BIASUTTI, Renato

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BIASUTTI, Renato

Ernesta Cerulli

Nacque a San Daniele del Friuli il 22 marzo 1878 da Luigi e Teresa Savio, e compì i suoi studi universitari a Firenze, dedicandosi principalmente alla geografia sotto la guida di G. Marinelli e di C. Puini; successivamente fu per vari anni assistente al Museo e all'Istituto di antropologia, fondati e diretti da P. Mantegazza, prestando nello stesso tempo la sua opera di consigliere (dal 1902 al 1914) alla Società di studi geografici, che da lui ebbe un deciso impulso. Si delinearono così, fin da allora, quelli che dovevano essere i precipui interessi del B.: da un lato la ricerca geografica, in tutti i suoi settori, dall'altro i problemi antropologici, attinenti alla morfologia, alle origini e alle migrazioni delle differenti razze umane. Sulla scelta e sullo sviluppo di questi studi esercitò una notevole influenza la lunga consuetudine con P. Mantegazza e con il successore A. Mochi, intorno ai quali si raccoglievano esploratori, viaggiatori ed etnologi del tempo: agli anni della giovinezza e del primo soggiorno fiorentino risale anche la conoscenza dell'opera dell'antropogeografo tedesco F. Ratzel, il cui pensiero ebbe un peso determinante nella produzione scientifica del B.: questi infatti, come il Ratzel, sostenne sempre tenacemente la teoria di più o meno antiche migrazioni per giustificare taluni parallelismi culturali tra genti lontane nello spazio e nel tempo.

Alla libera docenza in geografia ed etnografia conseguita nel 1907 il B. poté presentare, dato il lavoro particolarmente produttivo dei suoi anni giovanili, circa venti opere, alcune delle quali di ampiezza notevole, riguardanti argomenti molto vari: geografia fisica ed economica, cartografia e topografia, geologia e antropologia, etnografia e storia delle esplorazioni. In questo primo periodo di attività scientifica, accanto a una vasta produzione attinente alla geografia fisica, appare il suo primo studio di carattere etnologico, o più propriamente antropo-etnologico, in cui è affrontato, con chiarezza il problema razziale e culturale rappresentato dai nuclei etnici residuali. Tale studio (Pastori,agricoltori e cacciatori nell'Africa orientale interna,a mezzogiorno dell'Etiopia, in Boll. della Soc. geografica ital., XLII [1905], pp.155-179), pur nella brevità schematica, è tuttora considerato uno dei più validi contributi al chiarimento dei molteplici aspetti del complesso problema delle minoranze etniche e razziali.

Ai sette anni intercorsi tra il conseguimento della libera docenza e la vincita di un concorso per la cattedra di geografia nella facoltà di lettere dell'università di Napoli (anno accademico 1913-14)appartiene una vasta produzione e una intensa attività scientifica: tra le opere di quel periodo merita una particolare segnalazione la memoria Le salse dell'Appennino settentrionale, in Memorie geografiche, II (1907), pp. 101-255, ancora ritenuta esemplare per la accuratissima indagine analitica, per le conclusioni, e soprattutto per il chiaro indirizzo metodologico.

Pur pubblicando queste opere di interesse geografico, il B. andava decisamente orientandosi verso gli studi antropogeografici, con alcuni saggi fondamentali che costituirono la base delle sue maggiori produzioni successive: Studi sulla distribuzione dei caratteri e dei tipi antropologici, in Memorie geografiche, XVIII (1912), pp. 3-224, con la quale attrasse l'interesse degli scienziati italiani e stranieri; Contributi all'antropologia e all'antropogeografia delle popolazioni del Pacifico settentrionale, in Arch. per l'antropologia e l'etnologia, XI, (1910), pp. 51-96; I Tasmaniani come forma d'isolamento geografico,ibid., pp. 108-116, nelle quali ultime già comincia a delinearsi chiaramente il metodo storico-geografico nello studio della distribuzione dei caratteri somatici dell'uomo in rapporto all'ambiente naturale, nonché l'influsso di questo sulle culture umane. Nel 1913 il B. si trasferì a Napoli, ove rimase fino al 1927, quando con lo stesso incarico di ordinario di geografia passò a Firenze, ove conservò l'insegnamento fino, al raggiungimento dei limiti di età (1948)e dove visse praticamente senza lunghe interruzioni sino alla morte.

Al secondo periodo fiorentino, oltre all'insegnamento universitario della geografia e dell'etnografia, alla direzione dell'Istituto di geografia, alla sempre feconda e multiforme pubblicazione di saggi, alla attiva partecipazione a riunioni e congressi scientifici, appartengono le maggiori produzioni scientifiche del B.; la concezione unitaria dell'antropologia e dell'etnologia, che egli ebbe fin dagli inizi della sua produzione scientifica, ricompare compiutamente sviluppata e maturata, particolarmente in Razze e popoli della terra.

