RODI

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

RODI (XXIX, p. 547)

Luciano Laurinsisch

Negli anni precedenti la seconda Guerra mondiale, furono compiute a Rodi molte opere pubbliche fra cui un nuovo acquedotto, strade, edifizî pubblici e privati; fu restituito nella sua imponenza il palazzo del Gran maestro dei Cavalieri di Rodi, ornato con opere d'arte, fra cui molti mosaici provenienti da Coo. Per le vicende militari e politiche dell'isola durante e dopo la seconda Guerra mondiale, e per dati statisticodemografici, v. egeo, Isole italiane dell', in questa App.

Archeologia. - Gli scavi condotti nell'isola di Rodi dal 1934 all'inizio della seconda Guerra mondiale hanno portato a risultati molto notevoli per la conoscenza storica e topografica. Nel capoluogo un rinvenimento di alta importanza fu quello di una grande via porticata di età imperiale romana, attraversante in lunghezza tutta la città; essa si spingeva fino al mare, terminava con un Giano, e per la sua sontuosità, essendo costituita da porticati marmorei, trova analogie nell'urbanistica delle maggiori città carovaniere. La strada appare impostata su un antico arsenale di cui restano precise tracce e che si può datare alla piena età ellenistica, ossia al fiorire della potenza navale rodia. I suoi impianti di carenaggio coll'annesso bacino dovettero essere connessi in origine col piccolo porto attuale (Mandracchio) e furono successivamente interrati.

Scoperta che porta contributi storici interessanti particolarmente per la poliorcetica è quella di un deposito, nei pressi delle antiche mura, di proiettili d'artiglieria, ossia di palle marmoree coi varî pesi iscritti mediante lettere riferibili al primo ellenismo.

Gli scavi nelle necropoli rupestri del capoluogo, oltre a stabilire dati topografici, restituirono sculture e oggetti (interessante un colossale rilievo rupestre nella zona di Acandia del 100 a. C. circa, con corteo bacchico) e ipogei ricchi di vasellame e iscrizioni ellenistiche a S. Giovanni. Il complesso deve essere ancora studiato. Sull'Acropoli maggiore, ossia sul Monte S. Stefano, fu scavato il grande tempio di Apollo Pizio, menzionato da un'iscrizione rinvenuta sul posto in tempi anteriori allo scavo. Il tempio esastilo, dorico, di età ellenistica, occupa il centro di un recinto sacro quadrangolare racchiudente anche un santuario minore d'ordine corinzio: dalle terracottine rinvenute nella stipe si può pensare che fosse dedicato ad Artemis-Hekate. Una terrazza, contenuta fra due muri paralleli, divideva il témenos di Apollo Pizio dallo Stadio: anche questo è stato scavato e restaurato. Accanto a questo sorgevano l'edificio marmoreo di un piccolo teatro e, in una terrazza sottostante, quello del Ginnasio.

A Ialiso, una delle tre città più antiche dell'isola, fu scavata una zona delle necropoli nella baia di Acandia, in buona parte di inumati, riferentesi per lo più alla metà del VI sec. a. C. Vasi di fabbriche locali e ateniesi e oggetti di ornamento sono stati rinvenuti in gran numero. Nella stessa baia fu ritrovato un abitato di età micenea, che dai saggi compiuti appare di grande estensione, con vie regolari e, particolare importante, senza tracce di insediamenti posteriori al periodo miceneo. Nella parte scavata si riconoscono tre strati di abitazioni, tutte appartenenti alla civiltà cretese micenea, di cui il secondo più ricco, sia per le strutture murarie, sia per l'abbondanza di oggetti. Le case erano decorate con pitture parietali. L'insieme dimostra una civiltà evoluta, che ha il suo fiorire verso il 1500 a. C.

A Camiro, seconda delle più antiche città, fu attuato lo scavo dell'abitato fra l'Acropoli e il piazzale sacro inferiore, e si misero in luce le case dell'età ellenistica e romana, disposte su un reticolato regolare, generalmente piccole, con peristilio, spesso a due piani e con botteghe. Importanti la ricostruzione di una fontana simile a quella dell'Acropoli di Ialiso, il riconoscimento di un piazzale rettangolare a gradini per gli spettacoli pubblici e lo scavo dell'acquedotto in galleria.

A Lindo, sull'Acropoli furono studiati, e in parte ricostruiti, gli edifici del santuario di Atena, ottenendosi molti dati sull'architettura rodia nell'ellenismo. Ai piedi dell'Acropoli, presso il teatro, fu scavato un recinto sacro e si rinvennero iscrizioni e sculture.

Arte. - Le scoperte e gli studî di questi ultimi anni permettono di intravedere più chiaramente lo svolgimento dell'arte in Rodi. Le opere arcaiche rinvenute dimostrano che Rodi, per quanto dorica, seguì nella plastica l'indirizzo ionico, come nella ceramica e nella coroplastica.

