Rendita

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Entrata continuativa senza costo, o almeno senza costo contemporaneo, e in particolare reddito di capitale, frutto di risparmio comunque investito.

Diritto

Contratto di r. Quello col quale una persona si obbliga a corrispondere a un’altra la prestazione periodica di una somma di denaro o di una certa quantità di cose fungibili, quale corrispettivo dell’alienazione di un immobile o della cessione di un capitale. La r. è perpetua quando è dovuta per una durata senza limiti, cioè fino a quando non sia stata riscattata o sia prescritta; è vitalizia quando sia dovuta per la durata della vita del beneficiario o di altra persona. La r. perpetua si chiama fondiaria quando sia stata costituita mediante alienazione di un immobile; semplice, se costituita mediante cessione di un capitale. Quest’ultima deve essere garantita con ipoteca sopra un immobile; altrimenti il capitale è ripetibile. Il diritto nascente dal contratto di r. è un diritto di credito personale e non un diritto reale corrispondente a un onere reale a carico del debitore della rendita. Essa, quindi, è dovuta anche quando l’obbligato non sia più titolare dell’immobile ottenuto in cambio della rendita. La r. perpetua è redimibile a volontà del debitore, nonostante qualunque convenzione contraria, mediante il pagamento della somma che risulta dalla capitalizzazione della r. annua sulla base dell’interesse legale. Può, però, essere convenuto che il riscatto non possa eseguirsi durante la vita del beneficiario o prima di un certo termine, che non può eccedere i dieci anni nella r. semplice e i 30 anni nella r. fondiaria. Si fa luogo a riscatto forzoso qualora il debitore sia in mora nel pagamento di due annualità; o non abbia dato le garanzie promesse; o quando, per effetto di alienazione o di divisione, il fondo su cui è garantita la r. è diviso fra più di due persone; o, infine, in caso di insolvenza del debitore.

Economia

Scienza economica

La teoria ricardiana. Nella scienza economica, r. ricardiana o differenziale è detto, dal nome dell’economista D. Ricardo che lo analizzò con riferimento ai terreni coltivati (r. fondiaria), l’eccesso del prezzo d’uso di un fattore produttivo che si determina rispetto al prezzo d’uso del risparmio occorso a produrne i servizi quando il fattore stesso sia interamente appropriato, irriproducibile o difficilmente riproducibile e la sua domanda cresca (se la domanda diminuisse e il prezzo del fattore produttivo, non essendone riducibile l’offerta, scendesse per questo al di sotto del suo costo di produzione, la differenza avrebbe sempre carattere di r., ma di r. negativa invece che positiva). In altri termini, in presenza di costi crescenti, quali quelli di messa a coltivazione di terre sempre meno fertili indotta da pressioni dal lato della domanda, e di prezzo unico, stabilito dal terreno ‘marginale’, quello cioè dove i costi di produzione sono i più alti perché a più bassa fertilità, la r. sulle terre non marginali nasce dalla differenza tra il prezzo unico e il costo differenziato di ogni singolo terreno; la r. è maggiore sui terreni più fertili perché maggiore è la differenza tra il prezzo e il costo di produzione, e decade fino ad annullarsi del tutto sulla terra marginale.

F. Quesnay aveva considerato la r. della terra, intesa come guadagno assoluto, quale manifestazione della singolare «munificenza» della natura a favore delle produzioni originarie, in vario modo assecondata dagli investimenti dei proprietari terrieri, e l’aveva posta al centro del sistema fisiocratico, in tanta parte basato sulla tendenziale identificazione degli interessi fondiari con quelli della collettività. D. Ricardo, invece, vide nella r., intesa come guadagno differenziale che si aggiunge alla r. assoluta per i soli proprietari dei terreni fortunati, l’espressione dell’«avarizia» della natura, che si manifesta nella scarsità relativa delle terre in genere e di quelle migliori in particolare, e l’assunse a elemento essenziale di un sistema diretto a spiegare tutti i fenomeni di distribuzione.

Delle due ipotesi formulate da Ricardo, la prima riguarda terreni di diversa fertilità messi a coltura contemporaneamente e producenti quindi, a costi unitari diversi, prodotti della stessa qualità che, per la legge di indifferenza di W.S. Jevons, in regime di libera concorrenza non possono essere venduti che a un unico prezzo, tale da coprire il costo di produzione più elevato (quello della cosiddetta terra marginale). La seconda ipotesi ricardiana si riferisce invece all’intensificazione della coltivazione sullo stesso terreno con progressivo accrescimento delle dosi di capitale e lavoro in esso impiegate, da cui deriverebbe una produzione uguale di qualità alla precedente, ma a costi via via crescenti, che verrebbe venduta a un unico prezzo pari al costo più elevato o costo marginale.

