MONTECUCCOLI, Raimondo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 76 (2012)

MONTECUCCOLI, Raimondo

Giampiero Brunelli

MONTECUCCOLI, Raimondo. – Nacque il 21 febbraio 1609 da Galeotto, signore di Montecuccolo (nel Frignano, zona collinare e montana dell’Appennino modenese), e da Anna Bigi.

Il padre aveva partecipato al Länge Türkenkrieg in Ungheria nel 1593 e nel 1601 e aveva combattuto nella guerra di Garfagnana del 1602-1603. La madre, gentildonna della corte di Virginia de’ Medici, moglie del duca Cesare d’Este, era la nipote di Giovan Battista Nicolucci (detto il Pigna), docente dal 1553 di oratoria e poesia greca nello Studio ferrarese e segretario ducale.

Insieme con la famiglia, Montecuccoli si trasferì nel 1616 a Brescello, di cui Galeotto era stato nominato governatore. Dopo la morte del padre, nel maggio 1619, la successione di Raimondo alla signoria di Montecuccolo fu formalizzata grazie all’intervento ducale. Egli fu altresì avviato agli studi a Modena, insieme con il fratello Massimiliano. Nel 1621 i due furono posti al servizio del cardinale Alessandro d’Este e nell’estate 1623, in occasione del conclave che avrebbe eletto urbano VIII, Montecuccoli fu a Roma. La morte del porporato (13 marzo 1624) lo allontanò dalla carriera ecclesiastica alla quale era stato avviato ricevendo la tonsura. Scelse invece, con decisione, il mestiere delle armi. Nel 1625, in occasione di un passaggio a Modena di Rambaldo di Collalto (comandante delle truppe imperiali), si recò in Germania, dove infuriava la Guerra dei Trent’anni; l’anno seguente entrò a far parte dei cavalleggeri del croato Marcus Cropes. All’inizio del 1628 viaggiò a Modena, a Roma e a Napoli. Tornato in Germania, fu nel corpo di spedizione inviato nei Paesi Bassi in appoggio agli spagnoli (comandato dal cugino, Ernesto Montecuccoli). Nominato alfiere nel reggimento di fanteria di Johann Wangler, nell’agosto del 1629, si distinse particolarmente durante la conquista di Amersfoort (nella Gheldria). Rientrato in Germania con il suo reggimento, ottenne la promozione a luogotenente.

Fra il 1630 e il 1631 l’ingresso della Svezia nella Guerra dei Trent’anni aveva considerevolmente dilatato il teatro delle operazioni. Montecuccoli fu in Pomerania ed ebbe occasione di distinguersi partecipando agli assedi di Neubrandeburg e di Magdeburgo (tra marzo e maggio 1631). Quindi, al comando di una compagnia di corazzieri, a metà luglio, si mise in luce durante l’assedio e la conquista di Kalbe (nella Bassa Sassonia). Lo scontro decisivo di questa prima fase dell’invasione svedese fu la battaglia di Breitenfeld (17 settembre 1631), risultata favorevole a Gustavo Adolfo: durante quella giornata Montecuccoli fu preso prigioniero e condotto ad Halle an der Saale. Fu rilasciato solo tra il marzo e l’aprile del 1632 con un forte riscatto: ricevuto il grado di sergente maggiore (Sergeant Major) nel nuovo reggimento di fanteria di Ernesto Montecuccoli, partecipò alla difesa delle piazze imperiali di Breisach e Philippsburg. Infine, fu nominato luogotenente (Lieutenant Colonel) del reggimento di corazzieri comandato dal colonnello Augustus von Vitzthum. Combatté probabilmente nella battaglia di Lützen (16 novembre 1632): per la morte del re di Svezia (avvenuta in quell’occasione), compose un canto in terzine. Nel marzo 1633, fece anche un rapido viaggio a Modena.

Tornò in azione dopo l’invasione svedese della Swabia superiore, impegnandosi – fra settembre e ottobre 1633 – nella riconquista di Memmingen e Kaufbeuren. Alla fine del successivo dicembre, ricevette l’incarico di portarsi a Lindau (in Baviera), arrestare il comandante della locale guarnigione (Franz Peter König von Mohr) e presidiare la città. Eseguito il compito, si recò a Vienna per conferire con il comandante generale Johann Aldringen: l’assassinio di Albrecht von Wallenstein (avvenuto il 25 febbraio 1634) aveva infatti imposto una riorganizzazione dello stato maggiore.

Nella successiva campagna, contribuì alla caduta di Ratisbona, il 26 luglio 1634. Non riuscì però a subentrare a Ernesto Montecuccoli (morto il 16 luglio 1633) nel comando del suo reggimento di cavalleria. Dovette così rientrare nel reggimento di corazzieri di Augustus von Vitzthum. Ne prese la guida durante la battaglia di Nördlingen (6 settembre 1634) e portò a termine una manovra originale, che attirò l’attenzione dell’alto comando. Dopo lo scontro, si recò a Vienna, deciso a ottenere un reggimento: ebbe però solo l’incarico di luogotenente di Annibale Gonzaga.

