ARGENTINA, Repubblica

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

ARGENTINA, Repubblica (IV, p. 184; App. I, p. 145)

Francesco BONASERA
Mario DI LORENZO
Alberto PINCHERLE
Dario PUCCINI

Popolazione (IV, p. 200 e App. I, p. 145). Un decreto del 1943 ha abolito il territorio di Los Andes. I quattro dipartimenti in cui era suddiviso: Susques, Pastos Grandes, Antofagasta de la Sierra e San Antonio de los Cobres sono stati incorporati: il primo (kmq. 9554) dalla provincia di Jujuy; il quarto e il secondo (rispettivamente 1207 e 23.994 kmq.) da quella di Salta, il terzo (27.887 kmq.) da quella di Catamarca.

I dati provvisorî del censimento eseguito nel maggio 1947 fanno ammontare la popolazione a 16.107.930 ab., cioè 5,9 per kmq. Nella tabella che segue è data la popolazione assoluta e relativa delle provincie e dei territorî a tale data.

La popolazione delle città principali, sempre al maggio 1947, era la seguente: Buenos Aires (municipio, quindi senza i sobborghi) 4.065.117; Santa Fe 150.000; Tucumán 165.000; Bahía Blanca 115.000; Mendoza 110.180; Pergamino 90.000; Paraná 75.000; Santiago del Estero 70.000; Junín 70.000; Chivilcoy 58.000; Corrientes 68.000; Mar del Plata 85.000.

Condizioni economiche (IV, p. 206 e App. I, p. 145). - Tutte le attività economiche hanno subìto un impulso con l'adozione del piano quinquennale, redatto all'inizio del 1947 dal governo del generale Perón, che prevede la razionale riorganizzazione dell'amministrazione statale, della difesa nazionale e dell'economia, con un completo sfruttamento di tutte le risorse naturali e un potenziamento delle industrie.

La produzione del frumento è stata di 64 milioni di quintali nel 1942-43, di 68 milioni di q. nel 1943-44, scendendo a 40 milioni di q. nel 1944-45 e a 39 nel 1945-46, per risalire nel 1946-47 a 60 milioni di q. (910 kg. per ettaro), ricavati da una superficie di 6.539.000 ha.

La coltivazione del mais, che occupa circa 4 milioni di ha., ha dato negli ultimi anni una produzione dai 20 ai 40 milioni di q. Nel 1946-47 la produzione degli altri cereali è stata la seguente: avena (1.694.700 ha.) 8,3 milioni di q.; orzo (1.368.000 ha.) 12.352.000 q.; segale (1.943.900 ha.) 5.689.000 q.; quella del riso nel 1946 (49.300 ha.) 556.000 q. Tra le colture industriali argentine ha continuato nel suo progresso quella del cotone, che ha dato nel 1945-46 1.300.000 q. (superficie coltivata 374.700. ha.); quelle del tabacco (27.500 ha., 292.000 q. nel 1945-46) e della canna da zucchero (250.200 ha., 8.319.000 q.) hanno registrato anch'esse un progresso nell'area coltivata e nella produzione, mentre quella del lino da seme (1.864.800 ha., 9.641.000 q.) ha subìto una diminuzione nella superficie e nella produzione.

Un forte aumento si è avuto nella produzione dell'olio commestibile (arachide 1.391.000 q. nel 1945-46; girasole 890.000 q. nella stessa annata agraria); minima resta la produzione di olio di oliva (5000 ha. e 8.000 q. nel 1943-44)

Una stima del bestiame al 1945 ha dato: 34 milioni di bovini, 56.200.000 caprini e ovini, 8.500.000 di equini, 8 milioni di suini. La produzione di latticinî è in continuo incremento (nel 1945 si sono prodotti: 434.850 q. di burro; 291.770 q. di caseina; 808.940 q. di formaggi). Di lana nel 1945 se ne sono prodotti 2.325.000 q., di cui 605.000 lavata.

Si è sviluppata negli ultimi anni l'industria estrattiva, particolarmente quella del piombo (29.700 t. nel 1942), dello zinco, dello zolfo e del vanadio, ed ha avuto un notevole incremento l'estrazione del tungsteno (Sierra de San Luis 1.280 t. nel 1942). La produzione del petrolio ha raggiunto nel 1946 le 2.964.000 t. L'industria di raffinazione aveva nel 1941 una capacità di produzione di 5 milioni di q. annui e contava 20 impianti, per lo più lungo il Plata. Di gas naturale nel 1942 se ne è prodotto 675 milioni di mc. È in costruzione una conduttura per il trasporto del gas da Comodoro Rivadavía, presso il Golfo di S. Jorge (la principale zona in cui si estrae il petrolio) a Buenos Aires (per una lunghezza complessiva di 1670 km.). Sono state attivate le miniere di carbone di Río Turbio (San Juan), i cui giacimenti sono valutati a 100 milioni di t. Il carbone è di buona qualità e offre un potere calorifico oscillante tra 6200 e 6500 calorie.

È in corso di potenziamento lo sfruttamento delle risorse idroelettriche. Si è iniziata la costruzione della centrale del Salto Grande sull'Uruguay, che comprenderà una diga di 2000 metri di lunghezza e 25 di altezza, con una produzione preventivata in 3 milioni di kW, equivalenti al consumo totale dell'Argentina; il lago artificiale che risulterà dallo sbarramento verrà ad avere una superficie di 600 kmq. e una capienza di 3000 milioni di mc. di acqua. Si sono poi iniziati a Rosario di Santa Fe i lavori per la costruzione di una centrale termoelettrica con un potenziale previsto in 50.000 kW, mentre è stata terminata la costruzione della centrale sul Río Tercero, nella provincia di Córdoba, con una potenza di 15.000 kW.

Tra le industrie alimentari ha avuto enorme sviluppo, negli ultimi anni, quella della conserva di pomodoro (12.570.000 ha. e 556.000 q. di pomodori nel 1945-46), ormai in grado di coprire l'intero fabbisogno nazionale, e si è pure sviluppata quella delle paste alimentari. Con lo zucchero prodotto in quantità crescente si fabbricano ingenti quantitativi di alcool (481.000 hl. nel 1945-46). Tra le altre industrie, quella della gomma già tende a bastare al consumo interno. L'industria del cemento è in sviluppo (1.156.000 t. nel 1946); permangono deficitarie le industrie dei colori, dei profumi, dei cappelli, della carta. Rapidissima è stata l'evoluzione dell'industria farmaceutica, ormai in grado di coprire quasi per intero il fabbisogno interno e anche di alimentare una buona esportazione. L'industria laniera ha fatto negli ultimi anni notevoli progressi (150.000 fusi dei quali 85.000 da cardato e il resto da pettinato), giungendo a coprire 1/4 del fabbisogno interno di tessuti. Di 370.000 fusi (in confronto dei 251.000 del 1936) e di 6400 telai dispone l'industria cotoniera, cui si attribuisce la capacità produttiva del 40% in confronto del consumo nazionale. A circa 300 ascendono le imprese per la seta e il rayon, ma i filati che le alimentano sono quasi interamente d'importazione.

