MAGNASCO, Salvatore

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MAGNASCO, Salvatore

Giovanni Battista Varnier

Nacque a Portofino, nella Riviera Ligure di Levante, il 1 genn. 1806, da Benedetto e Teresa Capurro. Nel 1815 fu avviato agli studi ecclesiastici, compiuti prima a Pisa e poi nei seminari di Genova e di Chiavari, al termine dei quali nel 1828 fu ordinato sacerdote a Savona.

Fu arciprete di Montoggio (1830), piccola parrocchia del Genovesato, di Sestri Ponente (1834) e poi custode del santuario Virgo Potens (1838). Nel 1843 fu nominato canonico penitenziere della metropolitana di Genova e poi professore di teologia speculativa, dapprima presso la facoltà di teologia dell'Università di Genova e quindi nel locale seminario arcivescovile, dove ebbe come allievi G. Alimonda, C. Bonavino (alias A. Franchi), L. Persoglio, T. Reggio.

Eletto il 7 maggio 1868, il 28 giugno ricevette a Roma la consacrazione a vescovo in partibus di Bolina e fu designato ausiliare dell'arcivescovo di Genova A. Charvaz; poté così partecipare al concilio Vaticano I distinguendosi per un intervento a sostegno del dogma dell'infallibilità pontificia. Dopo le dimissioni dell'arcivescovo il M. ne assunse la difficile eredità: il 10 ag. 1869 fu eletto vicario capitolare dell'arcidiocesi di Genova e più tardi (il 27 ott. 1871), non senza contrasti, nominato arcivescovo, prendendo possesso il successivo 24 novembre e facendo ingresso il 26.

La sua azione dominò la vita religiosa della diocesi di Genova con un programma di intensa pastoralità. Di origini modeste, riuscì a rompere l'alleanza tradizionale della Chiesa genovese con il ceto aristocratico, che da secoli garantiva agli arcivescovi un ruolo istituzionale nell'esercizio del potere locale. La posizione intransigente nei confronti del nuovo ordine politico, che ebbe una clamorosa manifestazione nel 1879 quando il M. si allontanò dalla sede in occasione della visita a Genova dei sovrani Umberto I e Margherita, lo fece oggetto di numerose critiche da parte degli ambienti anticlericali.

I dissidi furono anche dovuti al fatto che già dal 1872 il presule aveva ripubblicato il catechismo in uso per i fanciulli delle scuole elementari, aggiornandone il testo con i dogmi proclamati da Pio IX. Ciò dette origine a vivaci contrasti nel Consiglio comunale di Genova e a una serie di polemiche di stampa non prive di riflessi nazionali, che culminarono nel 1875 nella decisione di sopprimere l'insegnamento religioso nelle scuole civiche. Il M., come risposta, costituì l'Opera dei catechismi di perseveranza per l'insegnamento religioso ai giovani; l'amministrazione comunale replicò con il divieto della celebrazione pubblica del Corpus Domini con la tradizionale processione.

Polemiche suscitò anche la consacrazione della diocesi di Genova al Sacro Cuore, avvenuta il 9 giugno 1872. Gli episodi di intolleranza tra clericali e anticlericali (protagonista di aspre polemiche con il M. fu il giornale La Stella, che si pubblicò a Genova dal 1884 al 1887) culminarono il 14 giugno 1885 allorché, in un tumulto scoppiato al ritorno da un pellegrinaggio al santuario genovese di Nostra Signora del Monte, rimase ucciso un socio della società operaia di S. Zita, che aveva partecipato alla cerimonia di benedizione della bandiera della Federazione operaia cattolica ligure.

Vi furono anche, in alcune occasioni, momenti di consenso per l'azione pastorale del presule: così nel 1884, quando, in occasione dell'epidemia di colera che colpì il capoluogo ligure, egli si distinse per l'attività caritativa che gli valse il riconoscimento del governo italiano, e nel 1887, quando il M. decise di indire in tutte le chiese dell'arcidiocesi riti di suffragio per i caduti di Dogali.

Rilevante fu l'azione pastorale strettamente intesa. Cercò di incentivare le vocazioni sacerdotali prendendo provvedimenti in favore dei chierici più bisognosi e si preoccupò, anche grazie all'opera da tempo intrapresa dal sacerdote G. Frassinetti, che quelli intellettualmente più dotati potessero ricevere una migliore formazione culturale. Rivendicò la restituzione del seminario minore del Chiappeto incamerato dallo Stato dopo le leggi eversive e ampliò il seminario maggiore. In seguito all'abolizione della facoltà statale di teologia presso l'Università di Genova istituì l'Accademia di S. Tommaso d'Aquino (almo collegio teologico), che ebbe il riconoscimento canonico per conferire il titolo di dottore agli aggregati. Egli stesso si distinse per la pubblicazione delle Institutiones theologiae dogmatico-scholasticae (I-IV, Genuae 1876-80) e per un rilevante numero di lettere pastorali. In tal modo nel periodo del suo governo episcopale poté ordinare 668 sacerdoti.

Di fronte all'incipiente scristianizzazione delle masse popolari, e per combattere l'espansione della propaganda protestante, il M. favorì la nascita di congregazioni religiose maschili e femminili di vita attiva e sollecitò il diretto intervento di don Bosco per stabilire i salesiani a Sampierdarena, dove un antico convento fu trasformato in oratorio, sede di associazioni giovanili e di scuole professionali, e la chiesa venne eretta in parrocchia, mentre i religiosi salesiani individuarono il porto di Genova come base per l'espansione missionaria.

La devozione al Sacro Cuore trovò espressione nella costituzione della congregazione religiosa femminile dei Ss. Cuori di Gesù e di Maria a opera di E. Ravasco e nella edificazione, nel 1892, di un tempio sulla collina genovese di Carignano. Il culto mariano fu invece favorito con la costruzione di una basilica dedicata all'Immacolata, nella nuova zona altoborghese della città, e con lo sviluppo della devozione alla Madonna della Guardia, il cui nuovo santuario (realizzato con la manodopera gratuita dei fedeli delle parrocchie vicine guidati dai loro parroci) fu inaugurato dal M. il 26 maggio 1890, diventando meta di pellegrinaggi per tutta la diocesi. È da ricordare anche la diffusione, in ambito borghese, delle Conferenze di S. Vincenzo e, specialmente nelle località suburbane toccate dall'industrializzazione, di un rilevante numero di società operaie cattoliche di mutuo soccorso, che nel 1882 furono riunite a livello regionale in una federazione. Durante il suo episcopato, infine, assunse un incremento la stampa cattolica, intesa come strumento di propaganda, e lo stesso presule nel 1873 incoraggiò la pubblicazione del quotidiano Il Cittadino, che per un secolo fu la voce ufficiale della diocesi.

Il M. morì a Genova il 12 genn. 1892.

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