Nell’inverno 1634-1635, dopo l’ingresso in guerra della Francia, le operazioni si concentrarono in Renania. Montecuccoli si distinse nell’assedio di Philippsburg, entrando nella piazza il 14 gennaio 1635. Nei mesi successivi combatté intorno a Spira, partecipò al blocco di Magonza, intervenne all’assedio di Zweibrücken. Quindi, durante l’attacco alle difese di Kaiserslautern, ebbe il comando dell’avanguardia che compì una decisiva penetrazione all’interno della mura cittadine. Finalmente, fu nominato colonnello del reggimento che era stato di Ernesto.

Il suo esordio non fu felice: non riuscì infatti, nel dicembre 1635, a conquistare Haguenau, in Alsazia. Nella Germania settentrionale, nel contempo, gli alleati di Ferdinando II incontravano serie difficoltà. Così, nella primavera 1636, il reggimento di Montecuccoli fu inviato in Sassonia. Con un ampio raggruppamento di cavalleria, egli riuscì a sorprendere la guarnigione svedese di Tangermünde e a conquistare la città (luglio 1636). Invece, durante la ritirata seguita alla sconfitta imperiale di Wittstock (4 ottobre 1636), fu posto al comando della retroguardia che coprì le manovre di ripiegamento.

La sua carriera conobbe un’interruzione a causa dell’assalto dato dai suoi cavalleggeri a un convoglio con gli effetti personali dell’Elettore del Brandeburgo Giorgio Guglielmo. Accusato di essere stato il promotore del saccheggio, Montecuccoli fu arrestato nel febbraio 1637. Liberato qualche tempo dopo, ebbe il permesso di visitare l’Italia, tra il luglio e l’agosto del 1637. Tuttavia, recatosi nella primavera 1638 a Praga per discolparsi, fu condannato all’esonero dal servizio. Solo dopo un secondo viaggio alla corte imperiale gli fu concesso di riprendere il comando della sua unità. Così, all’inizio del 1639 raggiunse Dresda con l’obiettivo di riordinare il reggimento, ma trovò difficoltà logistiche e scarsi approvvigionamenti. Mentre cooperava al tentativo di bloccare l’avanzata in Boemia dello svedese Johann Banér, in uno scontro presso Brandýs, non lontano dalla stessa Praga, cadde prigioniero (29 maggio 1639).

Fu trasferito a Stettino, in Pomerania, dove nel Palazzo ducale che fungeva da prigione trovò una consistente biblioteca: passò così gran parte della sua detenzione leggendo e iniziando a scrivere opere di argomento militare. Gli sforzi per la sua liberazione furono patrocinati innanzitutto dal duca di Modena, Francesco d’Este. Risolutiva si dimostrò l’ipotesi di uno scambio con un prigioniero di analogo rango, il generale Erich Schlang, realizzato fra l’aprile e il maggio del 1642.

Poche settimane dopo, Montecuccoli si recò a Vienna, dove fu accolto con grande favore dall’arciduca Leopoldo Guglielmo. Nominato generale di brigata (Generalmajor), rientrò in azione nell’armata impegnata nel contrastare l’invasione svedese della Slesia e in particolare nel tentativo di liberare la città di Brieg (Brzeg), sull’Oder. Conseguì un netto successo a Troppau (25 luglio 1642) e gli svedesi dovettero togliere l’assedio. Contribuì quin di all’organizzazione della campagna che avrebbe portato alla seconda battaglia di Lipsia-Breitenfeld. Non fu tuttavia presente allo scontro (2 novembre 1642), risoltosi in un netto successo svedese.

In occasione della prima guerra di Castro, che opponeva il pontefice urbano VIII al duca di Parma Odoardo farnese, sostenuto da una lega di Stati italiani, Montecuccoli ottenne il permesso di recarsi a Modena per assumere il grado di generale della cavalleria. Tuttavia, date disposizioni per il riordino degli ordinamenti militari modenesi e fatto un rapido viaggio in Toscana, dovette tornare in Austria già nella primavera 1643 per accomodare la successione del conte Gerolamo Montecuccoli (morto nel 1642). Rientrato a Modena a metà aprile 1643, fu nominato mastro di campo generale dell’esercito estense.

Le operazioni, nel 1643, si svolgevano su tre differenti fronti: al confine fra Umbria e Toscana, nel Polesine e al confine fra il Modenese e le Legazioni pontificie. La prima azione di rilievo di Montecuccoli fu la ricognizione che compì, al comando di 500 cavalleggeri, intorno a Cento (circa 35 km da Ferrara). Ne scaturì uno scontro con gli avamposti pontifici, costretti a ripiegare. La successiva iniziativa modenese e veneta contro Crevalcore, il 14 giugno 1643, si risolse in uno scacco di cui fu accusato Montecuccoli, che fu però poi molto risoluto nel bloccare l’avanzata pontificia verso Vignola e soprattutto nel soccorrere Nonantola, presso la quale, il 20 luglio, si ebbe uno scontro costato all’esercito pontificio perdite rilevanti. Montecuccoli approfittò del momento favorevole per riprendere il controllo dell’Appennino modenese e conquistò la rocca di Bazzano nel Bolognese. Non riuscì però a imprimere alla campagna un maggiore carattere offensivo: così, quando gli eserciti si ritirarono ai quartieri invernali, lasciò l’Italia (dicembre 1643).

