ROTULO

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1999)

ROTULO

G. Cavallo

Il r. costituì la forma normale di libro nel mondo antico, prima che, all'incirca tra i secc. 2° e 4°, venisse sempre più affiancato e poi definitivamente sostituito dal codice.Il r. nell'Antichità greco-romana - e già nell'Egitto faraonico, da cui la Grecia ne mutuò l'uso - consisteva in una banda di materiale flessibile, per lo più fogli di papiro incollati in successione orizzontale, avvolta intorno a un bastoncino o all'estremità della banda stessa, più volte ripiegata. Altezza e lunghezza della banda erano regolate da misure convenzionali ma oscillanti, che si devono ritenere fissate in epoca ellenistica, più specificatamente nell'ambito dell'attività tecnicolibraria e filologica alessandrina. Queste convenzioni prevedevano un'altezza compresa tra cm 16-17 (con qualche eccezionale minimo di cm 12-13) e cm 28-30 (fino a un raro massimo di cm 34-35 o poco più), e una lunghezza tra m 2,5 e m 12-14, con eccezioni più frequenti, almeno per i libri di prosa, per quanto concerne la misura massima.Non si può stabilire con precisione quando, nell'Antichità greco-romana, siano stati prodotti i primi r. illustrati, ma si deve ritenere che il fenomeno risalga a epoca molto alta e sia stato ispirato, anche in questo caso, da esemplari prodotti nell'Egitto faraonico. Al sec. 2° a.C. risale il più antico r. greco illustrato superstite, P. Par. 1 (Parigi, Louvre), che reca un trattato astronomico. Sembra, anzi, che l'uso stesso di illustrare il r.-libro sia sorto a fini didascalici e che perciò i primi a ricevere un'illustrazione siano stati i testi tecnico-scientifici di matematica, scienze della natura o geografia. A partire all'incirca dal sec. 2° d.C. s'incontrano anche r. letterari illustrati, tra i quali spiccano un frammento iliadico con la scena del Ratto di Briseide, P. Gr. Mon. 44 (Monaco, Bayer. Staatsbibl.), un testo altrimenti sconosciuto illustrato con le Fatiche d'Ercole, P. Oxy. 2331 (Oxford, Ashmolean Mus. of Art and Archaeology), e una sorta di martirologio, prodotto forse in ambito cristiano, P. Par. Suppl. gr. 1294 (Parigi, BN).Sotto l'aspetto tecnico-librario, nel r. l'illustrazione seguiva l'andamento della scrittura, la quale era disposta in senso orizzontale, parallelamente ai lati lunghi della banda, a colonne affiancate; la lettura veniva effettuata perciò svolgendo il r. stesso da destra verso sinistra. A intervalli, lo scritto si interrompeva per far posto alle figure, determinando quello che è stato definito il papyrus style. Tuttavia non mancavano forse r. in cui l'apparato illustrativo era dominante, mentre il testo scritto doveva essere ridotto a più o meno brevi didascalie: questo sembra il caso del c.d. papiro di Amore e Psiche (Firenze, Mus. Archeologico, PSI 919), ritenuto da più parti una sorta di disegno isolato, ma che può invece aver fatto parte del più ampio tessuto narrativo di un testo iconico piuttosto che grafico. Il r. di manifattura corrente, quello di papiro, recava scritto e illustrazione di regola sul recto, vale a dire sul lato che presentava le fibre papiracee in senso orizzontale, mentre sul verso si mostravano in senso verticale.Anche se diversificata nei generi, nei livelli qualitativi e nelle funzioni, la produzione di r. illustrati nel mondo greco-romano non si deve ritenere assai ampia. Nella pur massiccia quantità di frammenti di r. conservatisi e venuti alla luce in Egitto, quelli illustrati risultano relativamente scarsi; e quanto alle testimonianze indirette d'altra indole (letterarie, iconografiche), queste si dimostrano anch'esse di modesta portata.Il trionfo del codice come forma normale di libro, a partire dalla Tarda Antichità, non determinò la totale scomparsa del r., il