RUGGERO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

RUGGERO

Maurizio Ulturale

– Nacque nella seconda metà del XII secolo e mancano altre notizie utili a ricostruire i dati familiari; apparteneva probabilmente al clero beneventano (Cuozzo, in San Modestino..., 2013, p. 317). Subentrò a Guglielmo – ancora vescovo nel giugno 1206 (Scandone, 1947-1950, II, 2, p. 178) – sulla cattedra episcopale di Avellino (C. Eubel, Hierarchia catholica, I, Monasterii 1898, p. 122), diocesi suffraganea di Benevento (P.F. Kehr, Regesta Pontificum Romanorum, IX, 1962, n. 15, pp. 54 s.).

La prima notizia relativa al suo ministero episcopale è dell’8 giugno 1215, quando concesse al frate spedaliere Giovanni alemanno di edificare, con relative immunità, l’«ecclesia cum hospitali» di S. Spirito; la dedicazione solenne quale basilica avvenne il 7 maggio 1221, e Ruggero scelse di recarvisi con tutto il Capitolo, garantendo ulteriori elargizioni e indulgenze (Scandone, 1947-1950, II, 2, pp. 183, 186).

Quasi subito Ruggero fu coinvolto in una controversia a proposito dei confini giurisdizionali della diocesi, avendo egli rivendicato il possesso della località di Serino – benché la lite per il possesso di Serino e Forino, sorta inizialmente tra i vescovi di Benevento e di Salerno, fosse stata già risolta a favore di quest’ultimo. Nel 1219 i delegati papali (Costantino vescovo di Scala, Matteo arcidiacono di Amalfi e Stefano priore di S. Pietro di Amalfi, assente) respinsero la richiesta di Ruggero (Balducci, 1945, pp. 281 s.). Nel febbraio del 1221, Ruggero, al quale non doveva mancare una certa preparazione giuridica, fu delegato papale per dirimere una lite sorta tra l’abate di Materdomini di Nocera e gli eredi di un certo Filippo Camerario (F. Ughelli, Italia sacra, VIII, Venetiis 1717-1722, col. 194). Anche Gregorio IX, dopo Onorio III, si servì delle sue competenze, delegandolo per una controversia relativa a un credito insoluto tra l’abbazia di S. Maria Incoronata di Troia e l’abate di Montevergine, che si vide assegnati alcuni benefici ecclesiastici del monastero pugliese (8 febbraio 1228: Regesto delle pergamene, a cura di G. Mongelli, 1957, p. 138).

Con l’entourage di Ruggero, l’abate verginiano era stato in relazione anche in precedenza: nell’aprile del 1225 aveva infatti donato a un nipote di Ruggero, l’abate Pietro di Benevento, un terreno, in cambio anche di un servizio di «auxilium et consilium» per gli affari del monastero (p. 121).

Non mancò del resto a Ruggero la tutela delle proprie prerogative da parte del papa: il 22 dicembre 1232 Dionisio, cappellano di Gregorio IX e suo delegato, negò all’abate di S. Benedetto in Avellino (un monastero che aveva acquisito un notevole prestigio, anche per le ottime relazioni con Montevergine) l’esenzione dalla giurisdizione episcopale (Les Registres de Grégoire IX, a cura di L. Auvray, 1896, col. 592).

Ruggero compare anche, occasionalmente, in documenti di ordinaria amministrazione stipulati in diocesi. Nell’aprile del 1224 è indicato in una concessione tra privati di una selva, sulla quale egli esercitava diritti (Regesto delle pergamene, 1957, p. 118); l’anno successivo, il 31 marzo 1225, è presente alla donazione di un castagneto, ubicato a Sellezzano, alla basilica di S. Spirito (Scandone, 1947-1950, II, 2, p. 189).

Ruggero attese anche all’elaborazione di scritti agiografici, attingendo alla tradizione orale e a codici più antichi. Compose infatti, nei primi decenni del XIII secolo, una Passio sanctorum martyrum Modestini et sociorum strutturata in dodici lectiones, tre inni, antifona e orazione (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., X D 22, cc. 51r-57; l’edizione degli inni è in Zappella, 1993, pp. 344-356, con trad. in Id., in San Modestino..., 2013, pp. 140-143). Vi si narra la vita dei santi martiri del IV secolo, Modestino vescovo (il cui episcopato avellinese è privo di riscontri documentari), Fiorentino e Flaviano (di fatto mai nominati) e si dà conto dei miracoli delle loro reliquie, preceduti dalla narrazione dell’invenzione e della prima traslazione di esse (la seconda fu predisposta dallo stesso Ruggero, X D 22, c. 44).

Secondo il racconto di Ruggero (credibile – pur nelle forzature agiografiche – perché relativo a fatti recenti, cc. 39r-41r), i corpi sarebbero stati rinvenuti nel 1166-67 dal predecessore, il vescovo Guglielmo, presso il vicus Urbinianum (ove è attestata dalla metà dell’XI secolo una chiesa dedicata a S. Modestino, cfr. Bibliotheca sanctorum, IX, Roma 1967, col. 521) durante i lavori di recupero per l’ampliamento della cattedrale di Avellino e trasferiti (cfr. Massaro, 2003, p. 79 e Galdi, in San Modestino..., 2013, pp. 57 s., per le due tradizioni relative al luogo di custodia di essi) nella cripta della nuova costruzione (dove ancora oggi sono venerate le reliquie di s. Modestino).

Un’altra scrittura agiografica di Ruggero è la Vita s. Hypolisti ac aliquorum martyrum in Abellinensi cimiterio quiescentium: una ‘memoria’ della vita e del martirio di s. Ippolisto (IV secolo; trad. in Zappella, in San Modestino..., 2013, pp. 150-154), con alcuni riferimenti al processo di fondazione dello Specus martyrum, luogo di culto identificabile con la cripta dell’attuale chiesa-collegiata del santo presso Atripalda. Inoltre, l’affermazione conclusiva di questa seconda lectio (X D 22, cc. 89r-94r) a proposito della sepoltura nel medesimo luogo di molti altri corpi – alcuni di santi martiri – consente di affermare che Ruggero scrisse anche una Vita dei santi vescovi Sabino e Alessandro (cfr. Passaro, in San Modestino..., 2013, pp. 171-200) e del diacono Romolo, l’ultimo esemplare della quale andò perduto ai tempi di Bella Bona, a metà del Seicento (X D 22, cc. 58 ss.; cfr. Zappella, 1993, pp. 374 ss.).

Questi atti, in parte redatti per l’ufficio divino e secondo una tradizionale agiografia intrisa di aspetti miracolistici, non possono ovviamente essere considerati fattualmente attendibili. Del resto, la Passio risultò già ai bollandisti esemplata sugli atti di s. Erasmo di Formia del IX secolo, che furono modello anche per la tradizione relativa a s. Ippolisto (Zincone, in San Modestino..., 2013, p. 37), e che facevano parte del ricco materiale agiografico consultabile a Benevento (Acta Sanctorum Februari, II, Anversa 1658, pp. 763-766). Ciò non toglie che la Vita di s. Ippolisto – dopo un racconto dalla forte drammatizzazione affidato a frequenti dialoghi – restituisca una descrizione altrimenti sconosciuta dell’impianto dell’originario edificio ipogeo dello Specus (cfr. Montefusco, in San Modestino..., 2013, pp. 251-254).

La mancanza di originalità della tradizione agiografica pervenuta a Ruggero, che si limitò a rielaborare (peraltro in modo sostanziale) i racconti – a partire da una presunta, e da escludere, provenienza antiochena sia di Modestino sia di Ippolisto –, non rende meno significativo l’interesse di questa intensa circolazione di materiale agiografico nella ‘Campania’ medievale: circolazione che interessò ancora i secoli XII-XIII (Luongo, 2004, pp. 394-400). L’operazione di rinvenimento di reliquie dell’antichità romana da parte del vescovo Guglielmo e la successiva attività agiografica di Ruggero risposero, d’altronde, a un preciso programma (che interessò altri centri minori a partire dall’XI secolo) di ricostruzione della memoria cultuale e di promozione devozionale del santorale avellinese, finalizzati dalla Chiesa locale a ridefinire un nuovo assetto giurisdizionale, sia ecclesiastico sia politico, in rapporto ad altre realtà istituzionali (cfr. Galdi, in San Modestino..., 2013).

Ruggero fu vescovo fino al 1240 circa: un’ultima notizia che lo concerne è del 20 novembre 1237 in una concessione di terra in enfiteusi (cfr. Regesto delle pergamene, 1957, p. 197); morì, probabilmente, il 10 aprile 1242 (Monachesimo e mondo dei laici, 1990, p. 131).

