ROCHESTER

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1999)

ROCHESTER

N. Bernacchio

(lat. Durobrivae; Roffa, Hrofescester nei docc. medievali)

Città dell'Inghilterra, nella contea del Kent, situata sulla riva destra del fiume Medway.L'insediamento romano di Durobrivae, inserito nel sistema dei castra lungo la strada che da Dover conduceva verso Londra, fu scelto nel 604 da s. Agostino arcivescovo di Canterbury come seconda sede episcopale d'Inghilterra e affidata a s. Giusto, membro della missione romana stabilitasi a Canterbury; nello stesso anno il re Etelberto (560 ca.-616) vi fondò la chiesa cattedrale, dedicata a s. Andrea Apostolo, e la dotò di terre per il sostentamento della comunità di canonici regolari alla cui cura essa era stata affidata. Di questa prima fase di vita del complesso rimangono scarsi elementi murari riferibili a tre edifici emersi a livello di fondazioni nell'area dell'od. cattedrale, dei quali può essere ricostruita solamente la pianta di quello a N-O: un'aula rettangolare di m 13-8,5 con abside a E delimitata verso l'interno da una triplice arcata su pilastri, rispondente alla tipologia delle primitive chiese del Kent e per questo identificata con la cattedrale originaria.Nel 1082-1083 il vescovo Gundulf (1077-1108) sostituì i canonici regolari con monaci benedettini e avviò la costruzione di una nuova cattedrale, di cui fu probabilmente realizzata per intero solo la parte presbiteriale, che nel 1087 accolse le reliquie di s. Paolino di York (m. nel 644) traslate dalla vecchia chiesa; furono inoltre almeno impostate le tre navate del corpo longitudinale. Di questa fase rimangono visibili, inglobati nella cattedrale attuale, tratti dei muri perimetrali delle navatelle e due campate della cripta. I lavori furono ripresi dai vescovi Ernulf (1114-1124) e Giovanni I (1124-1137); all'epoca di quest'ultimo, nel 1130, avvenne, per mano di Guglielmo di Corbeuil, arcivescovo di Canterbury, la consacrazione dell'edificio, dove furono traslate le reliquie di s. Itamaro di R. (m. nel 664), momento che segnò il definitivo abbandono della chiesa sassone. A questa nuova fase risale, a eccezione del cleristorio ricostruito nel sec. 15°, la parte occidentale (sei campate) del corpo longitudinale, a tre navate, con archi a tutto sesto su pilastri compositi e galleria aperta verso navata e navatelle con bifore inquadrate da grandi arcate. Intorno al 1160, infine, l'edificio fu completato a O da una facciata che - nonostante l'apertura nel sec. 15° di una grande finestra perpendicular ricostruita integralmente nel 1825-1826 e altri interventi tardo-ottocenteschi - è perfettamente leggibile nel suo impianto originale, scandito da quattro torri quadrangolari fasciate esternamente da livelli sovrapposti di arcate cieche su lesene e semicolonne. In corrispondenza della navata centrale si apre il portale (l'ingresso alla navatella settentrionale è del 1327), leggermente strombato, con archi concentrici decorati a motivi fogliati e poggianti su cinque coppie di colonnine anulate a fusto liscio, la seconda delle quali è arricchita dalle figure di Salomone e della regina di Saba. La lunetta accoglie una Maiestas Domini con la figura di Cristo all'interno di una mandorla sorretta da due angeli e circondata dai simboli degli evangelisti, mentre l'architrave è animato dalle figure degli apostoli.I danni causati da un incendio nel 1179 e soprattutto il culto rapidamente cresciuto sulla tomba di s. Guglielmo di Perth, assassinato nel 1201 presso R. durante il suo pellegrinaggio verso la Terra Santa e sepolto all'interno della cattedrale, ebbero come conseguenza il completo rifacimento della parte orientale dell'edificio. Il presbiterio a terminazione rettilinea, articolato in due campate con volte esapartite costolonate e poderosi contrafforti angolari esterni, fu terminato nel 1214; contemporanea è la realizzazione di un secondo transetto orientale, con ciascuno dei bracci, su cui si aprono due cappelle a E, corrispondente a una campata con un'irregolare volta esapartita costolonata. Nel 1227 entrò in funzione il coro, diviso in tre navate separate da muri pieni che inglobano i muri perimetrali del presbiterio normanno: anche qui volte esapartite costolonate ricoprono la navata centrale, a due campate, e la settentrionale, a quattro, che fungeva da lungo vestibolo alla tomba di s. Guglielmo collocata nel braccio settentrionale del transetto orientale; la navata meridionale del coro, che rivela nella sua pianta irregolare la successione di più campagne costruttive, è invece coperta da una volta lignea ed è parzialmente occupata dalle scale di accesso alla cripta, che ripete in pianta il perimetro delimitato da presbiterio, transetto orientale e coro.Dopo la seconda consacrazione, avvenuta nel 1240 o comunque entro il 1255 ca., fu realizzato il braccio settentrionale del transetto occidentale, a due campate con volte ottopartite costolonate, e si cominciò a rimodellare il corpo longitudinale, con la sostituzione delle prime due campate normanne. Il progetto fu però abbandonato e alla ripresa dei lavori venne costruito il