RUGANTINO

Enciclopedia Italiana (1936)

RUGANTINO (o Rogantino)

Giuseppe Ceccarelli

Secondo il Belli "maschera del teatro di fantoccini, la quale presenta un linguacciuto attaccabrighe che finisce poi sempre per toccarne da tutti e numerare a debito altrui le busse del proprio conto". Come ruganza ("arroganza"), deriva il nome dal verbo romanesco rugà ("protestare litigiosamente, brontolare minacce") e di conseguenza significa, sempre secondo il Belli, "attaccabrighe, sussurrone".

Alcuni credono che debba discendere dal Miles gloriosus di Plauto (E. Mezzabotta), il Ferrigni dal vecchio Manducus che digrignava i denti e minacciava di mangiar vivo il suo interlocutore esterrefatto; più esattamente Francesco Sabatini lo ritenne derivato da una caricatura dei soldati del Bargello, con origini settecentesche, come si arguisce dal vestiario e dal codino. Porta infatti il costume dei birri della fine del sec. XVIII, che ricorda, specie nel copricapo, quello degl'incredibili del Direttorio. Frack rosso molto corto, panciotto e calzoncini corti dello stesso colore, scarpe con fibbie, cappello alto a incudine. Ha però alcune variazioni popolaresche nelle calze bianche a righe rosse orizzontali, proprie dei carrettieri a vino, e la fascia ai fianchi con due coltelli. Se l'abito ha qualche carattere di ricercatezza e di eleganza, il fisico non è del pari prestante. Infatti, i fantocci che ne riproducono le fattezze presentano una bazza prominente nel volto e le gambe accentuatamente arcuate. Per questo difetto era anche detto "lo spappa" (v. maschera, XXII, tav. CXII).

Fu il personaggio preferito dal burattinaio romano Gaetano Santangelo, detto Ghetanaccio (morto nel 1832). Come molte maschere, anche Rugantino, che fa il Rodomonte pur buscandone sempre, ha una sua compagna, Nina, che talvolta appare anche col nome di Rosetta. Popolana linguacciuta ma fiera, piena di gioielli appariscenti, pronta a venire alle mani se è offesa, ha tra i capelli, a guisa di spillone, lo spadino d'argento. È la tipica rappresentante delle "minenti" romane; ligia al costume e alla tradizione, ciarliera ma buona, litighina ma onesta, fiera della sua romanità trasteverina e sempre disposta allo scialo con le amiche, quale l'ha dipinta Augusto Jandolo nella sua Commedia di Rugantino.

La maschera, che parla il più schietto romanesco, per quanto tracotante e fanfarona - e in tal senso soltanto il Giusti nell'Incoronazione chiamò "Rogantin di Modena" il duca Francesco IV - si dimostra pure intelligente, coraggiosa e sincera tanto da esser scelta nel 1848 come segnacolo di patriottismo sulla testata d'un giornaletto romano, nella quale appare armata d'uno sciabolone.

Un altro foglietto intitolato a Rugantino vide la luce nel 1870, ma ebbe brevissima durata. Nel settembre del 1887 per i tipi dell'editore Perino s'iniziò la pubblicazione dell'ancora esistente Rugantino sotto la direzione del poeta romanesco Giggi Zanazzo che ne nobilitò la figura perché, come scrive Ettore Veo, "gli diede anima e vita, lo rese partecipe di ogni avvenimento cittadino e nazionale non soltanto nel suo foglio che difese Crispi nei tempi oscuri e che fu sempre devoto a casa Savoia, ma rivestì egli stesso i panni del grande attaccabrighe e per molti anni, in ogni carnevale, se ne andò a spasso per le vie di Roma, quando non lo presentò di persona nei convegni delle maschere a Milano e a Torino".

Bibl.: G.C. Belli, I sonetti romaneschi, Città di Castello 1906, passim (v. glossario-indice premesso al vol. I); E. Calvi, Il teatro popolare romanesco nel Settecento, in Italia moderna, 1908; id., Il teatro popolare romanesco nel Settecento, in Italia moderna, 1908; id., Il teatro popolare romanesco dal 1800 al 1849, ibid., 1908; Ferrigni (Yorick), Storia dei burattini, Firenze 1884; A. Jandolo, Teatro romanesco, Roma 1925; E. Maes, Curiosità romane, Roma 1885; E. Mezzabotta, Il congresso delle maschere a Roma, Roma 1885; F. Sabatini, Il volgo di Roma, Roma 1890; E. Veo, Il teatro romanesco, in Nuova Antologia (1927); id., Rugantino, in Giornale della domenica (22 novembre 1931); id., Le ultime maschere: "il carrettiere" e "Nina", ibid. (31 gennaio 1932).

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata