servizio si sviluppò straordinariamente, e cominciarono i programmi speciali per le forze della resistenza (tutti ricordano il "colonnello Stevens" e la "V della vittoria": il segnale Morse • • • − corrispondente alla lettera v è identico alle note iniziali della 5a Sinfonia di Beethoven) e alle forze armate britanniche. Storiche trasmissioni furono fatte dai corrispondenti della BBC dai fronti in tutto il mondo compreso quello di Normandia nel giorno dello sbarco.

Attualmente i servizî della BBC sono: il "servizio nazionale" (Home service), cui si aggiungono il "programma leggero" (light programme) e, dal 26 settembre 1946, il "terzo programma", specialmente culturale e critico, non interrotto da notiziarî o altre trasmissioni a ora fissa, e sei programmi regionali, tutti su onde medie (il "leggero" anche su onde lunghe); il "servizio d'Oltremare" (General overseas service) con trasmissioni speciali per le varie parti del mondo (Medio ed Estremo Oriente, America del Nord, America Latina, Zona del Pacifico, Africa del Sud e colonie britanniche); e il servizio europeo (Europa Occidentale, Orientale, Settentrionale, Meridionale, Centrale, Scandinavia e Germania). La BBC trasmette all'estero in 40 lingue o dialetti per un totale di 630 ore alla settimana (90 al giorno). Essa dispone di una divisione tecnica che progetta il materiale necessario e ne produce gran parte nelle proprie officine o sovraintende alla costruzione del resto.

Italia: la RAI. - Un profondo mutamento in senso democratico ha accompagnato il cambiamento di denominazione dell'Ente italiano audizione radiofoniche (EIAR; v. XIX, p. 772; XXVIII, p. 723) che dal 21 febbraio 1945 ha assunto quella di Radio audizioni Italia (RAI; comunemente Radio italiana). Essa è una società per azioni, sottoposta all'alta vigilanza tecnica del ministro delle Poste e telecomunicazioni, dal quale, sentito il consiglio dei ministri, deve venire approvata la nomina del presidente del consiglio di amministrazione (in esso siedono quattro rappresentanti del governo); lo stesso ministro e quello delle Finanze esercitano poteri di controllo contabile; mentre la vigilanza sui programmi è affidata ad un comitato di funzionarî, di esperti e di rappresentanti di organizzazioni culturali e l'indipendenza politica e l'obiettività delle informazioni radiodiffuse sono assicurate dall'alta vigilanza di una commissione di 17 parlamentari designati dal presidente della Camera dei deputati.

Le distruzioni subite dagl'impianti della Radio italiana a causa della guerra sono state ingenti (il 90 oo circa degl'impianti esistenti nel 1939: 22 trasmettitori a onda media, per una potenza totale di oltre 700 kW e 9 trasmettitori a onda corta per una potenza totale di 360 kW, distrutti o dispersi: analoghe o maggiori distruzioni negl'impianti di studio e nei circuiti musicali di collegamento tra le varie stazioni). Le stazioni radiofoniche, requisite dallo Psychological Warfare Branch nelle città occupate dagli Alleati (la "Repubblica sociale italiana" nominò d'imperio una amministrazione, controllata dai Tedeschi) ritornarono sotto la giurisdizione della RAI, prima per la parte tecnica, poi anche per i programmi, durante il 1945. La stazione di Trieste è tuttora controllata dal Governo militare alleato del Territorio libero di Trieste; essa tuttavia per varie ore del giorno funziona in collegamento con le altre stazioni italiane.