In complesso il valore della produzione industriale ha raggiunto, e superato, anche, quello della produzione agricola e dell'allevamento del bestiame, attività basilari dell'economia del paese. Il fenomeno, diretta conseguenza delle condizioni eccezionali create dalla guerra, ebbe inizio prima del 1914 e si andò accentuando nel corso della seconda Guerra mondiale. Lo sviluppo industriale del paese può sintetizzarsi nelle seguenti cifre:

Comunicazioni e trasporti (IV, p. 209). - Le ferrovie assommavano nel 1945 a 42.800 km.; quelle di proprietà anglo-americana sono state acquistate dal governo argentino con un accordo in data 1° luglio 1946.

Commercio (IV, p. 208 e App. I, p. 145). - Gli scambî commerciali con l'estero hanno raggiunto nel 1946 la cifra mai sinora raggiunta di 6.267.700.000 pesos, con esportazioni per il valore di 3.937.400.000 pesos e importazioni per un valore di 2.330.300.000 pesos, con 8.341.100.000 t. di importazione e 8.150.500.000 di esportazione. Ecco il valore delle esportazioni e delle importazioni (in milioni di pesos m/n, cioè pesos carta) dal 1942 al 1946:

Come si vede, la bilancia commerciale si è mantenuta sempre favorevole.

Finanze (IV, p. 223; App. I, p. 146). - La guerra ha app0rtato un sensibile miglioramento nella situazione finanziaria interna e internazionale dell'Argentina, consentendole di utilizzare il forte saldo attivo della bilancia dei pagamenti per il rimborso del debito pubblico estero (che alla fine del 1947 risultava completamente estinto), per il trasferimento in mani argentine di una cospicua parte degli investimenti esteri (in ispecie inglesi) per l'acquisto di materie prime e attrezzature necessarie per l'industrializzazione del paese e, a partire dall'ultimo trimestre del 1946, anche per la concessione di crediti e prestiti all'estero, per un ammontare che a fine 1947 superava il miliardo di pesos.

Con l'avvento al potere del governo nazionalista del generale Perón, si è verificato un progressivo intervento dello stato nel campo dell'economia, che ha avuto le sue manifestazioni Più rilevanti: a) nella riforma bancaria, realizzata nei mesi da marzo a maggio 1946 con la nazionalizzazione del Banco Central de la República Argentina e delle tre banche più importanti del paese (il Banco de la Nación Argentina, il Banco de Crédito Industrial e il Banco Hipotecario Nacional) e con l'attribuzione al Banco Central del controllo sui cambî, sulle importazioni, sulle banche e sul credito, attuato quest'ultimo attraverso la rigida forma del trasferimento al Banco medesimo della disponibilità di tutti i depositi bancarî, che sono stati coperti con la garanzia dello stato, rimanendo le aziende di credito autorizzate a fungere come semplici agenti del Banco Central, con facoltà di utilizzare in nome proprio soltanto i fondi provenienti dal capitale e dalle riserve; b) nel monopolio statale dell'esportazione di determinati prodotti attraverso un ente governativo autonomo, l'Instituto Argentino de Promoción del Intercambio (IAPI), costituito nel maggio 1946; c) nella nazionalizzazione di molte imprese di pubblici servizî; e infine d) nel vasto piano quinquennale, iniziato nel 1947, che comporta interventi praticamente in tutti i settori di attività del paese e una spesa complessiva preventivata in 6,7 miliardi di pesos, da impiegare in parti approssimativamente uguali per l'incremento della produzione dell'energia elettrica, per lo sviluppo del sistema dei trasporti e per opere pubbliche e altre attività di carattere sociale; al finanziamento del piano dovrebbe essere provveduto per la massima parte con gli utili di gestione dell'IAPI.

Si riportano qui di seguito le cifre dei bilanci statali dal 1938 al 1948:

Al 31 dicembre 1947 il debito pubblico ammontava a 11,7 miliardi di pesos, di cui 9 di consolidato.

Al 31 marzo 1948 la circolazione ammontava a 4.593 milioni di pesos (dicembre 1939: = 1.063 milioni), e risultava coperta da una riserva in oro e divise di 3.153 milioni; alla stessa data i depositi bancarî ascendevano a 11.540 milioni, di cui 6.933 a vista.

Nel settembre 1939 il peso venne ancorato al dollaro sulla base di 3,37 pesos per dollaro. Questa quotazione costituisce ora il cambio "preferenziale" di vendita della valuta necessaria a pagare le importazioni di merci considerate essenziali. Accanto a essa le autorità valutarie, nell'esercizio di una complessa politica di cambî multipli, hanno gradatamente introdotto numerosi altri tassi di cambio, applicantisi ai varî tipi di operazioni.

L'Argentina non fa parte del Fondo monetario internazionale.

Storia (IV, p. 229; App. I, p. 146).

Il presidente Roberto Ortiz, conservatore legalitario devoto alle tradizioni, non poteva sentire simpatia per tendenze antiliberali e demagogiche, né credere di poterle asservire e sfruttare senza pericolo. Nel maggio 1938 furono sottoposti a vigilanza gl'istituti d'istruzione e di cultura stranieri e vietato l'insegnamento di dottrine contrarie ai principî sanciti nella costituzione. Un anno dopo, commossa l'opinione popolare dalla pubblicazione di un documento rivelatore di disegni tedeschi sulla Patagonia, furono vietate tutte le associazioni che dall'estero ricevessero fondi o dirigenti. Ma nella conferenza panamericana di Lima (dicembre 1938), l'atteggiamento del ministro degli Esteri argentino J. M. Cantilo, che riuscì a far approvare una mera dichiarazione di principî circa la difesa continentale, fu dettato da prudenza oltre che dal sempre vivo orgoglio nazionale di svolgere una politica estera autonoma e dal tradizionale antagonismo verso gli Stati Uniti.

Nel febbraio 1939 l'Argentina, contemporaneamente alla Francia e alla Gran Bretagna, riconobbe il governo del generale F. Franco in Spagna; e concluse, tra il 1937 e il 1939 (anche con l'Italia, 1° giugno 1939) una serie di accordi bilaterali per scambî compensati, in contrasto - nonostante dichiarazioni generiche e l'introduzione della clausola della "nazione più favorita" in alcuni trattati commerciali - col principio degli "scambi triangolari" sostenuto dal segretario di stato nordamericano C. Hull.

