Repubblica

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

repubblica

Marzia Ponso

La sovranità del popolo

La repubblica è la forma di governo che si contrappone alla monarchia, dove chi comanda è generalmente uno solo, lo fa ereditariamente, per diritto di nascita e fino alla morte. Nella repubblica il potere supremo appartiene al popolo (repubblica democratica) o a una parte di esso (repubblica aristocratica o oligarchica). In Italia la repubblica è stata instaurata dopo il referendum popolare del 2 giugno 1946

La cosa pubblica

Dal latino res publica («cosa pubblica», cioè cosa di tutti), questo termine, fino alle soglie dell’età moderna, era usato prevalentemente come sinonimo di Stato. In un’accezione più rigorosa, designa già nella cultura latina, e poi soprattutto in Età moderna, la forma di governo nella quale la sovranità non è concentrata nelle mani di uno solo ma risiede nel popolo, nella sua interezza (repubblica popolare o democratica) oppure in una parte di esso (repubblica aristocratica o oligarchica).

Genericamente, il capo dello Stato repubblicano è eletto o direttamente dal popolo, o indirettamente tramite assemblee rappresentative e mantiene la propria carica per un tempo determinato (a differenza del monarca, che ha una carica ereditaria a vita). Nella repubblica democratica i cittadini sono considerati uguali, senza privilegi di ceto, e le leggi sono espressione della volontà del popolo, che le vota attraverso propri rappresentanti.

Res publica romana e repubbliche medievali

Gli antichi Romani definivano res publica la forma di organizzazione del potere successiva alla cacciata dei re. Il termine indicava, come precisa Cicerone, un governo secondo le leggi e finalizzato all’utilità comune. Questo significato si conserva fino alla Rivoluzione francese. Elementi distintivi della Repubblica romana erano la rappresentanza dei ceti sociali (il Senato per i patrizi, i tribuni della plebe per il popolo) e l’elettività delle cariche pubbliche (che erano anche temporanee, cioè duravano per un periodo stabilito dalla legge).

In Italia, tra la fine dell’11° e la metà del 14° secolo, si definivano repubbliche città di mare come Venezia, Genova, Amalfi e Pisa, che avevano forme istituzionali comunali e traevano la loro forza economica e politica dal dominio delle vie commerciali sul Mediterraneo. Si trattava di repubbliche aristocratiche che difendevano la propria autonomia dalle potenze feudali dell’entroterra o dall’Impero bizantino. I loro governi erano collegiali: regimi consolari a Pisa e Genova, il doge e il Maggior Consiglio a Venezia.

Le prime repubbliche moderne

Nell’Età moderna la repubblica è sorta in contrapposizione alla monarchia assoluta, ma il suo esito non è sempre stato democratico. In Inghilterra, dopo una rivoluzione e la guerra civile, il Commonwealth (ossia la repubblica) pose fine nel 1649 all’assolutismo monarchico con la decapitazione del re Carlo I. Ma Oliver Cromwell instaurò una dittatura personale che durò fino alla sua morte (1658): capo assoluto dell’esercito, egli controllava l’esecutivo e nel 1653 sciolse il parlamento, proclamandosi lord protettore.

La repubblica olandese delle Province Unite nacque dalla lotta di liberazione nazionale contro la monarchia spagnola (1581), ma nel Seicento il paese era diviso da forti opposizioni religiose e politiche tra il partito repubblicano e il partito orangista (legato alla dinastia degli Orange-Nassau). Questi ultimi nel 18° secolo resero ereditaria la carica di statolder.

Stati Uniti e Francia

Anche la repubblica americana è nata a seguito di una rivoluzione contro la corona inglese, ma la guerra d’indipendenza (1776-83) ha dato origine alla prima grande democrazia moderna. Gli Stati e l’Unione americani sono repubbliche perché, oltre a non esserci né re né privilegi nobiliari, costituiscono una democrazia liberale rappresentativa, fondata sulla separazione dei poteri tra gli organi dello Stato, garantendo la coniugazione di libertà e di ordine. In base alla Costituzione del 1787 gli Stati Uniti sono una repubblica federale presidenziale, ossia una federazione in cui gli Stati e l’Unione hanno rispettive sfere di competenza ben delimitate; il potere legislativo spetta al Senato (in cui sono rappresentati i diversi Stati) e al Congresso (espressione di tutto il popolo); il presidente, oggi eletto ogni quattro anni, è capo del potere esecutivo.

