CHITI, Remo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 25 (1981)

CHITI, Remo

Magda Vigilante

Nato a Staggia Senese (Siena) il 26 nov. 1891, si trasferi per ragioni di studio a Firenze, dove entrò in contatto con l'ambiente culturale, vivo e stimolante, delle riviste fiorentine. Collaborò, infatti, con E. Settimelli, V. Scattolini, M. Carli al periodico La Difesa dell'arte (1909-1912), sulle cui pagine si occupò prevalentemente di critica d'arte, allineando una lunga serie di ritratti d'autore (da Medardo Rosso ai macchiaioli, a Giovanni Duprè) che rivelano non di rado felici e penetranti analisi delle opere sottoposte alla riflessione critica. Nella Difesa dell'arte e nel Centauro, settimanale d'arte e di critica fondato da Carli e Settimelli nel 1912, pubblicò anche racconti e prose liriche da lui definiti odi, che enunciano una tendenza alla scrittura "automatica", rivelatrice di sensazioni e stati d'animo registrati nella loro immediata percezione, non ancora organizzata ed elaborata dal pensiero.

Tra i vari, interessi artistici e letterari, che conferiscono alla personalità del C. un carattere di accentuato eclettismo, un posto di rilievo occupò il teatro al cui rinnovamento intese contribuire con la produzione di quegli atti unici "concentrati", o "sintesi teatrali" teorizzate da E T. Marinetti, B. Corra, E. Settimelli nel Manifesto del Teatro futurista sintetico (Milano, 11 genn. 1915).

Il teatro futurista sostituì alle strutture tradizionali del dramma verista i nuovi moduli della sinteticità, della simultaneità e dell'irrealtà. Atti consistenti spesso in una sola scena, in una sola frase o battuta, imposero la brevità drammatica, mentre la scena non più concepita come luogo unitario di azione, si scompose nella presenza simultanea di ambienti e tempi diversi. Il linguaggio anticipò il teatro dell'assurdo nell'uso costante del nonsense, dei contrasti più stridenti e grotteschi, fondati sulla rappresentazione di situazioni tragiche in chiave comica, e viceversa, sulla presenza di elementi tragici in contesti comici.

La prima esperienza futurista del C. avvenne nel teatro e il suo nome figurò nelle due. raccolte del Teatro futurista sintetico che l'Istituto editoriale di Milano pubblicò nel 1915 (ma il volumetto è senza data) nella "Biblioteca teatrale" e nell'aprile del 1916 nel supplemento teatrale della rivista Avvenimenti (2-9 apr. 1916, pp. 3-30). Nei due volumetti comparvero le "sintesi teatrali "del C. scritte da solo (Parole, Parossismo, Costruzioni) o in collaborazione con Settimelli (Pazzi girovaghi). E C. ideò in Parole un esempio di montaggio sonoro facendo recitare da attorì numerati e oscillanti in un cerchio segnato, spezzoni di discorsi, frasi troncate a metà che dovevano suggerire al pubblico il parlottio incessante e confuso di una folla animata. Un e atto a rovescio" risultò., invece, Costruzioni dove la storia di un, delitto è narrata con la tecnica del flash-back cinematografico, risalendo dall'atto assassino ai motivi che lo hanno determinato.

Inoltre il C. delimitò storicamente e ideologicamente l'esperienza del teatro futurista nel breve opuscolo I creatori dei teatro sintetico futurista (Firenze 1915), attribuendo a Corra e Settimelli nel 1913 i primi tentativi di un teatro nuovo e definendo i fini concreti che il teatro "sintetico" si proponeva. Nel novembre del 1915 il C. compose un "dramma d'incubo telepatico" che intitolò Giallo e nero con evidente allusione ai colori asburgici. Il C. apparve anche come attore nelle "sintesi" che erano presentate durante le clamorose "serate" futuriste.

Il C. aderì al gruppo formato da B. Corra, A. Ginna, M. Carli, E. Settimelli e M. Ginanni, che nel 1916 diede vita al quindicinale, poi settimanale L'Italia futurista (1916-1918). La rivista manifestò fin dal suo apparire affinità e divergenze con le posizioni di Lacerba dellafase futurista (1913-1915) ed espresse il contributo del "secondo futurismo fiorentino" la cui caratteristica saliente consistette nello spiccato interesse per i fenomeni dell'occulto, dell'onirico e del medianico. Gli scritti dell'Italia futurista documentano un'attività e "sensibilità" di gruppo che accomunò anche sul piano espressivo gli apporti personali dei singoli collaboratori.