Lo scoppio della seconda Guerra mondiale privò l'Argentina di uno dei suoi migliori mercati: la Germania, e ciò mentre la situazione economica era ancora difficile, per il cattivo raccolto del 1938 e per il disavanzo del bilancio. Ma essa poté mantenere, anzi intensificare, i traffici con la Gran Bretagna, i cui grandi acquisti di derrate alimentari determinarono un aumento della produzione agricola già nel 1940; mentre gli Stati Uniti prendevano il posto della Germania, elevando le importazioni in Argentina dal 17,2% (1939) al 29,i (1940) e le esportazioni da essa dal 12 al 17,5%. Ma la Gran Bretagna pagava in sterline bloccate e nonostante gli accordi con la Bolivia, il Brasile e il Giappone, la bilancia commerciale rimaneva passiva: pertanto si introdusse un controllo sull'importazione, dannoso specialmente agli Stati Uniti, che concessero crediti per 110 milioni di dollari. Dopo due anni di negoziati, nell'ottobre del 1941, un trattato di commercio accordò grandi facilitazioni a tutte le esportazioni argentine negli Stati Uniti, tranne le carni congelate, per l'opposizione degli allevatori statunitensi: non ultima ragione, questa, del risentimento argentino verso gli Stati Uniti.

Le buone relazioni di affari con la Gran Bretagna, insieme col prestigio e l'influenza tradizionale di questo paese sulla vita economica e sul costume dell'Argentina, attiravano ad essa grandi simpatie. Grande era anche il fascino esercitato dalla Francia; ma svanì in gran parte con la delusione causata dal suo crollo nel 1940 e le conseguenti divisioni tra fautori della "Francia libera" e del governo di Vichy. I quali ingrossarono il numero di chi auspicava la vittoria degli stati totalitarî, cioè di moltissimi conservatori nel cui animo - nonostante il patto russo-tedesco (cui invece si inspirava la linea di condotta seguita dai comunisti) - tale sentimento era rafforzato dall'avversione al comunismo e dalla diffidenza verso gli Stati Uniti. Le tendenze antidemocratiche si manifestarono anche nell'esaltazione, che alcuni facevano, di J. M. de Rosas; ed erano rafforzate dall'attività energica, ben diretta, ricca di mezzi e scarsa di scrupoli della propaganda fascista e nazionalsocialista, e dall'opera dei religiosi cattolici spagnoli rifugiatisi in Argentina; contro le quali poco potevano fare altri cattolici denunciando l'azione antireligiosa del nazionalsocialismo, e i rifugiati politici (repubblicani spagnoli, antifascisti italiani) e razziali. Agivano sui conservatori al governo l'esempio di H. Yrigoyen; la convinzione che, mentre la guerra poteva procurare grandi guadagni (la bilancia commerciale tornava attiva nel 1941), l'esito, qualunque fosse, non avrebbe toccato gli interessi argentini; e la speranza di ottenere quelle isole Malvine che l'Argentina rivendicava in tutte le conferenze tra stati americani, a Panamá e all'Avana, dove appunto si sforzava di attenuare o ridurre le proposte avanzate o caldeggiate dagli Stati Uniti, opponendosi altresì a che fossero cedute loro, per la difesa comune del continente, basi navali nell'Uruguay. Pure, la vigilanza sulle attività nazionalsocialiste continuava e vi furono dimostrazioni antitedesche a Buenos Aires nel maggio 1940, in seguito all'affondamento di una nave argentina.

Alle discussioni sulla politica estera ne corrispondevano di altrettanto e anche più ardenti sulla politica interna.

Il presidente Ortiz, impressionato dalle notizie sulle frodi nelle elezioni provinciali, volle intervenire e annullare, nel febbraio 1940, quelle di Catamarca e di Buenos Aires; pare si preparasse a governare con l'appoggio di almeno una parte dei radicali, ormai in maggioranza, quando nel luglio le cattive condizioni di salute gl'imposero di lasciare l'esercizio del potere al vice-presidente Ramón Castillo. Si ripresentò l'Ortiz al Congresso nell'agosto, quando lo scandalo per irregolarità gravi nella vendita di alcuni terreni militari lo indusse a presentare le dimissioni; respinte le quali, ridiede il potere al Castillo, che nominò nuovi ministri: tra cui J. A. Roca, per gli Affari esteri. Questi aveva aderito, insieme con il deputato H. Pueyrredón, M. T. Alvear e altri a un comitato pro Alleati; ma si dimise nel gennaio 1941, e venne sostituito da E. Ruiz Guiñazú. Cominciò allora un dissidio tra il governo e la camera; tuttavia, saputosi nel maggio che al diabete, di cui soffriva l'Ortiz da tempo, s'era aggiunta una gravissima malattia d'occhi, i radicali decisero dapprima di moderare la loro opposizione. Il Castillo e il Ruiz erano fautori della più stretta neutralità, non senza simpatie per la Germania; nel giugno e nel luglio fu rivelata l'esistenza di organizzazioni di spionaggio nazionalsocialiste alle dipendenze dell'ambasciatore tedesco E. v. Thermann, che la camera dichiarò persona "non grata"; il governo lasciò cadere la cosa. Più grave il contrasto, quando i radicali pretesero l'annullamento di elezioni nelle provincie di Mendoza e Santa Fé e, non ottenendolo, ricorsero all'ostruzionismo per cui, non approvandosi nemmeno il prestito concesso dagli Stati Uniti, il governo dovette prorogare il bilancio, ancora in disavanzo. Intanto la conferenza regionale del Río de la Plata concedeva facilitazioni al commercio della Bolivia e del Paraguay, che l'Argentina cercava di mantenere nella sua orbita; e con la Bolivia stessa, come col Brasile e con Cuba e con altri paesi, si stipulavano o si negoziavano nuovi trattati commerciali, cercando di stimolare le esportazioni verso tutto il continente, compreso il Canada, con cui venne concluso un trattato di commercio nell'ottobre 1941, mentre fin dal febbraio si era convenuta una fornitura di grano e cotone alla Spagna. Inoltre, ad alleviare la crisi dei trasporti marittimi (dai 12 milioni di t. di naviglio mercantile entrato in porti argentini nel 1937, si era scesi a poco più di 6 milioni e mezzo nel 1940) veniva concluso l'acquisto, con patto di riscatto, di 16 navi italiane rimaste in Argentina.

