BRANDI, Salvatore Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)

BRANDI, Salvatore Maria

MMalgeri

Nacque a Napoli il 2 maggio 1852 da Andrea e Raffaela Marcantonio. Dopo i primi studi nella città natale, il 9 marzo 1870 entrò nella Compagnia di Gesù. Inviato, per svolgere il periodo di noviziato, a Castelgandolfo, dopo la caduta del potere temporale dei papi (settembre 1870), fu costretto a tornare a Napoli e quindi a trasferirsi nel principato di Monaco. Qui, il 10 marzo 1872, fece i primi voti. Andò poi a Lovanio, ove studiò filosofia sotto la guida dei padri L. De San e G. Delsaux.

Desideroso di impegnarsi in campo missionario, venne destinato agli Stati Uniti nello Stato del Nuovo Messico, ma, giunto in America, fu invitato a completare i suoi studi teologici nello scolasticato di Woodstock (Maryland), ove, non appena ultimato il corso, fu incaricato dell'insegnamento di discipline teologiche e filosofiche; dopo la partenza del suo maestro, C. Mazzella (chiamato da Leone XIII a insegnare alla Gregoriana di Roma), il B. gli successe come professore nella cattedra di teologia.

Partecipò attivamente in quegli anni alla vita religiosa americana, mantenendo stretti contatti con il clero e con l'episcopato. Di questi anni sono anche le sue prime opere, tra cui The true faith of our forefathers (New York s.d.) e Why am I a Catholic? (Woodstock, Maryland, 1886), che ebbero ampia diffusione negli ambienti cattolici americani.

Nel 1891, dietro segnalazione del card. Mazzella, Leone XIII lo chiamò a Roma, presso la redazione della Civiltà cattolica.

Si dedicò con sempre maggiore attenzione allo studio di problemi teologici e giuridici, scrivendo numerosi saggi e articoli. Ricordiamo, tra gli altri, La questione francese e il dovere cattolico (Roma 1892), ove cercò di mettere in luce i problemi che travagliavano il cattolicesimo francese, argomento su cui tornò poco dopo, in seguito all'articolo The policy of the Pope, di cui era autore E. J. Dillon, un amico di Loisy (il maggior esponente del movimento modernista francese), e che venne pubblicato sulla rivista Contemporary Review nell'ottobre 1892 (pp. 457-77). L'articolo aveva suscitato a Roma una profonda emozione per i toni aspri usati dall'autore nei riguardi del pontefice. Il B. rispose, sia sulla Civiltà cattolica sia sulla stessa Contemporary Review (The policy of Leo XIII, maggio 1893, pp. 663-81) confutando le tesi del Dillon e difendendo la politica del papa (l'articolo fu tradotto anche in francese: La politique de Léon XIII, Paris 1893).

Studiò poi La questione biblica e l'enciclica "Provvidentissimus Deus" (Roma 1894) ed affrontò i problemi relativi ai rapporti tra Chiesa cattolica ed ortodossa, in un saggio dal titolo Dell'unione della Chiesa. Risposta al patriarca di Costantinopoli (Roma 1896), che venne successivamente tradotto in varie lingue.

Con il nuovo secolo il B. indirizzò i suoi interessi all'esame dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia, ponendo l'accento su aspetti giuridici, quali il problema del divorzio (Il matrimonio cristiano, Roma s.d.; Il divorzio in Italia, Roma 1901; La follia del divorzio, Roma 1902) e della extraterritorialità del Vaticano (Di chi èil Vaticano, Roma 1904; L'extraterritorialità del Vaticano, Roma 1904). S'interessò anche della Dotazione della Santa Sede (Roma 1904) e della figura del cardinale nell'ordinamento giuridico italiano (I cardinali di S. Romana Chiesa nel diritto pubblico italiano, Roma 1905).

Nel 1905 venne nominato direttore della Civiltà cattolica, in sostituzione di A. Gallerani; l'anno successivo ebbe anche la carica di rettore del collegio della Civiltà cattolica, al posto di E. Polidori.

L'onere di queste due cariche non gli permise di proseguire nella sua attività di studioso e pubblicista ed il particolare momento del pontificato di Pio X, con l'insorgere di gravi questioni come il modernismo, condannato ufficialmente dall'enciclica Pascendi (1907). creò al B. non poche difficoltà, nel tentativo di mantenere la rivista dei padri gesuiti quanto più possibile fedele alle direttive della S. Sede. Sono questi, infatti, gli anni in cui, anche in Italia, più acceso si sviluppa il contrasto, che assunse spesso forme di polemica violenta, tra modernismo ed integralismo cattolico, sia sul piano teologico-culturale che su quello politico-sociale.

Il 6 genn. 1913 il B. fu colto da paralisi, che lo costrinse ad abbandonare la direzione della Civiltà cattolica, sostituito da G. Chiaudano. Trasferitosi a Napoli, vi morì due anni dopo, il 5 sett. 1915

Fonti e Bibl.: La morte del p. B., in L'Osservatore romano, 7 sett. 1915; La morte del p. B., in L'Unità cattol., 7 sett. 1915; [E. Rosa], Il p. S. M. B. S. J., in La Civiltà cattol., LXVI (1915), pp. 735-39; Annuaire pontifical catholique, Paris 1916, p. 857; E. Poulat, Storia,dogma e critica nella crisi modernista, Brescia 1967, pp. 690 s.; M. Guasco, R. Murri e il modernismo, Roma 1968, p. 279; E. Poulat, Intégrisme et catholicisme intégral, Paris 1969, pp. 332-35; Enc. eccl., I, p. 516; Enc. catt., III, col. 26.

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