Rischio archeologico

Lessico del XXI Secolo (2013)

rischio archeologico


rìschio archeològico locuz. sost. m. – Eventualità, connessa a circostanze più o meno prevedibili, che un bene archeologico subisca un danno che ne alteri l’integrità fisica. Il rischio è espresso in funzione della vulnerabilità (predisposizione del bene a subire un danno in caso di evento calamitoso), della pericolosità (probabilità che si verifichi un fenomeno potenzialmente distruttivo) e dell’esposizione o valore esposto (insieme dei beni a rischio presenti nell’area esposta all’evento). Di recente, anche in relazione agli sviluppi dell’archeologia preventiva (v.), la locuzione ha assunto un’accezione alternativa, connessa alla probabilità più o meno elevata d'intercettazione di livelli archeologici nel corso di scavi intrapresi per interventi edilizi o infrastrutturali per i quali la stratificazione archeologica rappresenta un elemento di criticità, in quanto interferisce sull’attuazione dei lavori. Il problema del r. a., e più in generale del rischio del patrimonio culturale, discusso in Italia ormai da molti anni, ha trovato specifica menzione nel Codice dei beni culturali e del paesaggio (v. beni culturali e del paesaggio, Codice dei) in connessione al tema della conservazione dei beni, di cui quelli archeologici sono, per loro stessa natura, i più fragili ed esposti al danneggiamento: l’art. 29, comma 1 e 2, stabilisce che la conservazione del patrimonio culturale venga assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro, intendendo per prevenzione «il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto». Da un punto di vista tecnico, dalla metà degli anni Novanta del 20° secolo i Sistemi informativi geografici (GIS) hanno costituito la piattaforma informatica ideale per ottenere, sulla base di sistemi di monitoraggio sistematici, una mappa conoscitiva dei maggiori fattori di rischio, quali l'aggressività dei fenomeni ambientali e la pericolosità antropica. A livello nazionale, allo scopo di offrire una risposta sistemica al problema del degrado del patrimonio culturale, è stato avviato alla metà degli anni Novanta del 20° sec. dall’Istituto centrale per il restauro il progetto Carta del rischio: esempio di sistema informativo territoriale inteso a determinare non solo la gravità, ma anche l’urgenza del rischio, la Carta è un sistema di banche dati alfanumeriche e cartografiche in grado di valutare, attraverso un approccio statistico, il livello di vulnerabilità e quindi di rischio dei beni esaminati. A livello regionale, spicca per continuità d’intenti l’esempio di CART (Carta archeologica del rischio territoriale), promosso dalla Regione Emilia-Romagna come strumento di gestione del rapporto fra tutela del patrimonio archeologico e sviluppo territoriale. Anche a livello del patrimonio costruito, sia in antichi centri urbani, come a Pompei (v.), sia in grandi complessi architettonici, come nella Villa Adriana a Tivoli, il monitoraggio del r. a., fondato sulla raccolta capillare delle informazioni e sul loro continuo aggiornamento, diviene una voce di riferimento all’interno del GIS, associata alla gestione del patrimonio culturale e alla pianificazione di interventi mirati. Quanto all’approccio scientifico finalizzato alla previsione del r. a., esso si avvale dell’applicazione di analisi statistiche (v. archeologia, analisi spaziale per l’) e si basa su un’azione di tipo conoscitivo per fornire un quadro accurato e preciso delle aree vulnerabili e del rischio al quale sono sottoposte: una lettura combinata di dati di natura diversa consente di stabilire livelli di probabilità di presenza archeologica, orientando decisioni urbanistiche e ambientali per evitare, attraverso misure preventive, l’incidenza dell’evento o almeno per ridurne il danno. Questo tipo di approccio dalle potenzialità predittive ha consentito di superare la nozione di carta del r. a. per sostituirla con quella di carta del potenziale archeologico, in cui la presenza storica all’interno di un territorio è intesa come un valore aggiunto ai fini di una progettazione condivisa e di una più corretta pianificazione degli interventi edilizi o infrastrutturali.