Con il dicembre 1941, e nel 1942, si posero all'Argentina in tutta la loro gravità, i problemi suscitati dalla necessità morale, e anche economica, di non rompere apertamente la solidarietà americana, e dalla ferma intenzione di non venir meno alla neutralità, tenendo presente altresì che dei suoi cittadini erano d'ascendenza almeno parzialmente italiana, una terza parte, e tedesca, altri 250.000 circa. Intanto si ebbe, nello stesso dicembre 1941, la proclamazione dello stato d'assedio con la limitazione della libertà di stampa. Nella conferenza di Rio de Janeiro, l'Argentina ottenne, seguita dal Chile, che si deliberasse soltanto la rottura delle relazioni diplomatiche ed economiche con i paesi del "Tripartito", liberi i singoli governi di attuarla quando volessero. Intanto si sforzava di trar profitto dalla congiuntura, ma il saldo attivo della bilancia commerciale era dovuto soprattutto al restringersi delle importazioni, ché anche gli Stati Uniti le limitavano le forniture di gomma, carta per giornali e carburanti. Ciò non di meno, vi era nel paese un senso di euforia; nelle elezioni parziali del marzo vinsero i conservatori, benché non tanto da poter superare, nella camera, radicali e socialisti uniti. E i dubbî circa la saggezza di quella politica estera si accrebbero nel giugno, quando si seppe di scuse presentate dalla Germania a proposito del piroscafo Victoria (non dunque danneggiato, il 17 aprile dall'"esplosione interna" ufficialmente annunciata) e poco dopo, dell'affondamento di un altro. La camera votò bensì la rottura delle relazioni con la Germania, ma il senato fu contrario. Le dimissioni definitive presentate il 27 giugno dall'Ortiz e, tre settimane dopo, la sua morte, rafforzarono la posizione del presidente Castillo, mentre l'ex presidente A. P. Justo offriva i suoi servigi al Brasile in guerra, e ambiva la rielezione. Intanto, S. Welles denunciò nell'ottobre l'Argentina e il Chile come centri di spionaggio tedesco, favorito o almeno tollerato dai governi. Ciò portò a un'inchiesta, da cui risultarono fatti gravi a carico dell'addetto navale germanico O. Niebuhr. Intanto, mentre continuavano da un lato il disavanzo (sicché il debito pubblico salì da 5.783,9 milioni di pesos nel 1941 a 6.243,3 nel 1943) e dall'altro gli ingenti acquisti inglesi (pagati però sempre in sterline "bloccate"), l'avvicinarsi delle elezioni metteva in moto ambizioni (il Justo era morto nel gennaio 1943) e partiti.

Senonché tutte le manovre vennero troncate dal colpo di stato militare che repentinamente il 4-5 giugno 1943 diede il potere a un gruppo di alti ufficiali, sotto la presidenza del gen. A. Rawson. Mentre questo cambio era interpretato da alcuni come indizio di un riavvicinamento agli Stati Uniti, il 7 succedeva al Rawson il generale Pedro Ramírez. Questi il 18 sospese le elezioni e proibì di chiamarlo presidente "provvisorio"; vennero sospese anche le pubblicazioni di giornali e prese una serie di misure repressive. Ma insieme si ridussero le tariffe dei servizî pubblici (gestiti da compagnie straniere); si stese un velo sul dissidio tra il Rawson, mandato ambasciatore al Brasile e pronunciatosi per la rottura con la Germania, e il governo. Il quale vide respinta la richiesta di armi in "affitto e prestito" rivolta agli Stati Uniti. Il pronto riconoscimento argentino (3 gennaio 1944) del governo di V. Paz Estenssoro in Bolivia parve dunque una sfida; e tale, né controbilanciato dallo scioglimento anche del partito nazionalista, il decreto sulla stampa, con limitazioni ai corrispondenti esteri. A Washington qualcuno parlava già di sanzioni economiche; vi si opponevano però forti interessi e restia era la Gran Bretagna. Ma questa il 21 gennaio annunciò l'arresto, avvenuto mesi prima a Trinidad, per spionaggio, del console argentino a Barcellona O. A. Hellmuth; e presentò una nota assai energica. Sicchè, il 26, si venne alla rottura con la Germania e il Giappone, seguita da misure contro le agenzie e i cittadini tedeschi e, il 4 febbraio, dalla rottura delle relazioni con la Romania, l'Ungheria, la Bulgaria e il governo francese di Vichy (sequestrando tre navi). Grande fu la soddisfazione negli Stati Uniti e in tutte le repubbliche sudamericane; tuttavia nel paese non mancarono le proteste; sebbene una parte notevole dell'opinione chiedesse oramai la guerra.

Intanto l'intervento del Grupo de Oficiales Unidos preparava un nuovo colpo di scena; col 24 febbraio le funzioni presidenziali furono esercitate dal gen. E. Farrel, già ministro della Guerra; ma le dimissioni del Ramírez per ragioni di salute furono rese note soltanto il 9 marzo. Si smentì che ciò significasse una modificazione delle direttive politiche; ma parte della marina e un reggimento tentarono un'insurrezione il 29 febbraio. Chile, Bolivia e Paraguay riconobbero subito il nuovo presidente, ma gli Stati Uniti e le altre repubbliche e la Gran Bretagna soprassedettero. Il nuovo governo, nel quale divenne ministro della guerra, in maggio, il colonnello J. D. Perón, ostacolò le agenzie di stampa straniera e creò una Agencía nacional de informaciones; emanò uno "statuto dei giornalisti" concedendo notevoli vantaggi sindacali; sciolse il Gruppo de Oficiales Unidos e attribuì ad "agitatori ebrei" lo "sciopero civile" di protesta, indetto per il 7 giugno.

Il 5 luglio il gen. Perlinguer, ministro degli Interni, che aveva avuto una parte importante nel ritiro del Ramírez si dimise; l'8 fu nominato vice-presidente il Perón; che, come ministro del Lavoro, obbligò subito le compagnie inglesi di servizî pubblici a distribuire agli operai certe ritenute autorizzate nel 1934, per un ammontare complessivò di circa 60 milioni di pesos e impose alle compagnie ferroviarie di corrispondere forti aumenti di salarî.

