REUMATISMI e PSEUDOREUMATISMI

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

REUMATISMI e PSEUDOREUMATISMI (XXIX, p. 172)

Flaviano MAGRASSI

Lo sviluppo attuale degli studî eziologici, clinici ed anatomo-patologici ha portato ad affermare sempre più decisamente la identificazione del concetto di reumatismo con quello lato ed estensivo di "infezione reumatica" o di "malattia reumatica", intesa come una malattia che può interessare i varî organi ed apparati conseguendone una varia e complessa sintomatologia clinica, di cui la compromissione articolare è un'espressione solo parziale e non necessaria; dal punto di vista anatomo-patologico, la malattia reumatica è infatti caratterizzata da primitive e sistematiche alterazioni del tessuto connettivo, che culminano nella formazione di un granuloma, che è tipico dell'infezione: il nodulo di Aschoff.

La malattia reumatica così concepita presenta un decorso cronico con fasi alterne di riaccensione e di latenza del processo infettivo. Sia nelle sue fasi di acuzie, sia in quelle più lunghe e forse più importanti di latenza, la malattia reumatica, intesa come un'infezione in cronica evoluzione, è da considerare un processo attivo. Questi concetti illuminano anche il problema eziologico che, pur dovendosi considerare nella sua complessità ancora insoluto, ha consentito tuttavia, attraverso gli studî numerosissimi ad esso dedicati negli ultimi anni, la realizzazione di progressi notevoli.

Le attuali nostre conoscenze permettono di considerare i rapporti tra infezione reumatica e infezioni da streptococco emolitico del gruppo A (secondo la classificazione sierologica datane da Lancefield; v. streptococco, in questa App.) come non accidentali: le osservazioni d'ordine clinico, epidemiologico, batteriologico e immunologico sembrano stringere con un nodo indissolubile il legame tra streptococco emolitico (prevalentemente nelle sue localizzazioni infettive delle vie respiratorie superiori) e reumatismo. Il punto ancora oscuro è rappresentato dall'intima essenza di questo legame.

La constatazione che gli attacchi di reumatismo sono di solito preceduti da un'infezione da streptococco emolitico del gruppo A porta a ritenere che quest'ultima agisca come un "detonatore nella esplosione della malattia"; ma la malattia in sé dovrebbe essere sostenuta da un altro agente infettivo specifico, verosimilmente del tipo degli ultravirus. I rapporti tra quest'ultimo e lo streptococco emolitico possono essere concepiti secondo due possibilità: da un lato si potrebbe pensare che si tratti di una stretta associazione tra virus e batterio, a costituire un vero e proprio binomio eziologico (come si ammette, ad es., anche per la scarlattina, tra lo streptococco emolitico e l'ultravirus specifico); dall'altro lato si potrebbe invece ammettere che l'infezione streptococcica sensibilizzi attraverso i lunghi necessarî periodi di latenza, cui è stato sopra accennato, i tessuti dell'organismo, rendendoli atti all'attecchimento e allo sviluppo moltiplicativo dell'ultravirus specifico. Questa seconda interpretazione è senza dubbio quella che oggi raccoglie maggiori consensi; essa verrebbe a porre anche la malattia reumatica nel gruppo della malattie infettive condizionate, che sempre più vanno acquistando in estensione e in importanza, specie per gli agenti infettivi del tipo degli ultravirus. Queste ultime sono infatti contraddistinte dalla necessaria concomitanza di uno o più fattori, che modificano il terreno organico nel quale l'infezione specifica si sviluppa, rendendolo adatto all'attecchimento e allo sviluppo del virus; in assenza di tali fattori, che acquistano un ruolo di necessità, il virus può anche raggiungere l'organismo senza che questo ultimo in alcun modo ne risenta. Questo spiegherebbe facilmente, ad es., l'assenza di contagiosità che è ben nota caratteristica dell'infezione reumatica, mentre contagiose possono anche essere le infezioni streptococciche tonsillari, che solo in determinati individui (di qui l'importanza anche del fattore costituzionale) riuscirebbero a provocare quelle reazioni tessutali od umorali, capaci di sensibilizzare l'organismo verso il virus reumatico specifico. Ciò spiega pure le difficoltà incontrate nei tentativi di dimostrazione del virus reumatico, non solo nelle esperienze condotte negli animali di laboratorio, ma anche in quelle di trasmissione nell'uomo: esperienze rimaste finora senza definitiva conclusione.

Recenti ricerche, inquadrate in questa concezione, tendono a ridare valore, nel determinismo di questa malattia, all'infezione tubercolare; ma a parte il tipo particolare di reumatismo articolare cronico, detto di Grocco-Poncet, direttamente legato all'infezione tubercolare, quest'ultima può, nella suddetta interpretazione eziopatogenetica, trovare posto solo come un fattore secondario, tendente a facilitare nell'organismo quelle modificazioni d'ordine allergico-immunitario, legate più direttamente all'infezione streptococcica, che condizionerebbero nell'organismo umano l'attecchimento e lo sviluppo dell'infezione da ultravirus.

Secondo un'altra concezione eziopatogenetica, oggi in parte superata, sarebbero invece le stesse modificazioni d'ordine allergico-immunitarie direttamente legate all'infezione streptococcica, primitivamente responsabili della malattia reumatica.

Indirettamente legati alla concezione eziopatogenetica sono anche i tentativi tendenti a migliorare i risultati terapeutici nella malattia reumatica: finora, tuttavia, nessuna cura ha dimostrato un'efficacia tale da poter competere con la classica terapia salicilica. In particolare meritano di essere segnalati gl'insuccessi ottenuti con la terapia sulfamidica e penicillinica: la riconosciuta inattività di questi farmaci è uno degli argomenti più importanti contro la teoria di una diretta genesi streptococcica della malattia reumatica; essa invece non contrasta con l'interpretazione di un indiretto intervento dell'infezione streptococcica, secondo lo schema sopraindicato.

Devono inoltre essere ricordati i tentativi di profilassi della malattia reumatica attuati su larga scala negli Stati Uniti e nei paesi dell'Europa settentrionale intesi soprattutto a limitare la diffusione delle infezioni streptococciche mediante misure diverse (isolamento dei soggetti con infezioni streptococciche; uso di mezzi di protezione meccanica come maschere, filtri, ecc.; applicazione di olio ai pavimenti e uso di materiali atti a ridurre il volume della polvere; disinfezione dell'aria con aerosol e germicidi o con raggi ultravioletti; vaccinazione antistreptococcica; uso profilattico di sulfamidici a piccole dosi giornaliere per lunghi periodi di tempo). I primi risultati in questo campo appaiono lusinghieri; ma molti anni dovranno trascorrere prima di potere giungere a una conclusione sufficientemente documentata sulla reale efficacia di questi mezzi.

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