I manifesti, le raccolte antologiche, le trattazioni teoriche erano spesso firmati in gruppo, attribuendosi gli autori collettivamente responsabilità creative di varia entità. Fedeli ai presupposti teorici che rivendicavano il valore assoluto dell'immaginazione e della fantasia nell'opera d'arte, gli scrittori dell'Italia futurista coltivarono la lirica extralogica e le parole in libertà, rifiutando una concezione dell'arte rigidamente delimitata nei diversi generi d'espressione. Giudicarono ogni manifestazione artistica come il prodotto di un'energia mentale scientificamente misurabile, e nel Manifesto della scienza futurista (L'Italia futurista, 15 giugno 1916), firmato dal C. insieme con B. Corra, A. Ginanni, E. Settimelli, M. Carli, O. Mara, N. Nannetti, auspicarono l'avvento di una scienza che non escludesse dal suo ambito la fantasia e l'imprevedibile. Il gruppo della rivista girò nell'estate del 1916 il film Vita futurista a cui partecipò lo stesso C.'recitando in numerose sequenze. Il C. firmò anche il Manifesto della cinematografia futurista (Milano, 11 sett. 1916) che sancì a livello teorico l'esperimento precedente.

Negli articoli apparsi sul periodico del gruppo il C. accentuò le componenti paradossali e parossistiche del suo temperamento, proponendo una serie di fantasie ed invenzioni quasi surrealL Successivamente scrisse in numerosi giornali e riviste: Testa di ferro, Brillante, L'Impero, Oggi edomani, L'Universale, Il Giornale d'Italia, La Patria, illustrando spesso con disegni gli articoli delle terze pagine di cui era redattore. Intorno al 1950 circa compose l'atto "sintetico" Pregiatissimo signore (editoin La vita) che, nonostante la grande distanza con la produzione teatrale del 1915, riprende procedimenti e formule stilistiche dell'esperienza futurista.

Il C. morì a Roma il 23 genn. 1971.

Gli scritti principali del C. sono stati raccolti, a cura di M. Verdone, nel volume postumo La vita si fa da sé (Bologna 1974).

Bibl.: R. Franchi, Mem. critiche, Firenze 1938, pp. 181-182; A. Hermet, La ventura delle riviste, Firenze 1941, pp. 93, 180, 321; A. Parronchi, Artisti toscani del Primo Novecento, Firenze 1958, p. 163; Teatro futurista italiano, in IlSipario, dicembre 1967, pp. 26-27, 78, 92; M. Verdone, Cinema e letter. futurista, Roma 1968, pp. 1, 5, 381, 42, 47, 52, 60, 62, 74, 75, 80, 86, 93, 94, 96, 100, 102, 105-107, 109-110, 112, 152, 154: 229, 231, 239, 259, 291, 293-295; Id., R. C., in IlCampo di Siena, 10 febbr. 1969; Id., Il futurismo fiorentino, in Il Caffè, XVI (1969), 2-3, pp. 77-81; Id., Teatro dei tempo futurista, Roma 1969, pp. 14, 90-91, 93, 101, 103, 114, 116-117, 119-123, 125, 127-129, 170, 172, 186: 274, 364, 373; Id., Nota critica, in B. Corra., Sam Dunn è morto, Torino 1970, pp. 75, 78-79; Id., Teatro ital. d'avanguardia, Roma 1971, pp. 11, 13-14, 31, 37-41, 59; Id., Prosa e critica futurista, Milano 1973, pp. 20-22, 129, 132; L. De Maria, Per conoscere Marinetti e il futurismo, Milano 1973, p. 55; M. Verdone, R. C. futurista, in R. Chiti, La vita si fa da sé, Bologna 1974, pp. 9-21; Contributo ad una bibliogr. del futurismo letterario italiano, Roma 1977, p.27; M. Verdone, C. e Capezzuoli, in IlCampo di Siena, 31 ag. 1978.

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