SALARIO

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

SALARIO (XXX, p. 493)

Dino MARCHETTI

La determinazione del salario e delle altre condizioni di lavoro non avviene più, nell'epoca attuale, su un piano individuale, ma su un piano collettivo: il salario, cioè, viene fissato in stipulazioni che intervengono fra associazioni di lavoratori, da un lato, e associazioni di imprenditori, dall'altro. Data tale tendenza, la soppressione del sistema sindacale corporativo italiano e l'estinzione delle associazioni sindacali che, rappresentando l'intera categoria, obbligavano tutti coloro che ne facevano parte, hanno determinato un mutamento solo formale. Le condizioni di lavoro sono state fissate con accordi interconfederali, in linea di diritto obbligatorî solo per gli iscritti alle associazioni, ma in linea di fatto spontaneamente osservati da tutti gl'interessati. Solo in qualche caso l'osservanza degli accordi è stata resa obbligatoria con norme di legge. Di modo che la transizione al sistema fissato dalla costituzione, che nell'art. 39 affida la stipulazione dei contratti collettivi a rappresentanze unitarie dei sindacati in proporzione degli iscritti, è avvenuta senza brusche scosse. Mutamenti sostanziali si sono, invece, verificati nei mezzi di cui possono disporre le associazioni sindacali. Caduta, infatti, la concezione corporativa dello stato, sono venute meno le forme conciliative di determinazione del salario (magistratura del lavoro) e si è ritornati ai tradizionali mezzi dello sciopero e della serrata.

I veri problemi salariali che si sono agitati nel dopoguerra non sono stati, d'altra parte, quelli relativi ai mezzi e alle forme per la determinazione del salario, bensì quelli inerenti all'andamento del salario rispetto alle fluttuazioni del valore della moneta. La depressione economica conseguente alla guerra, infatti, ha reso ancor più accentuato il divario fra il livello medio dei salarî e il livello medio del costo della vita, tenuto conto anche delle condizioni di vita più elevate raggiunte dal progresso sociale, alle quali il lavoratore ha diritto di partecipare. Si è, quindi, cercato di vincolare il salario all'andamento generale dei prezzi, usando dei sistemi il cui scopo era quello di realizzare un automatico adattamento delle paghe al livello dei prezzi per permettere ai lavoratori di far fronte al crescente costo della vita. I sistemi usati hanno posto in rilievo molto efficacemente lo squilibrio esistente fra costo della vita e retribuzione del lavoro, e l'esperienza fatta in proposito si è rivelata molto utile per lo studio di nuove forme di retribuzione, che realizzino una più equa divisione del prodotto del lavoro, e per una più precisa determinazione dell'incidenza del costo del lavoro sul costo delle merci.

Il sistema che in Italia ha avuto più estesa applicazione è quello della scala mobile, per il quale la retribuzione varia con il variare dell'indice del costo della vita secondo criterî precedentemente stabiliti dalle parti. Fu applicato sia per i salarî sia per gli stipendî, tanto dei dipendenti dello stato quanto di quelli delle aziende private.

Per i primi fu stabílito, a decorrere dal 1° ottobre 1945, con decr. legisl. 21 novembre 1945, n. 722, successivamente modificato dal decr. legisl. 29 maggio 1947, n. 484. Per i dipendenti da aziende private la prima determinazione venne fatta con accordo interconfederale 24 febbraio 1945 per le provincie centro-meridionali, e con gli accordi 23 giugno e 8 luglio 1945 per quelle settentrionali. Nuove condizioni vennero stabilite con l'accordo 27 ottobre 1946, nel quale fu fissato un sistema di scala mobile unificato per tutto il territorio dello stato.

La corretta impostazione di un sistema di scala mobile richiede la determinazione:1) di un indice del costo della vita; 2) della retribuziorie soggetta alle variazioni; 3) del periodo di tempo cui attribuire il rapporto per l'applicazione del sistema. Riguardo alla determinazione di un indice del costo della vita, i problemi che si sono dovuti affrontare in Italia sonoo stati, oltre quelli di carattere generale, quelli tipici di ogni periodo di disordine economico (v. costo della vita, in questa seconda App., I, p. 712).

Come punto di partenza delle variazioni venne dapprima scelto, per il Nord, il mese di settembre 1945 e, per il Centro-sud, il mese di dicembre 1945. Successivamente, con l'accordo nazionale 27 ottobre 1946, venne assunto il trimestre 16 giugno-15 settembre 1946, riferito ai salarî del bimestre ottobre-novembre 1946. Nella rilevazione dei bilanci familiari allo scopo di determinare il costo della vita, venne dapprima assunta come base di riferimento una famiglia composta di due coniugi di età media, due bambini e una persona anziana. Gli alimenti vennero tassativamente stabiliti in quantità e qualità e vennero anche considerati come effettivamente distribuiti determinati quantitativi di generi alimentari, consentendo di adattare, entro certi limiti, i consumi alle consuetudini locali soltanto per la determinazione delle variazioni. In seguito agl'inconvenienti verificatisi nella prima applicazione, il bilancio convenzionale venne successivamente riferito a una famiglia tipo di quattro persone e venne adottata la scala del Food and Nutrition Board, del National Research Council degli S. U., per cui al complesso familiare, diminuito di una unità, vennero assegnate 8357 calorie giornaliere e la spesa alimentare risultò nel complesso pari al 72% di quella totale.

