Ronchione

Enciclopedia Dantesca (1970)

ronchione

Andrea Mariani

Nell'italiano medievale il termine è meno documentato di ‛ rocchio ' (v.), e per questo nei due luoghi in cui è usato da D. (If XXIV 28 e XXVI 44), ma soprattutto nel primo, compaiono alcune varianti, fra cui le più diffuse leggono roncone e rocchione (cfr. Petrocchi, ad locum.).

In realtà il sostantivo, di colorito demotico, risulta chiaro a tutti gli antichi commentatori: è accrescitivo di ‛ ronchio ', termine di non raro uso (si veda la nota del Buti a If XXIV 62) e ancor vivo in Toscana nel significato di " sporgenza " di una pietra o di un tronco.

In If XXIV 28 levando me sù ver' la cima / d'un ronchione, avvisava un'altra scheggia, equivale a scheggia e a chiappa del v. 33 (cfr. Guido da Pisa, per il quale questi termini corrispondono al latino scopulum); in XXVI 44 s'io non avessi un ronchion preso, / caduto sarei giù sanz'esser urto, si ricollega di nuovo a ‛ scheggia ' e a ‛ rocchio ' del v. 17. Cfr. ronchioso (XXIV 62).