Nel V e in più della metà del IV sec. Rodi fu in parte tributaria di Atene, ma con l'ellenismo s'inizia una grande produzione plastica della cui vastità e importanza è difficile rendersi pienamente conto perché, prevalentemente in bronzo, mancando il marmo nell'isola, è scomparsa.

Lisippo, che costruì per Rodi una quadriga del Sole e Carete di Lindo, suo scolaro, autore del celebre Colosso, anche se non fondarono officine, lasciarono una forte tradizione d'insegnamento.

Con il 200 circa a. C. comincia la maggiore fioritura plastica rodia; dagli scavi del santuario di Atena a Lindo e da Camiro provengono molte basi onorarie di statue con settantacinque firme di artisti, molti dei quali raggruppabili in famiglie. Di essi 31 sono di Rodi, gli altri in maggioranza asiatici ma legati a Rodi dalla cittadinanza o per il diritto di risiedervi.

Delle opere rodie giunte a noi, due sono grandi originali: la Vittoria di Samotracia al Louvre, del 180-170 a. C., avvicinabile per l'impeto dinamico all'ara di Pergamo e forse opera del rodio Pitocrito, autore anche del rilievo rupestre di Lindo con la bireme; il Laocoonte del 30 circa a. C., che ora si può studiare nella sua composizione originaria in un restauro eseguito da E. Vergara Caffarelli nel Museo dei gessi di Roma.

Nel secolo e mezzo che corre fra i due originali si distribuiscono le sculture di Rodi e delle isole vicine, poiché la produzione artistica rodia non si può isolare da quella della Ionia, della Caria e delle isole, differenziandosi dall'arte pergamena per una tendenza, di tradizione classica, a ridurre l'effetto coloristico. Dal retaggio patetico e dinamico del medio ellenismo si giunge nel tardo ellenismo, dopo il 150 a. C., al virtuosismo veristico sia nel nudo (come nel Laocoonte, a cui si può avvicinare l'Omero cieco), sia nella stoffa trasparente (Filisco di Rodi), con una tendenza verso espressioni psicologiche complesse.

Opere caratteristiche sono il gruppo di Pan e Dafni di Eliodoro di Rodi, a cui si avvicina quello di Chirone e di Achille, noto attraverso un dipinto, il gruppo di Atamante, rappresentato secondo Plinio in un tragico stato di smarrimento per aver ucciso per errore il figlio Learco.

L'aver molti artisti del tempo (p. es. Filisco, Aristonida, Mnasitimo) esercitato oltre la scultura anche la pittura, può aver accentuato la tendenza a ispirarsi a pitture per la composizione di gruppi plastici. Esempio cospicuo il Toro Farnese al Museo Nazionale di Napoli, opera di Apollonio e Taurisco di Tralle, rodî per adozione: ispirato a un dipinto, come mostra la presentazione prospettica del toro rampante sopra la testa di Dirce.

Il tardo ellenismo conobbe anche l'accademismo se, come sembra, il ritratto di Posidonio Rodio fu eseguito nell'isola, come pure l'indirizzo neoclassico, che si diversifica da quello attico perché il linearismo arcaicizzante s'innesta su volumi ampî e rotondi. A questo indirizzo è possibile che appartenesse una Iside che poi fu portata a Roma, opera di Atenodoro. Nella ritrattistica l'ultimo indirizzo dell'ellenismo rodio ricorda per la grande sobrietà tettonica i ritratti repubblicani romani.

Bibl.: L'Italia a Rodi, pubbl. del Poligrafico dello Stato, Roma 1946. Per le scoperte archeologiche: L. Laurenzi, in Boll. d'Arte, XXX, 1936-37, p. 97 segg.; id., in Memorie dell'Istituto Storico archeologico F. E. R. T. di Rodi, II, 1938, pp. 9-54; III, 1938, pp. 10-30; G. Monaco, in Clara Rhodos, X, 1941, pp. 41-183. Per l'arte antica: G. Jacopi, Monumenti di scultura del Museo Arch. di Rodi, in Clara Rhodos, V, 1931; V, 2, 1932; A. Maiuri, Monumenti di scultura del Museo Arch. di Rodi, ibid. II, i; L. Laurenzi, Monumenti di scultura del Museo Arch. di Rodi, ibid. V, 2, 1932; IX, 1938; id., Rilievi e statue d'arte rodia, in Röm. Mitteil., LIV, 1939, p. 42 segg.; id., Problemi della scultura ellenistica: la scultura rodia, in Rivista Ist. Arch. e St. dell'Arte, 1940; id., Lineamenti di arte ellenistica, in Arti figurative, I, 1945, n. 1-2.

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