FRANCALANCIA, Riccardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)

FRANCALANCIA, Riccardo

Alexandra Andresen

Nacque ad Assisi il 9 nov. 1886 da Gustavo, ricco proprietario terriero, e da Emma Tini. Dopo una prima formazione presso il collegio degli scolopi a Spello, fu avviato agli studi classici e, infine, si iscrisse alla Scuola diplomatico-coloniale dell'università di Roma. Nel 1913, esentato dagli obblighi di leva per gravi disturbi alla vista, si impiegò presso il Credito italiano; in quegli stessi anni cominciò a frequentare i circoli culturali antiaccademici della capitale, in particolare la casa dei fratelli Bragaglia in via dei Condotti e la terza saletta del caffè Aragno, dove conobbe, tra gli altri, A. Spadini che lo introdusse nell'ambiente della rivista La Ronda.

Di temperamento vivace e brillante, strinse presto rapporti di amicizia con F. Trombadori e A. Bartoli, in compagnia dei quali passava spesso le ore libere schizzando dal vero gustose vignette. La sua naturale predisposizione al disegno, rivelatasi presto ai suoi amici pittori, attrasse anche l'attenzione del critico d'arte e pittore M. Broglio il quale, acquistati alcuni dei suoi disegni satirici, lo incoraggiò a dedicarsi alla pittura. Al 1919 risalgono i suoi primi quadri a olio, prevalentemente nature morte e paesaggi colti dal vero e di piccolo formato, dalle atmosfere sospese, immote, che lo rivelano già orientato verso precise scelte stilistiche in direzione di un realismo felicemente bilanciato tra primitività e ricerca dal vero (Processione, 1919: Roma, Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea).

Nel 1920 sposò Andreina Rosignoli, dalla quale ebbe i figli Gustavo, Andreina e Giuliana, nati rispettivamente nel 1921, 1924 e 1928. Nel 1921 M. Broglio gli offrì la prima opportunità di affermazione invitandolo a esporre, accanto ad artisti quali C. Carrà, G. Morandi, A. Martini, G. De Chirico, Edita Walterowna Zur-Mühlen, nell'ambito della mostra Das junge Italien, inaugurata al Kronprinz Palast di Berlino e circolante in diverse città tedesche (Amburgo, Dresda, Hannover): il F. presentò alcuni disegni e i dipinti Donna con begonie, Natura morta con specchio e Assisi (ubicazione ignota). Inseritosi con naturalezza nel clima postmetafisico propiziato dalla rivista e dal movimento di Valori plastici, nel 1922 (anno in cui si colloca la sua decisione di dedicarsi esclusivamente alla pittura), il F. prese parte anche alla seconda mostra del gruppo presentata da Broglio a Firenze nell'ambito della rassegna Fiorentina Primaverile.

In opere di questi anni, quali Ritratto di Gustavo (1923) o Gallicano nel Lazio (1924: Roma, coll. Francalancia), si definisce la poetica del F. che, pur rivolgendosi ai connotati della realtà oggettiva, tende a trasfigurarla isolandola in incorruttibili, rarefatte atmosfere d'intonazione metafisica, dense di riferimenti ai trecentisti senesi e alla pittura toscana del Quattrocento.

Dopo la partecipazione alla III Biennale romana del 1925 il F. si accostò al Novecento italiano ed espose tre paesaggi (Gallese, La rocca di Assisi, La chiesa di S. Francesco in Assisi: ubicazione ignota) nell'ambito della prima mostra ufficiale del movimento tenutasi a Milano nel 1926. L'anno seguente, confermando la propria adesione alla poetica novecentista, prese parte alla XCIII Esposizione degli amatori e cultori di belle arti, organizzata a Roma da Margherita Sarfatti, che lo aveva inserito - con A. Bartoli, F. Trombadori, L. Trifoglio, G. Socrate e altri - tra i "dieci puristi" romani; sempre nel 1927 partecipò anche alla II Rassegna internazionale di belle arti della città di Fiume.

