SIRIGATTI, Ridolfo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SIRIGATTI, Ridolfo

Donatella Pegazzano

– Nacque a Firenze nel 1553 da Niccolò (m. 1578), appartenente a una famiglia di mercanti di lana e seta, e da Cassandra, figlia del pittore Ridolfo del Ghirlandaio.

La data di nascita è ricavabile dalla relazione redatta dai cavalieri di S. Stefano in seguito alla richiesta di Ridolfo di entrare nella religione stefaniana nel 1581: vi si afferma infatti che egli aveva, in quel momento, ventotto anni (Archivio di Stato di Pisa, Ordine di S. Stefano, Provanze di nobiltà, 392, c. 16). Ridolfo era il secondogenito della coppia, che ebbe almeno altri sei figli, nell’ordine: Bartolomeo (Baccio), Lorenzo (v. la voce in questo Dizionario), Contessa, Maddalena, Emilia e Umiltà (Ghirlandaria..., 2017, pp. 302-304). Nel citato documento si riporta inoltre che Ridolfo si dilettava nell’arte della scultura. Difatti, anche se la sua vita fu spesa nelle attività commerciali e poi al servizio dell’amministrazione medicea, una certa fama presso i contemporanei gli derivò da questa sua attitudine artistica e dal fatto che riunì, nella sua casa di Firenze in via Ghibellina, una notevole collezione contraddistinta dalla varietas tipica delle raccolte coeve, e molto vicina, per contenuti e allestimento, al gusto mediceo (Pegazzano, 2014, pp. 147-151). Le attività e la raccolta artistica di Sirigatti sono descritte nel Riposo... di Raffaele Borghini (1584). All’interno di questo testo egli interpreta, nei dialoghi che ne caratterizzano la struttura compositiva, e che coinvolgono anche Bernardo Vecchietti, Baccio Valori e Girolamo Michelozzi, il ruolo dell’esperto d’arte. Non sappiamo da dove Ridolfo derivasse queste sue conoscenze, ma si può presumere che la sua prima educazione artistica si svolgesse presso la bottega del nonno materno, passata per eredità a Michele Tosini. Ad avallare l’ipotesi di interessi maturati in seno alla cerchia famigliare c’è anche il fatto che altri due figli di Niccolò e Cassandra, Lorenzo e Umiltà, si dedicarono alle arti: il primo fu un architetto e prospettico abbastanza rinomato (Pegazzano, 1998, pp. 144-175), la seconda fu pittrice nel convento fiorentino di S. Giovannino dei cavalieri di Malta (Ghirlandaria..., 2017, p. 304). Un altro indizio della frequentazione di quella bottega può essere costituito dal fatto che molti degli artisti contemporanei che compaiono nelle collezioni di Ridolfo e del fratello Lorenzo erano stati a bottega di Michele Tosini: tra essi, Girolamo Macchietti, Giovanni de’ Benci, Francesco Traballesi, Alessandro Fei (Pegazzano, 1998, pp. 161 s.).

Gli interessi artistici non impedirono comunque a Sirigatti di dedicarsi all’attività mercantile propria della sua famiglia: così, nel 1568 s’iscrisse all’arte della seta (Archivio di Stato di Firenze [ASF], Carte Bardi, s. 3, filza 88, f. 39). Nel 1572 ottenne l’emancipazione dal padre Niccolò (ASF, Notarile Moderno, 2188, c. 171v). Nel 1573 figurava tra i ‘festaioli’ dell’Accademia del disegno di Firenze (ASF, Accademia del disegno, 25, c. 82v), diventando poi accademico nel 1576 (26, c. 30r). Appartengono agli anni Settanta del secolo, coincidendo dunque con l’inserimento di Sirigatti nell’ambiente accademico, le due sculture più significative che di lui si sono conservate, i due busti in marmo raffiguranti il padre e la madre dell’artista, oggi al Victoria and Albert Museum di Londra, firmati e datati rispettivamente 1576 e 1578 (Pegazzano, 2017, pp. 170-173, con bibliografia precedente). Oltre a queste opere Sirigatti eseguì i modelli preparatori, uno dei quali identificato di recente (Mozzati, 2009, pp. 104-107), per i busti in marmo dei granduchi Cosimo I, Francesco I e Ferdinando I de’ Medici, collocati nella facciata del palazzo della Carovana a Pisa, scolpiti però, tra il 1588 e il 1596, da Giovanni Battista Lorenzi. Borghini ricorda anche, tra i lavori più importanti di Ridolfo, una Venere, anch’essa in marmo, non rintracciata, ma nota grazie a un’incisione di Hieronymus Wierix, da un disegno di Giovanni Stradano (Davis, 2011).