Quest'opera, in più volumi (tre nella prima edizione, Torino 1941; quattro, nella seconda, 1953-57, e nella terza, 1959; la quarta edizione, che il B. aveva in gran parte curato e predisposto, è stata stampata postuma a Torino nel 1967), scritta con la collaborazione di vari studiosi italiani, è una summa non solo della particolare e originale metodologia del B., ma anche dello stato attuale delle conoscenze in varie discipline, dalla paleontologia alla preistoria, dall'antropogeografia all'antropologia, dalla serologia alla fisiologia e patologia, dalla glottologia alla sociologia: l'opera ha avuto larghissima risonanza in Italia - nel 1951 con essa il B. vinse il premio nazionale dell'Accademia dei Lincei - e all'estero, soprattutto per quanto riguarda la sistematica razziale e la rappresentazione cartografica della distribuzione nello spazio di determinati fenomeni ed elementi della cultura, nonché dei caratteri fisici dell'uomo.

Modificando in parte le classificazioni razziali di G. Fritsch, E. von Eickstedt, G. Montandon, V. Giuffrida-Ruggeri, B. Lundman, per non citare che alcuni nomi, il B. propone nuove distinzioni sulla base del metodo storico-geografico, con il quale affronta non solo il problema della distribuzione delle varie razze umane, ma anche della loro origine e del loro rapporto con l'ambiente naturale in cui si sono fissate.

In Le razze e i popoli della terra il problema etnologico fu inizialmente affrontato sulla base della teoria dei "cicli culturali", cui il B. apportò alcune originali modifiche e critiche e della quale però non tenne quasi più conto nella parte speciale dell'opera, dedicata ai singoli continenti. Questa teoria, oggi in gran parte superata e inaccettabile sorta in Germania agli inizi del sec. XX (B. Ankermann, F. Graebner, W. Foy), successivamente modificata dai seguaci della scuola di Vienna (W. Schmidt), dall'antropologo francese G. Montandon e da altri studiosi indipendenti (L. Frobenius, O. Menghin), proponeva un raggruppamento delle differenti culture umane in più complessi culturali (i cicli), comprendenti una serie di elementi in coerente rapporto e ben delimitati nello spazio e nel tempo, in cui fosse possibile distinguere le migrazioni, le sovrapposizioni e gli incroci.

Altra opera fondamentale del B., appartenente all'ultimo periodo della sua produzione, è Il paesaggio terrestre (prima edizione, Torino 1947; seconda edizione, in coll. con G. Barbieri, Torino 1962), un felice tentativo di una sistematica suddivisione regionale della superficie terrestre - vi sono distinti trentaquattro tipi fondamentali di paesaggio - che rappresenta una pietra miliare nell'attività scientifica del B. come geografo.

Fin dal 1924 questi aveva dedicato la sua attenzione alle forme e ai tipi dell'abitazione rurale in Italia (Per un'inchiesta sui tipi dell'abitazione rurale in Italia, in Atti del IX Congresso geografico italiano, I, Genova 1925, pp. 205-206), un interesse che si venne precisando negli anni successivi (Architettura rustica nella Campania. I tetti, in Le Vie d'Italia, XXXI[1925], pp- 1379-87; Per lo studio dell'abitazione rurale in Italia, in Riv. geografica ital., XXXIII [1926], pp. 1-24; Insediamenti agricoli ed abitazioni rurali in Italia, in Atti del X Congresso geografico italiano, I, Milano 1927, pp. 241-46; Osservazioni sulle "corti" della Campania, in Atti dell'XI Congresso geografico italiano, II, Napoli 1930, pp- 225-27; Ricerche sui tipi degli insediamenti rurali in Italia. I: La carta dei tipi di insediamento, in Mem. della Soc. geogr. ital., XVII[1932], pp. 5-25), fino alla pubblicazione del primo volume (La casa rurale della Toscana, Bologna 1938) di una serie divisa per regioni, pubblicata a cura del Consiglio nazionale delle ricerche: ricerca condotta con la collaborazione della maggior parte dei geografi italiani e che rappresenta un contributo monumentale alla geografia e alla storia dell'architettura minore in Italia.

Negli ultimi anni della sua vita gli interessi del B. si concentrarono sui problemi antropologici ed etnologici, e di geografia etnologica fu appunto il suo ultimo scritto (Per una geografia storica dei primitivi, in Scritti geografici in onore di Carmelo Colamonico, Napoli 1963). Professore emerito dell'università di Firenze, diresse le sezioni di geografia (dell'Asia e dell'Oceania) ed etnologia dell'Enciclopedia italiana; dal 1933 al 1957 fu condirettore della Rivista geografica italiana; per molti anni fu presidente della Società di studi geografici di Firenze, dal 1947 al 1953 fu direttore del Centro di studi per la geografia etnologica del Consiglio nazionale delle ricerche. Era socio nazionale dell'Accademia dei Lincei, e membro di numerose altre società, accademie e istituti italiani e stranieri. Morì a Firenze il 3 marzo 1965.

Bibl.: F. Keiter,R. B.: der Geograph als Rassen-,Völker- und Kulturforscher, in Gestalter unserer Zeit, IV, Oldenburg 1955, pp. 325-335; R. Ardissone, Dos escritos metodologicos por R. B., precedidos de un estudio bibliografico del Autor, Buenos Aires 1957; R. Riccardi, R. B., in Boll. della Soc. geogr. ital., VI(1965), pp. 169-30; M. Ortolani,Ricordo di R. B. (1878-1965), in La geografia nelle scuole, X (1965), 3, pp. 102-105; B. Nice, R. B., in Riv. geogr. ital., LXXII (1965), 4, pp. 311-337.

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