A Vienna, per incarico del duca di Modena Francesco I, riferì a Ferdinando III circa le origini e le vicende della guerra di Castro. Mentre iniziava ad arruolare truppe per l’esercito estense, le voci di una fine negoziata del conflitto si fecero più insistenti. Altri motivi di carattere personale lo distoglievano dal tornare in Italia: all’inizio di febbraio 1644, infatti, la morte di Barbara Concini (vedova di Girolamo Montecuccoli), lo aveva lasciato erede di un consistente patrimonio, tra cui la signoria di Hohenegg (presso Hafnerbach, nella Bassa Austria). Ne prese possesso in marzo e subito pianificò lavori di ristrutturazione per il locale castello, il cui nucleo originario risaliva al XII secolo. Tornò a combattere solo nel successivo luglio, quando ricevette ordine di portarsi in Slesia contro gli svedesi; poi, ricevuto il grado di luogotenente del maresciallo di campo (Feldmarschall-Leutnant), fu destinato in Franconia al comando dell’armata del conte Melchior Hatzfeld von Gleichen, caduto ammalato. Non rimase a lungo in quell’incarico: la pressione degli svedesi verso l’Holstein lo portò a unire le sue forze con quelle di Mattia Galasso (Matthias Gallas), concentrate sull’Elba.

L’esito degli scontri nell’Holstein sembrò dapprima favorevole all’esercito imperiale. Poi però Galasso fu respinto fino a Bernburg, tra Sassonia e Anhalt e quasi circondato dagli svedesi. Montecuccoli, insieme con pochi altri contingenti di cavalleria, riuscì a forzare il blocco e a raggiungere la Lusazia: a metà dicembre 1644, fu convocato presso l’imperatore a Linz per riferire sul cattivo andamento della campagna appena conclusa. Quindi, nel gennaio del 1645, Ferdinando III lo inviò a Monaco, affinché convincesse l’Elettore di Baviera Massimiliano I a soccorrere con rinforzi l’esercito imperiale, ritiratosi a Magdeburgo. Montecuccoli stesso si pose alla guida delle truppe bavaresi inviate in Sassonia, ma durante il cammino esse incontrarono resistenze così forti che dovettero desistere dal primitivo proposito. In occasione di uno di questi scontri con gli svedesi, Montecuccoli rimase ferito e raggiunse Hohenegg, dove riprese gli studi. Nominato membro del Consiglio aulico di guerra (Hofkriegsrat) alla fine di febbraio 1645, fu richiamato in azione e inviato nell’aprile seguente a Bratislava, con l’obiettivo di riunire tutte le forze disponibili e di curare il riassetto delle locali fortificazioni.

Fu quindi impegnato nel soccorso portato dall’arciduca Leopoldo Guglielmo a Brunn, in Moravia, accerchiata da Lennart Torstensson nel maggio 1645 e in luglio investita anche dai ribelli ungheresi guidati dal transilvano Győrgy Rákóczy. Riuscì addirittura a far entrare un corpo di truppe fresche nella città, che fu liberata dall’assedio dopo la metà di agosto 1645. Nel successivo settembre, raggiunse in Baviera l’arciduca Leopoldo Guglielmo che stava combattendo i francesi. Prima della pausa invernale ebbe altresì il comando della cavalleria nell’esercito che doveva contrastare l’unione degli eserciti svedesi di Torstensson e di Gustav Wrangel. Le abbondanti nevicate impedirono però il prolungamento delle operazioni: ottenuta licenza, Montecuccoli tornò a Modena, prendendo alloggio nel Palazzo ducale. Ne approfittò per alienare la sua casa modenese e per fare testamento (datato 16 marzo 1646). Quindi, all’inizio della primavera, tornò in Germania. Ebbe il comando delle operazioni in Slesia, minacciata dall’avanzata del generale svedese Arwid von Wittenberg. Con un contingente di circa 3500 cavalleggeri, mosse da Braunau am Inn verso Brieg, pronto ad accettare la battaglia. Tuttavia, i nemici non lasciarono le posizioni fortificate presso Glogau (Głogów) e a Montecuccoli non restò che presidiare il territorio. Il confronto con gli svedesi, allargatosi anche alla Boemia, durò dall’autunno 1646 alla primavera del 1647. Il 19 e il 20 agosto 1647 si ebbe uno scontro di maggior rilievo a Triebl an der Mies (Stříbro): Montecuccoli, che comandava l’ala destra dello schieramento imperiale, si distinse per un decisivo attacco di cavalleria. Invece, dopo l’unione degli eserciti svedese e francese, le armate imperiali conobbero una pesante sconfitta in Baviera, presso Zusmarshausen (17 maggio 1648). Montecuccoli, nell’occasione, si impegnò nell’organizzare la ritirata dei contingenti rimasti ancora in campo. Poco dopo partecipò alla battaglia di Dachau che fermò ancora una volta l’avanzata svedese.

