RAI-Radiotelevisione italiana

Dizionario di Storia (2011)

RAI-Radiotelevisione italiana


Società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia. La sua storia cominciò nel 1924 quando nacque l’URI (Unione radiofonica italiana), che il 6 ott. iniziò il servizio di trasmissioni radiofoniche in Italia (➔ ). Il primo notevole sviluppo si ebbe nel 1927, quando l’URI fu trasformata nell’EIAR (Ente italiano per le audizioni radiofoniche) e il regime fascista cominciò a utilizzare questo nuovo e potente strumento di comunicazione di massa per la sua opera di propaganda. Nel 1944 l’EIAR prese il nome di RAI-Radio audizioni Italia, poi divenuto RAI-Radiotelevisione italiana. Il 3 genn. 1954 la RAI iniziò il servizio di trasmissioni televisive mantenendo a lungo un monopolio. L’attività della RAI si caratterizzò per il controllo esercitato su di essa dai partiti politici, che si spartirono i tre canali via via creati. Il monopolio delle emissioni si incrinò nel 1976 con una sentenza della Corte costituzionale che dichiarò illegittimo il divieto di installare e di esercitare, previa autorizzazione statale, impianti di diffusione radiotelevisiva via etere di portata non eccedente l’ambito locale. Ne derivò un notevole incremento di piccole emittenti televisive e cominciarono a crearsi collegamenti operativi tra alcune di esse che portarono alla costituzione di reti su scala nazionale. In tale contesto si possono distinguere due fasi: la prima (1976-79), caratterizzata dal proliferare di radio e televisioni a carattere locale e dal susseguirsi di proposte, irrealizzate, di regolamentazione; la seconda (1980-84), segnata dal prevalere di un gruppo privato, la Fininvest di S. Berlusconi. In tal modo si veniva a costituire il regime di duopolio – con la RAI sostenuta dai proventi di un canone e dalla pubblicità – che tuttora caratterizza il sistema televisivo italiano. Attualmente la RAI è un grande gruppo cui fanno capo canali televisivi, radiofonici, satellitari, su piattaforma digitale terrestre, siti Internet, diverse società (pubblicità, produzione cinematografica, editoria ecc.). Dal punto di vista societario, la l. 25 giugno 1993 n. 206 ha prescritto per la RAI la natura di società per azioni di interesse nazionale. L’azienda è oggi governata da un consiglio d’amministrazione di nove membri: sette nominati dalla Commissione parlamentare di vigilanza e due dal ministero dell’Economia. Il presidente, scelto tra i membri nominati dal ministero dell’Economia, maggiore azionista della RAI, deve ottenere il voto di gradimento di almeno due terzi della Commissione parlamentare di vigilanza. La consuetudine vuole che sia scelta una personalità vicina alla minoranza parlamentare.

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