SALOMONE MARINO, Salvatore

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

SALOMONE (Salamone) MARINO, Salvatore

Loredana Bellantonio

– Nacque a Borgetto, in provincia di Palermo, l’8 febbraio 1847, da Vito Salamone e da Giovanna Marino.

Per quanto non sia ufficialmente nota la motivazione che lo indusse a mutare il suo cognome già a partire dal 1867, è possibile ricondurla sia all’ammirazione e all’affetto che nutriva nei confronti della madre e della famiglia Marino, di condizione socioculturale elevata, ma ancor di più ai contrasti con i parenti paterni, con i quali le già difficili relazioni si inasprirono ulteriormente quando gli negarono il consenso alle nozze con la cugina Ninetta Salamone, così come risulta dal Diario autografo, pubblicato postumo con il titolo Storia intima.

Imparò a leggere e scrivere sotto la direzione della madre; frequentò le scuole a Borgetto e, nel 1856, la scuola privata di Nicolò Giordano a Partinico. A contatto con lo zio materno, Stefano Marino, avvocato e storico liberale che aveva preso parte ai moti del 1848, apprese le idee risorgimentali e visse, indirettamente, l’eco della seconda guerra d’indipendenza. Nel 1862 si trasferì a Palermo e divenne studente del Regio liceo Vittorio Emanuele conseguendo, nel 1866, la licenza liceale. Mostrò un precoce interesse per le lettere e, ancora studente, nel 1865, pubblicò il suo primo lavoro, il canto L’esilio di Dante.

Iscrittosi all’Università di Palermo nel 1866-67, si laureò in medicina e chirurgia nel 1873 e fu nominato medico primario della Sala di deposito dei malati. Docente universitario, tenne lezioni di semeiotica fisica dal 1876 al 1883.

In quegli anni la sua produzione sia letteraria sia medica proseguì sollecitamente: ne furono testimonianza i numerosi scritti di carattere prettamente folklorico/letterario così come le prime due pubblicazioni di medicina, del 1873 (Due casi di fegato ambulante e Sugli effetti dell’infezione palustre sul sistema nervoso e circolatorio) e le ancor più numerose recensioni, edite anche sui giornali scientifici, dall’Osservatore medico di Palermo (dal 1873 al 1876) alla Rivista clinica di Bologna (dal 1874 al 1876), alla Gazzetta clinica di Palermo (1876) e alle Nuove effemeridi siciliane (dal 1869 al 1876).

Il 23 aprile 1878 sposò, a Borgetto, Maria Grazia Abate. Il 6 novembre 1879 fu nominato primo assistente di clinica medica della Regia Università di Palermo, ruolo che ricoprì fino al 1881.

Fu membro della commissione ordinatrice per la Cavalcata storica e per le feste in occasione dell’Esposizione nazionale di Palermo del 1891-92 e membro del consiglio direttivo della Società siciliana per la storia patria (1890-95). Divenne, nel 1887, professore straordinario di patologia speciale medica dimostrativa e clinica propedeutica nella Regia Università di Messina.

Il 23 dicembre 1888, a Catania, sposò in seconde nozze Maria Angela Teresa Deodato, dalla quale ebbe quattro figli: Giovanna Maria (12 settembre 1890-5 agosto 1891), Mario (26 luglio 1892-13 marzo 1965) e poi Maria Giovanna e Lucrezia, delle quali non sono note le date.

Rientrò a Palermo nel 1893, come libero docente di patologia speciale medica e clinica propedeutica.

Fondatore, con Giuseppe Pitrè, degli studi demologici in Italia, Salomone Marino documentò le manifestazioni di vita e di arte del popolo siciliano e dal 1869 al 1881 diresse, insieme a Pitrè, le Nuove effemeridi siciliane. Partecipò alle attività di prestigiose accademie e fu socio della Società siciliana per la storia patria di Palermo.