La pace di Westfalia (24 ottobre 1648) pose quindi fine alla Guerra dei Trent’Anni. Montecuccoli rimase dapprima con l’esercito imperiale in Boemia, poi fu presso l’imperatore; ebbe altresì modo di svolgere incarichi diplomatici per il duca di Modena. Nell’estate 1649, soggiornò alla corte imperiale ad Ebersdorf, occupandosi delle riforme degli ordinamenti militari asburgici. Quindi, alla metà di settembre, accompagnato dal giovane Enea Caprara, iniziò un viaggio in Germania e nei Paesi Bassi. Tornato a Vienna nel febbraio 1650, trascorse i successivi due anni dividendosi tra la corte imperiale e Hohenegg. Nel febbraio 1652 passò in Italia. Fu dapprima a Venezia, poi a Modena. Il 14 aprile partecipò al torneo cavalleresco allestito per gli arciduchi del Tirolo Ferdinando Carlo d’Austria e Anna de’ Medici. In quell’occasione ferì a morte il nobile Giovanni Maria Molza. Il grave episodio accelerò la sua partenza: nel giugno 1652, dopo essersi recato a Genova e a Roma, tornò a Vienna, dividendosi ancora tra Hohenegg e la corte imperiale.

Fu quindi impegnato in una missione diplomatica di grande rilievo: recarsi in Svezia per ritardare l’abdicazione della regina Cristina, sottoponendole la possibilità di un matrimonio con Ferdinando d’Asburgo, figlio dell’imperatore Ferdinando III. Partito da Praga, giunse in Svezia il 28 gennaio 1654. Visitata Stoccolma, arrivò a Uppsala e incontrò per la prima volta la regina il 6 febbraio 1654. Nei mesi successivi partecipò attivamente alla vita del Palazzo reale. Guadagnato il favore della sovrana e ricevuto il titolo di membro dell’ordine dell’Amaranta, lasciò la Svezia alla fine di marzo 1654: in maggio fu presso la corte imperiale, per trascorrere la prima parte dell’estate a Hohenegg.

Quando Cristina di Svezia si spostò nei Paesi Bassi, Montecuccoli la raggiunse arrivando ad Anversa il 16 settembre 1654; quindi, alla metà di ottobre, si recò in Inghilterra. A Londra incontrò Oliver Cromwell (Lord Protettore del Commonwealth), dal quale ebbe assicurazioni di non ostilità verso la regina svedese. Tornato nei Paesi Bassi, presenziò a Bruxelles alla cerimonia durante la quale Cristina fece professione di fede cattolica in forma segreta (Natale 1654). All’inizio di febbraio del 1655, Montecuccoli era di nuovo presso la corte imperiale: ragguagliò Ferdinando III circa l’intenzione della regina di recarsi a Roma ed ebbe modo di riferire sull’andamento della guerra nei Paesi Bassi, che vedeva i francesi prevalere sull’arciduca Leopoldo Guglielmo. Seguì l’imperatore anche alla riunione degli Stati d’Ungheria a Bratislava (marzo-giugno 1655). Quindi, nel giugno 1655 raggiunse Cristina di Svezia, che stava preparando il suo viaggio verso Roma.

Una rapida puntata a Vienna, in agosto, permise a Montecuccoli di sottoporre a Ferdinando III, per conto di Cristina (che aveva abdicato il 5 giugno 1654), l’ipotesi di un attacco di forze imperiali, olandesi e danesi contro la Svezia. L’imperatore non diede ascolto a questa proposta, ma comandò a Montecuccoli di arruolare truppe da inviare in Polonia, invasa nella stessa estate dagli svedesi. Eseguito il compito, il 20 ottobre 1655, Montecuccoli si unì ad Augusta al convoglio che accompagnava la regina in Italia: viaggiò con lei fino a Bologna, quindi partì per Roma, allo scopo di concordare in anticipo i dettagli del suo ingresso in città (che avvenne in forma privata il 20 dicembre e in forma solenne il 23 dicembre 1655). Rientrato a Vienna alla fine di gennaio 1656, ricevette dall’imperatore il comando generale della cavalleria nell’esercito stanziato in Slesia e pronto a entrare in territorio polacco; poi però fu trattenuto a Vienna. Poté così sposare, il 31 maggio 1657, Margarethe von Dietrichstein, figlia del principe Maximilian, maggiordomo maggiore (Obersthofmeisterin) dell’imperatore. Dopo un breve soggiorno a Hohenegg, condusse con sé la giovane moglie nei successivi impegni sul campo.

Nel 1657, per contrastare il dilagare degli svedesi e delle truppe di Rákóczy, l’esercito imperiale entrò in Polonia: Montecuccoli si distinse nella riconquista di Cracovia e di Poznań (ottobre 1657). Poi, dopo la morte del comandante Melchior von Hatzfeld (gennaio 1658), ebbe il grado di maresciallo di campo (Feldmarschall). Unitosi alle forze polacche e a quelle dell’Elettore Federico Guglielmo di Brandeburgo (dopo che era stata stretta un’alleanza comprendente Impero, Brandeburgo, Danimarca, Russia), fra il 1658 e il 1659 respinse gli svedesi dal Mecklenburg, dall’Holstein, dallo Jutland; riconquistò le isole danesi di Als e di Fyn con un brillante sbarco; si impadronì infine della Pomerania, nel novembre del 1659, e vi pose i quartieri d’inverno del suo esercito.

