COLOMBO, Realdo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 27 (1982)

COLOMBO, Realdo

Carlo Colombero

Nacque a Cremona negli anni tra il 1510 e il 1520; verosimilmente poco dopo il 1510.

Terminato il ciclo di un'usuale formazione letteraria, il padre, farmacista, intese indirizzarlo verso tale professione. In un primo tempo il C. lo affiancò dunque nella sua attività, ma successivamente volle recarsi a Padova per dedicarsi agli studi medici. Ebbe così come maestri per la chirurgia Plazzi e (fatto determinante in ordine al suo orientamento scientifico) per l'anatomia A. Vesalio, della cui opera sarebbe stato l'altrettanto valido continuatore. Di Vesalio fu, oltre che allievo, amico personale, e proprio con l'incarico di suo settore egli iniziò a inserirsi nell'ambiente universitano padovano. A questo punto si risolse ad abbandonare definitivamente la farmacia.

Nel 1540 fu proposto per ricoprire la cattedra di chirurgia, ma il Senato veneto non confermò la nomina; ricoprì invece saltuariamente la cattedra di anatomia, supplendo a Vesalio, assente, nel 1542. Nel 1544, infine, ne raccolse definitivamente la successione. Trascorso il periodo padovano, si trasferì a Pisa, dove insegnò dal 1546 al 1548.

In quegli anni, all'ateneo pisano compiva i propri studi filosofici e medici Andrea Cesalpino: pur senza una documentazione specifica in merito, è ovvio supporre che, per quanto riguarda lo sviluppo dei propri studi sulla grande circolazione, il Cesalpino sia debitore nei confronti dei risultati ormai acquisiti dal C. a proposito della piccola circolazione.

Nel 1548 il C. fu chiamato a Roma dal pontefice Paolo III e continuò quindi l'insegnamento alla Sapienza. Tra le relazioni da lui coltivate a Roma vi fu quella con Michelangelo, il quale avrebbe dovuto eseguire (ma il progetto non fu realizzato) le tavole per il De re anatomica, il trattato di anatomia del Colombo. Questi non lasciò più Roma: è tutt'altro che certo un suo brevissimo periodo di insegnamento a Ferrara. L'ultima data di rilievo nella sua vita è il 1556, quando, alla morte avvenuta a Roma di Ignazio di Loyola, esegui la dissezione del suo cadavere.

Il C. morì a Roma nel 1559.

L'opera del C., De re anatomica, costituisce una tappa fondamentale per lo sviluppo degli studi sulla circolazione del sangue: infatti in essa si trova per la prima volta chiaramente descritto il meccanismo della circolazione polrfionare o piccola circolazione. Per la perfetta comprensione di tale fenomeno (e qui risiede uno dei principali meriti del C.) era necessaria la rimozione dell'antica credenza circa la permeabilità del setto cardiaco, attraverso il quale il sangue, per mezzo di pori invisibili, avrebbe potuto filtrare dall'uno all'altro ventricolo. L'assenza di tali pori era stata ipotizzata, anche se non chiaramente affermata, già dal Vesalio, ma al C. spetta il merito di averla sperimentalmente dimostrata. Egli può così rendersi conto che il sangue, privo di un passaggio interventricolare, effettua una circolazione (ricordiamo però che il termine "circolazione" fu poi posto in uso dal Cesalpino) da un ventricolo all'altro passando per i polmoni: attraverso l'arteria polmonare (ancora chiamata vena arteriosú) il sangue viene condotto dal ventricolo destro ai polmoni, non soltanto per nutrire questi ultimi, ma anche per entrare in contatto con l'aria, e poi esso ritorna al ventricolo sinistro attraverso la vena polmonare (ancora chiamata arteria venosa). Come si è molto discusso intorno alla scoperta della grande circolazione per attribuire il diritto di precedenza a Cesalpino oppure a Harvey, quasi in ugual misura si è discusso per stabilire se il primo scopritdre della circolazione polmonare sia stato il medico e teologo antitrinitario spagnolo Michele Serveto, oppure il Colombo. Nella Restitutio Christianismi di Serveto si trova infatti una descrizione, anche se meno perfetta di quella fattane dal C., della circolazione polmonare, e la Restitutio comparve a Lione nel 1553, mentre il De re anatomica venne diffuso nel 1559. A tuttavia possibile ritenere quasi con certezza che la precedenza spetti al C., mentre Serveto poté forse essere orientato nella giusta direzione durante i suoi viaggi in Italia, dove, probabilmente, le intuizioni del C. erano già note. Il C. iniziò la stampa del De re anatomica nel 1558, facendolo precedere da una dedica al pontefice Paolo IV; dopo la sua morte, due dei suoi figli, Lazzaro e Febo, ritirarono i pochi esemplari già stampati e diffusero invece il testo con una dedica al papa Pio IV: in essa si afferma che l'opera dei padre, anche se non ancora data alle stampe, era compiuta già da molto tempo. Ciò consente sicuramente di retrodatare il momento della scoperta del C., e che tale momento cada anteriormente al 1553 ci viene confermato da un'altra testimonianza. Nel 1556 comparve la Historia della composición del cuerpo humano dello spagnolo Juan Valverde de Hamusco, allievo del C. a Pisa: dalla prefazione si arguisce che la redazione del testo risale al 1553 e nel trattato si attribuisce la scoperta della piccola circolazione al Colombo. Questi doveva dunque essere giunto a trarre le proprie conclusioni sull'argomento prima del 1553, probabilmente durante il periodo trascorso a Pisa, dove Valverde avrebbe appreso da lui la nuova teoria. D'altra parte non va dimenticato che già nel 1268 un medico siriano Ibn-AI-Nafis, in un suo commentario al Canone di Avicenna aveva chiaramente delineato la piccola circolazione, negando la possibilità del passaggio del sangue dalla cavità ventricolare destra a quella sinistra. L'attribuzione della priorità della descrizione della piccola circolazione al C. o al Serveto sembra pertanto perdere in parte il suo valore.