La retribuzione da assoggettare alle variazioni può essere la intera oppure una parte, rapportata all'intero mediante un coefficiente di ragguaglio. Il secondo criterio, che è stato usato anche in Italia, è il più diffuso, sia per evitare che il salario divenga variabile nelle stesse proporzioni dei prezzi con le conseguenti deleterie ripercussioni sull'andamento di questi, sia per concentrare la variazione su una sola parte della retribuzione allo scopo di conferire alla parte rimanente una certa stabilità nel tempo. In Italia, sempre nel settore dell'industria, la retribuzione è stata suddivisa in paga base e indennità di contingenza. La prima è stata fissata con accordi di carattere sindacale; per la determinazione della seconda, che è la parte mobile in relazione al costo della vita, si sono, invece, usati criterî in parte sindacali e in parte tecnico-statistici.

L'importo medio venne stabilito convenzionalmente e fu demandato alle singole provincie di stabilire la propria indennità mediante il rapporto tra il locale costo della vita e un costo medio di vita, calcolato sulla base di otto provincie. Per i dipendenti dello stato la retribuzione venne distinta in stipendio, paga o salario, e indennità di carovita, diversamente determinata a seconda del numero di abitanti della sede di servizio. Come indice base fu fissato quello medio accertato dall'Istituto centrale di statistica per i comuni con oltre 300.000 abitanti e le variazioni vennero determinate relativamente al trimestre luglio-settembre 1945, trascurando le frazioni di 5. Tale periodo fu successivamente sostituito da quello luglio-settembre 1946.

Riguardo al periodo di rilevazione, questo, nel settore dell'industria, fu dapprima fissato in un trimestre e ridotto poi a un bimestre per consentire un più sollecito adeguamento delle retribuzioni alle variazioni del costo della vita. Per i dipendenti dello stato, invece, il periodo di rilevazione rimase costantemente il trimestre.

Per i lavoratori dell'industria l'indennità di contingenza fu stabilita in modo uniforme per gli operai e gli impiegati, con una differenziazione solo rispetto al sesso ed all'età. Allo scopo di riferire alla sola contingenza la variazione del costo della vita, che veniva calcolata sull'importo della retribuzione globale, fu adottato un criterio di medie: determinati un salario base medio e una contingenza media, le variazioni furono applicate alla sola contingenza con un coefficiente pari al rapporto tra la retribuzione complessiva e la contingenza. Il coefficiente, per l'uomo adulto, fu di 2,3; per le donne e i minori, dapprima di 2 e, in seguito a più precisi calcoli, di 2,1.

Il sistema della scala mobile deve, naturalmente, funzionare anche quando l'indice del costo della vita segni una diminuzione. Ciò, peraltro, incontra le più grandi ostilità da parte delle associazioni operaie, le quali sono propense a considerare il livello salariale raggiunto come una conquista definitiva, soprattutto quando, come si è verificato in Italia, il divario fra prezzi e retribuzioni rimanga piuttosto rilevante nonostante gli adeguamenti a mezzo della scala mobile. Nel settore dell'industria venne concordato, per rendere meno sensibili gli scarti, che la scala mobile sarebbe stata applicata in discesa solo quando le variazioni del costo della vita avessero superato l'8%.

Altro sistema idoneo a far fronte allo squilibrio fra salario e prezzi, ma di limitata applicazione, è quello della partecipazione agli utili. Con tale forma di retribuzione viene attribuita al lavoratore, in aggiunta al salario normale, una parte degli utili netti, senza partecipazione alle perdite. Il sistema fece la sua prima apparizione nel secolo scorso, incontrando sia resistenza da parte degli imprenditori sia ostilità da parte degli operai, i quali si dimostrarono contrarî, nella considerazione che esso implica un aumento di lavoro e si risolve, quindi, in un supplemento di fatica e non in un maggiore compenso dell'attività lavorativa. Poiché, peraltro, la partecipazione agli utili comporta un controllo degli operai sulla gestione dell'azienda, i lavoratori si sono negli ultimi tempi dimostrati piu favorevoli alla sua attuazione, in concomitanza con il movimento inteso ad assicurare al lavoratore la possibilità di partecipare alla responsabilità della direzione del processo produttivo attraverso i consigli di gestione (v. in questa seconda App., I, p. 676).

