GIBUTI, Repubblica di

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

GIBUTI, Repubblica di

Marco Lenci

(v. afar e issa, Territorio Francese degli, App. IV, i, p. 47)

Dal 27 giugno 1977 il Territorio Francese degli Afar e Issa è diventato una repubblica autonoma. La superficie del nuovo stato è di 23.200 km2; stime recenti attribuiscono al paese una popolazione superiore al mezzo milione di ab. (erano 405.000 nel 1984). La capitale Gibuti nel 1988 contava 290.000 ab., oltre la metà della popolazione complessiva del paese. La struttura amministrativa dello stato ricalca quella in vigore nel periodo coloniale e si articola su cinque distretti (Gibuti, Dikhil, Alì Sabieh, Tagiura e Obock). Nel paese sono ospitati (1985) circa 35.000 rifugiati politici provenienti dall'Etiopia. La popolazione appartiene a diversi gruppi etnici: il 47% sono Issa (somali), il 37% Afari (dancali), l'8% Europei e il 6% Arabi.

Condizioni economiche. - Il paese versa in condizioni economiche molto arretrate. La sua collocazione nella fascia climatica arida e la carenza di risorse del sottosuolo ne hanno fortemente ostacolato lo sviluppo: la metà della popolazione del paese (l'intera popolazione rurale) pratica tuttora forme di pastorizia nomade. Solo di recente sono stati perforati alcuni pozzi per attingere alle falde acquifere del sottosuolo e poter quindi approvvigionare una ancor magra agricoltura. Nel complesso la superficie coltivata occupa circa 1000 ha, mentre 200.000 ha sono destinati a prati e pascoli. Il paese dipende in modo massiccio dalle importazioni di prodotti alimentari, e la presenza di un elevato numero di rifugiati politici aggrava questa sua dipendenza dall'estero (dalla Francia anzitutto). La situazione d'instabilità che grava sul Corno d'Africa ha duramente penalizzato anche l'economia della Repubblica di G., determinando fra l'altro un collasso del volume dei traffici commerciali in transito da e per l'Etiopia tramite la ferrovia G.-Addis Abeba. L'industria trova notevoli difficoltà a potenziarsi e, ancor oggi, è basata su modesti impianti manifatturieri, nonostante l'esistenza di un porto franco. È in fase di avanzata costruzione un cementificio (a Gibuti) di circa 100.000 t di capacità annua. Il settore dei servizi è, pertanto, quello che assicura le maggiori prospettive di sviluppo: già alla metà degli anni Ottanta esso contribuiva con più del 70% alla formazione del prodotto interno lordo. Tra i progetti in corso di esecuzione un cenno merita il potenziamento delle strutture portuali (già nel 1984 era stato completato un terminale per containers), del settore energetico e di quello bancario. Al commercio internazionale e all'intermediazione finanziaria sono affidate le speranze di decollo economico del paese (la moneta locale, il franco di G., è convertibile).

Storia. - La Repubblica di G. ha conosciuto nei primi suoi anni di vita momenti di acuta tensione politica. All'origine del malessere si collocava l'annosa rivalità tra l'etnia degli Issa (somala), che si riconosceva nel capo dello stato Hassan Gouled Aptidon, e quella degli Afar, che trovava il suo più combattivo rappresentante nel primo ministro Ahmed Dini. Quest'ultimo sosteneva l'esigenza di una struttura istituzionale di tipo libanese in base alla quale le cariche statali avrebbero dovuto essere assegnate secondo un criterio di proporzionalità etnica. Marcatamente unitario era invece il programma avanzato da Hassan Gouled e dalla sua Ligue populaire pour l'indépendence.

Lo scontro precipitò il 15 agosto 1977, quando un attentato seminò morti e feriti nella capitale. Hassan Gouled ne trasse spunto per scatenare una dura repressione contro i sostenitori di Ahmed Dini, ma al tempo stesso riuscì ad assicurarsi un buon seguito tra gli Afar affidando la guida dell'esecutivo a un altro importante leader afar, Barkat Gurad Hamadou. Da allora lo stato gibutino, imperniato sull'asse istituzionale costituito dal binomio Hassan Gouled, presidente della Repubblica, e Barkat Gurad Hamadou, primo ministro, ha rapidamente percorso la strada verso il monopartitismo. Così nel 1981 il Rassemblement populaire pour le progrès, costituitosi come partito presidenziale il 4 marzo 1979, diveniva l'unica organizzazione politica legalmente riconosciuta. Ciò ha tolto ogni spazio all'espressione del dissenso delle opposizioni che invano, sotto la guida di Ahmed Dini, avevano cercato di coalizzarsi in un'unica formazione, il Parti populaire Djiboutien. Per quanto solido, il regime di Hassan Gouled (confermato alla presidenza della Repubblica nelle elezioni del 24 aprile 1987) ha accusato i contraccolpi di una seria crisi economica che ha comportato un alto tasso di disoccupazione e il varo di impopolari misure di austerità. Ne è seguito un clima di forte tensione sociale. Ne è seguito un clima di forte tensione sociale in cui è maturato nel gennaio 1991 un tentativo di colpo di stato, mentre operazioni di guerriglia antigovernativa condotte dai principali gruppi di opposizione afar unificatisi nel FRUD (Front pour la Restauration de l'Unité et de la Démocratie) interessavano il Nord del paese a partire dal novembre 1991. L'instabilità politica costrinse il presidente della Repubblica ad annunciare misure di democratizzazione e a nominare (gennaio 1992) un comitato per la stesura di una nuova costituzione.

Sul piano internazionale G. è riuscito a consolidare la sua indipendenza in un quadro regionale tutt'altro che facile, segnato soprattutto dal gravissimo confronto somalo-etiopico. Saldamente ancorato alla Francia (che vi mantiene alcune migliaia di soldati), G., dopo una prima fase di orientamento filosomalo, all'indomani della sconfitta subita da Mogadiscio nella vertenza dell'Ogaden si è decisamente volto a una politica di equidistanza. Trovato nella Lega Araba (di cui G. è membro sin dal 5 settembre 1977) un secondo punto di appoggio, G. ha così assunto un costruttivo ruolo di polo dinamico per la pacifica composizione della stessa tensione somalo-etiopica.

Bibl.: A. Laudouze, Djibouti, Parigi 1982; AA. VV., Djibouti: les institutions politiques et militaires, ivi 1986.

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