Nonostante il grande passo compiuto, l'opera chiarificatrice del C. non riuscì a superare l'ambito della circolazione polmonare: egli considera valida l'idea galenica che situa l'origine delle vene nel fegato e ritiene che nei polmoni l'aria si mescoli direttamente al sangue per contatto, cioè non riesce ancora a intuire il processo di ossidazione del sangue (né, del resto, le conoscenze di chimica del tempo potevano consentirgli tale intuizione); inoltre concepisce le vene come mezzi per l'irrorazione sanguigna dei tessuti e quindi, evidentemente, non comprende il meccanismo della grande circolazione, come d'altra parte non comprende quello della circolazione capillare all'interno dei polmoni. I risultati acquisiti dal C. costituiscono comunque l'indispensabile precedente in base al quale Cesalpino poté poi giungere a comprendere il meccanismo circolatorio nel suo complesso. A tale proposito, della massima importanza risultarono le descrizioni che il C. dette delle modalità d'azione delle valvole cardiache, polmonari e aortiche, e tutte le precise osservazioni che poté fornire grazie al gran numero di autopsie e di vivisezioni che eseguì. Lo stesso W. Harvey, nella sua opera sulla circolazione del sangue, citò più volte le scoperte del Colombo.

Oltre che nell'ambito degli studi sulla circolazione sanguigna, il C. compì interessanti osservazioni anche in campo ostetrico, specialmente per quanto riguarda il meccanismo del parto. Affermò infatti la fissità dell'osso sacro durante il parto stesso, rifiutando l'idea di un suo spostamento all'indietro (confusione originata probabilmente dal fatto che nello scheletro femminile il sacro è più accentuatamente inclinato all'indietro); negò però anche la divaricazione della sinfisi pubica al passaggio del feto, non tenendo presente il rammollimento, verificantesi durante la gravidanza, della lamina fibrocartilaginea interpubica e la conseguente maggiore cedevolezza della sinfisi stessa. Le sue osservazioni più notevoli riguardano comunque la funzione del liquido amniotico.

Bibl.: S. De Renzi, Storia della medicina ital., III, Napoli 1845, pp. 165, 310 ss.; P. Capparoni, Profili bio-bibliogr. di medici e naturalisti celebri ital., II, Roma 1927, pp. 32 ss.; K. F. Russell, The De re anatomica of R. C., in The Austral. and New Zealand Journ. of surg., XXII(1953), pp. 225 s.; L. Thorndike, History of Magic and experimental Science, V, New York 1959, pp. 45, 254; R. J. Moes-C. D. O' Malley, R. C.: "On those things rarely found in anatomy". An annotated translation from the De re anatomica (1559), in Bull. of the hist. of med., XXXIV(1960), pp. 508-528; R. Manara, Storia della circolaz. del sangue, Genova 1963, pp. 29 ss.; K. D. Keele, William Harvey, London - Edimburgh 1965, pp. 120, 132; M. Ionescu, R. C. cremonensis, precursor al lui Guglielmus Harveius angli in descrierea circulatici singelui, in Revista medico-chirurgicală, LXXVI(1972), pp. 207-213; A. Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, I, Torino 1973, pp. 777-781 e ad Indicem; II, ibid., 1974, ad Indicem; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte..., II, p. 82; Encicl. Ital., X, p. 813.

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