SALONICCO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

Vedi SALONICCO dell'anno: 1965 - 1973 - 1997

SALONICCO (v. vol. VI, p. 1080 e S 1970, p. 682)

F. Zayadine

Nel 1985 S. ha festeggiato i 2300 anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 315 a.C., in seguito al sinecismo, promosso da Cassandro, di ventisei insediamenti del golfo Thermaico. Uno dei problemi discussi nell'occasione riguarda la localizzazione della città di Therme, che ha dato il nome al Golfo Thermeo o Thermaico. Dalle notizie di Livio (xliv, 10), di Plinio (Nat. hist., IV, 36) e di Procopio (Aed., iv, 4, 3 [B 279]) si ricava che, secoli dopo la fondazione di S., sopravviveva ancora una piccola città di nome Therme. Sulla base di questa informazione e del fatto che non sussistono per S. tracce di insediamento anteriori alla fine del IV sec. a.C., la ricerca più recente tende a respingere la teoria, fondata su un passo di Strabone (vii, 330: «Thessalonike è una città, precedentemente chiamata Therme»), che Therme dovesse situarsi nei livelli sottostanti alla città di Salonicco. Si è ritenuto invece di identificare Therme nell'insediamento costiero presso Karabournaki, ovvero con il sito della Toumba, più significativo per ampiezza e antichità. In questa seconda eventualità l'insediamento di Karabounaki potrebbe essere stato il porto mercantile di Therme ed essersi chiamato Alia Therme o più semplicemente Alia, nome che è tramandato come la più antica denominazione di Salonicco.

Dal 1984 è iniziato lo scavo sistematico della Toumba di S., località nota agli inizi del secolo come Toumba Kalamariàs (v. oltre).

A Karabournaki si conservano stratificazioni per uno spessore di 2 m, che però hanno subito, per varie circostanze, molti danni: una parte dell'abitato deve essere sprofondata in mare. Sussistono elementi che suggeriscono che il sito è stato abitato dal Tardo Bronzo fino in età classica e di seguito, senza interruzioni, fino all'epoca romana. L'abitato era circondato da mura spesse 1,60 m e le case erano in pietra. Le poche tombe rinvenute contenevano ricchi corredi.

Alle scarse opere di scultura di epoca classica dalla zona di S. si sono aggiunti, in epoca recente, due monumenti sepolcrali di arte locale della seconda metà del V sec. a.C.: un rilievo frammentario con la figura di una fanciulla e la parte superiore di una stele con coronamento ad anthèmion, che conserva, in rilievo, la testa di un giovinetto, opere entrambe influenzate da modelli tessalici e ionici.

Della città di epoca ellenistica il ritrovamento più importante, nella Odòs Mitsaion, 70 m a E dell'adora, è un tratto di edificio conservato fino all'altezza di 1,50 m, con muri e pavimenti in terra battuta rivestiti di intonaco bianco. Uagorà ellenistica si trovava al di sotto di quella di epoca romana: sotto il lastricato del foro, si sono rinvenuti resti di costruzioni, una statua di Atlante e anche la scala di accesso a una tribuna dell'agorà stessa.

Maggiori informazioni ha fornito lo scavo di tombe del periodo ellenistico. Nella Odòs Melenikou, all'esterno del tratto orientale della cinta tardoromana, sono state scavate sette tombe a fossa del III-II sec. a.C., che hanno restituito belle statuette fittili. Ancora più ricca, con gioielli d'oro, era la tomba a cista di Neapolis, all'estremità NO della città, dove in passato era stata scoperta una tomba macedone depredata. All'esterno della città ellenistica sono state fino a oggi localizzate otto tombe macedoni, tutte violate. Nel quartiere di Charilaos si è rinvenuta nel 1983 una tomba a camera singola che, per gli oggetti di corredo di minor valore, trascurati dai predatori, è stata datata nella seconda metà del III sec. a.C. Nel 1986, nelle vicinanze delle ben note tombe di Derveni (v.), è stata scavata una tomba macedone del II sec. a.C., a camera singola tagliata nella roccia. Recentemente, in località Phoinika di S., sono stati scavati due tumuli sepolcrali contigui. Il maggiore, dell'altezza di 14 m, è stato datato al 400-350 a.C. e conteneva tre piccole tombe a cista; il secondo era

