BONERBA, Raffaele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BONERBA, Raffaele

Francesco Cagnetti

Nacque nel 1600 c. a San Filippo Argirense (od. Agira in prov. di Enna). Nell'Ordine degli eremiti agostiniani dal 1616 c., dal 1618 al '24 studiò teologia a Palermo, Milano, Siena e Bologna. Nel 1621 pubblicò a Milano Varia theorematapublicae disputationiproposita. Nel 1624 fu nominato lettore e "studentium magister" nello Studio dell'Ordine a Bologna. Nel 1629-32 era reggente dell'Ordine a Pavia. Il 1º genn. 1633 fu nominato lettore a Milano, dove divenne maestro di teologia e reggente.

Era definitore generale della provincia sicula quando nel 1636 partecipò a Roma al capitolo generale dell'Ordine. In quella occasione tenne un'omelia su s. Monica e sostenne tesi filosofiche e teologiche. Il 7 maggio dello stesso anno fu nominato reggente a Siena dal nuovo generale dell'Ordine, Ippolito Monti. Nel capitolo generale del 1649 fu nominato provinciale di Sicilia; nel 1661 divenne priore del convento di S. Agostino. Nel 1668 l'arcivescovo di Palermo, l'agostiniano spagnolo Giovanni Lozano, lo nominò suo teologo ed esaminatore.

Il B. trascorse gli ultimi anni della sua vita a San Filippo Argirense, dove morì il 5 apr. 1681.

La produzione teologica e filosofica del B. risponde alle direttive impartite da Ippolito Monti durante il suo generalato (1636-1645), per promuovere e organizzare lo studio e la sistemazione dell'opera di Egidio Romano come dottrina ufficiale dell'Ordine agostiniano. Nel suo primo tentativo Inter Sanctum Thomam etScotum Methaphisicalis (sic) Aegidiana Concordia, pubblicato a Palermo nel 1642, il B., dedicando l'opera al Monti, lo celebra appunto come colui che per primo ha prescritto ai reggenti dell'Ordine di seguire la dottrina egidiana. Nel "discorso al lettore" egli scrive poi che, non essendo ancora questa dottrina ordinata per l'uso delle scuole, ha voluto darne una esposizione sistematica che costituisse un vero e proprio corso completo di tutte le "arti". La lettura egidiana del B. è rivolta esplicitamente a dimostrare la possibilità di conciliare le opposizioni allora vivaci tra scotisti e tomisti. S. Tommaso e Scoto, sostiene il B., sono solo apparentemente contraddittori, e la dottrina di Egidio Romano è propriamente il termine medio che li concilia. In base a questa premessa il B. attua sistematicamente la sua "concordia opinionum": su ogni questione espone in ordine la tesi scotista e quella tomista, quindi introduce la "distinzione" egidiana che dirime la contraddizione.

L'opera del B. va collocata nella reviviscenza di studi scotisti che seguì al riconoscimento dell'ortodossia della dottrina dato dall'Inquisizione nel 1620. In particolare, in Sicilia la scuola scotista aveva avuto impulso soprattutto per opera del conventuale catanese Bonaventura Belluti e dei suoi continuatori Gaspare Sghemma, Gesualdo de' Bologni e Illuminato Oddo. Affine ma ben distinta è la posizione del B., che, pur attestando col suo proposito di conciliazione la considerazione in cui era tenuto lo scotismo e l'influsso che esercitava anche fuori dell'Ordine francescano, non può tuttavia considerarsi scotista e continuatore del Belluti, dal quale in varie questioni espressamente dissente. Affrontando il problema dell'essenza della logica, che scotisti e "moderni", all'opposto dei tomisti, consideravano come scienza, si serve della distinzione tra logica docens e logica utens per conciliare le due tesi, sostenendo che, mentre la logica utens non è in alcun modo scienza, la logica docens è, se non una scienza vera e propria, almeno un "modus sciendi". Sulla questione degli enti di ragione, che era allora l'argomento più dibattuto tra i logici, il B., sviluppando la dottrina egidiana piuttosto implicita su questo punto, si pronuncia per la loro esistenza, appoggiandosi all'autorità di S. Tommaso e di Scoto; e, contro la maggior parte dei contemporanei, nega che s'identifichino con la "denominatio intrinseca a forma rationis" la quale invece li presuppone. Quanto agli universali, il B. sostiene che solo l'Universale ante rem è separato dagli individui, e che tale è solo Dio. Infine, trattando della questione del rapporto tra essenza ed esistenza, trova ancora in Egidio la risposta che concilia i sostenitori della distinzione reale con quelli della distinzione solo logica: l'esistenza è realmente distinta dall'essenza, non però come cosa di genere distinto, né di distinta specie, né di diversa individuazione, ma come atto da potenza.

