AZEGLIO, Roberto Taparelli d'

Enciclopedia Italiana (1930)

AZEGLIO, Roberto Taparelli d'

Francesco Lemmi

Nato a Torino il 24 settembre 1790 fratello di Massimo. Studiò nel collegio dei Tolomei di Siena dal 1799 al 1807. Nel 1808 tornò con la famiglia a Torino e fece parte di quell'accademia dei Concordi che fu allora una delle manifestazioni più significative dello spirito nazionale in Piemonte. Uditore nel Consiglio di Stato a Parigi (1809), ispettore a Roma dei lavori per il prosciugamento delle paludi Pontine (1811); commissario di polizia a Lauenburg (1813), tornò in patria nel 1814 e fece nel 1815 la campagna di Grenoble. Come tutti i giovani cresciuti alla scuola di Napoleone, vagheggiò un grande regno costituzionale sabaudo dell'Alta Italia, ed anzi sembra che in lui debba riconoscersi la quinta persona, accennata, ma non nominata, dal Santarosa, che assistette, il 6 marzo 1821, al famoso colloquio dei capi della cospirazione con Carlo Alberto. Fallito il moto, egli non fu coinvolto nei processi, ma visse tuttavia in esilio sino al 1826. Nel 1814 aveva sposato Costanza Alfieri di Sostegno, donna di rare virtù intellettuali e morali che gli fu consigliera e compagna in tutte le sue più nobili imprese. Dopo il 1831 la sua maggiore attività fu rivolta all'ordinamento, allo sviluppo e all'illustrazione della R. Pinacoteca, a cui lo aveva preposto Carlo Alberto appena salito al trono. Convinto che la grandezza dei popoli poggia sull'educazione civile e morale, si adoprò, sin dal 1835, affinché sorgessero asili e scuole per l'infanzia, e alcune anzi ne fondò egli stesso, dirigendole personalmente e dotandole di non scarso censo. Negli anni 1847-1848 si prodigò nei giornali, nei circoli, nei privati ritrovi per spingere Carlo Alberto a concedere lo Statuto e a muover guerra all'Austria: le pubbliche dimostrazioni del novembre e del dicembre 1847 e quella del 27 febbraio 1848 furono organizzate e guidate da lui. Nominato subito senatore (3 aprile 1848), avrebbe voluto seguire il re al campo, ma si rassegnò quando gli fu fatto intendere che avrebbe meglio servito la patria rimanendo a Torino. Le discordie intestine l'afflissero non meno della sconfitta dell'esercito. Nel 1849 disapprovò la decisione di ritentare la sorte delle armi, ma il disastro di Novara non gli tolse la fede nell'avvenire, e, più tardi, allorché si accesero le dispute sull'opportunità o meno di mandar truppe in Crimea, difese risolutamente la politica del Cavour. Morì in Torino il 24 dicembre 1862. Oltre ad alcune poesie giovanili, articoli di giornali, brevi opuscoli di carattere educativo e patriottico, rimangono di lui le seguenti opere: La reale galleria di Torino, Torino 1836-1846, voll. 4 in f. con 164 tavole; Delle accademie di belle arti, Torino 1859; Studi storici e archeologici sulle arti del disegno, Firenze 1861; Notizie estetiche e biografiche sopra alcune precipue opere ultramontane del Museo torinese, Firenze 1862; Ritratti di uomini illustri dipinti da illustri artefici, estratti dall'antica raccolta dei reali di Savoia, Firenze 1863, opera postuma preceduta da una vita dell'autore scritta da G. Briano; Notizie inedite e documenti intorno alla vita di Giovenale Boetto e di Carlo Porporati, con note di Giov. Vico, Torino 1880, in-16, pp. 59.

Bibl.: G. Briano, Lettere di Massimo D'Azeglio al fratello Roberto, con cenni biografici di Roberto D'Azeglio, Milano 1872; A. Colombo, Carteggi e documenti diplomatici inediti di Emanuele D'Azeglio, I (1831-1854), Torino 1920, pubblicazione del Comitato piemont. della Società per la Storia del Risorg. italiano. Una notevole parte di quest'opera è dedicta a Roberto, del quale sono pubblicate parecchie lettere al figlio. Vedi anche: Constance D'Azeglio née Alfieri, Souvenirs historiques, tirés de sa correspondance avec son fils Emmanuel avec l'addition de quelques lettres de son mari le marquis Robert D'Azeglio de 1835 à 1861, Torino 1884. Brevi scritti su Roberto e Costanza sono citati dal Colombo, pp. xiv e xviii.

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