ROFFREDO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)

ROFFREDO

Giovanni Araldi

– Nacque presumibilmente a Benevento non dopo i primi anni Venti dell’XI secolo, essendo stato – secondo l’opinione oggi prevalente – maestro di Alberico di Montecassino (n. 1030 circa; Alberico di Montecassino, Breviarium..., a cura di F. Bognini, 2008, ad ind.). Nulla si sa della famiglia di origine.

L’identificazione con un omonimo Roffredo monaco cassinese, cui Alfano da Salerno dedica un carme, è stata confutata da Dietrich Lohrmann (1967; contra, Hoffmann, 1973). Di Landolfo VI, l’ultimo principe longobardo beneventano (morto nel novembre del 1077), fu sicuramente parente, ma non padre (come invece suggeriva l’interpolazione «ac genitorem» nell’edizione di Ferdinando Ughelli, Italia sacra, 1721-17222, VIII, col. 91, di un praeceptum del marzo 1077; Chronicon Sanctae Sophiae, a cura di J.-M. Martin, II, 2000, p. 748).

I suoi rapporti con Alberico di Montecassino (nato nel Beneventano e formatosi forse in Benevento) furono certo anteriori all’ingresso di quest’ultimo in monastero (1065 circa). Una decina d’anni dopo, Roffredo redasse probabilmente, firmandosi «diaconus et bibliothecarius», un diploma dell’arcivescovo Milone (1° aprile 1075; contra, Bartoloni, 1950, 1995, pp. 247, 264 s., che pensa a un falso, e C. Lepore, La Biblioteca capitolare..., 2003, p. 203, n. 10, che identifica il sottoscrittore con il futuro arcivescovo Roffredo II). Poco dopo Roffredo fu consacrato arcivescovo: l’8 gennaio 1077 (cfr. Archivio paleografico italiano, XIII, f. 58 (1950), tav. 4) o il 19 giugno 1076 (data cui si giunge dal passo di Falcone di Benevento, Chronicon..., a cura di E. D’Angelo, 1998, p. 4, secondo il quale Roffredo morì nel settembre del 1107 e «sedit» 31 anni, 2 mesi e 20 giorni).

Nel marzo del 1077 (cfr. il praeceptum sopra citato), nel quadro del rinnovamento ecclesiastico e politico filogregoriano, Roffredo appoggiò Dacomario (futuro rettore di Benevento insieme a Stefano sculdascio) nella sottrazione a Landolfo VI di importanti diritti pubblici, su tutti il pieno controllo del ponte Leproso. Assecondò anche in seguito Dacomario (che governò da solo dopo il 1082, con un crescente profilo signorile): il 1° marzo 1090 presenziò con lui alla mutua prestazione di garanzie (guadie) tra l’avvocato della sede arcivescovile e un proprietario che lamentava un’usurpazione (C. Lepore, La Biblioteca capitolare..., cit., p. 253, n. 51).

Allo stesso periodo (ottobre 1089-marzo 1091) risale la stesura dell’Adventus Sancti Nicolai in Beneventum (BHL 6206), singolare testo agiografico, dovuto forse al futuro Landolfo II, suo immediato successore (Lepore - Valli, 1998, pp. 25 s.), che esaltava Benevento e il regime dacomariano.

Nel frattempo Gregorio VII gli confermò ripetutamente la propria fiducia, assegnandogli incarichi di rilievo. Nel 1080 (6 giugno; Grappone, 2012, p. 120), con i suffraganei e con Desiderio abate di Montecassino, interrogò l’eretico armeno Macharus, espulso dalla sua patria e rifugiatosi a Frigento, e prese provvedimenti contro di lui. Nel 1081, a Civitate, presenziò alla rinuncia da parte di Desiderio a ogni potestà sull’abbazia di S. Maria di Tremiti (Il Codice diplomatico..., a cura di A. Petrucci, II, 1960, pp. 250-253). Dopo il luglio del 1084 (data del trasferimento di Gregorio VII a Salerno) su istanza di quest’ultimo consacrò vescovo della diocesi di Montemarano, suffraganea di Benevento, Giovanni di Montemarano, poi canonizzato (P.F. Keher - W. Holtzmann, Italia pontificia, IX, 1962, pp. 132 s., nn. 1-2). Politicamente dovette invece subire uno scacco quando Desiderio di Montecassino affidò ad Alfano vescovo di Salerno i castelli contesi di Forino e Serino (H. Hoffmann, Die Älteren..., 1967, passim).