quasi spianato, ma nascondeva una grande tomba macedone a camera singola, con decorazione dipinta sulla facciata di ordine dorico. All'interno sono due piedistalli a forma di altare, sui quali, nell'ultimo venticinquennio del IV sec. a.C., dovevano essere poste urne cinerarie.

L'attività edilizia del periodo postbellico ha toccato il culmine nei decenni 1960-1980, con la conseguenza che sono state esplorate nella città decine di terreni dove si sono scoperti resti di edifici pubblici e privati, principalmente di epoca tardoromana e paleocristiana. La maggior parte delle fondazioni di edifici antichi sono state di nuovo interrate al di sotto di moderni fabbricati a più piani e solo poche sono rimaste ispezionabili negli scantinati. In diversi punti della città è stata accertata l'esistenza di edifici termali: il complesso più significativo è quello della Odòs Mackenzie King, che probabilmente è in relazione con il ninfeo di Haghios Ioannis, a S di Haghia Sophia. Un altro ninfeo, connesso con un edificio pubblico, è stato rinvenuto al n. 91 della Odòs Nea Philippou, nell'area, cioè, in cui, nel IV sec. d.C., vennero eretti grandi edifici pubblici e privati, intorno al complesso palaziale dell'imperatore Galerio.

Lo scavo di settori di questo palazzo è stato completato all'inizio degli anni '70 nella Platia Navarinou e nella contigua Odòs D. Gounari. Si tratta di un cortile quadrangolare, circondato da ambienti rettangolari e absidati e dell'attiguo «Edificio ottagonale», con vestibolo ellissoidale. All'interno, l'ottagono aveva un rivestimento in marmo: nelle sue vicinanze si rinvenne il ben noto piccolo arco marmoreo con i busti clipeati di Galerio e della Tyche di Salonicco. L'ottagono sembra appartenere a una fase successiva dell'impianto palaziale e sul suo uso sono state formulate diverse teorie, che lo propongono quale mausoleo, tempio o sala del trono. In epoca paleocristiana venne trasformato in chiesa e sembra sia andato distrutto da un terremoto nel 620-630 d.C.

Il palazzo continuava verso Ν fino alla Via Regia. Sul lato antistante la via, un grande vestibolo rettangolare con pavimento a mosaico era collegato, secondo una recente interpretazione, con l'arco di Galerio, che costituiva il propileo d'ingresso al períbolo della rotonda, che con ogni verosimiglianza era un tempio.

Il complesso dei palazzi venne fondato da Galerio dopo la sua vittoriosa spedizione in Armenia (298 d.C.) contro il re dei Persiani Narsete ed era collegato direttamente con il porto; a E di esso venne costruito l'ippodromo, del quale sono state scoperte, al di sotto delle costruzioni moderne della Platia Ippodromiou, talune parti, tra cui una volta con sostegno delle gradinate.

Della città romana sono state scavate inoltre diverse tombe nella necropoli occidentale. Notevoli sono i complessi funerari del IV-VI sec. d.C., nella Odòs Demosthenous. Nella necropoli orientale e all'esterno dell'area della Fiera Internazionale, il trovamento più significativo è rappresentato da un martỳrion paleocristiano con un semplice reliquario in argento nell'altare.

Tratti della cinta muraria orientale e dell'antemurale, in parte demoliti alla fine del secolo scorso, sono stati messi in luce nella Odòs Philikes Etaireias.

La Torre bianca è stata trasformata in un museo delle antichità paleocristiane e bizantine di S., mentre nella cripta di Haghios Demetrios è stata sistemata un'esposizione di sculture fortuitamente rinvenute nell'area della chiesa del santo patrono della città.