La tensione dei rapporti con gli Stati Uniti si aggravò nel luglio, specialmente a causa del rifiuto di aiuti per impiantare una fabbrica di gomma sintetica in Argentina, seguito dal richiamo degli ambasciatori. Nell'agosto, Buenos Aires festeggiò la liberazione di Parigi; il governo donò alla Francia 100.000 t. di grano, ma fece arrestare i dimostranti e, tra essi, il gen. Rawson. Altri fatti, sembrando indizî di un'intenzione deliberata di rendere la vita difficile ai cittadini fautori degli Stati Uniti, provocarono quivi critiche sempre più aspre finché - nonostante consigli di moderazione, dati da Londra - il 16 agosto vennero "congelati" i crediti argentini in oro. A nulla valge l'azione conciliativa tentata da altre repubbliche a Buenos Aires; quando il Comitato per la difesa politica del continente, in Montevideo, fece proprie le accuse rivolte all'Argentina, questa nel settembre ne uscì sdegnosamente. In ottobre, l'Argentina chiese alla Unione panamericana la convocazione di una conferenza dei ministri degli Affari esteri per esaminare il suo caso. Ma l'Unione panamericana nel gennaio 1945 mise da parte la proposta dell'Argentina: la quale pertanto si astenne dal prender parte alle attività dell'Unione stessa e non partecipò alla Conferenza interamericana di Messico, la quale volle tuttavia permetterle di uscire dall'isolamento e riprendere il suo posto nella comunità delle nazioni americane, firmando anche l'"Atto di Chapultepec", a condizione che dichiarasse guerra a Germania e Giappone e firmasse la Dichiarazione delle Nazioni Unite. Il che l'Argentina fece nel marzo; così, col voto dei paesi americani, nonostante proteste e riserve dell'Unione Sovietica, l'Argentina venne ammessa alla Conferenza di San Francisco e l'8 settembre firmò anche la "carta" delle Nazioni Unite. All'interno, invece, il governo prendeva nettamente posizione contro le grandi imprese industriali e commerciali e la grande proprietà agricola: quegli stessi interessi che avevano trovato appoggio ed espressione soprattutto nel partito conservatore neutralista, ed ora cercavano di coalizzarsi con altre tendenze, pure di opposizione. Senonché, difficile era loro il mettersi d'accordo; né vi era armonia tra gli emigrati a Montevideo. Lo "statuto dei partití politici", pubblicato il 31 maggio, favoriva il sindacalismo nazionalista e colpiva i vecchi partiti con il bando dato alle "ideologie esotiche" e l'obbligatorietà del voto. La lotta tra il governo e l'opposizione - dopo la imponente "Marcha de la Constitución y de la Libertad" del 19 settembre - continuò tra scioperi, arresti, scoperte di complotti e culminò nel moto insurrezionale guidato dal gen. Avalos e dall'ammiraglio H. Vernengo Lima che, l'8 ottobre, sostituirono nel ministero il Perón e lo arrestarono. Ma scioperi e manifestazioni operaie, favorite dalla polizia, imposero di rilasciarlo e formare un ministero di suoi amici, al quale il Perón rimase estraneo per potersi costituzionalmente presentare quale candidato alla presidenza nelle elezioni ormai vicine. Il Perón, sostenuto dalla Confederazione generale del lavoro e da altri gruppi, prometteva la nazionalizzazione dei servizî pubblici gestiti in gran parte da compagnie straniere, la lotta contro i trusts e la difesa dei vantaggi assicurati da lui stesso ai lavoratori; contro di lui, il "Fronte democratico" reclamava invece il ritorno alla costituzione e la restituzione delle libertà politiche, ma nel gennaio replicò con una serrata di tre giorni all'aumento del 30% delle mercedi, decretato dal governo. Ai motivi di politica interna si innestarono quelli di politica estera: l'ambasciatore degli Stati Uniti, Spruille Braden accusava apertamente il governo argentino di inadempienza agli impegni assunti con l'atto di Chapultepec e a Washington si pubblicò un Libro azzurro di documenti segreti tedeschi sulla collaborazione prestata alla Germania dai governanti argentini, tra cui il Perón. Questi fece replicare con un Libro bianco-azzurro sulle attività di agenti degli Stati Uniti in Argentina; e la vertenza si trasformò in polemica personale fra i due. La lotta elettorale fu vivacissima, con sanguinosi conflitti tra "peronisti" e "anti-peronisti". Tuttavia le elezioni del febbraio si svolsero ordinatamente. Il Perón ebbe 1.497.519 voti, contro 1.220.822 al candidato del Fronte Tamburini; ma conseguì una enorme maggioranza (314 contro 77) tra gli elettori di secondo grado. I suoi seguaci ottennero quasi tutti i seggi nel senato, una schiacciante maggioranza alla camera. Il Perón assunse ufficialmente il potere il 4 giugno; ma già nel marzo faceva porre tutti i depositi bancarî, garantiti dal governo, sotto il controllo del nazionalizzato Banco Central de la República Argentina; poi metteva sotto la direzione statale le borse, le assicurazioni e il commercio d'esportazione; imponeva la fusione in un unico partito dei gruppi a lui favorevoli; tolse lo stato di assedio. Si erano riprese le relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica, e con la Polonia; quelle con gli Stati Uniti migliorarono dopo la sostituzione del Braden con G. Messersmith: nel giugno l'Argentina potè disporre dell'oro depositato negli Stati Uniti per 2550 milioni di pesos e nell'agosto il senato ratificò l'atto di Chapultepec e il patto delle Nazioni Unite. Intanto si erano restituite le navi alla Francia e all'Italia.

Ma la preoccupazione più forte del Perón era quella di assicurare l'attuazione dei suoi vasti progetti di miglioramenti sociali e di potenziamento economico, politico e militare del paese. A tale scopo egli doveva in primo luogo sbarazzarsi di ogni opposizione. La Corte suprema aveva ritenuto incostituzionali gli atti dei governi rivoluzionarî e quindi i decreti che istituivano tribunali del lavoro: il Perón ottenne che la camera mettesse i giudici in stato d'accusa innanzi al senato, che pronunciò la decadenza di tre su quattro consiglieri e del procuratore generale (il presidente, R. Repetto, si era dimesso). Intanto vennero conclusi accordi per la navigazione aerea con il Chile e la Gran Bretagna e per pagamenti o scambî commerciali con il Belgio (maggio i946), l'Ecuador, il Brasile, mentre si svolgevano negoziati con la Gran Bretagna. Gli scambî con l'estero tuttavia venivano fatti dipendere non solo dal principio del "vendere a chi vende a noi" ma, altresì, dall'attuazione dei grandiosi progetti incorporati nel "piano Perón".

