RUIZ, Raúl

Enciclopedia del Cinema (2004)

Ruiz, Raúl

Bruno Roberti

Sceneggiatore e regista cinematografico cileno, nato a Puerto Montt il 25 luglio 1941. Animate da un sistematico rifiuto della linearità narrativa, costruite su una pluralità di racconti che si generano l'uno dall'altro secondo un'arte combinatoria che ha la logica del sogno o la gratuità del gesto surrealista, le opere di R. vivono di una lussureggiante immaginazione, di una labirintica visionarietà, contaminano la sperimentazione linguistica con i codici del film d'avventura o del thriller, esplorano universi di senso possibile, creando un corrispettivo filmico dei mondi immaginari di pittori come R. Magritte o M.C. Escher, e di scrittori come L. Carroll o J.L. Borges.

Figlio di un capitano di marina, compì i suoi studi in teologia e diritto; fin dall'adolescenza si sentì attratto da mondi di finzione, strutture drammaturgiche e sperimentalismi scrivendo decine di pièces d'avanguardia, e si avvicinò al cinema attraverso il Grupo Cine Experimental dell'Università del Cile, girando nel 1960, da uno dei suoi testi teatrali, La maleta, rimasto incompiuto. Nel 1966 si recò in Argentina, a Santa Fe, per frequentare i corsi di cinema documentario di Fernando Birri, e quindi in Messico, dove lavorò come sceneggiatore di serie televisive. Tornato in Cile, durante la presidenza di S. Allende divenne uno dei consiglieri governativi per il cinema. Fino al 1973 il lavoro di R. declinò un'originalissima versione del cinema politico in voga in quegli anni, fuggendone gli ideologismi e implicandola di metafore e sperimentazioni sonore, come in La expropriación (1972) ed El realismo socialista (1973). Decostruendo il linguaggio filmico, praticando l'allegoria e un realismo allucinato, spinto fino all'assurdo, R. contribuì, a partire da Tres tristes tigres (1968), tratto dal romanzo di G. Cabrera Infante e premiato al Festival di Locarno nel 1969, al rinnovamento del cinema latinoamericano. Partecipò al film collettivo ¿Qué hacer? (1970) sull'esperienza del governo socialista, e ricavò da F. Kafka La colonia penal (1971) e dal romanzo di E. Lafourcade Palomita blanca (1973). In seguito al golpe di A.U. Pinochet, riparò in Europa, prima in Germania e poi a Parigi, eleggendo la condizione apolide, la pratica dell'esilio, la contaminazione di stili, il métissage culturale e un esotismo dell'immaginario a scelta creativa, indagandone nei suoi film le implicazioni poetiche e filosofiche, e dando avvio a un'infaticabile pratica di cinema che lo portò a realizzare in pochi decenni una quantità inaudita di film, sperimentando ogni formato e tecnica, accettando ogni occasione di lavoro e spostandosi per il mondo. La sua poetica dell'exote, dello spaesamento, è evidente fin da Diálogo de exilados (1974). Una visione 'congetturale' della realtà e della sua rappresentazione intesa come gioco di simulacri, sulla scorta del filosofo P. Klossowski, emerge in La vocation sospendue (1977) e in L'hypothèse du tableau volé (1978). Le atmosfere di esotismo fantastico, la ricerca di illuminazioni e sonorità, come di angolazioni di macchina barocche sono presenti in O território (1981), girato in Portogallo, e in Het dak van de walvis (1982, Sul tetto della balena), girato in Olanda. Il sogno infantile, il senso dell'avventura e del mistero, il destino errante di pirati e marinai, l'idea del viaggio infinito o dell'amore impossibile riecheggiano in Les trois couronnes du matelot (1982; Le tre corone del marinaio), La ville des pirates (1983), L'île au trésor (1986), La telenovela errante (1990), The golden boat (1991). L'intrigo fantastico, il gioco pirandelliano delle identità, il senso ironico del mistero inspiegabile, la confusione tra sogno e reale, la messa in discussione dello statuto del visibile sono al centro di L'œil qui ment (1992), Fado, majeur et mineur (1993), Trois vies et une seule mort (1996; Tre vite e una sola morte), Généalogies d'un crime (1997; Genealogia di un crimine), Shattered image (1998; Autopsia di un sogno), Fils de deux mères ou comédie de l'innocence (2000; Figlio di due madri), da M. Bontempelli, Les âmes fortes (2001), Ce jour-là (2003). Mentre Les temps retrouvé (1999) riconduce il mondo artificioso e ammaliante del romanzo di M. Proust a una tessitura ingegnosa e preziosamente intarsiata di giochi visuali. Nella sua inesauribile poliedricità di autore, R. ha lavorato anche come regista teatrale, creatore di installazioni d'arte visiva, realizzatore di video sperimentali, e ha scritto una summa teorica della sua estetica filmica con Poetique du cinéma (1995).

Bibliografia

C. Buci Glucksmann, F. Revault d'Allonnes, Raul Ruiz, Paris 1987.

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