Museo Archeologico. - Dal 1980 sono esposti in una nuova ala del museo i trovamenti di Verghina (v. aigai), nella stessa sala dei contemporanei materiali da Derveni. Una posizione di particolare rilievo è stata inoltre riservata alla presentazione delle eccezionali opere di oreficeria antica dalle necropoli di Sindos (v.). In occasione del 2300° anniversario di S. è stata organizzata una speciale mostra permanente, dedicata all'archeologia della città.

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(J. Vokotopoulou)

Toumba di S. - Nota dal 1895 e indagata agli inizi del secolo, la località è oggetto di scavi sistematici, organizzati dall'Università di Salonicco e dalla Soprintendenza Archeologica, solo dal 1984.

Il sito archeologico si estende su una collina (tell) e su un altopiano (tràpeza) nella parte orientale dell'attuale città di Salonicco. La collina è occupata da un insediamento preistorico, attivo dal Tardo Neolitico all'Età del Ferro, con una stratigrafia che raggiunge l'altezza di c.a 20 m. Intorno a essa si dispone un abitato databile dall'Età del Ferro al III sec. a.C., con una stratigrafia di c.a 5 m. Fuori dai limiti dell'abitato si trovano resti di frequentazione sporadica e la necropoli, databili dal X al IV secolo.

Gli scavi ancora in corso sulla collina hanno portato a risultati di particolare interesse per quanto riguarda l'Età del Bronzo Tardo e quella del Ferro Antico, suscitando problematiche sull'organizzazione del territorio, sull'economia e sulla struttura sociale della comunità preistorica e protostorica. La stratigrafia inferiore della collina documenta le fasi abitative dell'antica e della media Età del Bronzo, caratterizzate da insediamenti senza perimetrazione. Le fasi superiori, distinte e numerate in cinque unità stratigrafiche, databili dal XIII al X sec. a.C., rivelano invece costruzioni e opere di terrazzamento sui pendii della collina, realizzate in pietra e argilla o in mattoni crudi.

La fase 5, collocabile in base alla ceramica micenea nel XII sec. a.C., comprende i resti di una costruzione absidata, utilizzata anche in età successiva, e altri ambienti tra i quali spiccano i magazzini con pìthoi. Già in questa fase l'abitato sembra provvisto di vicoli che separano i nuclei abitativi.

Nella fase 4 si trovano i resti di due articolati edifici absidati databili all'XI sec. a.C. in base alla ceramica micenea III C, uno dei quali, posto al centro dell'abitato, è stato riconosciuto come dimora del signore locale: al suo interno sono stati trovati pugnali, coltelli, bipenni, spilloni in bronzo e altri ornamenti di diverso materiale e stile. L'edificio, in alzato, era in mattoni crudi, rafforzato da gruppi di pali lungo l'asse centrale dei muri trasversali e agli angoli, per sostenere il peso del tetto. L'assenza di pali nell'ambiente riconosciuto come forno ha fatto ipotizzare che fosse privo di copertura. Ambienti esterni all'edificio absidato principale hanno restituito oggetti relativi alla tessitura, strumenti in pietra e osso e pìthoi.

Nella fase 3, databile per la ceramica micenea III C 2 al XII- fine XI sec. a.C., si distinguono i due edifici absidati ancora in uso e almeno sei ambienti connessi a uno di questi.

La fase 2 è costituita da resti di ambienti a pianta rettangolare, forse abitazioni, separati da strade e databili al X-IX sec. a.C. La fase 1, coincidente con la cima della collina, è molto erosa e variamente disturbata: tombe di età cristiana e ruderi di una chiesetta rappresentano una parte delle sovrapposizioni a quest'ultimo strato del sito, che presenta resti dal VI al IV sec. a.C.