Questo - presentato al Congresso il 21 ottobre 1946 - consta di una legge per la concessione di poteri straordinari al governo e 27 leggi speciali che costituiscono un progetto di riorganizzazione totale: politico-amministrativa, con il voto alle donne (approvato nel settembre 1947) e ai sottufficiali delle forze armate, e riforma dell'istruzione pubblica, incluse le università, con la creazione di un ministero apposito; giudiziaria, con l'estensione dei tribunali del lavoro e l'istituzione di una speciale giustizia amministrativa; militare (legge del novembre 1947 sull'istruzione premilitare dai 12 ai 20 anni, ferma biennale, permanenza nella riserva fino ai 50 anni per i maschi, e impiego nei servizî ausiliari delle donne). Dal punto di vista sociale, il piano prevede l'istituzione di un vasto sistema di assicurazioni per le malattie e la vecchiaia, l'estensione dell'assistenza sanitaria mediante medici di stato (specie nelle provincie), sussidî per i meno abbienti e l'aumento da 60.000 a 140.000 dei letti d'ospedale, nonché la creazione d'istituti di ricerca o di preparazione tecnica; la costruzione di alloggi; la regolamentazione dei fitti rurali; e un piano per facilitare l'acquisto di azioni da parte dei dipendenti delle industrie. Quanto all'industrializzazione, il piano prevede la produzione di latta per 20.000 t. annue e l'aumento di quella dell'acciaio fino a 315.000 t. per il 1951, forti aumenti della produzione dei filati di lana, cotone e seta, questa ultima grazie allo sviluppo della bachicoltura e l'aumento delle sorgenti di energia (che una legge speciale pone sotto il controllo dello stato), mediante un più intenso sfruttamento dei giacimenti di petrolio (con l'impianto di nuove raffinerie, la costruzione di navi-cisterna e di condutture per il gas naturale), e la costruzione di un complesso sistema di centrali idroelettriche nelle provincie di Santa Fé, Entre Ríos, Mendoza, Salta e Jujuy, nonché termoelettriche. Per la centrale di Salto Grande (v. sopra: condizioni economiche) è stato firmato un accordo con l'Uruguay (30 dicembre 1946). Ad agevolare lo sviluppo industriale e i miglioramenti sociali, si prevede la costruzione di grandi opere pubbliche (strade, porti, ecc.) e si adotta una politica doganale protezionistica, favorendo l'importazione di materie prime e macchinarî necessarî per le industrie locali o per la difesa nazionale. Per questa, l'Argentina, secondo il piano, tende al raggiungimento dell'autarchia nella produzione di armamenti e aeroplani; le forze armate debbono essere riorganizzate e ordinate in modo che i militari si mantengano estranei alla politica. Altri provvedimenti riguardano la conservazione, lo sviluppo e l'utilizzazione di altre risorse naturali (pesca, foreste, agricoltura).

Il presidente Perón ha spiegato che il suo "piano" e non obbedisce strettamente ai dettami di un'economia programmatica in senso stretto; economia, dunque, la sua, "ordinata", da parte di uno stato che, non potendo tollerare il predominio delle grandi imprese capitalistiche, si fa "concorrente, non dirigente". Il piano prevede una spesa di 6.662,7 milioni di pesos (di cui 600 per opere d'irrigazione, acquedotti e fognature; 600 per porti e navigazione interna; 555 per strade e 900 per trasporti; 625 per opere sanitarie; 620 per i petrolî, 271 per il gas naturale, 640 per dighe e laghi artificiali, oltre 485 per le centrali; 200 per edifici universitarî, 200 per l'insediamento degli immigrati). Al finanziamento il governo, che ha praticamente pieni poteri per l'esecuzione del piano, provvederà ricorrendo alle banche, con l'emissione di prestiti e con altre misure.

In relazione con questo piano vanno considerati i numerosi accordi commerciali e finanziarî stipulati dall'Argentina negli ultimi tempi, con l'Ecuador, l'India, il Brasile (1946), la Svizzera, il Canada, la Francia, l'Italia e la Romania (1947), l'Olanda, la Spagna e la Iugoslavia (1948).

Tutti sono sulla base di scambî compensati; con ciascuno l'Argentina si impegna a fornire determinate quantità di prodotti, principalmente cereali, olî e grassi vegetali e animali, estratto di quebracho, pelli. Nella maggior parte dei casi gli accordi prevedono la concessione da parte dell'Argentina di crediti: alla Francia, nel 1945 per 150 milioni di pesos, rinnovato nel 1948, per altri 600 milioni; alla Romania, per 25 milioni; all'Italia, per 350 milioni al 2,3/4% fino al 1951, oltre l'emissione di un prestito italiano al 3,3/4%, a 96, per altri 350 milioni presso il Banco Central, titoli negoziabili nella borsa di Buenos Aires; alla Spagna per 350 milioni nel 1946, portati a 1750 nel 1948 con il "protocollo Franco Perón" che stipula la concessione all'Argentina di un punto franco nel porto di Cadice e, per la parte del credito non pagata mediante esportazioni, il suo impiego come partecipazioni in industrie spagnole, specie di costruzioni ferroviarie e navali. Anche più interessanti gli accordi del dicembre 1946 con il Chile (congiunto ora all'Argentina anche dalla ferrovia Salta-Antofagasta, aperta nel febbraio 1948) e con la Bolivia (marzo-agosto 1947). Al primo paese l'Argentina concede prestiti varî per un totale dî 700 milioni di pesos argentini per fondo di stabilizzazione dei cambî, costruzioni ferroviarie e per la costituzione di una compagnia tra i due governi, allo scopo di sviluppare nel Chile la produzione mineraria (rame, ferro, nitrati, carbone), quella di legname e di elettricità; al secondo, per complessivi 300 milioni di pesos argentini, per il finanziamento degli acquisti, opere pubbliche e sanitarie e lo sviluppo dell'industria mineraria e della gomma (riservando all'Argentina gli eccedenti esportabili), oltre a fissare scambî di prodotti. L'uno e l'altro assicurano franchigie doganali (quello col Chile anche il libero uso dei porti) e sembrano voler essere un primo passo verso una unione doganale. Accordi analoghi si stanno negoziando col Perú per il carbone.

Così l'Argentina, dopo avere in larga misura riscattato gli investimenti europei, ha cominciato con l'investire a sua volta capitali in altri paesi americani per favorirne lo sviluppo, contrapponendo il suo prestigio di paese capitalista a quello degli Stati Uniti. Essa inoltre (pur partecipando all'UNRRA ed essendo tra i massimi fornitori di generi alimentari, specie cereali, secondo l'ERP) ha tenuto a mantenersi autonoma anche nel contribuire alla ricostruzione europea e, quanto al commercio estero, si è attenuta ancora al sistema degli accordi bilaterali e degli scambî compensati, non partecipando ufficialmente alla riunione del Consiglio internazionale del grano (Washington, gennaio-marzo 1948) e non firmando l'atto finale della Conferenza internazionale del commercio dell'Avana (marzo 1948). Così pure, ha commentato la propria firma alla "Carta di Bogotá" (v. america e panamericanismo, in questa App.) con la dichiarazione di voler firmare un patto, ma non creare un'associazione o unione di nazioni sudamericane; mentre, pur mantenendosi fredda (con atteggiamento nettamente anticomunista nella politica interna) verso l'Unione Sovietica (concludendo con essa solo dopo un anno di trattative, nel marzo 1947, un trattato di amicizia e commercio), non ha però seguito il Chile e il Brasile nella rottura delle relazioni.