quale continuò a vivere nel Medioevo sia greco sia latino, pur se tecnicamente strutturato in maniera diversa e traguardato a usi particolari. Innanzitutto, il r. medievale è non più normalmente di papiro, ma di pergamena, la materia scrittoria impostasi anch'essa, insieme al codice, in epoca tardoantica. Costituito da fogli cuciti insieme in successione verticale, esso presenta la scrittura disposta lungo il lato corto della pergamena, secondo una tecnica già attestata nel mondo antico, la transversa charta, ma propria di r. contenenti determinati materiali documentari. Testo e immagini - ove queste siano presenti - risultano disposti in senso verticale e la lettura, perciò, veniva effettuata svolgendo il r. dall'alto verso il basso.Nel mondo bizantino, r. di pergamena vennero largamente adoperati per rituali e ufficiature liturgiche della Chiesa greco-orientale. Chiamati εἰλητά o εἰλητάϱια, e soprattutto ϰοντάϰια, essi sono direttamente testimoniati a partire dal sec. 8°-9°, epoca cui sono da riferire i più antichi esemplari conservati; ma se i ϰοντάϰια, inni liturgici il cui primo e più insigne autore fu Romano il Melòde, attivo nel sec. 6°, vennero così detti in quanto originariamente scritti su r., il fenomeno si deve far risalire a quel periodo. Ma fu in ogni caso dal sec. 11°, e soprattutto dal 12°, che nel mondo bizantino r. liturgici vennero largamente adoperati come libri nello svolgimento di certi riti, a quanto si desume non solo dall'alto numero di esemplari conservati, ma anche dalla sempre più frequente rappresentazione nella pittura monumentale bizantina di pratiche liturgiche in cui si trova raffigurato il r. come libro-oggetto del rituale. I r. liturgici greci contengono per la maggior parte le due messe bizantine abituali, quella di s. Giovanni Crisostomo o quella di s. Basilio il Grande (o ambedue), ma talora anche altre liturgie o uffici particolari, come quella di s. Giacomo, la benedizione dell'acqua dell'Epifania, le disposizioni inerenti alla consacrazione sacerdotale, l'ufficiatura del vespro della Pentecoste, la liturgia dei Presantificati.Alcuni di questi r., in particolare tra quelli contenenti la liturgia di s. Giovanni Crisostomo o quella di s. Basilio il Grande, risultano corredati di una ornamentazione, di regola limitata al frontespizio, costituito da una pýle o talora centrato sull'immagine dell'autore della liturgia, e alle iniziali maggiori, le quali in rari casi appaiono anche istoriate e inserite nella trama di un ciclo iconografico che associa rappresentazioni della storia sacra e della liturgia in atto variamente scelte e combinate da r. a rotulo.A questa tipologia vanno riferiti un r. conservato a Gerusalemme (Greek Orthodox Patriarchate, Lib., Staru 109) - assegnato al sec. 11° e a una bottega di Costantinopoli, in cui il testo è altresì racchiuso in un sistema di riquadri decorativi, mentre le illustrazioni, a mo' di vignette, compaiono ora all'interno dei riquadri stessi ora lungo il margine esterno di sinistra, sovente assecondando la struttura delle iniziali - e i r. di Atene (Nat. Lib., 2759), di Patmo (monastero di S. Giovanni, bibl., 707) e di San Pietroburgo (Saltykov-Ščedrin, gr. 672), tutti del sec. 12°, forniti di frontespizio (caduto o asportato in quello di San Pietroburgo) e di vignette quasi sempre adattate al corpo delle iniziali. Di fattura eccezionale e del più spiccato interesse risulta il r. liturgico dell'Athos (Grande Lavra, 2), da datare sempre al sec. 12°, il quale presenta, insieme a qualche iniziale figurata, una serie di tredici scenequadri intercalate nel testo, che formano un ampio ciclo iconografico relativo all'anafora della messa di s. Basilio il Grande. Densamente illustrato si mostra anche il r. di Giosuè, del sec. 10° (Roma, BAV, Pal. gr. 