SAKAI

Enciclopedia Italiana (1936)

SAKAI

Renato BIASUTTI
Gioacchino SERA

. Nome dato dalle popolazioni malesi della Penisola di Malacca e di Sumatra alle tribù selvagge dell'interno. Nella letteratura etnologica esso è generalmente riservato al gruppo delle tribù "cimotriche" cioè con capelli ondulati o ricciuti, dell'interno di Malacca. Un sinonimo proposto da R. Martin, è Senoi, il vocabolo che presso tali tribù (ma anche in alcune degli altri gruppi della regione) significa "uomo". I Sakai abitano la giungla montana della penisola a sud dei Semang, e pare contino circa 10.000 individui raccolti nelle tribù dei Semai (o Mai Darat), Ple e Timiar (Temèr). La lingua, come quella dei vicini Semang e Jakudn, appartiene alla famiglia mon-khmer.

La cultura delle tribù Sakai non è omogenea e tradisce contatti antichi e recenti con le civiltà costiere. Nel complesso si può dire intermedia fra quella veramente primitiva dei Semang e le forme arcaiche di queste ultime. L'economia è peraltro comune alle altre tribù della foresta, basata cioè sulla caccia e la raccolta. I gruppi si spostano periodicamente entro territorî assai ben definiti e di non grande ampiezza, secondo i movimenti della fauna cacciata e il ciclo di maturazione dei vegetali spontanei utilizzati. L'abitazione più comune è data dalla tettoia-paravento di rami e frasche, come presso i Vedda e gli Andamanesi. Arma unica è la cerbottana con freccioline avvelenate: la lavorazione della pietra non è praticata. Ignota quella del ferro; le lame dell'accetta, l'arnese inseparabile del cacciatore, sono ottenute, con scambî, dai Malesi. L'abbigliamento si vale di grembiuletti e perizomi di scorza d'albero battuta, ed è completato da ornamenti di legno agli orecchi e al setto nasale, dal tatuaggio e da una frequente e variata pittura del corpo. Alcuni gruppi Sakai seminomadi, più vicini alla costa, hanno adottato l'agricoltura con la zappa: le parole corrispondenti appartengono però a lingue del gruppo mon-khmer, e se ne deve dedurre che non si tratta di un imprestito recente dai Malesi. Fra esse si trova anche la capanna quadrangolare su palafitte, comune del dominio indonesiano. La vita familiare e sociale è molto semplice: patriarcato, monogamia, endogamia, gruppi locali, indole mite e costumi pacifici, quando non vengano turbati dalla paura. L'arte è limitata ai disegni ornamentali incisi sui recipienti di bambù: a importazione esterna si devono invece attribuire gli abbastanza numerosi strumenti musicali a percussione ed anche a fiato. Le idee religiose, che oscillano intorno a un complesso animismo completato dalla credenza in alcuni esseri superiori e da pratiche magiche, rappresentano pure un livello culturale più elevato di quello dei Semang.

Antropologia. - La fonte migliore per la conoscenza antropologica dei Sakai è il su ricordato R. Martin. Questo autore studiò molti gruppi etnici della Penisola di Malacca, fra cui sono un certo numero di Sakai, non molti certo, ma sufficienti per darci un'indicazione abbastanza attendibile dei loro caratteri. I gruppi più puri studiati dal Martin sono tre: l'uno (Semandang) con 18 maschi e 5 femmine, l'altro (Batang Padang) con 7 maschi e 2 femmine, il terzo (Ulu Kampar) con 9 maschi e 4 femmine. Questi tre gruppi appartengono ai Sakai occidentali. Trascuriamo i Sakai orientali, del resto pochi, perché più mescolati. La statura media dei maschi di questi tre gruppi in totalità è di 152 cm.; oltre il 50% di essi hanno una statura media minore di 150 cm., onde il Martin li dice i più bassi di tutti i gruppi umani da lui studiati nella Penisola di Malacca. La proporzione della grande apertura delle braccia alla statura è in media per i maschi di questi tre gruppi di 103, quindi piuttosto piccola e, fra i gruppi ricordati per il confronto dal Martin, superiore soltanto a quella dei Malesi di Perak e dei Giapponesi. Il rapporto della lunghezza delle estremità superiori alla statura era di 43,6, anch'esso perciò assai piccolo. Secondo i dati di Annandale e Robinson sopra 26 Mai Darat l'indice schelico sarebbe di 52,7, cioè mesatischele, ma rivolto verso la brachischelia, cioè volto verso forme a gambe relativamente corte. Il colore della pelle è un bruno dichiarato. La zona a colorito più costante è quella del petto, in cui è una tonalità rossiccia. Anche il colore dei capelli è nero, ma, a luce obliqua, presenta sfumature rossicce. L'87% dei casi presentavano capigliatura ondata e solo il 6% fortemente arricciata. Barba assente quasi, pelosità somatica scarsa. L'indice cefalico orizzontale nei maschi è di 78,5. La capacità, calcolata secondo la formula di Lee e Pearson, sarebbe di 1235 cmc. per i maschi, 1055 cmc. per le femmine. L'indice nasale per i maschi è di 86. L'indice facciale morfologico 82,5. Le labbra sono spesse, ma non eccessivamente e non everse. Il Martin distacca i Sakai dalle altre stirpi della penisola e soprattutto dai Semang, per avvicinarli ai Vedda di Ceylon, da una parte, e ancora più, dall'altra, ai Toala di Celebes, studiati dai Sarasin. Il carattere che più impressionò il Martin è la forma del capello. Il Deniker non riconosce loro tali parentele e non li crede un tipo unitario, bensì un incrocio fra gl'Indonesiani e i Negritos. L'esame dei caratteri fisionomici fa inclinare il Sera a questa concezione del Deniker, nel senso, più preciso, di un certo grado, non intenso, di saturazione di un tipo chiaramente malese con elementi negritici.

Bibl.: R. Martin, Die Inlandstämme der malayischen Halbinsel, Jena 1905; R. Biasutti, I primitivi austro-asiatici, in Riv. geogr. ital., XIV, Firenze 1907, p. 9; G. B. Cerruti, Nel paese dei veleni, ivi 1931 (ristampa); P. Schebesta, Bei den Urwaldzwergen von Malaya, Lipsia 1927.