SALUZZO DI MONESIGLIO, Cesare

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

SALUZZO DI MONESIGLIO, Cesare

Frédéric Ieva

– Nacque a Torino il 14 giugno 1778 da Giuseppe Angelo e da Maria Margherita Giuseppa Girolama Cassotti dei conti di Casalgrasso.

Appartenente a una delle più antiche famiglie aristocratiche piemontesi, ebbe come sorella la poetessa Diodata (1774-1840; v. la voce Saluzzo, Diodata in questo Dizionario) e i fratelli, tutti militari di carriera, Alessandro (1775-1851; v. la voce in questo Dizionario), Annibale (1776-1852), Federico (1780-1799) e Roberto (1781-1856), con il quale si estinse la linea dei Saluzzo, conti di Monesiglio.

La sua prima educazione gli venne impartita in casa, frequentata assiduamente dal poligrafo Carlo Denina. Negli anni giovanili fece parte di alcuni consessi letterari come l’Accademia degli Unanimi (di cui era diventato membro nel 1790) e quella dei Pastori della Dora. Nel frattempo, aveva iniziato gli studi universitari di giurisprudenza a Torino: ottenuto il baccalaureato il 6 giugno 1792, si laureò il 25 giugno 1795 e pochi mesi dopo venne eletto rettore, carica di nomina regia che sarebbe stata conferita a studenti laureati fino al 1820. Nel periodo dell’occupazione francese, pur mostrando un netto distacco nei confronti del governo napoleonico e pur dedicandosi esclusivamente agli studi letterari, nel 1804 fu nominato segretario perpetuo dell’Accademia delle scienze, di cui era già socio corrispondente (dal luglio 1801), diventando, sempre nel 1804, socio nazionale.

In seguito alla restaurazione della monarchia dei Savoia, Saluzzo iniziò a ricoprire incarichi di rilievo. Nel 1814 gli fu assegnato il compito di riformare il piano di studi dell’accademia militare, assumendo subito la funzione di direttore degli studi (in seguito sarebbe stato promosso, il 18 gennaio 1818, comandante in seconda e, il 14 novembre 1828, comandante generale); per gli allievi dell’Accademia diede alle stampe alcuni compendi di storia (Sommari della storia universale. Storia santa, s.l. s.d.) rimasti incompiuti (si fermò all’età antica della Storia profana). Ebbe anche degli incarichi politici poiché, il 26 marzo 1817, fu eletto segretario del Consiglio permanente di conferenza, dove, presenti i ministri del regno, si discuteva con il sovrano dei più importanti affari di governo. Saluzzo mantenne tale incarico sino al 1821.

L’8 maggio 1830 Carlo Felice lo nominò precettore dei principi Vittorio Emanuele e Ferdinando, figli di Carlo Alberto il quale, salito al trono, gli confermò, il 30 giugno 1831, tale incarico. Rimase governatore dei principi fino al 1838.

Molti di coloro che tracciarono un profilo biografico di Saluzzo ne elogiarono il lavoro svolto in qualità di istitutore, ma vi furono anche voci dissenzienti, come quella di padre Lorenzo Isnardi. Saluzzo presiedeva un gruppo di persone dedite all’educazione dei principi di casa Savoia: i conti, nominati il 16 maggio 1830, Giuseppe Gerbaix de Sonnaz (vicegovernatore) e Giuseppe San Giusto di San Lorenzo (sottogovernatore), il prelato Andrea Charvaz (precettore nominato nel 1825) e padre Isnardi (viceprecettore). Quest’ultimo, chiamato nel 1831 e nominato precettore al posto di Charvaz nel 1834, lasciò una relazione manoscritta, probabilmente del 1837, piuttosto critica nei confronti dell’operato di Saluzzo, il quale – sostenne Isnardi – finì per «eliminare dalla educazione tutte le volontà non conformi alle sue» (Archivio di Stato di Torino, Corte, Legato Umberto II, m. 1, f. III, s.f. 1, Carte di padre Lorenzo Isnardi precettore dei figli di Carlo Alberto 1831-1838). La formazione dei due principi non sembrò dare buoni esiti e Isnardi indicò come principale responsabile di tale insuccesso Saluzzo, reo di non aver organizzato, almeno sino al 1834, un programma di studi razionale ed efficace.