La seconda rivoluzione democratica moderna, quella francese (1789), era ispirata dalla contrapposizione, teorizzata dall’Illuminismo, tra il dispotismo (come governo arbitrario, repressivo e a difesa dei privilegi nobiliari) e la repubblica (fondata su una costituzione approvata dal popolo, garante della libertà e dell’eguaglianza dei diritti). La Repubblica francese (1792) proclamava con la Costituzione del 1793 sovrano il popolo, ma il governo giacobino capeggiato da Robespierre instaurò una dittatura sanguinaria che, in nome della salute pubblica, eliminava ogni presunto oppositore.

Nell’Ottocento molti Stati latino-americani, resisi indipendenti dalle potenze coloniali europee, proclamarono la repubblica, ma l’inesperienza delle classi dirigenti di fronte ai problemi economici e sociali ha determinato lunghi periodi di instabilità politica, favorendo colpi di Stato militari, governi populisti e il predominio delle oligarchie fondiarie.

Le repubbliche dell’età contemporanea

Nell’Età contemporanea le repubbliche si distinguono in presidenziali o parlamentari, unitarie o federali, liberal-democratiche o socialiste. Nelle repubbliche presidenziali (come quelle francese e statunitense), il presidente, legittimato da un’elezione popolare, dispone di più poteri, perché accentra le funzioni di capo dello Stato e capo del governo, controbilanciando il potere del parlamento. Nelle repubbliche parlamentari (come quella italiana), il potere è detenuto dal parlamento; il presidente è una figura distinta dal capo dell’esecutivo, è eletto dal parlamento e ha un potere simbolico, poiché rappresenta l’unità nazionale.

Nelle repubbliche unitarie (in particolar modo la Francia) il potere è amministrato da organi legislativi ed esecutivi centrali; viceversa, nelle repubbliche federali (come quelle tedesca, svizzera e statunitense) il potere è diviso tra le istanze locali (i Länder tedeschi, i cantoni svizzeri, gli Stati americani) e il superiore Stato federale (cui spetta la difesa, la politica estera, la moneta); il presidente garantisce l’unità della federazione rispetto all’autonomia dei singoli Stati membri.

Repubbliche o dittature?

Le rivoluzioni socialiste hanno creato repubbliche radicalmente diverse da quelle liberal-democratiche fondate sul pluralismo e sul libero consenso popolare: anziché una rappresentanza dei diversi schieramenti politici, vi è un partito unico o egemone volto a realizzare il comunismo; i poteri, invece d’essere divisi tra organi di Stato indipendenti, sono tutti concentrati nel partito; i diritti degli individui, anziché essere garantiti dall’ordinamento giuridico, possono essere violati in nome dell’interesse collettivo.

Nel Novecento alcuni regimi dittatoriali hanno assunto il nome di repubblica, benché il potere fosse di fatto concentrato in una sola persona (per esempio la Germania di Hitler, l’URSS o Unione delle repubbliche socialiste sovietiche di Stalin, la Repubblica sociale italiana di Mussolini, la Repubblica federale iugoslava di Tito, la Repubblica popolare cinese di Mao Zedong, la Repubblica presidenziale cubana di Castro).

La Repubblica italiana

Il primo grande sostenitore di un’Italia unitaria, repubblicana e democratica fu Giuseppe Mazzini, ma la Repubblica italiana è nata circa un secolo più tardi, dopo la Seconda guerra mondiale, a seguito dell’insurrezione nazionale contro la dittatura nazifascista. Con il referendum popolare del 2 giugno 1946 (in cui votarono per la prima volta anche le donne) gli elettori scelsero di instaurare la repubblica, anziché di conservare il regime monarchico. Il 1° gennaio 1948 è entrata in vigore la Costituzione, che proclama la repubblica democratica parlamentare, ossia un regime nel quale ogni potere legittimo proviene dal popolo sovrano, il quale elegge i propri rappresentanti al Parlamento, diviso tra Camera e Senato. Il presidente della Repubblica resta in carica sette anni, ha potere rappresentativo, può rinviare al Parlamento le leggi che considera in contraddizione con la Costituzione, può concedere la grazia ai detenuti.

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