MANNA, Ruggero

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 69 (2007)

MANNA, Ruggero

Pietro Zappalà

Nacque a Trieste il 6 apr. 1808 (il 7 aprile, secondo Boccardi, 1908), figlio di Pietro, conte cremonese, e di Carolina Bassi, celebre cantante napoletana.

Stimolato dall'ambiente teatrale in cui operava la madre, il M. sviluppò un precoce ingegno musicale. Dal 1815 studiò pianoforte con lo zio materno Ladislao Bassi a Milano; dal 1817 passò sotto la guida di V. Lavigna, docente del conservatorio milanese. Al 1820 risale la prima composizione, un duetto su testo di Metastasio apprezzato da G. Meyerbeer. Nel 1821 il M. proseguì la sua formazione a Bologna (pianoforte con B. Donelli, composizione con S. Mattei), scrivendo fra l'altro almeno due sinfonie, una cantata e una messa, la cui esecuzione pubblica ottenne vivo successo. Diplomatosi a soli 15 anni, si trasferì a Cremona, dove cominciò a scrivere e pubblicare composizioni in vari generi musicali. Nel frattempo compì frequenti viaggi a completamento della sua formazione. Tappa privilegiata fu Vienna, dove conobbe i musicisti allora più in voga (A. Gyrowetz, K. Czerny, J. Merk, J. Meyseder, M. Stadler, e altri) e pubblicò sue musiche presso l'editore Mechetti. Agli anni viennesi pare che risalga un'opera, Francesca da Rimini (1832), che però non fu rappresentata.

Nello stesso anno fece eseguire a Trieste l'opera Jacopo di Valenza (libretto di C. Bassi; Trieste, teatro Comunale, novembre 1832). Il successo ottenuto gli procurò il posto di maestro concertatore presso il medesimo teatro, dove rimase fino al 1835, quando divenne maestro di cappella del duomo di Cremona (succedendo a G. Poffa) e, insieme, direttore dell'orchestra del locale teatro. Il M. ricoprì un ruolo determinante nella vita musicale della città paterna, e divenne un punto di riferimento per varie iniziative (in modo analogo a quanto era stato J.S. Mayr per Bergamo). Collaborò con la Società filarmonica organizzando accademie e offrendo sue musiche per le esecuzioni. Contribuì alla creazione della Sala degli esercizi musicali (1835-50) e, dal 1840, della Pia Istituzione musicale.

Si trattava di enti deputati a promuovere la pratica musicale, anche con l'esecuzione di lavori di compositori locali, e a organizzare forme di assistenza economica e morale ai musicisti in un periodo in cui cambiavano le forme di fruizione della musica e le condizioni lavorative dei musicisti.

Il M. fondò anche una scuola gratuita di canto per i giovani, allo scopo di diffondere la formazione musicale e di creare un serbatoio di cantori per le funzioni liturgiche del duomo di Cremona. Tentò le vie del teatro musicale, con le opere Preziosa (libretto di C.E. Colla; Casalmaggiore, autunno 1845; versione riveduta, Cremona, aprile 1847) e Il profeta velato (libretto di G. Sacchero; Trieste, teatro Grande, 18 nov. 1846, ma iniziata già a fine 1842). Sebbene le due opere avessero riscosso un certo successo, e nonostante alcuni progetti di ripresa anche in altre città (fra cui Roma e Parigi), il M. preferì lasciare il mondo del teatro e ripiegare sulla musica vocale sacra e su quella profana da camera.

In realtà nel 1854 il M. tornò a considerare il melodramma, progettando un'opera collettiva, La vergine di Kermo (libretto di F. Guidi), che prevedeva in origine la collaborazione di quindici compositori (fra cui G. Rossini e G. Verdi) e il cui ricavato sarebbe dovuto andare a beneficio della Pia Istituzione musicale di Cremona. Il progetto conobbe varie peripezie e l'opera, composta infine da dodici musicisti (oltre al M. stesso, A. Cagnoni, F. Cortesi, E. Fiori, C.A. Gambini, A. Mazzucato, G. Pacini, C. Pedrotti, E. Picchi, A. Ponchielli, L. Ricci, L. Rossi), ebbe un'unica esecuzione nel 1870 sotto la direzione di Ponchielli.