I busti conservati a Londra mostrano affinità stilistica con le opere di Giovanni Caccini, ma posseggono, soprattutto quello che ritrae Cassandra, accenti di naturalismo che pongono Ridolfo su una posizione piuttosto avanzata rispetto alla scultura del suo tempo.

La sua dimestichezza con le botteghe degli artisti e con l’Accademia del disegno può spiegare la protezione concessa da Ridolfo a Pietro Bernini, che, secondo Giovanni Baglione (1649, p. 304), avrebbe svolto la sua formazione presso di lui. Al di là di difficili confronti tra le opere giovanili di Pietro e ciò che rimane di Sirigatti, il legame tra i due personaggi è ora provato da un atto notarile del marzo del 1600 in cui Ridolfo nominò Bernini, allora residente a Napoli, suo procuratore per la riscossione di alcuni crediti (ASF, Notarile Moderno, 2552, cc. 188v-191v).

Nel 1586 Sirigatti sposò Antonia di Tanai de’ Medici, appartenente a un ramo collaterale della famiglia regnante, e da lei ebbe un unico figlio maschio, Ranuccio (1587-1647), e le figlie Maria e Maddalena. Due anni più tardi risultava abitare a Pisa, città dove, nel tempo, gli furono affidati incarichi prestigiosi che presupponevano il riconoscimento delle sue competenze artistiche. Così nel 1588 egli sovrintese all’erezione degli apparati per l’ingresso in città di Ferdinando I de’ Medici (Frosini, 1977, pp. 1488-1490), mentre più tardi valutò i dipinti per il soffitto della chiesa dell’Ordine dei cavalieri di S. Stefano (ibid.) e, nel 1607, in qualità di «gran conservatore» di quella stessa religione, si occupò, dettandone probabilmente il programma iconografico, delle decorazioni affrescate nella facciata del palazzotto del Buonomo (ibid.). Sempre a Pisa, nel 1594, venne nominato console del Mare.

La sua carriera al servizio dell’amministrazione medicea si svolse anche a Volterra, dove, nel 1598, fu capitano di Giustizia e commissario della città. Nel 1603 fu commissario di Borgo San Sepolcro. Infine fu di nuovo a Pisa, negli ultimi anni della sua vita, come soprintendente dell’arsenale, provveditore della Grascia e del Sale e, dal 1606, deputato alle Coltivazioni e Ornati.

A Pisa Ridolfo morì nel 1608 (ASF, Carte Bardi, serie 3, filza 88, fasc. 39). Con la moglie, che lo aveva preceduto nel 1607, venne sepolto nella basilica di S. Croce a Firenze (ASF, Notarile Moderno, 10892, c. 134v).

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Pisa, Ordine di Santo Stefano, Provanze di nobiltà, 392, c. 16; Archivio di Stato di Firenze, Carte Bardi, s. 3, filza 88, f. 39; ibid., Notarile Moderno, 2188, c. 171v, 2552, cc. 188v-191v, 10892, c. 134v; ibid., Accademia del disegno, 25, c. 82v, 26, c. 30r.

R. Borghini, Il Riposo..., Firenze 1584, passim; G. Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII fino a tutto quello d’Urbano VIII, Roma 1649, p. 304; D. Frosini, Il Palazzotto del Buonomo e la ‘Torre della Fame’ in Pisa: l’intervento celebrativo di R. S., in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, Classe di lettere e filosofia, s. 3, IX (1977), pp. 1475-1496; D. Pegazzano, Lorenzo Sirigatti: gli svaghi eruditi di un dilettante del Cinquecento, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XLII (1998), pp. 144-175; T. Mozzati, in Il cotto dell’Impruneta. Maestri del Rinascimento e le fornaci di oggi (catal., Impruneta), a cura di R.C. Proto Pisani - G. Gentilini, Firenze 2009, pp. 104-107, n. II, 14; C. Davis, Prints as sources. R. S.’s marble Venus in an engraving after Stradanus, Heidelberg 2011 (http://archiv.ub.uni-heidelberg.de/artdok/ volltexte/2011/1354; 27 giugno 2018); D. Pegazzano, Intorno alla Tribuna: i collezionisti fiorentini e il modello principesco, in La Tribuna del Principe. Storia, contesto, restauro, a cura di A. Natali - A. Nova - M. Rossi, Firenze 2014, pp. 147-151; Ead., in Il Cinquecento a Firenze. “Maniera moderna” e controriforma (catal.), a cura di C. Falciani - A. Natali, Firenze 2017, pp. 170-173, n. IV, 12-13; Ghirlandaria. Un manoscritto di ricordi della famiglia Ghirlandaio, a cura di L. Venturini, Firenze 2017, pp. 302-304.

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