La ceramica trovata nelle fasi databili all'Età del Bronzo e del Ferro Antico rientra in tipologie locali, note da altri siti della regione; mentre la ceramica micenea del Tardo Elladico III C ripropone l'evidenza della presenza micenea nella Grecia settentrionale, ancora negata da alcuni studiosi.

L'abitato di età storica si estendeva su una superficie di c.a 150.000 m2, comprendendo anche la fase arcaica e classica documentata sulla sommità della collina, e ha rivelato una complessa stratigrafia databile dall'XI al III sec. a.C.

Non si sono rinvenuti resti di mura e perciò si deduce che la difesa del sito fosse affidata unicamente alla morfologia del territorio su cui si estese l'abitato, consistente in un'altura (tràpeza) contornata, lungo il versante settentrionale, da un fossato naturale scavato da un fiume che scorreva in senso E-O.

Le prime fasi di questo abitato sono caratterizzate da resti di frequentazione della tarda Età del Bronzo; solo sporadicamente si incontrano indizi di una presenza in età preistorica. Ceramica incisa, minia, micenea, matt-painted con tipiche anse «wishbone» della tarda Età del Bronzo e del Ferro Antico, testimonia, insieme ai buchi di pali sul suolo vergine e ai mattoni crudi, le fasi di vita relativa a tali periodi.

Più consistenti sono i livelli di occupazione dal X al VII sec. a.C., caratterizzati da resti di abitazioni in mattoni crudi e piccole pietre. Abbondano gli ambienti destinati al deposito di derrate alimentari, distinti da fosse scavate nel suolo argilloso, da costruzioni in pietra in forma di alveare, da gruppi di pìthoi e da pozzi-cisterne. Oltre alla ceramica locale è attestata quella di colore grigio-argento e matt-painted, quella geometrica e sub-geometrica e di importazione dall'Egeo, dalla Ionia, dall'Eubea e da Corinto.

Dal VI sec. a.C. cambia la pianta dell'abitato: si individuano livellamenti intenzionali e riempimenti per creare nuovi piani di fondazione; il tessuto urbano è diviso in quartieri orientati su assi stradali lastricati, funzionali anche allo smaltimento delle acque.

Un lieve cambiamento nell'orientamento si osserva nelle case di V sec. che dimostrano uno sviluppo secondo la pianta ippodamea. Le fondazioni sono in pietra e seguono una pianta generalmente rettangolare: spesso si notano

riutilizzi di materiali. Recinti di pietre o di lastre delimitano lo spazio circostante le fondazioni, allo scopo di isolarle dall'acqua; in alcuni casi tale funzione era invece assolta da solchi riempiti di conchiglie, sassi e sabbia.

I pavimenti delle case di età arcaica e classica sono generalmente in terra battuta, in qualche caso, p.es. negli ingressi, erano lastricati.

In questa fase si osserva un ampliamento nella parte orientale e nordoccidentale dell'abitato.

Una costruzione a pianta rettangolare nel quartiere nordorientale sembra dedicata al culto: si tratta di un ambiente (m 7,70 X 6,30) attraversato da un corso d'acqua in direzione N-S; un bacino lustrale e frammenti di ceramica databili tra il V e il IV sec. a.C., testimoniano il periodo di utilizzazione della struttura. Altri documenti riferibili alla sfera religiosa consistono in una testa di idoletto femminile del 470 a.C., rinvenuta tra i livelli di pavimentazione di una casa del quartiere orientale, e in un kàntharos della metà del IV sec. a.C., rinvenuto in situ, in un ambiente interpretato come luogo di riunioni simposiache; il vaso, caratterizzato da un foro intenzionale al centro della base, costituiva un oggetto del culto tributato a Dioniso. Un kàntharos con l'iscrizione αδιςτα κυρβαςι, da un ambiente con bacino lustrale, testimonia un culto domestico dei Coribanti-Cabiri.

