Razionamento

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

razionamento

Roberto Tamborini

Particolare forma di disequilibrio del mercato in cui chi domanda o chi offre un bene o servizio non è in grado di realizzare la transazione in parte o per intero sulla quantità desiderata alle condizioni di mercato vigenti (➔ anche disequilibrio microeconomico; disequilibrio macroeconomico). La causa primaria di questo fenomeno è che il prezzo corrente non si modifica, pur in presenza di un eccesso di domanda (il prezzo dovrebbe aumentare) o di offerta (il prezzo dovrebbe diminuire). Per il principio dello scambio volontario, la transazione avviene nel lato corto del mercato, cioè, di regola, viene razionata solo la parte del mercato ‘in eccesso’ (il cosiddetto lato lungo). Nonostante si tratti di un fenomeno di disequilibrio tra domanda e offerta, alcuni autori usano l’espressione r. di equilibrio per denotare il fatto che il r. non è spontaneamente corretto dal mercato, come dovrebbe avvenire in condizione di efficienza attraverso modificazioni del prezzo.

Sviluppi teorici del concetto di razionamento

Sebbene ampiamente noto sin dalle origini degli studi economici, il primo influente trattamento di un fenomeno di r. (di equilibrio), con risvolti macroeconomici, può essere attribuito al J.M. Keynes (The general theory of employment, interest and money, 1936), ossia il cosiddetto ‘equilibrio di sottoccupazione’ (underemployment equilibrium). I ‘disoccupati keynesiani’ sono disponibili a lavorare al salario vigente, ma non vengono assunti: evidentemente, essi non sono in grado di realizzare il loro piano ottimale di offerta di lavoro, e dunque di reddito e spesa, come messo in luce da E. Malinvaud in The theory of unemployment reconsidered (1977). Secondo la spiegazione di Keynes, la disoccupazione può essere uno stato di r. di equilibrio, in quanto non ci sono forze spontanee di mercato in grado di modificarlo. ● Un altro caso di r. che ha sempre attratto molto interesse riguarda il mercato del credito, in particolare il fatto che le banche possono rifiutare di concedere credito a clienti disposti a pagare il tasso d’interesse vigente (o più), e che non presentano caratteristiche osservabili diverse da altri che ottengono credito. ● Come detto, la ragione primaria per cui si crea r. è che il prezzo non risponde agli eccessi di domanda e offerta. Hanno cercato di analizzare a livello microeconomico le ragioni di questo fenomeno soprattutto le ricerche guidate dai premi Nobel G.A. Akerlof e J.E. Stiglitz, le quali hanno messo in luce il fatto che il r. può essere il prodotto di decisioni individualmente razionali, sebbene con esiti socialmente inefficienti. Questi risultati hanno notevolmente modificato la microeconomia contemporanea in svariati campi e hanno portato all’affermazione di una nuova scuola macroeconomica, la nuova macroeconomia keynesiana (➔ neokeynesiana, teoria) e macroeconomia del disequilibrio.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata