GESSI, Romolo

Enciclopedia Italiana (1932)

GESSI, Romolo


Viaggiatore e ufficiale italiano a servizio dell'Egitto. Nacque a Costantinopoli il 30 aprile 1831 da Marco G. ravennate, e da madre armena. Studiò nelle scuole militari austriache e prussiane e negli anni 1855-56 partecipò come ufficiale interprete alla guerra di Crimea. Viaggiò quindi in Europa e nel 1859, arrolatosi con Garibaldi fra i Cacciatori delle Alpi, prese parte alla campagna d'indipendenza. Raggiunta la propria famiglia in Romania, pensò dedicarsi all'industria, quando nel 1873 venne invitato dal colonnello Gordon, col quale era legato da amicizia dal tempo del suo soggiorno a Costantinopoli, a partecipare alla spedizione che il governo egiziano gli aveva affidata per il riordinamento amministrativo e l'esplorazione geografica del Sudan e per la repressione della tratta. Il G., nominato maggiore, raggiunse il Gordon a Khartum ed ebbe fra l'altro l'incarico di risalire il Nilo e verificarne la defluenza dal Lago Alberto. Partito da Dufile il 7 marzo 1876 con due piccole imbarcazioni e accompagnatosi al lucchese Carlo Piaggia, raggiunse il lago il 15 marzo, ne compì per primo la difficile circumnavigazione rilevandone sommariamente la carta e prese possesso a nome dell'Egitto dei territorî adiacenti, restituendosi a Dufile il 23. Rientrato a Khartum e non sembrandogli di ritrovare presso le autorità egiziane giusto riconoscimento della sua opera, rassegnate le dimissioni venne in Italia. Fallitogli poi il disegno concepito per una grande esplorazione nell'alto Nilo, il G., accompagnatosi a P. Matteucci, si propose di penetrare nei paesi Galla per il Nilo Azzurro. Partirono quindi da Khartum il 19 gennaio 1878, ma raggiunta Fadassi furono obbligati a retrocedere. Il G. non aveva dismesso il suo pensiero di una grande esplorazione al Sobat, quando il Gordon, allora governatore generale del Sudan, gli offerse il comando delle operazioni militari nella provincia del Baḥr el-Ghazāl per reprimervi la sollevazione capitanata dallo schiavista Suleiman pascià. Partì da Khartum il 15 luglio 1878 e dopo un anno di una penosa campagna riuscì a impadronirsi del ribelle che fece fucilare (15 luglio 1879). Attendeva poi alla riorganizzazione di quella travagliata provincia affidata al suo governo col titolo di pascià, quando il ritiro di Gordon sostituito da Ra'ūf pascià lo indusse a chiedere di essere richiamato. Solo peraltro il 16 settembre del 1880 gli fu possibile di partire imbarcandosi su un vecchio vapore. Le sofferenze e i disagi per le malattie e la fame sofferte in quel viaggio di ritorno, durato 5 mesi, lungo il Baḥr el-Ghazāl ostruito dalla vegetazione acquatica, sono inenarrabili. Finalmente dopo l'arrivo di un vapore di soccorso egli poté pervenire a Khartum il 19 gennaio 1881. Nonostante la cattiva salute, ripartì per la via di Berber e di Suakin, ove giunse il 20 aprile. A Suez dovette essere ricoverato in quell'ospedale, dove morì il 30 maggio. La sua salma fu poi trasportata a Ravenna.

Bibl.: R. G., Sette anni nel Sudan Egiziano. Esplorazioni, caccie e guerre contro i negrieri, I, Milano 1891 (ed. ridotta a cura di A. A. Michieli, Milano 1930).

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata