Carnap, Rudolf

Dizionario di filosofia (2009)

Carnap, Rudolf


Filosofo tedesco, naturalizzato statunitense (Ronsdorf, Wuppertal, 1891 - Santa Monica, California, 1970). Dal 1909 al 1914 studiò matematica e fisica a Friburgo e a Jena, dove seguì le lezioni di logica di Frege. Nel 1921 conseguì a Jena il dottorato in fisica con la dissertazione Der Raum. Dopo un lungo periodo dedicato allo studio delle opere di Mach, Frege e Russell si trasferì a Vienna chiamato da M. Schlick come istruttore di filosofia presso l’università. Negli anni di permanenza a Vienna (1926-31), dove fu tra i membri più influenti e attivi del Wiener Kreis, C. pubblicò Physikalische Begriffsbildung (1926), Scheinprobleme in der Philosophie (1928), Abriss der Logistik (1929), in cui riprendeva e sviluppava alcuni temi caratteristici del nascente neopositivismo, come l’insistenza sull’importanza della logica formale, l’interesse quasi esclusivo per i linguaggi delle scienze empiriche, il rifiuto della metafisica come insieme di discorsi non verificabili e quindi insensati. Al periodo viennese risale anche la pubblicazione di Der logische Aufbau der Welt (1928; trad. it. La costruzione logica del mondo) che presentava in forma sistematica una concezione fenomenistica che riduceva, mediante l’utilizzazione dell’apparato logico dei Principia Mathematica di Russell e Whitehead, l’intero edificio del linguaggio sensato e della conoscenza empirica ai dati immediati dell’esperienza vissuta. Nel 1930 iniziò la pubblicazione della rivista Erkenntnis, strumento di propagazione delle idee neopositiviste, che C. diresse con H. Reichenbach fino alla cessazione (1938). Dal 1931 al 1935 C. insegnò filosofia naturale presso l’univ. tedesca di Praga. Al periodo praghese risale la pubblicazione di Logische Syntax der Sprache (1934; trad. it. Sintassi logica del linguaggio) in cui, abbandonata la pretesa di ridurre il linguaggio a un’unica forma privilegiata, affermava la molteplicità di strutture logiche in grado di rendere ragione degli universi di discorso delle scienze empiriche, rimettendo la scelta tra le varie forme possibili a una convenzione libera (principio di tolleranza). Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1936, insegnò dapprima all’univ. di Chicago (fino al 1952), lavorò poi presso l’Institute for advanced studies di Princeton (1952-54), ottenendo infine una cattedra presso l’univ. di California a Los Angeles. In quest’ultimo periodo la produzione filosofica di C. fu rivolta in modo particolare a proporre una conciliazione tra l’eredità neopositivistica e le idee del pragmatismo americano. Oltre al progetto di una International Encyclopaedia of unified science (1938 e segg.), pubblicò Introduction to semantics (1942), Formalization of logic (1943), Meaning and necessity (1947; trad. it. Significato e necessità), Logical foundations of probability (1950), The continuum of inductive methods (1952; trad. it. Il continuo dei metodi induttivi), Philosophical foundations of physics (1966; trad. it. I fondamenti filosofici della fisica), Studies in inductive logic and probability (post., 1971). Nell’ultima fase del suo pensiero C. giunge a sostenere che le teorie scientifiche sono ipotesi interpretative dell’esperienza sottoponibili a controllo empirico ma non riducibili integralmente ad asserti osservativi. Notevoli sono i suoi studi sulla probabilità e sull’induzione e sulla semantica delle modalità (che avrebbero ampiamente influenzato i dibattiti e le ricerche successive in ambito epistemologico e logico).

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