A partire dagli anni Trenta gli incarichi si andarono accumulando: promosso maggiore generale d’armata (27 gennaio 1831), fu membro della Direzione generale degli spettacoli e, in qualità di oratore del Municipio di Torino, pronunciò l’allocuzione di benvenuto in onore del nuovo arcivescovo Luigi Fransoni (pubblicata con il titolo Per l’ingresso di S.E. Rev.ma Monsignor Luigi de’ marchesi Fransoni arcivescovo di Torino, addì primo di aprile 1832, Torino 1832). Appassionato di archeologia organizzò, insieme con i suoi allievi dell’Accademia militare, delle fruttuose campagne di scavo a Pollenzo. Nel 1837 assunse la presidenza della Deputazione di storia patria subalpina, imprimendo un vigoroso impulso alla pubblicazione dei volumi della serie Historiae Patriae Monumenta. Il 14 novembre 1838 venne nominato gran mastro d’artiglieria, e in seguito fu creato cavaliere dell’Ordine supremo della Ss. Annunziata (25 marzo 1840) e grande scudiere (1° giugno 1841).

Fedele e leale servitore della monarchia sabauda, Saluzzo mostrò di non apprezzare i moti liberali del 1821 e del 1848, e nemmeno lo Statuto albertino destò in lui grandi entusiasmi.

Scoppiata la prima guerra d’indipendenza volle seguire il re in battaglia, ma non riuscì a superare il Ticino perché cadde ammalato. Ritiratosi da ogni incarico pubblico nel 1849, trascorse gli ultimi anni della sua esistenza dedicandosi agli studi e alle letture. Presiedette fino all’ultimo le sedute della Deputazione di storia patria; l’opera a cui attendeva da tempo – i Souvenirs militaires des États sardes – sarebbe uscita postuma in francese (I-II, Turin 1853-1854) e in italiano in un solo volume (Ricordi militari degli Stati sardi, Torino 1854).

Morì, celibe, il 6 ottobre 1853 nel castello di famiglia a Monesiglio, in provincia di Cuneo.

Opere. Tra i suoi scritti, oltre a quelli citati, si segnalano: Notice sur Thomas Valperga de Caluso, Paris 1815; Sopra un’antica iscrizione latina scoperta or son pochi anni nelle campagne di Pollenzo. Memoria, in Memorie dell’Accademia delle Scienze di Torino, s. 2, 1850, t. 11, pp. 281 ss.; Poesie scelte di C. S. con alcune lettere di personaggi illustri, Pinerolo 1857, dove, alle pp. 335-477, si può leggere il profilo biografico scritto da Pier Alessandro Paravia. Una bibliografia degli scritti di Saluzzo si trova in A. Manno, Opera cinquantenaria della R. Deputazione patria, Torino 1884, pp. 370-373.

Fonti e Bibl.: Sulla famiglia Saluzzo si può consultare l’omonimo fondo conservato presso l’Archivio di Stato di Torino, Corte, che fornisce numerose notizie su diversi membri della casata. Informazioni sulla sua carriera di studente si possono reperire dai fondi depositati presso l’Archivio storico dell’Università di Torino. Nella serie Patenti, conservata all’Archivio di Stato di Torino, Sez. Riunite, vi sono le patenti di nomina nei registri 13, 15, 50, 53, 58, 60, 82, 89, 97. Sue lettere sono presenti nell’Archivio dell’Accademia delle Scienze di Torino e nel Carteggio Ricotti conservato presso la Biblioteca civica Berio di Genova. La sua ricchissima biblioteca donata al principe Ferdinando di Savoia, duca di Genova, fu acquistata nel 1952 dalla Biblioteca Reale di Torino. Inoltre: C. Promis, C. S., in Archivio storico italiano, Appendice, t. 9, 1853, 28, pp. 302-306; F. de Syon, Le chevalier César de Saluces, in Revue des deux mondes, XXIII (1853), t. 4, pp. 1045-1048; G.B. Calvetti, Cenni biografici di C. S., Torino 1854; F. Sclopis, Di C. S. e dei suoi tempi, in Archivio storico italiano, n.s., 1858, vol. 7, pp. 36-52; M. Depoisier, Notice biographique sur le chevalier C. S., Paris 1863; A. Manno Aneddoti documentati sulla censura in Piemonte dalla Restaurazione alla Costituzione, Torino 1907, dove, alle pp. 29-32, è pubblicato il carteggio Sclopis-Saluzzo; G.P. Romagnani, Storiografia e politica culturale nel Piemonte di Carlo Alberto, Torino 1985, pp. 204-206, 296-298; Id., Prospero Balbo. Intellettuale e uomo di Stato (1762-1837), II, Da Napoleone a Carlo Alberto (1800-1837), Torino 1990, pp. 127-129; P. Gentile, Dal feudo alla corte. I Saluzzo di Monesiglio, in Le langhe di Camillo Cavour. Dai feudi all’Italia unita, a cura di S. Montaldo, Milano 2011, pp. 159-164; Id., L’ombra del re. Vittorio Emanuele II e le politiche di corte, Torino 2011, pp. 24-33; A. Viarengo, Vittorio Emanuele II, Roma 2017, pp. 24 s., 30-32.

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