La ricostruzione delle stazioni a onde medie era praticamente ultimata nel 1948. Esse sono ora raggruppate nelle due reti: "rossa" e "azzurra" che, non essendo ascoltabili entrambe in tutti i punti del territorio nazionale, trasmettono programmi simili, ma complementari. Sulle due reti erano distribuiti nel marzo 1949, 29 trasmettitori per complessivi 653 kW e prossime a entrare in funzione le stazioni di Pescara, Caltanissetta e altre minori, portando la potenzialità delle stazioni italiane a onda media a oltre 710 kW (circa il 90 per cento di quella prebellica). Data la più equilibrata ripartizione degl'impianti nelle varie regioni, le condizioni di ascolto sono nettamente migliori di quelle prebelliche; tale miglioramento si manifesterà ancor più cospicuo con l'entrata in vigore del piano di Copenaghen, col quale si disporrà (come si è visto) di varie onde libere da disturbi, il che, ricorrendo alla sincronizzazione di varî trasmettitori, consentirà un buon ascolto in tutta l'Italia in ogni ora. Il piano di Copenaghen apre inoltre possibilità per l'attuazione di un vasto piano di ampliamento nonché di una differenziazione tra le due reti. Una di esse, ascoltabile dovunque, avrà carattere nazionale e comprenderà, oltre i normali programmi di musica e prosa, anche tutti i servizî informativi e di attualità; la seconda, con possibilità di ascolto leggermente più ridotte, avrà un carattere più leggero e potrà trasmettere anche, in speciali raggruppamenti, programmi di carattere regionale. Un terzo programma (pure allo studio), caratterizzato da un altissimo livello culturale ed artistic0, data la scarsezza di onde medie disponibili, potrà essere diffuso solo ricorrendo ad altri mezzi di trasmissione: p. es. stazioni a onda ultracorta (sui 3 metri) a modulazione di frequenza. Due stazioni di questo tipo (Milano e Torino) erano in servizio a titolo sperimentale nel marzo 1949 e altre due pronte per l'istallazione a Roma e a Napoli.

Nel campo delle onde corte, la RAI dispone di due trasmettitori, della potenza complessiva di 80 kW, a Busto Arsizio (Milano). La ricostruzione (in corso nel marzo 1949) del Centro di Prato Smeraldo (Roma), distrutto dai Tedeschi, prevede 5 trasmettitori per una potenza globale di 370 kW. Le sue possibilità di sviluppo sono in relazione con le assegnazioni di onde corte che per tale servizio potranno essere fatte all'Italia dalla Conferenza internazionale del Messico (in corso nel marzo 1949). Tra gl'impianti di studio, quelli di Torino e di Roma sono stati ricostruiti secondo la tecnica più moderna e portandoli a una potenzialità superiore a quella prebellica. I circuiti musicali, completamente riattrezzati, superano i 14.000 km./coppia (con un aumento di circa 1000 km. rispetto al 1940). Si è anche provveduto al potenziamento degl'impianti di registrazione su dischi e su nastro magnetico.

Per la realizzazione della sua attività artistica la RAI dispone di numerosi complessi orchestrali, corali, di prosa e di rivista; le due orchestre sinfoniche di Roma e Torino, specialmente, si sono affermate tra le migliori anche in concerti in Italia e all'estero. L'organizzazione dei servizî informativi, politici, sportivi, culturali, ecc., è accentrata presso il Giornale Radio, che ha anche un servizio in collegamento con Parigi, Londra e New York.

La RAI fa parte dell'OIR (Organisation internationale de radiodiffusion) e UIR ed è in rapporto con l'UNESCO e altre organizzazioni internazionali. La stretta collaborazione così realizzata si manifesta anche attraverso lo scambio di programmi; la frequenza con la quale i programmi allestiti dalla Radio italiana sono trasmessi da stazioni estere dimostra l'alta considerazione in cui essa è tenuta. Gli abbonati alle radioaudizioni erano 1.800.000 nel 1942;1.400.000 nel 1944 e 2.200.000 al 1° gennaio 1949; la densità degli abbonati (47 per 1000 ab.) permane una delle più basse dell'Europa occidentale.