La pace di Oliva (3 maggio 1660) intervenne proprio quando aveva ripreso l’offensiva contro gli svedesi e trasferiva il suo esercito in Boemia. Poco dopo, nel dicembre 1660, fu nominato governatore di Raab (Győr), nell’Ungheria inferiore, teatro di scontri con i turchi. Raggiunse la sua nuova sede alla fine di gennaio 1661. Nel maggio seguente, fu posto a capo di un esercito di circa 15.000 uomini radunato a Martos (Martovce), presso Komárom. Avrebbe voluto subito sorprendere le piazze turche di Grán e di Buda, invece ebbe l’ordine di portarsi più a nord e di passare in Transilvania, dove stavano avanzando i turchi, sotto il comando di Alì Pascià. L’esercito di Montecuccoli mosse dopo aver raccolto a fatica i rifornimenti necessari: il 18 agosto 1661 era a presidio di Tokaj; quindi, passato il fiume Tisza, si congiunse con le forze di János Kemény, eletto principe di Transilvania, per raggiungere Claudiopoli (Cluj) all’inizio dell’autunno successivo. I turchi arrestarono la loro avanzata a Marosvásarhely (Târgu Mureş) e non accettarono la battaglia: mentre le sue truppe erano falcidiate dalle malattie, Montecuccoli si spostò prima a Számos, sul fiume Tisza, poi nei dintorni di Kaschau (Košice). Alla corte imperiale non si nascondeva il malumore per quella che appariva una sostanziale ritirata, che aveva permesso ai turchi di raggiungere Temesvár. Montecuccoli, in realtà, era pronto a proseguire la campagna anche nella stagione invernale; tuttavia, per ordine dell’imperatore, acquartierò i soldati nell’Ungheria superiore.

Alla ripresa delle operazioni, nel marzo 1662, contribuì a sventare la minaccia che una nuova penetrazione dell’esercito ottomano portasse alla conquista della stessa Claudiopoli. Quindi, trasferì le truppe nell’Ungheria inferiore. Infine, nell’aprile 1663, si ebbe la formale dichiarazione di guerra tra l’Impero e la Porta.

L’imperatore Leopoldo I radunò in fretta un esercito e ottenne promesse di soccorso dal re di Francia e da alcuni principi italiani. Montecuccoli fu inviato a Raab per comprendere le intenzioni dei nemici e per ordinare apprestamenti difensivi sulla frontiera. Quindi, posto a capo delle truppe imperiali con il titolo di maresciallo, all’inizio di luglio 1663 incontrò a Komárom i principali esponenti della nobiltà ungherese per concordare una levata generale: dovette però far fronte a nutrite resistenze. Alla metà del successivo agosto, i turchi (guidati dal gran visir Zādeh Fādil Ahmed Köprülü) ripresero l’avanzata conseguendo un importante successo in settembre con la presa di Neuhäusel (Nové Zámky). Montecuccoli raccolse le sue truppe presso la Große Schüttinsel (Žitný Ostrov), l’isola danubiana di maggiore estensione.

Un’offensiva turca contro Bratislava e la stessa Vienna sembrava ormai imminente: Montecuccoli avrebbe voluto concentrarsi nella preparazione della campagna da intraprendere in primavera. Invece, fra il 1663 e l’inizio del 1664, si susseguirono alcune inconcludenti offensive di Miklós Zrínyi, bano (governatore) della Croazia. Montecuccoli preferì ritirarsi dal teatro delle operazioni, ma alla metà di giugno 1664 fu nominato comandante in capo di tutte le forze messe in campo contro i turchi, comprendenti anche un corpo di spedizione francese.

L’esercito turco, forte di quasi 100.000 uomini, tra maggio e giugno risalì il fiume Drava fino a Grán; qui si schierò sulla riva destra del Mur, con l’obiettivo di investire prima Wiener-Neustadt e poi Vienna. Montecuccoli dispose le truppe sulla riva opposta del Mur, resistette alle pressioni tese a dare subito battaglia e aspettò ulteriori rinforzi. Quando il gran visir puntò decisamente a nord giungendo davanti a Körmend, anche Montecuccoli risalì il Mur nella stessa direzione e, attraversato il fiume Rába, sbarrò la strada ai nemici, concentrando le sue forze (circa 25.000 uomini) davanti a San Gottardo (Szentgotthárd) e Mogersdorf. L’esercito turco mosse il 30 luglio, deciso a superare l’ostacolo, e il giorno successivo i due schieramenti si trovarono uno di fronte all’altro sulle opposte rive della Rába.

La battaglia iniziò quella stessa notte con i tiri d’artiglieria. All’alba del 1° agosto 1664 i turchi intrapresero un’azione diversiva: guadato il fiume, circa mille cavalieri si scagliarono contro l’ala destra dello schieramento di Montecuccoli, ma trovarono ferma resistenza nella cavalleria guidata da Johann von Sporck. Al mattino, attraversarono la Rába in forze, costituendo subito una testa di ponte che permise un’avanzata generale. Montecuccoli riuscì a mantenere le posizioni, evitando il completo sfondamento; dopo mezzogiorno, infine, chiuso un turbolento consiglio con i suoi generali, comandò l’attacco generale: al centro, le forze francesi e la cavalleria imperiale iniziarono la controffensiva; ai fianchi, battaglioni di fanteria e di cavalleria aggredirono i turchi; infine, un altro corpo di cavalleria attraversò la Rába e attaccò il nemico alle spalle. Nel pomeriggio, la battaglia era ormai decisa: i turchi fuggirono, tentando inutilmente di raggiungere le posizioni di partenza, incalzati dagli imperiali e dai francesi. Lasciarono sul campo 15.000 uomini, migliaia di cavalli e cammelli, vettovaglie, artiglierie. Qualche giorno dopo la battaglia, il 10 agosto 1664, fu conclusa la tregua di Vasvár, che in settembre prese la forma di un trattato di pace tra l’Impero e la Porta.