Al IV sec. a.C. si data l'ultima fase edilizia del sito, caratterizzata da una situazione di crollo e di abbandono degli edifici per la quale si è supposta l'azione devastante di un terremoto. In alternativa si è pensato a una conseguenza dell'azione di Cassandra che annientò ventisei centri urbani per promuovere il sinecismo che avrebbe portato alla fondazione di Salonicco (Strab., vii, 21, 24).

La ceramica trovata nelle diverse fasi di vita dell'abitato documenta rapporti con i centri della costa e dell'entroterra, ma anche con realtà commerciali più lontane, come dimostrano le importazioni dalla Ionia o da Corinto.

Necropoli. - Nota dal 1920, la necropoli di Toumba, databile dal X al III sec. a.C. , situata a O e S dell'abitato, è sistematicamente scavata solo dal 1994. Le sepolture finora tornate alla luce hanno evidenziato una tipologia a fossa oblunga, scavata nel terreno vergine, con copertura a lastre di scisto o di calcare. In pochi casi le deposizioni sono in cista litica o con un piccolo tumulo o costruzione in pietre. La posizione dei defunti è supina e, fino a ora, non sono stati trovati esempi di incinerazione.

I corredi sono quasi sempre composti da uno o due vasi, più raramente da tre; sono state rinvenute anche laminette di forma romboidale attestate in altre necropoli macedoni. Le sepolture maschili sono corredate da armi (pugnali e coltelli in ferro), quelle femminili da ornamenti in bronzo e in oro. Le deposizioni più ricche sono localizzate nel settore SE, più vicino all'abitato. La tipologia delle tombe e dei corredi permette il confronto con le più ricche necropoli di Sindos (v.) e di Haghia Paraskevì, nonché con quelle scoperte a Karabournaki, tutte località dell'area centrale della Macedonia, comprese nel distretto di Salonicco.

Le caratteristiche dell'insediamento scavato a Toumba di S. sono tali da aver consentito l'ipotesi (I. Vokotopoulou) di individuarvi l'antica Therme (ν. sopra), città sulla quale, secondo Strabone (vii, 21, 24), sarebbe sorta S. nel 315 a.C. circa. La presenza di altri centri abitati preesistenti alla fondazione di Cassandro, e altrettanto prossimi al tessuto urbano dell'antica S. (Karabournaki, Polichne), lascia tuttavia aperto il problema della localizzazione dell'antica Therme.

Bibl.: J. Vokotopoulou, La Macèdoine de la protohistorie à l’époque archaïque in Magna Grecia, Epiro e Macedonia. Atti del XXIV Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1984, Taranto 1990, pp. 133-166 (con bibl. prec.).

Notizie di scavo: Teli: AErgoMak, I, 1987, pp. 219-233; III, 1989, pp. 201- 213; IV, 1990, pp. 269-275, 277-287, 289-297; V, 1991, pp. 209-219; VI, 1992, pp. 259-272; Egnatia, II, 1990, pp. 381-403; III, 1991-92, pp. 175-193. - Tràpeza: ADelt, XL, 1985, Chron., pp. 233-235; XLII, 1987, Chron., p. 356; XLIII, 1988, pp. 354-357; XLIV, 1989, pp. 321-322; XLV, 1990, pp. 307-311; XLVI, 1991, pp. 277-279; AErgoMak, I, 1987, pp. 235-245; II, 1988, pp. 243-255; III, 1989, pp. 215-225; IV, 1990, pp. 298-313; V, 1991, pp. 191-207; VI, 1992, pp. 273-293; E. Voutiras, Un culte domestique des Corybantes, in Kernos, IX, 1996, pp. 243-256; id., Επισημανσεις Ιστορικης Τοπογραφιας για την περιοχη Τουμπα Θεσσαλονικης, in Ιστορικη Τοπογραφια Μακεδονιας και Ηπειρου. Πρακτικα Συμποσιου προς τιμην του Ν. G. L. Hammond, Πενταλοφος Κοζανης 1993 (in corso di stampa).

(K. Soueref)