431), il quale dev'essere tuttavia considerato un fenomeno a sé stante, a motivo dell'eccezionalità sia del contenuto sia della disposizione di testo scritto e scene figurate in successione orizzontale, secondo il sistema tecnico-librario del r. antico.R. liturgici greci furono prodotti nel Medioevo anche nell'Italia meridionale, sia all'epoca della dominazione bizantina - il più antico sembra il palinsesto Crypt. Γ. ß. VI (Grottaferrata, Bibl. dell'abbazia), riferibile al sec. 10° - sia più tardi, in età normanno-sveva, in ambiti di continuità etnica e culturale greca. Tra di essi, peraltro tutti privi di qualsiasi ciclo illustrativo, va segnalato almeno, per le peculiarità dell'apparato cromatico, dell'uso dell'oro e dell'ornato delle iniziali, il r. di Salerno, Vat. Borg. gr. 27 (Roma, BAV), contenente la liturgia di s. Giovanni Crisostomo, prodotto tra il 1085 e il 1111: il manufatto risulta composto di fogli di pergamena colorati parte in rosso scarlatto, parte in viola purpureo, parte in blu turchino, scritto con inchiostro aureo e decorato con motivi in cui si armonizzano caratteri della Initialornamentik bizantina e beneventano-cassinese.Anche nell'Occidente di cultura latina prima e volgare poi il r., nella sua struttura tecnico-libraria ad andamento verticale, conobbe una sua continuità in sostanza per tutto il Medioevo. Soprattutto a partire dal sec. 12°, sia per conservazione diretta di esemplari sia per testimonianza indiretta, si incontrano r. contenenti compendi di storia biblica, cronache universali e locali, genealogie, scritti medici o alchemici, drammi sacri, poesia lirica e altro. Ma già nell'Alto Medioevo sono attestati r. adoperati a fini liturgici. Si trattava, più precisamente, di r. destinati alla celebrazione di una determinata festività o di una particolare azione liturgica, come il più antico superstite per il Medioevo occidentale, il r. di Ravenna, SP cass. 1 inv. 1004 (Milano, Bibl. Ambrosiana), riferibile al sec. 7°, contenente orazioni per la veglia di Natale, o come i numerosi libelli recanti il formulario di una messa accompagnato o meno da sequenze di canto, o riti obituari e per l'unzione dei malati, o il rituale per l'ordinazione sacerdotale, o particolari benedizioni, o la formula per la consacrazione di una chiesa, o l'ordo per un concilio.Tutti questi libelli, pur se adoperati anche in forma di piccoli quaderni, venivano talora prodotti nella specie di r., forse in occasione di cerimonie di maggiore solennità. Essi tuttavia non erano né vistosamente decorati né, tanto meno, illustrati. È nell'Italia meridionale, o meglio nell'area culturale beneventano-cassinese, che determinati r. liturgici, a partire al più tardi dal sec. 10°, cui sono da datare le prime testimonianze, acquisirono un apparato decorativo, un ciclo iconografico e, più volte, una disposizione testo-immagine tutta originale. Si tratta, pur se non esclusivamente, degli Exultet (v.), r. contenenti l'omonimo canto della Risurrezione destinato alla cerimonia liturgica della veglia pasquale, che costituiscono uno dei fenomeni librari, artistici e devozionali più caratteristici del Medioevo. Anche se nell'Italia meridionale il fenomeno del r. illustrato risulta testimoniato prima che nel mondo bizantino, ove - a parte il r. di Giosuè, manufatto dalla tecnica libraria del tutto eccezionale per quell'epoca - sembra non siano conservati r. illustrati anteriori al sec. 11°, si deve porre la questione se la pratica di corredare di un repertorio iconografico certi r. liturgici si sia originata nel mondo bizantino e sia stata quindi ripresa nell'Italia meridionale, pur se con un impianto altrimenti vasto, sofisticato e complesso, a imitazione di prodotti greci analoghi.

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