Nell'aprile del 1928, grazie al sostegno del collezionista A. Signorelli, inaugurò a Roma, alle Stanze del libro in piazza Rondanini, la sua prima personale dove espose trentatré opere comprendenti paesaggi dell'Umbria e del Lazio, interni metafisici e nature morte (Due beccacce, 1928: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna); il successo della mostra fu notevole, e fu sancito sia dalla rapida vendita di tutte le opere esposte sia dai larghi consensi della critica.

Gli anni compresi tra il 1929 e il 1933 furono per il F. particolarmente significativi, densi di impegni espositivi e di riconoscimenti: nel 1929 partecipò alla prima Mostra del Sindacato laziale fascista degli artisti allestita al palazzo delle Esposizioni di Roma, alla CLIX Rassegna organizzata in maggio dai fratelli Bragaglia - inserito con A. Donghi, G. Socrate, F. Trombadori e altri tra gli esponenti del "realismo magico" - e alla II Mostra del Novecento italiano, presentata nel palazzo della Permanente di Milano; sempre nel 1929 ottenne il suo primo riconoscimento internazionale con la premiazione alla mostra d'arte italiana a Budapest. Nel 1930, sebbene lontano dalle espressioni più monumentali e retoriche del Novecento italiano ma anzi coerentemente orientato alla ricerca di soluzioni di pacato intimismo, il F. prese parte alla prima Rassegna internazionale del movimento presentata a Buenos Aires e, a Roma, alla II Mostra del Sindacato fascista di belle arti del Lazio; nel 1931 partecipò alla prima Quadriennale romana con una serie di paesaggi dalle turgide grafie, tra cui Punta di Garigliano (1930 circa: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna)

Si apre, in questi anni, il periodo maturo del F., che, in sintonia con la poetica strapaesana, cominciò a intridere i paesaggi e i nitidi scorci architettonici di tenere vibrazioni sentimentali, addolcendo con intonazioni cromatiche più calde le spigolosità dell'esordio; il grande quadro intitolato S.Chiara ad Assisi (1932, Roma: coll. Francalancia), che nel 1932 valse all'artista il primo premio alla Mostra internazionale d'arte sacra organizzata a Padova in occasione del VII centenario della morte del santo, attesta infatti il suo passaggio a uno stile dalle intonazioni più intime e commosse, prevalentemente giocato su morbidi impasti materici. Presente, nel 1932, alla III Sindacale del Lazio, nella primavera di quell'anno fu invitato, per la prima volta, alla Biennale di Venezia.

L'anno successivo cominciarono a manifestarsi i primi segni di un grave malessere nervoso, che per diversi anni lo costrinse a lunghe interruzioni del suo lavoro; solo nel 1935, infatti, superata la fase critica della malattia, l'artista poté riprendere l'attività espositiva, partecipando alla Quadriennale romana con Paesaggio crepuscolare (ubicazione ignota), Estuario del lago Trasimeno (acquistato nel 1934 dalla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma) e Natura morta con alabastro (acquistato in mostra per la Galleria Mussolini, oggi Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea di Roma), dipinti che ancora rivelano, nelle forme arcaiche e geometrizzanti, il costante riferimento al purismo quattrocentesco. Nel marzo dello stesso anno il F. vinse il concorso indetto dalla regina Elena sul tema della guerra e della vittoria con il suo primo e unico notturno intitolato Bombardamento diCatania (1934 circa: ubicazione ignota).

Sempre nel 1935 partecipò alla mostra dei disegni allestita a Roma dal Sindacato laziale in sostituzione della quinta edizione della rassegna regionale, rassegna alla quale prese parte ancora nel 1936 e nel 1938, esponendo anche all'edizione nazionale del 1941 a Milano dove presentò il dipinto Campagna romana. Nel 1939 partecipò alla III Quadriennale romana con tre piccole vedute, tutte di ubicazione ignota: Case di Gallese, Cumuli e La chiesanuova, primo di una serie di paesaggi romani incentrati sul tema dell'architettura barocca.

