RINALDI, Rinaldo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RINALDI, Rinaldo

Francesco Franco

RINALDI, Rinaldo. – Nacque a Padova il 13 aprile 1793, da Domenico, intarsiatore e intagliatore, e da Teresa dei conti Pisani.

Nel 1808 dette prova della sua precoce abilità realizzando S. Antonio morente, una statua policroma scolpita in pietra di Nanto (Padova, santuario dell’Arcella, cella del transito). Dopo una prima formazione all’Accademia di belle arti di Venezia, nel 1811 fu inviato a Roma da Leopoldo Cicognara, sembra su segnalazione di Napoleone Bonaparte, per studiare all’Accademia di S. Luca, grazie a un pensionato, sotto la protezione di Antonio Canova (Faccioli, 1979, pp. 229-231; Lilli, 1991, p. 122).

In questi anni lavorava anche come collaboratore di Adamo Tadolini (Ricordi autobiografici di Adamo Tadolini, 1900, pp. XV, 51-53). Nel 1818 realizzò il monumento del cardinale Lorenzo Prospero Bottini (Roma, chiesa di S. Croce e S. Bonaventura dei Lucchesi, seconda cappella a sinistra; Lilli, 1991, p. 122 s.). Nel 1822 Canova, convinto che la sua malattia non lo avrebbe lasciato vivere ancora per molto, espresse la volontà che fosse lo scultore Tadolini a terminare, dopo la sua morte, i vari lavori incompiuti ubicati nel suo studio di via delle Colonnette 27 a Roma. In seconda istanza, in caso di impossibilità di Tadolini, designò per questo ruolo proprio il suo allievo Rinaldi.

Rinaldi, a quanto riferì Tadolini, nel 1822 aveva una precaria situazione economica che non gli consentiva di interrompere totalmente le commissioni del suo studio per dedicarsi al completamento di quelle di Canova, appena scomparso. Fu comunque scelto per portare a termine le opere del maestro, ma come direttore dei lavori fu nominato Cincinnato Baruzzi (Ricordi autobiografici di Adamo Tadolini, 1900, pp. 146 s.; Noè, 2002, p. 79).

Nel 1825 realizzò il monumento di monsignor Carlo Zen (Roma, chiesa di Ss. Biagio e Carlo ai Catinari, navata sinistra, terzo pilastro; Lilli, 1991, pp. 123 s.). Nel medaglione a bassorilievo con il profilo del prelato, tra le forme sintetiche ed equilibrate, spicca il fine realismo del volto e soprattutto del lungo naso aquilino, immune dall’idealizzazione neoclassica operata in altre opere da Rinaldi.

Nel 1826 lo studio di Canova venne trasferito a Possagno e quindi Rinaldi prese definitivamente possesso dei locali che erano stati del suo maestro (Lilli, 1980, p. 94). Nel 1827 partecipò con vari scultori alla realizzazione del monumento funebre di Canova nella chiesa dei Frari a Venezia (seconda campata a sinistra dall’ingresso): di sua mano sono il Leone veneto, ispirato a quello realizzato da Canova per la tomba di Maria Cristina d’Austria (Vienna, Augustinerkirche), e il Genio della scultura, che ricorda omologhe figure canoviane (Lilli, 1980, p. 98). Allo stesso anno risalgono i Quattro profeti sulla facciata della chiesa di S. Maria della Consolazione a Roma (ibid.) e il medaglione di Giovanni Battista Belzoni (Padova, Palazzo della Ragione, porta orientale del salone; Peretti, 2003, pp. 29 s.).

Sempre nel 1827 realizzò il disegno di un altare con statua di Cristo e con candelabri, per la chiesa del cimitero di Vicenza (Vicenza, Musei civici, Gabinetto disegni e stampe; Di Mauro, 1993).

Nel 1830 eseguì il monumento di Giuseppe Sisco (Roma, S. Luigi dei Francesi, ultima cappella a destra; Lilli, 1991, pp. 125 s.; Magno, 2012, pp. 38 s. n. 18), che risente molto dell’influenza di Canova, pur a distanza di otto anni dalla morte del maestro.

Nel 1831 terminò il monumento del cardinale Ercole Consalvi e del marchese Andrea (Roma, chiesa di S. Marcello al Corso, quarta cappella a destra; Faccioli, 1979, pp. 237 s.; Lilli, 1991, pp. 124 s.).

In un’impostazione tradizionalmente canoviana, spicca il verismo del medaglione con il doppio ritratto dei defunti. La scelta delle notevoli dimensioni del complesso era correlata all’importanza di Ercole, segretario di Stato di Pio VII.

Nello stesso anno realizzò il monumento del cardinale Francesco Bertazzoli (Roma, S. Maria sopra Minerva, navata destra, sesta cappella), un’opera ancora canoviana nell’iconografia, che risente anche della rigidità e della simmetria dei lavori di Bertel Thorvaldsen, come ha ben rilevato la critica (Lilli, 1991, p. 127).