Anche con i successori di Gregorio VII (morto nel 1087) il ruolo di Roffredo, pur male documentato, rimase rilevante. In veste di legato apostolico, per conto di Urbano II consacrò infatti la cattedrale di Otranto nell’agosto del 1088 (P.F. Keher - W. Holtzmann, Italia pontificia, cit., p. 61, n. 34, in nota); in data ignota procedette alla dedicazione della chiesa di S. Dionigi, presso il castellum di Ponte Sant’Anastasia (oggi Ponte), alla quale il signore locale Balduino, figlio di Ruggero, poi rinunziò (15 agosto 1089?) nelle mani del papa e di Roffredo stesso, offrendola a Montecassino (Registrum Petri Diaconi..., a cura di J.-M. Martin et al., 2015, pp. 1457-1460). Nel marzo del 1093 fu al Concilio di Troia (e presenziò alla transazione tra S. Lorenzo di Aversa e S. Sofia di Benevento circa le due chiese di S. Maria e di S. Martino di Maddaloni; F. Bartoloni, Additiones Kehrianae, 1954, 1995, pp. 315-317).

Qualche anno più tardi (ottobre 1098) Roffredo partecipò al Concilio di Bari, intervenendo sia nella lite tra S. Maria di Capua e Montecassino per il possesso della cella monastica di Cingla (Cegna, presso Ailano), sia in quella per il riconoscimento della supremazia di Montecassino su S. Sofia di Benevento. Nell’occasione Roffredo indossò una splendida cappa con frange d’oro, donata a un suo predecessore, forse Alfano II, dall’arcivescovo di Canterbury Etelnoto (Lepore, 2000, pp. 38-41), e notata da Eadmero (segretario di s. Anselmo e insieme a lui presente all’assise).

Anche negli anni successivi l’attività nota di Roffredo si divise tra esercizio del governo diocesano e presa d’atto degli intensi interventi della Curia romana nel suo territorio. La tutela su S. Sofia si manifestò con la presenza alla conferma della donazione al monastero beneventano – da parte di Guglielmo figlio del conte Roberto – di S. Aronzio (1° aprile 1099; Chronicon Sanctae Sophiae, cit., pp. 759-762). Alla fine dello stesso mese partecipò al Concilio di Roma (24-30 aprile 1099); nell’occasione fu accusato dal vescovo di Troia di avere indebitamente sottratto alcuni anni prima alla sua diocesi la parrocchia del castrum di Biccari (la riconsegna avvenne peraltro solo nel 1113; J.-M. Martin, Les chartes de Troia, 1976, pp. 160-165). Il 25 agosto 1100, a Salerno, fu presente alla restituzione a S. Lorenzo di Aversa di una chiesa a Caiazzo, indebitamente sottrattagli dal vescovo locale (P.F. Keher, Italia pontificia, VIII, 1935, p. 290, n. 6). Il 7 settembre 1101 fu presente alla consacrazione della cattedrale di S. Sabino a Canosa, compiuta da Pasquale II (Le pergamene del Duomo di Bari, a cura di G.B. Nitto De Rossi - F. Nitti di Vito, 1899, pp. 211 s.), che nell’ottobre 1102 lo incaricò di dirimere (con altri) ulteriori controversie tra Guarino abate di S. Lorenzo e il vescovo di Aversa (P.F. Keher, Italia pontificia, VIII, cit., pp. 283, n. 9, 290, n. 7).

Negli anni a seguire l’attivismo papale, con l’avocazione alla Curia romana della nomina dei rettori di Benevento, suscitò il malumore dei cittadini, e il brano iniziale del Chronicon di Falcone sembra accennare al rischio che si desse «all’arcivescovato un consenso che andasse al di là di quanto permesso dal papa» (Falcone di Benevento, Chronicon..., cit., p. 3). E in effetti forse Roffredo assecondò le rivendicazioni, se è vero che Risone, il rettore scelto arbitrariamente dalla popolazione, va identificato con l’omonimo arcidiacono beneventano attivo in quegli anni; ma non vi sono certezze al riguardo.

Le sole notizie certe del primo decennio del XII secolo concernono la difesa, da parte di Roffredo, delle prerogative della sua chiesa circa la traslazione del corpo di s. Menna (che Roberto, conte d’Alife, Caiazzo e S. Agata de’ Goti, aveva portato nel 1094 a Caiazzo – suffraganea di Capua – prelevandolo da una chiesa semidiruta sul monte Taburno, in diocesi di Benevento): le rimostranze di Roffredo portarono (tra il 1101-02 e il 1110) a un successivo trasferimento delle reliquie a S. Agata (politicamente soggetta a Roberto, ma ecclesiasticamente suffraganea di Benevento).