Al suo trattato del 1642, che comprendeva logica, metafisica e filosofia naturale, il B. fece seguire dopo un intervallo di circa venti anni un altro scritto rispondente allo stesso proposito: la prima parte di un'opera dal titolo Totius naturalisphilosophiae disputationes pubblicata a Palermo nel 1661, la cui seconda parte sarebbe uscita solo nel 1671. Non risulta invece pubblicata una somma egidiana di teologia scolastica promessa nell'Inter Sanctum Thomam, la quale avrebbe dovuto costituire il coronamento della sua sistemazione del pensiero egidiano.

Nelle Totius naturalis philosophiaedisputationes il B. indirizza una Apologeticaresponsio al confratello Lorenzo Franci, che in un Cursus philosophicus pubblicato a Bologna nel 1649 aveva mosso alcune obiezioni alla sua interpretazione del pensiero egidiano. Replicando, il B. tra l'altro ribadisce che per Egidio oggetto adeguato della logica non è il concetto, ma il sillogismo, in quanto esso contiene formalmente o materialmente ogni atto razionale e lo stessa "modum cognoscendi"; il verbo non è formalmente, ma solo materialmente termine della proposizione; e la prima intenzione obiettiva è formalmente ente di ragione e materialmente ente reale. Nella quarta quaestio "de anima rationali ut est a corpore separata" il B. concilia S. Tommaso e Scoto sulla dottrina dell'immortalità dell'anima sostenendo che la ragione naturale può sì dimostrarla con ragioni efficacissime, ma non con dimostrazione evidente; e combatte il nominalismo occamista sostenendo che nell'anima separata perdurano non solo le specie intellegibili acquisite in vita, ma anche quelle derivate dalle idee divine.

Il Burdón ricorda il B. come uno dei migliori oratori sacri dell'epoca.

Opere: Oltre a quelle citate: Aegidianum propugnaculumphilosophicumDivi Thomae etScoti, Panormi 1661; Viridarium in plures partes divisum,in quibusper plura quodlibeta totaflorescit Theologia moralis, Panormi 1671; Secundam partemViridarii Bonherbae,in qua quodlibetaquinqueflorescunt Theologiaemoralis..., Panormi 1674; Sacri problemisopra l'Evangelii diQuaresima resoluti,e disposti in formapredicabile. Parte prima, Palermo 1661, 1667 e 1671; Parte seconda, ibid., 1667 (poi pubblicati in latino, Maguntiae 1670, col titolo Sacrorum problematum in Evangeliadocta methodoresolutorum,partes duas).

Bibl.: Codex DiplomaticusOrd. E. S.Augustini Papiae, a cura di R. Maiocchi-N. Casacca, V, Papiae 1915, pp. 26 s., 30; Acta Capituli Generalis Romae celebratian. 1636, in Analecta Augustiniana, X (1924), nn. 21-24, p. 452; Acta CapituliGeneralis 1649,ibid., XI, (1925), nn. 1-4, p. 29; A. Mongitore, Bibl. Sicula, Panormi 1714, II, p. 195; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1595; V. Di Giovanni, Storia della filos.in Sicilia, Palermo 1873, I, pp. 147 ss.; T. L. Burdón, Monastici Augustiniani R. P.Fr. Nicolai Cruseniicontinuatio, Vallisoleti 1903, II, p. 325; D. Scaramuzzi, Il pensiero di Duns Scotonel Mezzogiorno d'Italia, Roma 1927, pp. 137-141; D. A. Perini, Bibliographia Augustiniana, Firenze 1931, I, p. 137.

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