Stati Uniti d'America. - Pioniera delle stazioni nordamericane è la KDKA, della Westinghouse Company, inaugurata nel novembre 1920. Nel 1924 fu costituito il Mutual Broadcasting System, nel 1926 la National Broadcasting Company e nel 1927 il Columbia Broadcasting System, tutti con una rete nazionale; e nel 1943 la "rete azzurra" della NBC fu acquistata dalla American Broadcasting Corporation. Queste maggiori organizzazioni e altre minori, tra cui la Continental Network e la Yankee Network, controllano circa 1200 stazioni trasmittenti; cui vanno aggiunte altre circa 2500 indipendenti. Gli apparecchi radioriceventi negli S. U. erano nel gennaio 1949 circa 75 milioni (in media, quasi 2 per famiglia); 11 milioni di automobili erano provvisti di radio.

Gli S. U. sono l'unica grande nazione nella quale vige il sistema della proprietà privata delle stazioni trasmittenti e gli ascoltatori non debbono pagare alcuna tassa. Per impedire "incidenti di traffico" tra le molteplici onde che solcano lo spazio, la Federal Communications Commission (FCC), istituita nel 1934, autorizza o meno l'istallazione di ogni nuova stazione, ne stabilisce la lunghezza d'onda, il tempo e la durata di trasmissione, e ne approva il segnale acustico di riconoscimento. La FCC non ha potere di stabilire o censurare i programmi, né di percepire tasse per il tempo concesso alle varie stazioni; può revocare la licenza a quelle, o alle reti nazionali, che non osservino l'impegno di svolgere la loro attività "nell'interesse del pubblico". Perciò, accanto ai programmi a carattere commerciale, ogni stazione dà luogo a quelli educativi o culturali non acquistati da una ditta commerciale a scopo pubblicitario (sustaining programs). Talvolta un programma, iniziato a spese della stazione come "servizio pubblico", trova poi una ditta commerciale (sponsor) che ne assume le spese a scopo pubblicitario. Talvolta avviene il contrario (p. es., i concerti della NBC Symphony Orchestra diretti da A. Toscanini e da altri famosi artisti, prima finanziati dalla General Motors Co., sono stati continuati a spese della NBC).

Nei programmi, circa una metà del tempo è occupata dalla musica; un sesto da lavori drammatici (drammi e commedie popolari, con episodî a serie, che durano anche anni e i cui personaggi assurgono talvolta a notorietà nazionale; drammi "gialli" e polizieschi; commedie, spesso con interpreti di prim'ordine); un sesto da notizie e commenti. Alcuni commentatori hanno acquistato grande notorietà e autorità. Le reti principali hanno corrispondenti in tutto il mondo; essi informano non solo su avvenimenti diplomatici o politici, ma scientifici o su esplorazioni (alla spedizione antartica dell'ammiraglio Byrd nel 1947, parteciparono radiocronisti). Un altro sesto del tempo è dedicato ad avvenimenti sportivi e a varietà. Discussioni e contradittorî (forums) vengono regolarmente organizzati su argomenti importanti e controversi in tutti i campi. Tra i programmi pubblicitarî di maggior successo, sono quelli a base di domande e risposte (quiz programs), con premî vistosissimi. Numerosi sono i programmi in lingue straniere per i molti immigranti; nella sola New York tre importanti stazioni mettono in onda programmi italiani.