All’inizio di ottobre, Montecuccoli era a Vienna nella nuova veste di luogotenente generale dell’Impero (General-Lieutenant des Reichs), cioè di comandante supremo di tutte le sue armate. Dopo un periodo di riposo a Hohenegg, tornò a Raab, occupandosi della ristrutturazione delle difese della città. Fu quindi preso dagli impegni di corte. Nel 1666 si recò a finale ligure per accogliere la promessa sposa dell’imperatore Leopoldo I, Margherita Teresa d’Asburgo, figlia di filippo IV re di Spagna. In quell’occasione ricevette probabilmente l’onorificenza del Toson d’oro. Nel 1668 fu nominato anche generale dell’artiglieria (Feldzeugmaeister) e presidente del Consiglio aulico di guerra. Nel 1670, fu incaricato di accompagnare a Varsavia Eleonora Maria d’Austria, che si univa in matrimonio a Michele Wiśniowiecki, re di Polonia. Nell’agosto 1672 tornò agli impegni sul campo, in occasione della guerra scatenata da Luigi XIV contro l’Olanda. Posto a capo delle truppe imperiali radunate a Eger, in Boemia (circa 16.000 fanti e 11.000 cavalieri), mosse verso i confini con la Francia per unirsi alle forze dell’Elettore Federico Guglielmo del Brandeburgo in appoggio all’Olanda. I due eserciti si congiunsero in settembre nel Principato ecclesiastico dell’Hildesheim. Montecuccoli fece quindi attraversare il Reno a un’avanguardia di 6000 uomini presso Niderstein, movimento che minacciava il territorio francese quando ancora non era stata dichiarata nessuna guerra tra Vienna e Parigi. Dovette così richiamare indietro le sue truppe. Quindi, mentre l’esercito imperiale si avviava in Boemia per svernare, si spostò a Vienna, dove dimorò tra il febbraio e il luglio 1673.

Tornato al comando dell’esercito, fronteggiò in settembre i francesi, guidati da Henri de la Tour d’Auvergne, visconte di Turenne, tra Aschaffenburg e Würzburg. Quindi attraversò il fiume Meno risalendone velocemente il corso per raggiungere la sua confluenza con il Reno: si trovò così alle spalle di Turenne, che alla metà di ottobre dovette raggiungere a tappe forzate Philippsbourg e attraversare più a sud il Reno. Infine, mentre Turenne si sforzava inutilmente di riprendere contatto con l’esercito di Montecuccoli, questi fece imbarcare l’artiglieria e buona parte delle sue truppe, navigò sul Reno per congiungersi con le forze olandesi e pose l’assedio a Bonn, retta dall’Elettore Massimiliano Enrico di Colonia (alleato di Luigi XIV).

Conquistata la città (12 novembre 1673), si recò a Vienna, disponendo nuovi arruolamenti. Il conflitto nel frattempo, però, prendeva una piega sfavorevole alle armi imperiali. Il 18 marzo 1675, Montecuccoli ebbe di nuovo il comando generale dell’armata. Raggiunto il teatro delle operazioni (la Renania superiore) con circa 20.000 uomini, concentrò le truppe a Offenburg. Quindi si portò a Philippsbourg, pronto a passare in Alsazia e Lorena. Anche Turenne attraversò il Reno e diede battaglia (24 luglio 1675). Le truppe imperiali dovettero ripiegare; tre giorni dopo, però, Turenne fu colpito a morte. I francesi, confusi dalla perdita del loro comandante, iniziarono a ritirarsi e Montecuccoli, dopo averli attaccati ad Altenheim (1° agosto 1675), li ricacciò oltre il Reno. Tentò addirittura l’assedio di Haguenau, in Alsazia, ma la rapida avanzata di un altro esercito francese, comandato da Luigi II di Borbone, principe di Condé, consigliò alla corte imperiale di ordinare il ripiegamento e l’acquartieramento delle sue truppe. Montecuccoli, inizialmente in disaccordo, eseguì le disposizioni all’inizio dell’autunno 1675: lasciato il comando a Carlo di Lorena, rientrò a Vienna.

Trascorse i primi mesi del 1676 in cattive condizioni di salute. Alla fine di quell’anno perse la moglie. Si dedicò allora agli studi, come scrittore militare e come protettore dell’Accademia dei curiosi della natura. La sua posizione fu nondimeno resa difficile da insistenti accuse di arricchimenti illeciti. Nel 1679 si trasferì insieme con l’imperatore a Linz, per timore del contagio della peste. Chiese ripetutamente, ma senza alcun riscontro, di essere destituito da tutti gli incarichi. Anzi, quando le sue condizioni di salute si aggravarono sembrava imminente la sua nomina a principe dell’Impero.

Morì a Linz il 16 ottobre 1680.

Le esequie solenni si svolsero a Vienna il 4 novembre 1680 nella chiesa dei Nove Cori angelici dei Gesuiti, con la partecipazione della famiglia imperiale. Il suo testamento aveva istituito un fedecommesso a favore del figlio Leopoldo filippo, nato nel 1662 (ebbe anche tre figlie: Anna Aloisia, Carlotta Polizena ed Ernestina). Leopoldo filippo intraprese la carriera militare, ma morì senza prole nel 1689.

