Runa

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Segno grafico del primo alfabeto in uso nei paesi nordici (dalla penisola scandinava fino alle coste baltiche della Germania e alle zone occupate dagli Anglosassoni), dal periodo che viene appunto definito runico (inizio 4°- fine 9° sec. ca.) fino a quello vichingo (fino al 1000 ca.), durante il quale le r. cominciarono a essere gradualmente sostituite dai segni dell’alfabeto latino. L’origine delle r. rimane controversa: tra le ipotesi più accreditate è quella che le vede modellate sugli analoghi segni degli alfabeti etrusco-italici, che potevano aver raggiunto l’Europa settentrionale seguendo le vie dei frequenti scambi commerciali. I più antichi esempi conservati datano a partire dal 3° sec.; si tratta per lo più di testi magici o privati, incisi su osso e metallo, su pietre e pareti rocciose. Ma di gran lunga più frequenti sono le iscrizioni funebri. Una delle scritte più antiche è stata ritrovata in una tomba presso Kylver, nell’isola svedese di Gotland. Altre sono conservate su lame di spade, su fibbie o su pettini; una ‘canzone dell’operaio’ si trova incisa su una cote del 7° sec., mentre un messaggio augurale è inciso su un anello del 4° sec. (l’anello gotico di Petroasa).

fig.

Due sono le serie di segni runici documentate. La prima, detta alfabeto runico lungo (o antico), consta di 24 lettere (v. fig.) ed è testimoniata dalle iscrizioni del periodo runico, per lo più brevi, spesso di carattere magico o augurale. Nel periodo vichingo l’alfabeto subì una forte riduzione, passando a 16 lettere (alfabeto runico breve, o recente, o ancora fuþark). Ne sono testimonianza iscrizioni su steli e pietre tombali, dal testo spesso lungo, anche in versi.

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