Personaggio di rilievo nell'ambiente artistico della capitale, nonostante il temperamento ora più schivo e solitario, nel 1942 il F. presentò venti opere in una personale alla Galleria delle Terme, inaugurata dal ministro dell'Educazione nazionale G. Bottai: ritornano i soggetti preferiti, nature morte e paesaggi umbri e laziali, che cedono alla vena narrativa, a una resa pittorica più sciolta e soffusa, nella ricerca di un maggior naturalismo.

Tra il 1943 e il 1950 il F. partecipò soltanto alla IV Quadriennale e alla XXV edizione della Biennale di Venezia. Nonostante l'evidente flessione nell'attività espositiva, non mancarono in quegli anni riconoscimenti ufficiali: nel 1949 ottenne il premio Siena, con M. Mafai e G. Omiccioli, e il premio Taranto. A partire dai primi anni Cinquanta, ripresa con rinnovato impegno l'attività espositiva, presentò le sue opere in personali romane presso le gallerie La Palma (1951) e Il Camino (1952); in questa seconda occasione pubblicò in catalogo uno dei suoi numerosi scritti sulla pittura.

Sono in gran parte paesaggi e vedute di Roma le opere esposte alla VII Quadriennale romana del 1956, ed è in qualità di paesaggista che il F. vinse nel 1957 il premio Villa San Giovanni e nel 1961 il VII premio Aci Trezza. Trascorsero intensi anche i suoi ultimi anni, segnati dall'antologica allestita dal Centro culturale Olivetti di Ivrea (1961) e dalle numerose mostre personali presentate a Roma (1963, Galleria Russo; 1964, Galleria Nuova Pesa), a Torino (1965, Galleria Bussola) e a Perugia (1965, Galleria Le Muse).

Morì a Roma il 20 maggio 1965.

Fonti e Bibl.: M. Tinti, in La Fiorentina Primaverile (catal.), Firenze 1922, pp. 99 s.; M. Sarfatti, XCIII Esposizione degli amatori e cultori di belle arti di Roma: Dieci artisti del Novecento Italiano (catal.), Roma 1927, pp. 26-30; Los jovenes maestros de la pintura moderna: R. F., in El Argentino, 4 maggio 1928; A. Signorelli, R. F. alle Stanze del libro, Roma 1928; A. Porcella, Esposizione internazionale d'arte sacra a Padova, in L'Osservatore romano, 26 luglio 1932; Il pittore F. ad Olevano, in Quadrivio, 17 giugno 1934; U. Ojetti, Concorso delle Armi della Vittoria, Premio della Regina: R. F., in Corriere della sera, 4 luglio 1934; E. Cecchi, La Quadriennale d'arte a Roma, ibid., 16 maggio 1943; R. Lucchese, F. interprete del paesaggio umbro, in La Fiera letteraria, 18 marzo 1951; Galleria La Tartaruga, R. F. (catal.), testo di G. Ungaretti, Roma 1956; C.L. Ragghianti, R. F., in Arte moderna in Italia 1915-35 (catal.), Firenze 1967, p. 340; V. Guzzi, R. F., Bologna-Roma 1978; F. Alinovi, in La metafisica e gli anni Venti (catal.), Bologna 1980, I, pp. 360-363; D. Volontè in Il Novecento italiano 1923-1933 (catal.), Milano 1983, pp. 318 s.; G. Giuffrè - J. Recupero - A. Trombadori, F. (catal.), Roma 1986; M. Quesada, in Roma 1934 (catal.), a cura di G. Appella - F. D'Amico, Modena 1986, pp. 93, 182 s.; Scuola romana: artisti tra le due guerre (catal.), Milano 1988, pp. 54, 60 s., 67 s.; G. Bonini, Il paesaggio nella pittura italiana dal primo dopoguerra agli anni '60, Busto Arsizio 1990, pp. 58-60; C. Vivaldi, R. F., Roma 1991; F. Boco, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, Milano 1991, II, pp. 895 s.; Disegno italiano del Novecento, Milano 1993, ad Indicem; G. Di Genova, Storia dell'arte italiana del '900. Generazione maestri storici, Bologna 1994, I, p. 517; Künstlerlexikon des XX. Jahrhunderts, II, p. 142.

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