Montecuccoli, dotato di una solida cultura, mantenne per tutta la vita un’eccezionale ampiezza di interessi, coltivati per mezzo di una ricca biblioteca che, almeno in parte, lo seguiva durante le campagne militari e i viaggi. Era altresì un lettore molto attento, che appuntava le riflessioni sulle opere incontrate, ne estraeva citazioni e le raccoglieva in un corposo Zibaldone (conservato manoscritto nell’Österreichisches Staatsarchiv-Kriegsarchiv). Da questa fonte emerge che si interessava di filosofia, religione, storia, diritto, politica, letteratura, scienze matematiche e naturali. Soprattutto, approfondì l’arte militare, scrivendo poco meno di 50 opere su questa materia. Fra le maggiori, il Trattato della Guerra risale al periodo della prigionia a Stettino (1639-1642), nel quale stese anche nove quaderni di appunti («pecorine ») di soggetto militare vario, mai ritrovati. Tuttavia, secondo quanto emerso dagli studi, il trattato Della fortificazione (databile al 1641) ha un argomento coincidente con quello che per Montecuccoli era contenuto nella prima e nella seconda «pecorina». Risalgono poi al 1645 la prima versione del Delle battaglie, concentrato sullo studio della tattica, e un abbozzo delle Tavole militari, opera che ebbe una versione definitiva solo nel marzo 1653 e in cui dimostrò piena consonanza con la rivoluzione scientifica del XVII secolo.

Intorno al 1661 Montecuccoli iniziò a pensare a un’opera sulla guerra contro i turchi. Compose per primo un Discorso della Guerra contro il Turco (datato Vienna, 1° marzo 1664). Quindi stese tra il 1665 e il 1670 l’opera che doveva intitolarsi Della guerra col Turco in Ungheria, divisa in tre parti: esponeva nella prima parte (Aforismi dell’arte bellica) le conclusioni scaturite dalla sua lunga, concreta esperienza sul campo; nella seconda analizzava il recente scontro con la Porta alla luce di quei principi; nella terza, proponeva le misure più efficaci nello scontro con il Turco.

Come trama di «aforismi», distillati quasi nella forma di un dizionario, era pensato anche il breve scritto del 1673 intitolato Dell’arte militare. Nello stesso anno portò a termine anche una seconda versione dello scritto Delle battaglie, nel quale apparivano ancor più definite le sue convinzioni tattiche (fra le quali la netta predilezione per la battaglia sulle ali). fra le sue ultime fatiche, si segnala lo scritto L’Ungheria nell’anno 1677, nel quale ripercorreva la storia ungherese dal 1490 al 1677, esaminava le norme fondamentali del Regno d’Ungheria e proponeva una serie di riforme in ambito politico, sociale e militare.

Nella veste di scrittore militare, Montecuccoli mise l’accento su aspetti ancora poco approfonditi nel XVII secolo, come l’organica e la logistica; rimarcò altresì il ruolo delle comunicazioni: l’esplorazione del territorio e il costante controllo dei movimenti del nemico a suo giudizio erano in grado di assicurare vantaggi tattici di grande importanza. Coerentemente, non sostenne mai l’idea di arrischiare a ogni costo la battaglia. Riteneva invece che essa dovesse essere data soltanto da posizione vantaggiosa: teorizzò, poi, che nel cuore dello scontro tutti i corpi (artiglieria, fanteria e cavalleria) dovessero muovere armonizzati e sempre con disciplina. Soprattutto, aveva messo a punto una polemologia molto ampia: guerra, politica e società nel suo pensiero erano strettamente interrelate.

Montecuccoli, che conosceva persino i rudimenti della scrittura musicale, stese opere in versi e una novella autobiografica. Tenne inoltre i diari relativi ad alcuni dei suoi viaggi. I suoi scritti, certamente non pensati per la pubblicazione, ebbero diffusione mentre ancora viveva, soprattutto nelle corti di Vienna e di Modena e fra i più alti comandanti dell’esercito asburgico. Solo quello dal titolo Saggi matematici militari (probabilmente un’anteprima delle Tavole militari) vide la luce nel 1654, in occasione dell’uscita del terzo volume degli Apiaria del gesuita bolognese Mario Bettini. Nel 1704, ad opera di Heinrich von Huyssen, si ebbe la prima stampa degli Aforismi dell’arte bellica, citati sotto il titolo inesatto di Memorie… che rinfermano una esatta instruzzione de i Generali ed Ufficiali di Guerra. L’opera ebbe nel 1712 una traduzione francese. Nel 1718 a Vienna ne fu pubblicata una traduzione in latino, che – con le Tavole militari – prese il titolo di Commentarii Bellici …. Quindi, la prima pubblicazione di un corpus di rilievo (gli Aforismi dell’arte bellica più le Tavole militari con il titolo aggiunto de Il sistema dell’arte bellica) si ebbe nel 1807, per iniziativa di Ugo Foscolo (che compì pesanti interventi sui testi). Seguì nel 1821 l’edizione delle opere di Montecuccoli a cura del filologo Giuseppe Grassi. Nel 1899-1901, una larga ma non esattissima traduzione tedesca di tutte le principali opere di Montecuccoli fu curata dal capitano Alois Veltzé. Intorno al 1980 lo Stato maggiore dell’Esercito italiano progettò un’edizione critica di ampio respiro, di cui due volumi sono usciti nel 1988, il terzo nel 2000.

