BERLAM, Ruggero

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERLAM, Ruggero

Manfredo Tafuri

Nacque a Trieste il 20 sett. 1854 da Giovanni. Dopo essersi dedicato per qualche tempo agli studi musicali, frequentò la scuola di paesaggio presso l'Accademia di Venezia, poi passò ai corsi di architettura all'Accademia di belle arti di Milano, ove fu, dal 1874 al 1877, allievo prediletto di C. Boito.

Dal 1876 entrò nello studio del padre, e collaborò con lui nel riadattamento del Teatro La Fenice e nella costruzione dell'annessa casa Hermannstorfer. Nello stesso periodo il B. dette inizio a una attività indipendente, costruendo la casa Renner in via dell'Acquedotto e la casa exeredi Berlam al n. 24 di via Carucci in Trieste, nelle quali al sobrio classicismo paterno si sovrappongono motivi medievaleggianti che testimoniano l'insegnamento, non del tutto assimilato, del Boito.

Seguì quindi per il B. un'intensa attività professionale, con il castello di Spessa sopra Cormons, iniziato nel 1880 e portato a compimento nel 1891, col Politeama Ciscutti a Pola, del 1881, con i padiglioni per l'esposizione triestina del 1882, con la. casa Nardis del 1886, con una lunga serie di villini a Trieste, culminata nella costruzione della casa Leitenburg in via C. Battisti, che segnò l'inizio del suo successo e della sua concreta influenza sull'ambiente architettonico cittadino. Anche per il B., come per il padre, le ragioni di tale successo e di tali influenze vanno ricercate nella sobrietà nuova che egli introdusse nel costume edilizio più che nella sostanziale novità della sua stilistica che rimane, in fin dei conti, nell'ambito ristretto della cultura accademica in voga in quel tempo.

Dopo il 1887, e fino allo scoppio della prima guerra mondiale, il B. continuò a costruire molte opere, in particolar modo a Udine e a Parenzo: nel 189o la grande villa Maggincosta sul promontorio di S. Andrea a Parenzo, poi, sempre a Parenzo, la casa domenicale Sbisà, le case Palesini a Vascotto; nel 1899, a Gorizia, restaurò il Teatro sociale.

Dal 1893 fece parte del consiglio municipale di Trieste, poi della giunta; nel 1884 era stato tra i fondatori del Circolo artistico, del quale fu a lungo presidente e nel quale svolse un'intensa attività di diffusione culturale ed anche politica. Per diciotto anni fu curatore del museo Revoltella; dal 1913 in poi vicepresidente del Curatorio; presiedette inoltre la Commissione alle pubbliche costruzioni da dove ebbe modo di continuare l'opera iniziata dal padre per la qualificazione dell'edilizia urbana e per la sistemazione urbanistica cittadina, almeno nel senso limitato del concetto di "urbanistica" proprio alla cultura del tempo.

Dal 1900 al 19o4 il B. realizzò i villini Modiano in via Rossetti a Trieste, esempio unico in tutta la sua opera di avvicinamento alla stilistica "liberty ". Nel 1904 entrò in collaborazione col figlio Arduino, con il quale realizzò i Musei di Trieste, il palazzo Vianello in piazza Oberdan, la casa G. Marni in via dell'Acquedotto, e, principalmente, le tre opere, in cui fu determinante l'apporto del figlio, senz'altro fra le più valide dell'ambiente triestino agli inizi del secolo: l'imboccatura della Galleria sotto il colle delle Fornaci e la relativa scalinata (1907), la sinagoga (19o6-1912), il palazzo della Riunione Adriatica di Sicurtà (1909-1914).

Allo scoppio delle ostilità il B., compromesso dalla sua precedente attività politica irredentista, dovette fuggire, stabilendosi in un primo tempo a Tricesimo presso Udine, poi a Bologna, dove studiò una facciata per S. Petronio.

Dopo essere tornato, nel 1918, già malato, a Trieste, elaborò ancora con il figlio Arduino un progetto di concorso per il palazzo di Giustizia; morì a Trieste il 22 ottobre del 1920.

Bibl.: Roma, Bibl. d. Ist. dell'Encicl. Ital.: A. De Alisi, Cenni biografici degli artisti della Venezia Giulia, ms. [secolo XX], I; P. Sticotti, Commemorazione dell'architetto R. B.,in Archeografo triestino,s. 3, IX (1921), pp. 361-379; C. Budinis, R. B.,in Architettura e arti decorative, I(1921), pp. 263-275, 339-357; A. Tamaro, Storia di Trieste,Roma 1924, II, pp. 582 s.; E. Lavagnino, L'arte moderna,Torino 1956, pp. 505-507; L. Semerani-G. Tamaro, Inchieste edilizie sulle città italiane: Trieste,in Casabella continuità, VI(1958), n. 220, pp. 6 s.; Carroll L. V. Meeks, Ital. Architecture,1750-1914, New Haven-London 1966, pp. 268-272; Enc. Ital., VI,p. 720.

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