Regressione

Dizionario di Medicina (2010)

regressione


Ritorno a stadi precedenti rispetto all’oggetto, allo sviluppo della libido o a quello dell’Io. Il concetto di r. è stato inizialmente proposto da Freud nell’interpretazione dei sogni, in un triplice senso: r. topica, nel senso dello schema dell’apparato psichico (conscio, preconscio, inconscio); r. temporale, nel senso di un ritorno a formazioni psichiche più antiche; r. formale, nel senso che modi di espressione più arcaici vengono sostituiti a quelli abituali. La r. topica vale particolarmente per il sogno, mentre quella temporale si adatta allo schema di una successione di tappe dello sviluppo psicosessuale o della relazione d’oggetto.

Adattamento e regressione

Progressione e r. sono due fasi o processi necessari per l’adattamento alla dimensione del reale. L’equilibrio individuale impone che quando il mondo esterno pone problemi o richieste si sia in condizione di rispondere, così come si deve rispondere a esigenze provenienti dalla propria realtà interiore.Quando l’individuo è in equilibrio psichico è in grado di rispondere alle mutevoli sollecitazioni; in sostanza il rapporto tra dimensione inconscia e Io funziona in modo adeguato e la direzione psichica, la libido, ha un andamento progressivo. Quando l’individuo non riesce più a rispondere alle richieste, la spinta progessiva si interrompe e prevale il meccanismo regressivo.

Aspetti clinici

La libido riceve nel processo regressivo una sorta di concentrazione. In sostanza nell’individuo si instaura una polarità prevalente, per cui simboli e immagini che hanno origine dall’interno finiscono con il dominare. Gli elementi simbolici hanno il valore di soluzione, anche se parziale, del problema e componenti ereditati (archetipi) emergono quando vengono attraversate le fasi importanti della crescita e dello sviluppo psichico. Alla prima fase di r., dopo che l’Io psichico è in grado di rendere migliore la comunicazione fra coscienza e inconscio, segue una nuova fase di regressione. Se la r. persiste non si ha un’adeguata capacità di interpretare i simboli e nascono situazioni di conflitto, con tensioni che si concretizzano assumendo il valore di disturbi della psiche (nevrosi). Se le esigenze interne sono prevalenti e non controllate, la realtà esterna è vista come ostile e in qualche modo distruttiva, per cui emergono limitazioni di comportamento (attacchi di panico, agorafobia, claustrofobia, ecc.). Se, al contrario, la tendenza è verso il mondo esterno, se cioè il soggetto finisce con il mettere da parte la propria dimensione interiore, le pulsioni interne finiranno con l’emergere anche in forme potenti e genereranno quel complesso di disturbi che causano la sintomatologia psicosomatica.