Oltre all'intensa attività di compositore e di esecutore, il M. fu corrispondente della Gazzetta musicale di Milano e fu in contatto epistolare con numerosi musicisti, critici, letterati e personaggi di spicco della società italiana di allora: oltre a quanti già menzionati, R. Boucheron, Mayr, Meyerbeer, G. Gaspari, il conte Cesare Castelbarco Visconti, A. Aleardi, e altri ancora. Ben presto, quindi, il M. divenne una figura centrale della vita musicale italiana di metà Ottocento, stimato ben oltre la cerchia ristretta di Cremona: divenne membro onorario di varie società filarmoniche che si stavano formando in numerose città italiane, fra cui Torino, Firenze, Bergamo, Padova, Roma e Bologna. Ambì a divenire direttore del liceo musicale di Bologna, chiedendo a tal fine supporto anche a Rossini, il quale però lo sconsigliò, in quanto non ravvisava nel M. un carattere adeguato a fronteggiare le incombenze derivanti da una simile carica.

Il M. morì a Cremona il 13 maggio 1864.

La sua scomparsa creò un vuoto nelle istituzioni musicali cittadine, che non seppero approfittare del nascente astro di Ponchielli, condannandosi così a un lento ma inesorabile declino.

La maggior parte delle composizioni del M. è inedita. Un gran numero di manoscritti musicali e di documenti epistolari è conservato a Cremona (Biblioteca statale, Arch. di Stato, Museo civico, Arch. della Cattedrale), a Ostiglia (Biblioteca musicale Greggiati), a Milano (Biblioteca del Conservatorio, Arch. Ricordi: poi presso la Biblioteca nazionale Braidense). Oltre ai melodrammi citati, il M. compose molta musica vocale da camera (fra cui spicca il Bouquet musical, 1844). Compose musica strumentale per orchestra e per organici cameristici: variazioni, parafrasi d'opera, divertimenti e pezzi di bravura, spesso dedicati o composti pensando a virtuosi cremonesi. La parte preponderante della sua produzione è costituita dalla musica sacra: oltre a un numero imprecisato di messe e di Requiem, scrisse svariate opere incentrate sul culto mariano, fra cui vari Stabat Mater, Salve Regina e un'Ave Maria (1845) che suscitò un certo dibattito nelle riviste dell'epoca. Fu pubblicato, vide numerose esecuzioni e riscosse un discreto successo anche un De profundis scritto per la morte del violinista C. Bignami (1848). Fra le opere degli ultimi anni spicca l'oratorio Gli esuli di Israello (Firenze, 29 giugno 1862), che dette al M. fama definitiva come compositore di musica sacra.

Fonti e Bibl.: V. Meini, R. M., in La Scena. Giorn. di musica, drammatica e coreografica, II (1864), 21, pp. 1 s.; 22, pp. 1 s.; 23, pp. 1-3; 24, pp. 1-3; F. Novati, A ricolta: studi e profili, Bergamo 1907, pp. 173-198; A. Boccardi, Per un musicista triestino: R. M., in Archeografo triestino, s. 3, IV (1908), pp. 307-321; Id., Memorie teatrali triestine, 1820-1855: da un manoscritto inedito [di G. Schiroli], ibid., VII (1913), pp. 241-267; F. Rampi, Storia della cappella musicale della cattedrale di Cremona nel secolo XIX, tesi di laurea, Istituto pontificio ambrosiano di musica sacra di Milano, a.a. 1981-82, passim; G. Sommi Picenardi, Diz. biogr. dei musicisti e fabbricatori di strumenti musicali cremonesi, _ ed. annotata da C. Zambelloni, Turnhout 1997, pp. 168-186; L. Sirch, Le filarmoniche di Cremona: statuti, protagonisti, repertori e archivi, in Accademie e società filarmoniche…. Atti del Convegno… 1995, a cura di A. Carlini, Trento 1998, pp. 193-218; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 616.

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