Nella normalità dei casi i lavoratori partecipano agli utili dell'impresa considerata nel suo complesso. La partecipazione, però, potrebbe essere limitata agli utili derivanti dal lavoro di un gruppo di operai o da quello di un reparto di uno stabilimento o di uno stabilimento singolo facente parte di un vasto complesso industriale. La divisione può essere fatta in parti uguali fra capitale e lavoro, oppure proporzionalmente alla loro rispettiva importanza nel processo produttivo. Per la identificazione dei soggetti ai quali compete la erogazione degli utili, diversi sono i criterî che possono essere seguiti. Principio che può dirsi generale è quello che la partecipazione è subordinata al possesso di una certa anzianità di dipendenza dall'impresa. Condizione questa che limita considerevolmente il numero dei beneficiarî e concorre a legare l'operaio all'azienda, diminuendo conseguentemente le sue possibilità di ottenere migliori condizioni salariali. La quota da assegnare ai singoli può essere calcolata tenendo conto dell'ammontare del salario annuo, della funzione esercitata, dei carichi di famiglia, del merito individuale, e di altri criterî similari. Può essere distribuita in contanti agli interessati o pagata alla collettività dei dipendenti direttamente o attraverso un sistema di capitalizzazione a favore del lavoratore. Queste ultime due forme, quando vengano attuate attraverso l'acquisto di azioni della stessa impresa presso la quale il lavoratore presta la propria opera, costituiscono il cosiddetto azionariato operaio.

In alcune aziende degli Stati Uniti è stato attuato un sistema detto del salario a base annua, con il quale viene garantita al lavoratore una retribuzione fissa calcolata su un determinato numero di ore lavorative all'anno.

Il vantaggio del sistema è costituito principalmente dalla sicurezza che fornisce al lavoratore di un impiego sicuro e di una retribuzione regolare e costante. Per tali motivi anche le associazioni sindacali considerano con favore tale sistema di retribuzione, e la risposta fornita al quesito posto dal Ministero per la costituente circa la opportunità della sua introduzione in Italia è stata in gran maggioranza affermativa, anche in relazione al punto dell'attuazione del sistema in tutte le industrie.

Negli Stati Uniti è stato anche sperimentato un sistema di classificazione per punti dei salarî. Il minimo salariale viene calcolato secondo il livello minimo ufficiale per il mantenimento e varia, quindi, con le variazioni dell'indice del costo della vita. Viene poi determinata una tabella di punti per la classificazione di ogni attività da esplicare per l'esecuzione del lavoro; i punti vengono applicati ai dipendenti dell'azienda, i quali, secondo il totale ottenuto, sono classificati in una delle categorie precedentemente stabilite, per ognuna delle quali è fissato un livello salariale.

La distribuzione di compensi in natura, largamente attuata durante la guerra e nel dopoguerra, anche attraverso la istituzione di mense aziendali gratuite o semigratuite, la vendita di generi alimentari e di merci a prezzi politici anziché a quelli del mercato libero, non rappresentano vere e proprie forme di retribuzione; rientrano, invece, nel campo dell'assistenza, anche in quei casi in cui vengono assegnate a titolo di integrazione del salario. La loro generalizzazione, inoltre, non sembra neppure possibile, per la difficoltà di soddisfare le diverse preferenze e i diversi bisogni degl'interessati, e la loro diffusione negli anni più recenti è stata determinata solo dalla necessità di aiutare i lavoratori a fronteggiare la crisi economica.

Bibl.: A. Costanzo, La partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese, in Riv. del lavoro, 1942, n. 9; F. Peroldi, Aspetti economici della partecipazione agli utili, in Riv. intern. scienze sociali, nov. 1943; G. Tupini, Il criterio di assegnazione nella compartecipazione agli utili dell'azienda, in Riv. intern. sc. soc., maggio 1943; F. De Carlo, Per una razionale compartecipazione dei dipendenti agli utili dell'azienda, Milano 1944; L. Einaudi, La partecipazione ai profitti, in Idea, 1945, n. 9; F. Vito, La partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese alla luce della moderna teoria economica, in Rivista internazionale di scienze sociali, gennaio 1945; M. Gianturco, La partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle aziende, in Atti della commissione per lo studio dei problemi del lavoro, presso il Ministero della Costituente, III, Roma 1946; R.W. Riis, Salari a base annua, in Il mese, 1946, n. 14; R. Vicard, Di alcuni sistemi di retribuzione del lavoro, in Atti cit., III; A. C. Lidbury, Classificazione per punti delle paghe, in Eco del mondo, 1947, n. 6; B. Manzocchi, Il problema dei salari ad incentivo, in Critica economica, 1947, n. 6; C. Vannutelli, La scala mobile dei salari, in Rivista di politica economica, nn. 3 e 4.

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