La r. ricardiana va quindi considerata come un fenomeno di prezzo (effetto, non causa, del prezzo dei prodotti, ma a sua volta elemento determinante del prezzo delle terre) su un mercato in libera concorrenza. Potrebbe verificarsi tuttavia, per quanto con minore evidenza, anche in un’economia senza scambio e non basata sulla proprietà individuale, in quanto dipendente da fenomeni d’ordine naturale quali la differente qualità delle terre, la loro produttività decrescente e l’insufficienza del prodotto delle terre di prima qualità. L’aumento della popolazione e, in genere, della domanda dei prodotti agrari e quindi del loro prezzo, la incrementano, inducendo a mettere a coltura anche terre meno fertili e a intensificare la produzione su quelle già coltivate, anche se a costi crescenti (H. Carey sostenne, in base a dati di fatto relativi all’America, che le terre meno fertili sono state le prime a essere messe a coltura e non le ultime, il che si può dir vero in molti casi soltanto qualora si assuma il concetto di fertilità in senso stretto e, comunque, infirma tutt’al più la legge storica di sviluppo della r. e non la sua legge economica). I fenomeni opposti la riducono e così pure le opere di bonifica, i miglioramenti agricoli generali, l’abolizione o riduzione degli ostacoli all’importazione, la riduzione del costo dei trasporti e tutto ciò che, accrescendo la produzione o la concorrenza, equivale ad aumento della terra o della sua fertilità e determina riduzione del prezzo dei suoi prodotti.

In complesso, però, finora i fattori che influiscono in senso positivo sullo sviluppo della r. hanno prevalso su quelli contrari e ciò spiega perché la capitalizzazione del reddito dei terreni si faccia in genere a un saggio minore di quelli usati per i capitali mobiliari. Nel valore attuale delle terre si sconta cioè il futuro previsto aumento della r.; a ogni passaggio di proprietà a titolo oneroso la r. già accumulatasi sparisce, capitalizzata nelle mani del vecchio proprietario, per tornare poi subito ad accumularsi nelle mani del nuovo via via che il suo reddito sale oltre quello che, al saggio d’interesse corrente, sarebbe il reddito della somma investita nell’acquisto.

Le teorie economiche successive. Dopo Ricardo, ma nella scia del suo pensiero, J.H. von Thunen mise in luce come r. analoghe possano determinarsi a vantaggio delle terre più vicine al mercato di collocamento dei loro prodotti in confronto alle terre più lontane (r. di posizione).

Sempre sulla falsariga ricardiana sono state studiate la r. mineraria (caratterizzata, in confronto alla r. fondiaria, da una maggiore incertezza e da minore durata, dalla quasi totale mancanza di compenso per le applicazioni iniziali di capitale e lavoro, nonché dal fatto che anche le miniere marginali danno apparentemente una r., in quanto nel prezzo d’uso corrisposto al loro proprietario va incluso anche un compenso per il previsto esaurimento del giacimento), nonché la r. edilizia (tradizionalmente considerata composta dalla r. di posizione del suolo e dal reddito del capitale investito nella costruzione dell’edificio, compreso il valore iniziale del suolo stesso, e risultante, con procedimento inverso a quello relativo alla r. fondiaria, dalla diversità dei prezzi d’uso che si determina, in conseguenza della domanda preferenziale per alcune località, a favore di abitazioni inizialmente costruite allo stesso costo delle altre).

Per quel che riguarda in particolare la r. edilizia, vari studi hanno messo in luce come la r. di posizione non decresca regolarmente col passaggio dal centro alla periferia e come vi influiscano i disegni urbanistici e l’apprezzamento delle diverse qualificazioni tecnico-spaziali delle singole case e dei servizi disponibili nell’area in cui sono collocate. La r. edilizia, non sempre spiegabile col ricorso alle due categorie di r. di posizione e di r. monopolistica, potrebbe in certi casi considerarsi r. da economie esterne (S. Lombardini). Si introduce così una nozione che presuppone una qualificazione del territorio in relazione alle preferenze dei consumatori, frutto di decisioni dell’operatore pubblico, e che considera la r. nel momento in cui si forma e non quando è già stabilizzata. Una volta formata la r. da economie esterne, le zone favorite acquistano la caratteristica di aree relativamente scarse e le r. si consolidano e possono distinguersi in r. di posizione e anche in r. monopolistiche se i terreni avvantaggiati sono nelle mani di pochi grandi proprietari. È stata inoltre approfondita (in particolare da A. Marshall e A.C. Pigou) l’analisi del problema dei fattori di produzione costosi e non costosi, operanti cioè senza merito o con poco merito dell’uomo, e l’economia postclassica ha in complesso generalizzato il concetto di r., riferendolo a tutti i fattori di produzione irriproducibili o intrasferibili, o lentamente e difficilmente riproducibili e trasferibili, identificando nel profitto una r. differenziale di abilità e considerando r. anche i guadagni di congiuntura e i maggiori utili derivanti da situazioni di monopolio e di oligopolio, che tutti si traducono in offerta volutamente tenuta al di sotto della domanda (in tutti i casi di r. temporanea, seguendo il suggerimento di Marshall, si potrebbe parlare di quasi-rendita).