Opere: R. Montecuccoli, Opere, I, Trattato della guerra, edizione critica a cura di R. Luraghi, Roma 1988; II, Delle battaglie, (I); Tavole militari; Discorso della guerra contro il Turco; Della guerra col Turco in Ungheria (Aforismi); Dell’arte militare; Delle battaglie (II), a cura di R. Luraghi, Ibid.; III, Opere minori d’argomento militare e politico; Diari di viaggio e memorie, a cura di A. Testa, Roma 2000.

Fonti e Bibl.: L’archivio di Montecuccoli è conservato a Vienna presso lo Österreichisches Staatarchiv Kriegsarchiv, Nachlass Montecuccoli. Altri nuclei di fonti e di suoi manoscritti, conservati in Austria, in Italia, nella Repubblica Ceca, sono segnalati in Opere, I, 1988, cit., pp. 109-115; f.L. Polidori, Appunti per servire alla vita del principe R. M., in Archivio storico italiano, V (1847), App., pp. 106-200; C. Campori, R. M.: la sua famiglia e i suoi tempi, Firenze 1876; J. Grossmann, Raimund M.: ein Beitrag zur österreichischen Geschichte des siebzehnten Jahrhunderts, vornehmlich der Jahre 1672-1673, in Archiv für Österreichische Geschichte, LVII (1879), pp. 399- 462; A. Fuchs, Briefe an den Feldmarschall Raimund Grafen Montecuccoli. Beiträge zur Geschichte der Nordischen Krieges in den Jahren 1659-1660, Wien-Leipzig, 1910; A. Da Mosto, Le milizie dello Stato romano dal 1600 al 1797, in Memorie storico-militari, X (1914), pp. 452 s., 456; P. Pieri, R. M. Teorico della guerra, in Guerra e politica negli scrittori italiani, Milano 1954, pp. 72- 135; G. Wagner, Das Türkenjahr 1664. Eine europäische Bewährung: Raimund M., die Schlacht von St. Gotthard-Mogersdorf und der Friede von Eisenburg (Vasvár), Eisenstadt 1964; Atti del Convegno di studi su R. M. nel terzo centenario della battaglia sulla Raab, Pavullo nel Frignano- Modena … 1964, Modena 1965; H. Kaufmann, Raimondo Graf M., 1609-1680. Kaiserlicher Feldmarschall, Militärtheoritiker und Staatmann, diss., Vienna 1974; Th.M. Barker, The military intellectual and battle: R. M. and the Thirty Years War, Albany (NY) 1975; C.J. Ekberg, The Great Capitain’s greatest mistake: Turenne’s German campaign of 1673, in Military Affairs, XLI (1977), pp. 114-118; P. Leisching, Hohenegg. Das Werden des Montecuccolischen Herrschafts-Fideikommisses in Niederösterreich, in Innsbrucker Historische Studien, X-XI (1988), pp. 77-88; Atti del Convegno R. M. e i rapporti culturali Italia Austria nel XVII secolo, Modena-Pavullo nel Frignano … 1988, in Atti e memorie dell’Accademia nazionale di scienze, lettere e arti di Modena, s. 7, VII (1989-90), pp. 325-415; f. Martelli, Le leggi, le armi e il principe: studi sul pensiero politico di R. M., I, Bologna 1990; S. Åkerman, R. M. and Queen Christina’s betrayal, in Politics and culture in the age of Christina, Stockholm 1997, pp. 67-75; G.P. Motta, Pecunia nerbus belli: una nota sul contributo di R. M. al pensiero economico del XVII secolo, in Storia del pensiero economico, XXXVIII (1999), pp. 95-105; G. Schreiber, R. M.: Feldherr, Schriftsteller und Kavalier. Ein Lebensbild aus dem Barock, Graz 2000; f. Martelli, Stato e guerra nell’opera di R. M., in Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento, XXVII (2001), pp. 367-390; B. Rossi, R. M.: un cittadino dell’Europa del Seicento, Pontecchio Marconi 2002; D. Aricò, Una corrispondenza fra il gesuita bolognese Mario Bettini e R. M., in Filologia e critica, XXXI (2006), pp. 288- 312; H.M. Mader, Raimund Fürst M. und die Schlacht von St. Gotthard-Mogersdorf im Jahr 1664: eine bewährungsprobe Europas, in Österreichische Militärische Zeitschrift, XLIV (2006), pp. 307- 322; A. Vignazia, R. M. e il sillogismo dell’Arte della guerra, in Pensées-Pensieri-Pensamientos. Dargestellte Gedankenwelten in den Literaturen der Romania, a cura di K.-D. Ertler- S. Himmelsbach, I, Vienna 2006, pp. 142-181; R. Gherardi, f. Martelli, La pace degli eserciti e dell’economia. M. e Marsili alla Corte di Vienna, Bologna 2009; Atti del Convegno R. M. Teoria, pratica e cultura nell’Europa del Seicento, Modena-Pavullo nel Frignano … 2002, a cura di A. Pini, Pavullo nel Frignano 2009.

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