Lunghi negoziati con la Gran Bretagna hanno portato nel febbraio 1948 all'"accordo delle Ande" (o Andes, dal transatlantico inglese giunto allora nel primo viaggio post-bellico), che prevede scambî di cereali, carni, olî e grassi, petrolio e derivati, carbone, acciaio, latta, zinco, stagno, macchine agricole, soda e prodotti chimici, preparando gradatamente l'equilibrio della bilancia commerciale tra i due paesi; mentre l'Argentina può procedere al riscatto (già avvenuto in gran parte) delle ferrovie e imprese sussidiarie, e altre di servizî pubblici (come pure furono riscattate ferrovie francesi e imprese telefoniche e altre nordamericane) utilizzando i suoi crediti in sterline. Ché il "blocco" di tali crediti e la non convertibilità della sterlina hanno gravemente colpito l'economia argentina, rendendo più acuta la mancanza di dollari. A poco a poco le disponibilità di oro e divise estere si erano assottigliate; la bilancia commerciale, che nel 1946 presentò un saldo attivo di 2370 milioni, era già passiva nel maggio 1947: onde restrizioni nelle importazioni (macchine, veicoli, seta e rayon). Alcune di queste furono poi tolte, ma nel maggio 1948 la stampa inglese lamentava che l'Argentina tardasse nel concedere i permessi d'importazione per le merci contemplate dall'accordo. Su tali misure, in quanto riguardavano la Gran Bretagna, possono avere influito insieme a preminenti preoccupazioni economico-finanziarie anche considerazioni politico-diplomatiche, e cioè l'intenzione di esercitare una qualche pressione su essa, dato il riacutizzarsi della controversia sulle isole Falkland e la zona dell'Antartide rivendicata dall'Argentina: tale rivendicazione, che ha per tutti gli argentini un carattere irredentistico ed è perciò sostenuta anche dall'opposizione, è stata ripresentata e appoggiata, anche a fatti, dal gen. Perón.

L'Argentina si è assicurata, con i varî trattati commerciali, non soltanto sbocchi per le esportazioni richieste ora da tutto il mondo, dato il bisogno estremo di prodotti alimentari, ma materie prime e macchine per lo sviluppo delle sue industrie. Tuttavia varî osservatori hanno messo in rilievo la tendenza inflazionistica insita nella espansione del credito, anche all'estero, talché la circolazione totale dei mezzi di pagamento saliva, e si registrava un aumento del 40% nel costo della vita dal luglio 1946 al luglio 1947. Si ripercuotono sul bilancio, in disavanzo da anni, le forti spese militari (non incluse nei preventivi del piano Perón). Tali tendenze inflazionistiche non sono decresciute nel 1948 in cui la scarsezza di valuta ha provocato, nel luglio, la svalutazione del peso nel mercato libero; né è cessato l'incremento delle industrie militari.

Insieme con le materie prime e le macchine l'Argentina ha provveduto ad assicurarsi la mano d'opera necessaria.

Essa è stata meta, specie tra il 1938 e il 1940, di numerosi rifugiati politici e razziali, così come nel dopoguerra vi hanno cercato riparo varie personalità in vista dei regimi politici abbattuti in Europa; vi hanno cercato impiego, anche durante la guerra, capitali non indifferenti di provenienza europea, la cui presenza e il graduale investimento può aver contribuito in qualche misura all'inflazione. Si sono recati in Argentina, durante il periodo in cui varie industrie europee sono rimaste in tutto o in parte inattive, anche tecnici di valore e vi sono stati pure trasferiti impianti, o create succursali, dando così un notevole contributo all'industrializzazione. Ma la mano d'opera vera e propria viene fornita dalle correnti immigratorie, che il governo argentino ha cercato d'incoraggiare in tutti i modi. Esso ríchiede soprattutto operai, in buona parte almeno specializzati, e agricoltori abili da dedicare allo sviluppo delle provincie più lontane dalla capitale, e in particolare della Patagonia, per la cui messa in valore è stato elaborato nel 1947 un vasto piano, anche in relazione alla importanza strategica e politica della regione, per l'opportunità di rafforzare la sovranità argentina nelle regioni australi. Venne perciò inviata in Europa una delegazione speciale con sede in Roma, la quale dopo varie vicende firmò con l'Italia l'accordo del 21 febbraio 1947. Esso garantisce un trattamento di parità con i lavoratori argentini e il diritto di fare rimesse in patria, a un tasso di cambio da stabilirsi, per gli emigranti italiani che si rechino in Argentina a scopo di lavoro, concludano un contratto con un datore di lavoro argentino per mezzo dell'istituto argentino de Promoción del Intercambio (che anticipa le spese di viaggio), con l'assistenza di "osservatori italiani", e che per due anni non abbandonino né l'attività, la professione o il mestiere dichiarati al momento di ottenere il permesso d'entrare nel paese, né la località in cui sono stabiliti. In virtù di questo accordo sono entrati in Argentina, nel 1947, 24.955 Italiani (oltre 7205 Spagnoli, 2323 Polacchi per lo più già dell'esercito del gen. Anders e 4631 di altre nazionalità) e il 20 gennaio 1948 è stato firmato un nuovo accordo, per l'ammissione in Argentina di 100.000 emigranti italiani.

Il governo Perón ha stabilito relazioni diplomatiche con l'Irlanda (agosto 1947); i rapporti con il Brasile e il Chile si sono rafforzati mediante gl'incontri tra i presidenti E. C. Dutra e Perón al ponte internazionale sull'Uruguay il 21 maggio 1947, e la visita del presidente G. Gonzalez Videla a Buenos Aires nel luglio successivo. Circa la politica sociale, essa segue i principî proclamati dal presidente Perón nel discorso del 24 febbraio 1947, il quale ha affermato il diritto dei lavoratori ad una giusta retribuzione, al proprio perfezionamento, a condizioni di lavoro degne, alla preservazione della salute e al benessere, alla protezione sociale (nei casi di diminuzione, sospensione o perdita della capacità di lavoro), alla protezione della famiglia, nonché il diritto di aggrupparsi liberamente in corporazioni e di partecipare ad altre attività lecite tendenti alla difesa degli interessi professionali. Se le condizioni e le attività economiche del governo (specie l'azione dell'Istituto argentino de Promoción del Intercambio, che accentra il commercio estero e acquista dai produttori a prezzi inferiori a quelli di vendita, realizzando così per lo stato un utile) suscitano critiche in alcuni ceti, le popolazioni si affollano in massa per applaudire il presidente Perón e le elezioni parziali del marzo 1948 hanno dato al suo partito una vittoria, per cui la camera risultò composta di 111 "peronisti", contro 44 radicali e 2 di altri partiti.

Letteratura.