Nella sua estrema semplicità, nonostante le imperfezioni rilevate dai critici e in un certo senso il suo superamento, sotto l’aspetto dinamico, alla luce delle teorie dell’equilibrio generale, la teoria ricardiana, anticipata soltanto in parte da J. Anderson, E. West e R. Malthus e successivamente estesa dagli economisti neoclassici, si è rivelata strumento prezioso per l’interpretazione di molti fatti concreti, sia nella sua tesi statica, che mira a spiegare l’esistenza di fenomeni di r. in un dato momento, sia in quella dinamica, che indaga le leggi di sviluppo della rendita.

R. del consumatore. Una considerazione particolare merita la r. del consumatore, individuata da A. Marshall, e definita come la differenza fra quanto i consumatori sono disposti a pagare per dosi successive del bene e quanto effettivamente pagano (graficamente, la r. del consumatore sarebbe misurata dall’area sottostante la curva di domanda per il tratto superiore al prezzo di mercato). La definizione marshalliana fu poi precisata da J.R. Hicks che sottolineò come essa fosse valida solo considerando costante l’utilità marginale della moneta. In tempi più recenti, l’analisi della r. del consumatore ha messo in evidenza la necessità di ridefinire la curva di domanda (M. Friedman). È evidente infatti che se la curva di domanda viene tracciata per un dato valore del reddito nominale, il reddito reale sarà tanto maggiore quanto più basso è il prezzo del bene in questione. Una riduzione del prezzo del bene, in altri termini, che dovrebbe tradursi graficamente in un movimento lungo la curva di domanda, determina di fatto un aumento del reddito reale. Ora, nulla nella logica della curva di domanda spiega in modo adeguato perché tale variazione del reddito reale dovrebbe verificarsi. Friedman suggerisce quindi di ridefinire la curva di domanda basandola sull’ipotesi di reddito reale costante, e sostiene che in realtà questa è l’ipotesi che Marshall aveva in mente. Il problema è di grande importanza teorica perché investe la legittimità della separazione fra la microeconomia, studio della formazione di prezzi relativi, e la macroeconomia, che analizza la determinazione del valore di equilibrio del reddito monetario. Tale separazione si riflette nelle dispute relative alla cosiddetta dicotomia classica, e agli studi di Pigou, G. Archibald e R. Lipsey, e D. Patinkin, che tendono a superare le difficoltà teoriche connesse alla separazione.

Matematica finanziaria

La r. è una successione di somme che vengono corrisposte a scadenze determinate, secondo convenzioni pattuite a priori. Le singole somme si dicono rate o termini della r.; se esse sono pagate a intervalli uguali, l’intervallo tra una rata e l’altra si dice periodo della r. (e si parla allora di r. annua, trimestrale ecc.); se esse sono uguali in valore, si parla di r. costante; nel caso contrario la r. è detta variabile. Se il pagamento della prima rata avviene prima che sia trascorso un periodo a partire dalla stipulazione del contratto, la r. si dice anticipata o, in particolare, pagabile anticipatamente se la prima rata è versata alla stipulazione del contratto; se la prima rata è versata dopo un periodo, si parla di r. immediata; si parla di r. differita (di k periodi) se la prima rata viene corrisposta dopo k+1 periodi dalla stipulazione del contratto. La r. si dice perpetua se le rate vengono corrisposte per un tempo (teoricamente) infinito, temporanea se il pagamento delle rate cessa dopo un tempo convenuto. Una r. si dice vitalizia se dipende dall’essere o meno in vita una data persona, o più persone, certa nel caso contrario. La r. vitalizia condizionata all’esistenza in vita di una persona è temporanea; una r. vitalizia che inizia dalla morte di una persona è una r. differita. Una r. si dice frazionata se il pagamento della rata viene eseguito a più riprese durante un periodo, continua nel caso limite che la rata sia pagata con continuità durante tutto il periodo; si possono avere r. frazionate a intervalli uguali o no, e la rata stessa può essere divisa in parti uguali o no; se la divisione sia del periodo sia della rata è fatta in parti uguali, al limite si ottiene una r. continua costante; ma si può anche avere una r. continua variabile.

Il calcolo di una r. consiste nel determinare le relazioni che intercorrono tra gli importi delle rate, le modalità del loro pagamento, l’importo da versare per assicurarsi la r. e le modalità di questo versamento, in modo che dalla conoscenza di taluni di questi elementi si possano calcolare i rimanenti; in tutto il calcolo occorre tener presente il tasso d’interesse applicato alle somme in questione e, a seconda del tipo della r., occorrerà tener presenti i vari tipi di tasso.

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