DI GIACOMO, Salvatore

Enciclopedia Italiana (1931)

DI GIACOMO, Salvatore

Fausto NICOLINI

Nato a Napoli il 12 marzo 1860, fu nella prima giovinezza studente di medicina; ma si diede ben presto al giornalismo e soprattutto alla poesia, collaborando a giornali napoletani (prima al Corriere del mattino di Martino Cafiero e al Pungolo, più tardi al Corriere di Napoli), e particolarmente scrivendo liriche, novelle e drammi, diverse espressioni d'una medesima personalità artistica, in cui dominano una malinconia d'amore e una profonda pietà umana, raggiungenti a volte il tragico. La sua forma, musicale e pittorica insieme, è ammirevole per sobrietà e curatissima in ogni particolare, segnatamente nelle opere in dialetto napoletano; e, quanto fine nell'arte, altrettanto aborrente dalla letteratura, dall'enfasi, dagli effetti, da tutto ciò insomma, che è facile e comune. La sua stessa preferenza per il dialetto - un dialetto assai affinato e come purificato e reso lieve e poetico - risponde al suo bisogno di liberarsi dalla letteratura. È perciò uno dei più schietti temperamenti lirici e dei più compiuti artisti che abbia avuto l'Italia nel periodo che va dal 1875 al 1900. Liriche perfette sono, tra i suoi versi, l'Appuntamento pel dichiaramento (per il duello camorristico), i sette sonetti A San Francisco (racconto d'un omicidio per gelosia commesso nel carcere napoletano omonimo), i primi due soprattutto di O' funneco verde (magistrali nelle descrizioni degli aspetti della Napoli plebea), Assunta (autodifesa giudiziaria d'un don José napoletano, che ha ammazzato una napoletana Carmen), Irma (una meretrice di strada, che ha mutato in codesto nome "forestiero" quello indigeno di Peppinella), Don Aceno 'e fuoco (un gobbetto sguattero, che soffia il fuoco in cucina ed è innamorato della figlia del ricco capocuoco), Ncoppa 'a nu montone 'e munnezza (storia d'un canino randagio, stritolato da un tram e gettato su un mucchio di spazzatura), e tante e tante altre che, per brevità, si omettono, non senza, per altro, citare due almeno tra le sue più popolari, e oggi cosmopolitiche, canzoni piedigrottesche: La luna nova nmiez'a lu mare, musicata da Mario Costa, e Quanno sponta la luna a Marechiaro, musicata da Francesco Paolo Tosti. Liriche altresì, nel significato profondo della parola, le sue novelle, tra cui bellissime tutte quelle della serie Rosa Bellavita e di Mattinate napoletane. Liriche anche le sue opere drammatiche, le più note delle quali sono 'O voto (in collaborazione con G. Cognetti) e Assunta Spina, il cui primo atto, così napoletanescamente festoso, appena fa presentire la sanguinosa tragedia di duplice gelosia che, nel secondo, precipita rapidamente nella catastrofe. E pagine liriche s'incontrano perfino nei volumi di storia aneddotica e del costume, e particolarmente in La prostituzione in Napoli nei secoli XV, XVII e XVIII (Napoli 1899) e nella Storia del teatro San Carlino (Napoli 1891; 3ª ed., Palermo 1918), che la costante curiosità per la ricerca erudita e una singolare predilezione per il Settecento napoletano ha indotto il Di G. a mettere insieme. Il Di G. è bibliotecario della Lucchesi-Palli nella Nazionale di Napoli e accademico d'Italia dal 18 marzo 1929.

L'opera poetica dialettale del Di G., che comparve dapprima in una serie di volumetti ('O munasterio, A San Francisco, 'O funneco verde, Ariette e sunette, ecc.) è raccolta tutta in Poesie, la cui prima edizione fu curata da B. Croce e da F. Gaeta (4ª ediz., Napoli 1927). Delle novelle alcune si trovano nel volume Nella vita (Bari 1903): le altre, con prefazione del Croce, sono riunite in Novelle napolitane (Milano 1914). Raccolto altresì in due volumi (Lanciano 1920) è il Teatro. Gli scritti di storia aneddotica e del costume sono quasi tutti stampati o ristampati nella Collezione settecentesca, fondata e tuttora diretta dallo stesso Di G. Il quale ha anche scritto volumi di varietà, come p. es. Napoli: figure e paesi (Napoli 1909), e trattato di storia delle arti figurative (Gemito, Napoli 1905, nuova ed., ivi 1928; Morelli, Torino 1905) e della musica (nella Collezione settecentesca).

Bibl.: B. Croce, in Letteratura della Nuova Italia, 3ª ed., Bari 1929, III, pp. 73-100; K. Vossler, S. d. G., Heidelberg 1908; F. Gaeta, S. d. G., Firenze 1911 (rist. nelle Prose del G., Bari 1928); L. Russo, S. d. G., Napoli 1920; Annuario della R. Accademia d'Italia, I (1929), pp. 115-117.

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