BRASCHI ONESTI, Romualdo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)

BRASCHI ONESTI, Romualdo

Donatella Panzieri

Figlio del conte Girolamo Onesti e di Giulia Braschi, fratello di Luigi, nacque a Cesena il 19 luglio 1753. Dopo aver fatto i primi studi a Ravenna nel collegio dei nobili, fu chiamato a Roma nel maggio 1778 dallo zio, il pontefice Pio VI, che lo avviò alla carriera prelatizia, affidandogli subito, come ablegato apostolico presso la corte di Versailles, rincarico di recare la berretta ai neocardinali francesi La Rochefoucauld e Rohan. In tale occasione Luigi XVI gli assegnò l'abbazia di Chaage nella diocesi di Meaux, che portava una rendita annua di cinquemila scudi. Il 5 sett. 1779 il B. divenne referendario delle due Segnature e nel 1780 fu nominato maggiordomo e prefetto dei sacri palazzi; con questa carica, diresse il cerimoniale del fastoso matrimonio del fratello Luigi nella cappella Sistina. Nel 1782, in occasione del viaggio di Pio VI a Vienna, ricevette in consegna il testamento dello zio. Si trovò quindi coinvolto nella causa Lepri, ma solo di riflesso rispetto al fratello. Nel 1784 fu nominato da Pio VI gran priore dell'Ordine di Malta in Roma ed ebbe dal re di Sardegna la decorazione dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Il 18 dic. 1786 ebbe la porpora e il 5 genn. 1787 fu nominato segretario dei Brevi segreti. Come cardinale gli venne attribuita la diaconia di S. Nicola in Carcere, dopo che il 14 dic. 1787 un indulto lo dispensava dall'obbligo di prendere gli ordini minori del suddiaconato e diaconato. Fu protettore di Ordini religiosi, chiese e collegi di Roma, ma nonostante i legami di parentela con il papa non esercitò mai un'influenza politica, sia perché non possedeva le doti necessarie, sia perché non era avido di potere. Mite, bonario, piuttosto appartato e amante degli studi a differenza del fratello, che fu sempre al centro della vita mondana, seppe conciliarsi la simpatia del popolo romano.

Alla fine del 1797, temendo l'invasione dei Francesi, Pio VI affidò al B. l'incarico di recarsi a Napoli, con alcuni prelati, per sollecitare un intervento diplomatico del re Ferdinando; e lì egli rimase anche quando i Francesi occuparono Roma nel febbraio 1798 alloggiato nel convento di S. Chiara. Quando Napoli divenne un rifugio poco sicuro, raggiunse il territorio veneto passato all'Austria, ove si trovavano vari altri cardinali. Dopo la morte di Pio VI a Valenza (29 ag. 1799), il B. partecipò con una parte di primo piano al conclave che si tenne nel convento benedettino di S. Giorgio Maggiore.

Infatti a lui, come nipote del papa defunto, fece capo una fazione, comprendente l'autorevolissimo cardinal decano Albani, che sostenne la candidatura del vescovo di Cesena, Bellisomi, il quale, pur raccogliendo numerosi suffragi, non poté essere eletto per l'opposizione intransigente del "partito" guidato dall'Antonelli. Visto inutile ogni tentativo, il B. prese l'iniziativa di proporre il nome del cardinale Gerdil, che fu respinto però dall'Herzan a nome del governo imperiale. Finalmente, grazie all'opera mediatrice del segretario del conclave, Ercole Consalvi, l'Antonelli e il B. si accordarono su Gregorio B. Chiaramonti, cesenate e molto legato alla famiglia Braschi, eletto il 14 marzo 1800.

Rientrato a Roma al seguito del neoeletto papa, il B. fu nominato membro della Congregazione per la riforma economica istituita per far fronte al caos finanziario ed economico che stava sommergendo lo Stato (9 luglio 1800); quindi fu fatto camerlengo (22 dicembre). Ma egli non fuall'altezza degli incarichi affidatigli e si oppose, unico nel Sacro Collegio, alla coraggiosa decisione del Consalvi, segretario di Stato, di introdurre nello Stato pontificio il libero commercio, abolendo l'ordinamento protezionistico. L'avversione a tale provvedimento era causata da una gretta difesa delle prerogative della Camera apostolica che veniva a perdere le abolite gabelle. Lo scontro col Consalvi fuduro, ma vano; il B. allora si dimise (10 nov. 1801), pur continuando per molti anni ad avversare il Consalvi, il quale scrive nelle sue Memorie che il B. "si fece capo di un vero e proprio partito di opposizione", restando nell'ombra. Ripreso l'incarico di segretario dei Brevi latini. nel 1804 il B. si recò al seguito del papa a Parigi, per rincoronazione imperiale di Napoleone e funse da diacono durante la cerimonia. Nel 1809, occupata Roma dai Francesi, il B. fu tra i cardinali non romani che dovettero partire per i luoghi d'origine: a Cesena egli rimase fino alla Restaurazione. Tornò quindi a Roma e dopo la morte del fratello si prese cura dell'educazione del nipote Pio.

Morì il 30 apr. 1817, lasciando 10.000 scudi per la costruzione di un monumento in S. Pietro allo zio Pio VI, che fu affidato ad Antonio Canova.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Misc. Famiglie, B. 30 n. 14, B.190; G. Marini, Lettere inedite, a cura di E. Carusi, I, Città del Vaticano 1938, pp. 1971, 226, 259; II, ibid. 1938, pp. 283, 285; L. De Samuele Cagnazzi, La mia vita, Milano 1944, pp. 15 s., 33; Mem. del cardinale Ercole Consalvi, a cura di M. Nasalli Rocca, Roma 1950, pp. 11, 22, 62 s., 67, 69 s., 75, 133, 143, 145, 155, 159 s., 235, 288, 383 s., 396-401; G. B. Tavanti, Fasti del S.P. Pio VI, Italia 1804,I-III, passim;F. M. Renazzi, Storia dell'Università degli studi di Roma, II, Roma 1811, pp. 399-401, 412; F. Becattini, Storia di Pio VI, I-II, Venezia 1841, passim;A. Lumbroso, Ricordi e docum. sul conclave di Venezia, Roma 1903, passim;J.Gendry. Pie VI,sa vie,son pontificat, Paris 1907, I, pp. 160-63 e passim; II, passim; C. Bandini, Roma e la nobiltà romana al tramonto del sec. XVIII, Roma 1930, passim;L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 3, Roma 1934, pp. 27, 29, 270; L. Pásztor, E. Consalvi prosegretario del conclave di Venezia, in Arch. della soc. romana di storia patria, LXXXIII (1960), pp. 99-187, passim;G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-eccles., VI, pp. 99 s., e ad Indicem.

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