Rivoluzione

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

rivoluzione

Massimo L. Salvadori

Un cambiamento profondo o un brusco rovesciamento

Il termine rivoluzione per un verso sta a indicare una trasformazione sostanziale di lungo periodo (di carattere intellettuale, sociale o economico, come la rivoluzione industriale); per l’altro designa l’abbattimento, con mezzi radicali e in un lasso di tempo limitato, di un ordine politico o sociale (come la Rivoluzione francese)

Processi di lungo periodo ed eventi politico-sociali

Vengono definite rivoluzioni le trasformazioni che, anche senza un preciso punto di partenza e di arrivo, determinano cambiamenti qualitativi ed epocali. Esse segnano il passaggio a un nuovo tipo di orientamento o di organizzazione della cultura, della scienza, della mentalità, dei costumi, dei rapporti sociali, dell’economia, della tecnologia e così via. Pensiamo in proposito alla rivoluzione scientifica del Seicento, alla rivoluzione industriale del Sette-Ottocento, alla rivoluzione sessuale, alla rivoluzione ecologica, alla rivoluzione demografica o alla rivoluzione informatica.

Le rivoluzioni politiche e sociali – che si pongono in diretta antitesi con i concetti di evoluzione e di riforma – sono invece momenti, circoscritti nel tempo, di rottura violenta di un vecchio ordine istituzionale; per avere successo, tuttavia, devono possedere radici profonde. Tali rivoluzioni sono volte a creare un ordine nuovo a opera di minoranze organizzate e consapevoli dei propri fini, le quali influenzano e trascinano con sé le masse. Le forze rivoluzionarie hanno sempre inteso distruggere un passato per costruire una società diversa, mentre i controrivoluzionari hanno per lo più ritenuto che le rivoluzioni, in quanto violenze ‘artificiali’, dovessero essere considerate convulsioni destinate a riportare la società essenzialmente al punto di partenza.

Le grandi rivoluzioni moderne

Le maggiori rivoluzioni politiche e sociali che hanno segnato la storia moderna e contemporanea sono quella dei Paesi Bassi per la loro indipendenza nazionale dalla Spagna (1566-81), la prima e la seconda Rivoluzione inglese dirette contro l’assolutismo monarchico (1628-60 e 1688-89), la Rivoluzione delle colonie americane contro la Gran Bretagna (1774-81), la Rivoluzione francese che abbatté la monarchia dei Borbone e instaurò la repubblica sfociando infine nel dominio di Napoleone (1789-99), la Rivoluzione messicana per la democrazia e la riforma agraria (1910-20), le tre rivoluzioni russe (1905; febbraio 1917; ottobre 1917) – la prima delle quali fallì, la seconda determinò la caduta dello zarismo e la terza portò i comunisti al potere in Russia –, la Rivoluzione cinese, culminata nel 1949 nella trasformazione della Cina in un paese anch’esso comunista.

Similitudini e differenze

Queste rivoluzioni hanno avuto in comune il fatto di aver provocato la caduta di un ordine precedente e di averne fondato uno nuovo, ma ciascuna di esse ha avuto sue caratteristiche e finalità specifiche. È importante inoltre notare che esse si distinsero per le basi sociali che le sorressero, per il tipo di forze che le diressero, per le tecniche politiche e istituzionali messe in atto, per le ideologie che rispecchiarono. Le rivoluzioni americana e francese furono la culla dei partiti politici moderni, in quanto videro agire alcune minoranze per ottenere mediante un’attiva propaganda il consenso delle masse popolari e la mobilitazione di queste ultime. Esse ebbero l’esito di portare all’egemonia politica e sociale della borghesia.

Per contro, le rivoluzioni russe del 1917 e quella cinese sono sfociate nel dominio dei partiti comunisti i quali, facendo leva sulle masse operaie e contadine, hanno infine abolito la proprietà privata e il capitalismo. Inoltre hanno collettivizzato l’economia, ponendone le redini nelle mani dello Stato a sua volta assoggettato alla dittatura del Partito comunista, con l’intento di dar vita a una società prima socialista e poi comunista.

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