Nel 1833 scolpì il monumento Baldi (Roma, San Luigi dei Francesi, chiostro, parete est). Nel 1835 modellò il bassorilievo in terracotta raffigurante Bacco che torna dalle Indie, posto nel timpano del casino nobile di villa Torlonia a Roma, su disegno di Giovan Battista Caretti (Magno, 2012, pp. 35 s. n. 10).

Fra il 1835 e il 1836 realizzò Cerere che impartisce a Trittolemo l’insegnamento dell’agricoltura, un altorilievo in terracotta posto entro il timpano di villa Ferrajoli ad Albano (Magno, 2014, pp. 109-113). Nel 1836 portò a termine il busto di papa Gregorio XVI (Roma, palazzo di Propaganda Fide, sulla porta dell’ex refettorio). Nel 1838 realizzò il monumento di Francesco Longhi (Roma, S. Maria in Trastevere, cappella di S. Pietro, quarta a destra).

Nel 1839 il suo nome compare fra i Virtuosi di Merito nella Congregazione de’ Virtuosi al Pantheon, dove è citato come «direttore della incisione delle opere premiate in scultura», accademico di merito dell’Accademia di S. Luca e dell’Accademia di belle arti di Venezia (Statuto della insigne artistica Congregazione de’ Virtuosi al Pantheon, 1839, p. 38).

Nel 1842 completò il monumento del conte Giuseppe Cini (Roma, chiesa di Gesù e Maria al Corso, prima cappella a destra; Lilli, 1991, p. 129).

Alla prima metà degli anni Quaranta sono databili i Tre angeli reggi-monogramma (Roma, chiesa del Ss. Nome di Gesù all’Argentina, sul timpano dell’altare maggiore; Pecchiai, 1952, p. 270), in marmo, che reggono il monogramma IHS. Nel 1850 portò a termine la colossale statua di papa Gregorio XVI (Roma, S. Paolo fuori le Mura, sala Gregoriana; Faccioli, 1979, pp. 238, 241 s.).

Nel 1854 partecipò alla XIII Esposizione della Società promotrice di belle arti di Torino, come risulta dal relativo catalogo. Nel 1857 terminò il mausoleo dello scultore Carlo Finelli (Roma, S. Bernardo alle Terme), dove l’artista, ormai famoso, s’immortalò attraverso un autoritratto nel personaggio che conduce i bambini al cospetto del papa, nel corteo scolpito a bassorilievo fra il piedistallo con l’epigrafe e il sarcofago (Musetti, 2002, pp. 64 s., 67 nn. 333-338; Grandesso, 2007, p. 148).

Nel 1861 partecipò all’Esposizione italiana agraria, industriale e artistica di Firenze, come risulta dal relativo catalogo. Nel 1862 portò a termine il bassorilievo della Traslazione della santa Casa di Nazareth (Roma, S. Salvatore in Lauro, facciata) e nel 1864 il mausoleo del cardinale Giacomo Savelli (Roma, S. Maria in Aquiro; Faccioli, 1979, pp. 237 s.). Nel 1870 terminò il monumento di Rosa Bottai (Verano, quadriportico, lato destro, dodicesima arcata), considerato dalla critica soltanto un esercizio lezioso (Lilli, 1980, p. 98) di un ormai anziano scultore neoclassico che non divenne mai, volontariamente, romantico.

Morì a Roma il 28 luglio 1873.

Varie opere di Rinaldi, scultore estremamente prolifico, si trovano in chiese e musei, soprattutto veneti, fra i quali si segnalano le Gallerie dell’Accademia di Venezia. Non sono molte le opere apparse sul mercato internazionale delle aste fino a oggi, ma spesso hanno ottenuto discrete quotazioni. Fra queste merita di essere menzionato un medaglione raffigurante La beatificazione di Luigi Gonzaga, in avorio, aggiudicato dalla casa d’aste Christie’s a New York il 24 aprile 2002 e poi aggiudicato nuovamente dalla casa d’aste Wannenes a Genova il 15 novembre 2011.

Molto singolare il caso del monumento di Pietro Stecchini, una stele in gesso (il marmo si trova ora a Parigi al Museo del Louvre) che ricalca molto fedelmente il gesso di Canova per la marmorea stele Mellerio (il primo nella Gipsoteca del Museo Canova di Possagno; la seconda nel Museo di Palazzo Mirto di Palermo). Nel giro di pochi anni il gesso di Rinaldi è passato per due case d’aste, con simili valori di stima, ma notevoli differenze di prezzi di aggiudicazione. L’opera è stata prima venduta da Sotheby’s a New York il 26 gennaio 2007 per 132.000 dollari, poi aggiudicata il 31 gennaio 2013 da Cristhie’s, sempre a New York, per 68.500 dollari (valore rientrante nella stima prevista). Un altro gesso quasi identico, ma in migliore stato di conservazione, è stato venduto da Pandolfini, a Firenze, il 28 maggio 2014, per soli 6250 euro. Questi gessi meriterebbero un approfondito raffronto negli studi futuri sull’artista.

