Bacóne, Ruggero

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Filosofo e scienziato (Ilchester, Somersetshire, 1214 circa - forse Oxford dopo il 1292), detto talora per la sua vasta cultura Doctor mirabilis. Agostiniano, fu animato dal gusto per l'osservazione della natura; tale interesse scientifico-pratico di B. si connette strettamente con i motivi religiosi e teologici del suo pensiero, in una prospettiva di riforma della Chiesa che comprendeva la conversione di tutto il genere umano (con suggestioni apocalittiche).

Vita

Discepolo a Oxford di Roberto Grossatesta prima del 1235, nel 1245-55 si trova a Parigi per gli studi di teologia; entrato nel 1255 nell'ordine francescano, B. v'incontrerà gravi difficoltà a proseguire l'attività scientifica, soprattutto a motivo dei suoi programmi di riforma (che B. credette di poter realizzare ispirando l'opera di Clemente IV, che li aveva incoraggiati).

Opere e pensiero

Della vasta opera di B. sono da ricordare anzitutto l'Opus maius, l'Opus minus e l'Opus tertium, inviati tra il 1267 e il 1268, forse insieme al Tractatus de multiplicatione specierum, a Clemente IV come anticipazione di un Opus o Scriptum principale, grande enciclopedia delle scienze in 4 parti (che avrebbe forse dovuto avere il titolo di Compendium philosophiae) cui stava lavorando ma che non riuscì mai a portare a termine (ce ne restano alcune parti, tra le quali il Compendium studii philosophiae, i Communia mathematicae, i Communia naturalia); e inoltre le giovanili questiones su scritti di Aristotele, l'Epistola de secretis operibus naturae e il Compendium studii theologiae, la sua ultima opera (1292). B. accentua il valore dell'illuminazione divina come fondamento di tutto l'umano conoscere (distinguendo in essa sette gradi, dalle illuminationes pure scientiales, fino al rapimento mistico), e della rivelazione concessa ai primi uomini per soddisfare l'innato desiderio di sapere e destinata a essere completata dalla rivelazione concessa al popolo ebreo e conservata nella Bibbia. La rivelazione biblica è condizione indispensabile non solo per il discorso teologico ma per la stessa verità filosofica; ché anzi propriamente non si dà distinzione formale tra filosofia e teologia, che si intrinsecano con il netto primato della teologia; di qui la polemica di B. contro i "peccati della teologia" contemporanea, individuati anzitutto nel prevalere della filosofia aristotelica nella teologia e nell'abbandono della Bibbia, sostituita dal testo delle Sentenze. Ma connessa a questo aspetto va tenuta presente un'altra fondamentale caratteristica della personalità di B., l'amore cioè per l'osservazione empirica, per la scientia experimentalis e anzitutto per la matematica che, seguendo Grossatesta, egli intende come essenziale per un'adeguata spiegazione dei fenomeni fisici; e alla matematica si connette l'ottica (e questa alla "metafisica della luce"), la quale diviene la scienza di valore metodologico paradigmatico. B. seppe intendere - soprattutto per l'influenza di Pietro di Maricourt e per la lettura di libri astrologici e "magici" arabi - il valore delle tecniche nella conoscenza della natura e i fini pratici del sapere (di qui anche le sue intuizioni su future possibilità dell'uomo nel dominio dei fenomeni).

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