Fonti e Bibl.: Ruggero rielaborò la versione più antica della Passio di Modestino conservata nella Biblioteca nazionale di Napoli, Mss., VIII. B. 3, cc. 321v-325 dell’XI secolo (cfr. G. Luongo, Agiografia martiriale, cit., pp. 390-394; Archivio di Montevergine, Mss., vol. LXXIV, cc. 248-251, conserva una versione più breve, edita in F. Scandone, Storia di Avellino, I, 1, 1947, cit., pp. 166 ss.); Scipione Bella Bona, Ragguagli della città di Avellino, Napoli 1642 (cfr. G. Zappella, Bella Bona «ritrovato»: a proposito di un libro sfuggito al rogo dell’Inquisizione nel 1644, in La Bibliofilia, XCV (1993), pp. 45-69), contiene i primi due libri dell’Avellino sacro, ampliato di altri due libri nella sola versione manoscritta: Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., X. D. 22, cc. 39r ss. (cfr. G. Zappella, Per un’altra storia..., cit., pp. 306-356, per una collazione puntuale delle fonti; dal ms. perduto della Biblioteca provinciale di Avellino, F. Scandone, Storia di Avellino, I, 1, cit., pp. 153-181, pubblicò le due Lectiones di Ruggero); Acta Sanctorum Maii, I, Anversa 1680, pp. 41-43 (per la Narratio compendiaria di s. Ippolisto, desunta dal ms. perduto di Montevergine non anteriore al X secolo; cfr. F. Scandone, Storia di Avellino, I, 1, cit., pp. 153 s.; G. Zappella, Per un’altra storia..., cit., pp. 358-378, per una collazione puntuale delle fonti); Les registres des Grégoire IX, a cura di L. Auvray, I (1227-1235), Paris 1896, col. 592; P.F. Kehr, Regesta Pontificum Romanorum, IX, Berlino 1962, n. 15, pp. 54 s.

Bibliotheca Hagiographica Latina, II, Bruxellis 1900-1901, pp. 872 s.; A. Balducci, L’Archivio della curia arcivescovile di Salerno. I, in Rassegna storica salernitana, VI (1945), pp. 281 s.; F. Scandone, Storia di Avellino, I-III, Avellino 1947-1950, in partic. I, 1, passim, II, 2, pp. 127-130 (grazie al quale abbiamo notizia di alcuni documenti, altrimenti perduti, del bombardato fondo Pergamene di monasteri soppressi dell’Archivio di Stato di Napoli); A. Potthast, Bibliotheca historica medii aevi, rist. Graz 1957, p. 1484; Regesto delle pergamene, II (1200-1249), a cura di G. Mongelli, Roma 1957; Bibliotheca sanctorum, VII (1961), coll. 865-867, IX (1967), coll. 521-523; Bibliotheca hagiographica latina. Novum Supplementum, Bruxellis 1986, p. 438; Monachesimo e mondo dei laici nel Mezzogiorno medievale. Il necrologio di Montevergine, a cura di M. Villani, Altavilla Silentina 1990, p. 131; G. Zappella, Per un’altra storia di fra Scipione. Saggio introduttivo, Avellino 1993; M. Fariello Sarno, Abellinum paleocristiana, in Storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia, a cura di G. Pescatori Colucci - E. Cuozzo - F. Barra, II, Pratola Serra 1996, pp. 165-170; A. Massaro, San Modestino patrono di Avellino, in L’Irpinia illustrata, III (2003), 3, pp. 78-85; G. Luongo, Agiografia martiriale irpina, in Giuliano d’Eclano e l’Hirpinia Christiana, Atti del Convegno, Napoli 2004, pp. 365-400 (per l’analisi puntuale delle riscritture agiografiche a opera sia di Ruggero sia di Giovanni da Gaeta, poi papa Gelasio II); San Modestino e l’Abellinum cristiana, Atti del Convegno internazionale... 2011, a cura di S. Accomando, Avellino 2013 (in partic. S. Zincone, Le vie dei santi tra Antiochia e l’Italia: la Campania, pp. 35-42; A. Galdi, Chiesa, società e santità in Avellino medievale: il culto di s. Modestino (secoli XII-XIII), pp. 43-58; G. Zappella, L’Avellino sacro di Scipione Bella Bona, pp. 121-162; G. Passaro, San Sabino, vescovo di Abellinum, alla luce della storia, pp. 171-204; S. Montefusco, Lo ‘Specus Martyrum’ della chiesa di S. Ippolisto di Atripalda, pp. 251-260; E. Cuozzo, La struttura diocesana dell’Italia meridionale altomedioevale e la nascita della diocesi di Avellino, pp. 297-318).

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