Fonti e Bibl.: Lettera di M.A.G. alla signora T.C.E. sulle opere dello scultore R. R. di Padova, Treviso 1825, in Giornale sulle scienze e lettere delle provincie venete, VIII, gennaio 1825, 43, pp. 75-82; A. Meneghelli, Un monumento al cavaliere Antonio Vigodarzere. Scultura di R. R., Padova 1838; Statuto della insigne artistica Congregazione de’ Virtuosi al Pantheon, Roma 1839, p. 38; Notizie diverse. Monumento del cardinal Bofondi, in Roma artistica, I (1871-1872), 5, p. 39; R.O. (R. Ojetti), Biografia di R. R. scultore, ibid., 12, pp. 89-93; Ricordi autobiografici di Adamo Tadolini scultore (vissuto dal 1788 al 1868) pubblicati dal nepote Giulio, Roma 1900, pp. XV, 51-53, 146 s., 223, 247; P. Pecchiai, Il Gesù di Roma descritto ed illustrato da Pio Pecchiai, Roma 1952, pp. 209, 270; L’Accademia Nazionale di San Luca, a cura di C. Pietrangeli, Roma 1974, p. 34; C. Faccioli, Uno scultore padovano a Roma. R. R., in Strenna dei Romanisti, XL, 1979, pp. 229-242; M.S. Lilli, R. R., in Antologia di belle arti, IV (1980), 13-14, pp. 94-101; A. Nava Cellini, Memoria dell’antico. Note su Vincenzo Pacetti e R. R., in Paragone, n.s., XXXIX (1988), 465, pp. 63-66; M.S. Lilli, Aspetti dell’arte neoclassica. Sculture nelle chiese romane 1780-1845, Roma 1991, pp. 20 n. 8, 122-129, 168 e ad ind. (con bibl.), figg. 81-88; A. Di Mauro, scheda OA, Disegno, 1993, numero di catalogo generale (NCTN) 05-00293550; V. Vicario, Gli scultori italiani. Dal neoclassicismo al liberty, II, Lodi 1994, pp. 884-886; E. Noè, Per Leopoldo Cicognara: un gesso originale di Antonio Canova e un marmo di R. R., in Venezia arti. Bollettino del Dipartimento di storia e critica delle arti Giuseppe Mazzariol dell’università di Venezia, XX (1997), pp. 70, s., 73-76 (con bibl. nella n. 29); C. Eusebi, scheda OA, Ritratto di Ludovico Menin, 2000, numero di catalogo generale (NCTN) 11-00132962 (con bibl.); A. Augusti - F. Saccardo, Ca’ d’Oro. Galleria Giorgio Franchetti, Milano 2002, p. 13; B. Musetti, Carlo Finelli (1782-1853), Cinisello Balsamo 2002, pp. 64 s., 67, figg. 25-28; E. Noè, Un busto neoclassico (e una congiuntura post-canoviana) a Venezia, in Ateneo veneto, s. 3, CLXXXIX (2002), 1, 1, pp. 71-82 (con bibl. nelle note); L. Scardino, Alcune lettere ferraresi di Pietro Tenerani, in Labyrinthos, XXI (2002), 41-42, p. 82; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. Da Antonio Canova ad Arturo Martini, II, Torino 2003, pp. 778, 807 fig. 1584 s. (con bibl.); G. Peretti, Per un monumento al grande Belzoni, in Padova e il suo territorio, XVIII (2003), 103, pp. 29 s.; Maestà di Roma. Da Napoleone all’Unità d’Italia (catal. Roma), Milano 2003 (in partic. F. Mazzocca, pp. 115 s.; S. Grandesso, p. 315; C. Poppi, pp. 407 s., E. di Majo, pp. 414 s.; e ad ind.; con bibl.); E. Di Majo, in Galleria Nazionale d’arte moderna. Le collezioni. Il XIX secolo, a cura di E. Di Majo - M. Lafranconi, Milano 2006, p. 79; S. Grandesso, Verso il realismo in scultura. La fortuna delle scuole regionali, in L’Ottocento in Italia, a cura di C. Sisi, Milano 2007, pp. 148, 164, fig. 147; Id., La scultura ideale a Roma e la sua fortuna collezionistica, in Canova alla corte degli zar: capolavori dall’Ermitage di San Pietroburgo (catal.), a cura di S. Androsov, Milano 2008, pp. 55 s.; S. Androsov - S. Grandesso, R. R. La Pace, scheda dell’opera, ibid., pp. 104-107; A.M. Renzi, scheda OA, Nettuno, 2011, numero di catalogo generale (NCTN) 12-00828210 (con bibl.); G.M. Magno, L’altorilievo di R. R. nel frontone di Villa Ferrajoli ad Albano Laziale, in Bollettino della Unione storia ed arte, s. 3, CIV (2012), 7, pp. 33-50 (con bibl.); G. Pavanello, Disegni per i mobili dell’appartamento neoclassico di palazzo Papafava, in AFAT. Arte in Friuli. Arte a Trieste, 2012, n. 31, pp. 118, 125; G.M. Magno, R. R. ad Albano Laziale. Una proposta interpretativa dell’iconografia mitologica del frontone fittile realizzato da R. R. (1793-1873) per il Casino Benucci ad Albano Laziale (Roma), in Castelli Romani, 2014, n. 4, pp. 109-113 (con bibl. anche nelle note).

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