Le prime trasmissioni regolari in lingua straniera rivolte all'estero furono organizzate dalla "divisione internazionale" della NBC nel 1936 con programmi giornalieri in tedesco, francese, italiano, spagnolo e portoghese; seguirono nel 1938 la CBS e nel 1941 la Crosley Corporation, di Cincinnati. La gestione di tutte le trasmissioni di questa fu assunta nel febbraio 1943 dall'ufficio del Coordinator of information istituito nell'agosto 1941 per raccogliere il materiale informativo destinato alle trasmissioni a onde corte. Della propaganda e della "guerra psicologica" fu incaricato, dalla fine del 1947, l'Office of War Information (OWI), sotto la cui sorveglianza furono poste le trasmissioni della NBC e del CBS. Finita la guerra, le funzioni dell'OWI furono assunte dal Dipartimento di stato, che continua i programmi destinati all'estero da 36 stazioni, in base ad una legge federale (Mundt act), che ha lo scopo "di diffondere la conoscenza degli S. U. tra i popoli del mondo e di rafforzare la collaborazione internazionale". Dall'ottobre 1948 anche la NBC e il CBS hanno messo le loro stazioni a disposizione del governo, che quindi attualmente controlla tutte le trasmissioni ad onde corte per l'estero. I programmi in 17 lingue si alternano a seconda dei fusi orarî per tutte le 24 ore. In media, un quarto dei programmi è dedicato a notizie, un quarto alla musica e circa metà a trasmissioni scientifiche, letterarie, commenti, rassegne della stampa e simili.

Edifici. - Gl'impianti di trasmissione sono collocati in edifici speciali, situati in genere a distanza dai centri abitati, e collegati agl'impianti di bassa frequenza, installati invece, insieme con gli ambienti di produzione sonora (auditorî, studî), in apposito edificio, per lo più posto nel centro della città, e a sua volta collegato per filo a teatri, sale da concerto, ecc. e ai radiocentri di altre località.

Un radiocentro comprende: ambienti per la produzione sonora (auditorî, studî, sale rumori, ecc.: v. auditorio, in questa seconda App., I, p. 306); ambienti per gli esecutori; ambienti per il pubblico (si nota la tendenza ad organizzarli in modo da invogliare il pubblico stesso a frequentare gli spettacoli); ambienti per gli uffici (sia della direzione artistica e di programmazione, musica, prosa, giornale radio, biblioteca, emeroteca, archivio musicale e discoteca, ecc. sia direttivi, amministrativi e tecnici); ambienti per gl'impianti e le istallazioni tecniche (cabine di controllo e regìa attigue agli auditorî, con possilità di vedere quanto avviene in essi; sale di controllo centrale e per amplificatori; locale per accumulatori; centrale telefonica; impianti sussidiarî per la produzione dell'energia elettrica, il riscaldamento e il condizionamento dell'aria).

L'organizzazione di tanti ambienti, diversi per dimensioni e destinazione, dipende da un complesso di esigenze tecniche e pratiche, che riguardano fra l'altro la separazione degli accessi a ciascuno, il collocamento dei cavi elettrici e la sistemazione dell'impianto di aria condizionata, anche nei riguardi della trasmissione dei rumori e dell'isolamento acustico degli auditorî, che impone strutture antivibranti e appropriata ubicazione di questi ultimi. Si è quindi cercato di raggrupparli in un blocco, protetto da una zona isolante, costituita da una serie di ambienti o da opportune intercapedini, e collocato nella parte centrale (priva di apertura sull'esterno) del complesso edilizio. Gli auditorî sono di solito raggruppati in un solo piano, indipendenti strutturalmente l'uno dall'altro come tante costruzioni a sé stanti (Copenaghen, Oslo, Stoccolma); ma talvolta per necessità di spazio vengono sovrapposti l'uno all'altro costituendo una specie di torre (Londra, Bruxelles) e all'isolamento acustico in senso verticale si provvede con interruzioni delle strutture e con l'interposizione di opportuni giunti acustici o costruendo l'auditorio del piano superiore su una propria struttura, esterna a quella dell'auditorio inferiore o che attraversa la stessa senza toccarla, raggiungendo una propria fondazione (Hilversum).

La tendenza a immettere il pubblico nelle sale di trasmissione ha un po' trasformato i termini del problema; i vasti auditorî che si rendono necessarî (quello di Copenaghen ha 1200 posti) vanno tenuti distinti dal complesso edilizio, perciò il grande auditorio, i minori e gli altri ambienti costituiscono tre elementi ben definiti nell'organismo architettonico.

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