Alcune voci nobili e rappresentative della letteratura argentina si sono spente: scomparso, suicida, L. Lugones, ch'è stato, e tuttora rimane, il maestro delle nuove generazioni; scomparsa, anche suicida, la più veemente, la più calda, la maggiore poetessa argentina, Alfonsina Storni. Ed è anche morto Ricardo Güiraldes, il più dotato dei narratori moderni, le cui prose pubblicate postume (Xaimaca, ecc.), se non raggiungono in potenza e in bellezza il suo romanzo Don Segundo Sombra, confermano pur sempre la nobiltà e la sincerità del suo ingegno. La tradizione argentina, che riconosce i suoi maestri più vicini, oltreché in Lugones, in Roberto J. Payró, in Pablo Groussac, in Martín Aldao, in Ricardo Rojas, in Roberto Gache, in Enrique Larreta, e in qualche altro, non ha perduto i suoi caratteri genuini; ma si è allargata nel respiro, si è inturgidita nel tono, mentre si veniva liberando di qualche residuo di provincialismo, presente ancora in alcuni scrittori; cosicché si ha oggi una letteratura che può essere talvolta avventurosa per troppa ansia di conquista, ma che è tutt'altro che povera di umanità e di consapevolezza. La rivista Nosotros, diretta da Roberto F. Giusti e da Alfredo Antonio Bianchi (quest'ultimo morto nel 1942), ha continuato a difendere i valori argentini e sudamericani fino al 1943. Ma altre ne sono intanto nate, in quegli anni e dopo, che hanno saputo mantenere e portare avanti le posizioni raggiunte; basti ricordare Sur, diretta dalla scrittrice Victoria Ocampo (saggista e autrice di varie monografie, raccolte in parte, nei volumi di Testimonios, la cui ultima serie è del 1945) che, dopo aver aperto con larghezza e avvedutezza le proprie colonne anche a illustri scrittori europei, ha rivelato, per prima, narratori del valore di Eduardo Mallea, prosatori lirici come Emilio Lazcano Tegui (autore, tra l'altro, di De la elegancia mientras se duerme, 1925), poeti come Oliveiro Girondo e come sua moglie Norah Lange (El rumbo de la rosa, 1930, e Cuadernos de infancia, Premio nazionale 1937). Breve vita, ma tutt'altro che povera di echi, ebbe nel 1933 un'altra rivista: Poesía, diretta dal poeta Pedro Juan Vignale (Retiro, 1923; Canciones para los niños olvidados, 1929; ecc.). Poesía chiamò attorno a sé alcuni tra i più giovani, ma più arditi poeti dell'Argentina: Jorge Luis Borgés; Nicolás Olivari (La Musa de la Mala Pata e altre raccolte di poesie); César Tiempo (autore di Sabatión argentino e di opere teatrali); Raúl Scalabrini Ortiz (El hombre que está solo y espera; trad. ital. L'uomo che è solo e attende, Milano 1934); Pablo Rojas Paz (anche saggista e romanziere: ultima opera, Raíces del cielo, 1944); Alvaro Yunque (autore di Poemas Gringos; España, 1936; Tutearse con el peligro, 1945; ecc.); Bernardo Canal Feijóo e Horacio Rava (due poeti, questi, del nord, di Santiago del Estero); il cileno Pablo Neruda, gli oriundi uruguayani Enrique Amorím e Augusto Mario Delfino (Cuentos de Nochebuena, 1946); Arturo Marasso (Poemas, 1945; La mirada en el tiempo, saggi, 1946); Ulyses Petit de Murat (premiato nel 1945 per il romanzo El balcón hacia la muerte); Luis M. Descotte (in Diálogos, 1939 e in Los regresos, 1947); e non pochi altri. Intanto, le colonne dei supplementi domenicali della Nación e della Prensa ospitavano, spesso scoprendoli esse medesime, prosatori e poeti che ancora non avevano raggiunto la notorietà, ma che non tardarono a diventare famosi. Si ricordano, per la lirica: Leopoldo Marechal, autore di Sonetos a Sophia, premio nazionale del 1941; Cayetano Cordova Iturburu (El viento en la bandera, poesie, 1945); Francisco Luis Bernárdez, premio nazionale del 1944 con Poemas elementales; Ricardo E. Molinari, uno dei migliori, autore di El imaginero, 1927, e di molte altre opere fino a El huésped y la melancolía 1946; Ezequiel Martínez Estrada, due volte presidente della Società argentina; Horacio Rega Molina, autore de La víspera del buen amor 1925, e di altri volumi di poesia; Roberto Ledesma, Margarita Abella Caprile, Vicente Barbieri, e molti altri. Senza peraltro lasciare da parte gli "anziani": dai poeti Baldomero Fernández Moreno, Enrique Banchs, Arturo Capdevila, Alberto Ghiraldo, morto nel 1946, ai narratori Enrique Meradez Calzada, Arturo Cancela, Juan Carlos Dávalos, Alberto Rafael Arrieta e Alberto Gerchunoff. Tra gli scrittori di prosa son0 anche da ricordare i più recenti, quali: Juan M. Prieto, Max Dickmann, Enrique Loncán ecc. Tra gli scrittori di teatro, dopo la morte di Roberto J. Payró e di Pablo Groussac, che furono anche due eccellenti prosatori, si devono citare i nomi di Leónidas Barletta, direttore del Teatro del pueblo a Buenos Aires; di Arturo Cerretani, di Ulyses Petit de Murat, di Horacio Rega Molina, ecc. Tra i nuovi autori di saggi critici, filosofici e storici, dopo gli scomparsi José Ingenieros, Calixto Oyuela, Anibal Ponce, e dopo gli scrittori già affermati Juan Pablo Echagüe, Antonio Aita, Manuel Ugarte, Ezequiel Martínez Estrada, vanno giustamente ricordati: Luis Emilio Soto, Octavio R. Amadeo, Victoria Ocampo, Roberto F. Giusti (ultima opera: Siglos. Escuelas. Autores), Julio Noé, ecc. La letteratura e la cultura argentina hanno compiuto, in questi ultimi anni, grandi progressi, grazie anche al fatto che l'industria editoriale argentina - anche in relazione alla situazione dell'editoria spagnola in crisi per la guerra civile e a quella creata dalla seconda Guerra mondiale - ha avuto uno sviluppo grandioso seppure, in qualche momento, pletorico.

Bibl.: R. Rojas, Historia de la Literatura Argentina, in 8 vol., Buenos Aires 1917-47; P. J. Vignale C. Tiempo, Exposición de la actual poesía argentina, ivi 1927; M. Daireaux, Littérature Hispano-Américaine, Parigi 1930; J. Noé, Antologia de la Poesía Argentina Moderna, Buenos Aires 1931; A. Aita, La Literatura argentina contemporánea, ivi 1931; L. A. Sánchez, Historia de la Literatura Americana, Santiago 1937; J. Gonzales Carbalho, Indice de la poesía argentina contemporánea, ivi 1937; C. Ibarguren, Antonio Aita e P. J. Vignale, El paisaje y el alma argentina, Buenos Aires 1938; J. P. Echagüe, Escritores de la Argentina, ivi 1945; J. J. Bajarlía, Literatura de vanguardia, ivi 1946.

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