Morì il 9 settembre 1107 (Annales Beneventani, a cura di O. Bertolini, 1923, p. 153; A. Mallet - J. Thibaut, Les manuscrits..., 1997, pp. 225, 229).

Il segno complessivo del suo lungo episcopato è quello di un incremento del prestigio e dell’autocoscienza della sede metropolitica, leggibile oltre che sul piano del governo della diocesi e dei rapporti con il Papato anche su quello dell’impulso (proseguito dal suo successore) alla produzione agiografica locale (Vuolo, 2010, pp. IX-XI, XVIII); e anche – ultimo, ma non per importanza – sul piano dell’attività diplomatistica, pur scarsamente documentata (ma un roboreum preceptum del 7 gennaio 1079, sigillato e vistosamente da lui sottoscritto in maiuscola onciale, è un importante testimone dell’evoluzione dei documenti arcivescovili beneventani verso l’acquisizione di connotati pubblici sempre più marcati).

Fonti e Bibl.: Benevento, Biblioteca capito-lare, Benev. 67 GR, c. 6v, Benev. 72, c. 29v; Ignoti monachi Cisterciensis S. Mariae de Ferraria Chronica et Ryccardi de Sancto Germano Chronica priora, a cura di A. Gaudenzi, Napoli 1888, p. 16; Le pergamene del Duomo di Bari (continuazione) 1266-1309, a cura di G.B. Nitto De Rossi - F. Nitti di Vito, Bari 1899, pp. 211 s.; Annales Beneventani, a cura di O. Bertolini, in Bullettino dell’Istituto storico italiano e Archivio Muratoriano, XLII (1923), pp. 144, 153; P.F. Kehr, Italia pontificia, VIII, Berolini 1935, p. 155, nn. 145-146, pp. 156 s., nn. 150-151, p. 283, n. 9, pp. 290 s., nn. 6-7; Archivio paleografico italiano, XIII, f. 58 (1950), tav. 4; F. Bartoloni, Additiones Kehrianae (1954), rist. in Id., Scritti, Spoleto 1995, pp. 315-317; Il Codice diplomatico del monastero Benedettino di S. Maria di Tremiti (1005-1237), a cura di A. Petrucci, II, Roma 1960, pp. 250-253; P.F. Kehr - W. Holtzmann, Italia pontificia, IX, Berolini 1962, pp. 60 s., nn. 30-35, p. 86, n. 17, p. 87, n. 21, pp. 132 s., nn. 1-2, p. 184, n. 7, p. 205, n. 10, pp. 207 s., n. 19; H. Hoffmann, Die Älteren Abtslistern von Montecassino, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XLVII (1967), pp. 351-354; J.-M. Martin, Les chartes de Troia. I (1024-1266), Bari 1976, pp. 160-165; A. Mallet - J. Thibaut, Les manuscrits en écriture béneventaine de la Bibliothèque Capitulaire de Bénévent, II, Paris-Turnhout 1997, pp. 225, 229; Falcone di Benevento, Chronicon Beneventanum. Città e feudi nell’Italia dei Normanni, a cura di E. D’Angelo, Firenze 1998, ad ind. [il lavoro di O. Vehse ivi cit. è ora anche in trad. it. Benevento territorio dello Stato Pontificio fino all’inizio dell’epoca avignonese, Benevento 2002]; Chronicon Sanctae Sophiae (cod. Vat. Lat. 4939), a cura di J.-M. Martin, II, Roma 2000, pp. 683-690 e ad ind.; Le più antiche carte del capitolo della cattedrale di Benevento (668-1200), a cura di A. Ciaralli - V. De Donato - V. Matera, Roma 2002, ad ind.; C. Lepore, La Biblioteca capitolare di Benevento. Regesti delle pergamene. Secoli VII-XIII (prima parte), in Rivista storica del Sannio, s. 3, XIX (2003), p. 203, n. 10, p. 253, n. 51, p. 256, n. 58 e n. 11; Alberico di Montecassino, Breviarium de dictamine, a cura di F. Bognini, Firenze 2008, ad ind.; Registrum Petri Diaconi (Montecassino, Archivio dell’abbazia, reg. 3), a cura di J.-M. Martin et al., I-III, Roma 2015, pp. 175 s. e ad indicem.

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