braccio meridionale del transetto, a tre campate di base rettangolare con volte ottopartite costolonate, completato tra la fine del sec. 13° e il principio del successivo. I lavori possono dirsi conclusi nel 1343 con la realizzazione della torre centrale, impostata all'incrocio tra transetto occidentale e coro (ripristinata nelle sue forme originali nel 1904).A N della cattedrale, inserita tra i bracci settentrionali dei due transetti, si trova la torre di Gundulf, di pianta quadrata con contrafforti angolari. Della struttura rimangono i muri perimetrali per un'altezza di poco più di m 12, con il doppio sperone costruito nel sec. 13° contro l'angolo nordorientale e il giro di caditoie aggiunte nel sec. 14°, mentre la parte superiore, di altezza pari almeno alla metà dell'attuale, fu demolita nel 1779.A S della cattedrale sono i resti del lato orientale del chiostro fatto costruire da Ernulf, con il dormitorio e la Chapter House, la cui facciata d'ingresso presenta un portale a tre arcate, la centrale arricchita da una lunetta raffigurante il Sacrificio di Isacco databile alla metà del 12° secolo. Ai restauri condotti nel 1342 dal vescovo Hamo di Hythe appartiene il portale d'accesso alla Chapter Room, con personificazioni della Ecclesia e della Sinagoga sui montanti e i Dottori della Chiesa sull'arco.Il settore sudoccidentale dell'insediamento romano fu fortificato forse subito dopo la conquista normanna (1066) con un terrapieno rinforzato da palizzate, che aveva andamento irregolarmente ellittico e sfruttava una modesta altura posta a ridosso delle mura romane del sec. 3°, in posizione di controllo del fiume. Tra il 1087 e il 1089, Gundulf sostituì il terrapieno con un recinto in muratura, del quale rimane a O un tratto ben conservato di m 100 ca., fondato a N sul nucleo delle mura romane. Nel 1127 Enrico I (1100-1135) concesse il castello a Guglielmo di Corbeuil, che vi eresse a propria residenza il donjon ancora esistente al limite meridionale. L'edificio, articolato in cinque livelli, è alto m 34,50 e presenta una pianta quadrata di m 21 di lato, con torrette aggettanti agli angoli alte m 38, quadrate quelle a N-E, N-O e S-O, circolare la restante, costruita tra il 1226 e il 1232 al posto dell'originale quadrata crollata nel 1215 durante l'assedio di Giovanni Senzaterra (1199-1216). Lo spazio interno è diviso per tutta la sua altezza in due settori da uno spesso muro trasversale con andamento E-O, che diventa un loggiato di quattro ampie arcate impostate su pilastri cilindrici in corrispondenza del terzo e quarto livello, occupati dal salone principale, caratterizzato quest'ultimo da una galleria finestrata aperta in spessore di muro che si affaccia sulla sala nella parte superiore delle pareti. Al donjon si accedeva salendo una scala che, costeggiandone il lato occidentale, aggirava la torretta di N-O e conduceva attraverso un portale al vestibolo d'ingresso collocato al primo piano dell'avancorpo rettangolare addossato al lato settentrionale; quest'ultimo edificio racchiude inoltre al piano terreno ambienti voltati a botte, identificati come prigioni, e al secondo piano la cappella del castello a navata unica e coro. La scultura architettonica di donjon e avancorpo è caratterizzata dall'impiego uniforme di chevrons lungo le ghiere, modanature nell'intradosso degli archi, e di capitelli a base cubica con i quattro lati decorati 'a conchiglia'.Il citato assedio del 1215 comportò la distruzione della linea sudorientale del recinto, ricostruita nel 1221-1222 e dotata di un bastione cilindrico a protezione del donjon; tra 1367 e 1370 fu infine ricostruito il tratto orientale del recinto di Gundulf in prosecuzione del muro del sec. 13°, con due torri a base quadrangolare, delle quali quella meridionale ingloba le fondazioni di una torre del 12° secolo.A S del castello, al di fuori delle mura romane, ma inserita in quelle duecentesche realizzate al tempo di Enrico III (1216-1272), la Boley hill è stata identificata con un'opera di fortificazione probabilmente relativa all'assedio del 1215 o realizzata subito dopo a protezione della parte meridionale del castello, che proprio in quell'occasione aveva dimostrato la sua vulnerabilità (Flight, Harrison, 1978, p. 39).

Bibl.: W.H. St. John Hope, The Architectural History of the Cathedral Church and Monastery of St. Andrew at Rochester, Archaeologia Cantiana 23, 1898, pp. 194-328; E. Fletcher, Early Kentish Churches, MArch 9, 1965, pp. 16-31; D.F. Renn, Norman Castles in Britain, London 1968, pp. 299-303; J.Newman, West Kent and the Weald (The Buildings of England, 38), Harmondsworth 1969 (London-Harmondsworth 19882), pp. 451-478; C. Flight, A.C. Harrison, Rochester Castle 1976, Archaeologia Cantiana 94, 1978, pp. 27-60; id., The Southern Defences of Medieval Rochester, ivi, 103, 1986, pp. 1-26; J.P. McAleer, The West Front of Rochester Cathedral: the Interior Design, ivi, pp. 27-43; D. Kahn, The West Doorway at Rochester Cathedral, in Romanesque and Gothic. Essays for George Zarnecki, Woodbridge-Wolfeboro 1987, pp. 129-134.N. Bernacchio

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