Mises, Richard von

Dizionario di filosofia (2009)

Mises, Richard von


Matematico e filosofo austriaco, naturalizzato statunitense (Leopoli 1883 - Boston 1953). Prof. di tecnologia in varie univv. tedesche, poi (1920-33) di matematica all’univ. di Berlino; all’avvento di Hitler al potere passò all’univ. di Istanbul (1933) e quindi (1939) alla Harvard University, dove insegnò matematica applicata e aerodinamica; per un certo periodo lavorò anche in Italia all’Istituto di statistica. Fondò la Zeitschrift für angewandte Mathematik und Mechanik. Fu membro, fra i più attivi, del Circolo di Berlino, strettamente legato all’altro centro rappresentativo del pensiero neopositivistico, il Circolo di Vienna. È autore di studi e di trattati sulla teoria delle equazioni differenziali e integrali della fisica matematica, di aerodinamica, di criteri di resistenza dei materiali. Nel suo testo filosofico più significativo (Kleines Lehrbuch des Positivismus: Einführung in die empiristische Wissenschaftsauffassung, 1939; trad. it. Manuale di critica scientifica e filosofica) M. mostra la tendenza a inserire il neopositivismo nell’arco di sviluppo del positivismo ottocentesco, pur insistendo, nello spirito più autentico della posizione neopositivistica, sull’importanza dell’analisi linguistica, strumento fondamentale specie per l’indagine filosofica. Deciso è il rifiuto di qualsiasi conclusione raggiunta per una via non scientifica, e accanto al privilegiamento dei metodi scientifici d’indagine, si trova in M. anche l’esclusione di una possibilità di fondazione scientifica della morale e la conclusione che in etica è ineliminabile la componente soggettivistica e quindi inevitabile il relativismo. Il contributo più originale di M. è però quello dato con i suoi scritti sulla probabilità, in cui presentò quella che è comunemente chiamata una concezione frequenziale della probabilità (Grundlagen der Wahrscheinlichkeitsrechnung, 1919; Wahrscheinlichkeit, Statistik una Wahrheit. Einführung in die neue Wahrscheinlichkeitslehre und ihre Anwendung, 1928; Vorlesungen aus dem Gebiete der angewandten Mathematik. I, Wahrscheinlichkeits­rechnung und ihre Anwendung in der Statistik und theoretischen Physik, 1931, 2a ed. 1945). Secondo M. l’uso del termine «probabilità» è in primo luogo legato all’esistenza di un «collettivo», ossia di una successione di eventi uniformi che differiscono per certi attributi osservabili. Una volta così ristretto il campo di applicazione della nozione di probabilità, questa è poi definita da M. in modo tale che la probabilità di un attributo equivale al limite al quale tende la frequenza relativa dell’attributo in questione con il crescere del numero delle osservazioni. La concezione frequenziale della probabilità di M. è analoga per certi versi a quella propria di Reichenbach e si distingue da quella di tipo logico più diffusa tra i neopositivisti (sostenuta, tra gli altri, da Carnap).

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