Pubblicò La storia nei canti popolari siciliani (Palermo 1870), nella quale dichiarò il suo interesse per i canti a carattere storico, che lo portò a un progetto di ampio respiro: una storia della Sicilia dalla dominazione normanna e sveva agli eventi del 1870, tracciata sui canti popolari a carattere storico.

La grande notorietà di Salomone Marino è dovuta alla pubblicazione del poema La Baronessa di Carini. Leggenda storica popolare del secolo XVI in poesia siciliana (1870). Il poemetto, frutto di più di tre anni di ricerche condotte in cinquanta comuni siciliani e composto da 262 versi, narra la storia d’amore tra Caterina, figlia del barone Pietro III La Grua-Talamanca, e il cugino Ludovico Vernagallo, e della tragica conclusione avvenuta con l’uccisione della giovane baronessa per mano del padre, il 4 dicembre 1563.

L’opera riscosse l’apprezzamento di studiosi italiani e stranieri, ma destò alcune perplessità in relazione sia al fatto storico narrato sia al componimento. Nella seconda edizione (1873) l’autore, che continuò a sostenere la tesi del parricidio, aggiunse al poemetto 150 versi. Nella terza edizione (Palermo 1914), La baronessa di Carini, storia popolare del secolo XVI in poesia siciliana reintegrata nel testo ed illustrata con documenti, presentò sempre la tesi del parricidio ma cambiò i personaggi storici cui il poemetto si riferisce. Anche in quella edizione Salomone Marino ricostruì il testo della leggenda «alla ricerca dell’archetipo» (Rigoli, 1984, p. 18) utilizzando le molte varianti acquisite e, operando secondo un metodo di ricostruzione già applicato nella storia degli studi folklorici, come fecero Elias Lönnrot o i Grimm (Cocchiara, 1966, p. 313), attraverso «numerosi rimaneggiamenti», presentò un componimento «conforme alle nuove risultanze delle sue indagini» (Rigoli, 1984, p. 11). Selezionò e scelse, quindi, le varianti «che precisano o chiariscono meglio le circostanze del dramma, o recano situazioni nuove, o rifulgono per mirabile forma» (La baronessa di Carini..., 1914, pp. 69 s.) e ne annunciò quindi la pubblicazione, che però non avvenne. Solo nel 1963, con la pubblicazione delle 392 varianti a opera di Aurelio Rigoli, si ebbe più esatta percezione del lavoro compiuto dal demologo che, in tutte e tre le edizioni, «ha finito col darci un testo ideale, un suo testo» (Cocchiara, 1966, p. 325). Con la pubblicazione delle varianti e in assenza di un testo archetipo «non era più possibile continuare a considerare il testo, qualsiasi testo, di Salomone Marino, come una storia siciliana del Cinquecento: era patente [...] che si trattava di un falso ottocentesco» (Varvaro, 2010, p. 27).

Negli anni successivi la produzione demologica di Salomone Marino si attestò sul versante storico/folklorico con diverse pubblicazioni tra le quali Tradizione e storia (Palermo 1877), Leggende popolari siciliane in poesia (Palermo 1880); Schizzi di costumi contadineschi siciliani, pubblicati nel 1882 e nel 1883 nell’Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, rivista alla cui fondazione (1882) e direzione partecipò insieme a Pitrè e a Vincenzo Di Giovanni; Spigolature storiche siciliane dal secolo XIV al secolo XIX (Palermo 1887); Costumi e usanze dei contadini di Sicilia (Palermo 1897).

Nelle sue ricerche continuò a mediare le fonti d’archivio e le fonti folkloriche, ed è proprio questo atteggiamento metodologico di recupero e valorizzazione della tradizione orale come fonte storiografica che indusse Rigoli (1978, p. 86) a considerarlo un antesignano della ricerca etnostorica. L’edizione nazionale (Comiso-Palermo 1998-2008) delle Opere di Salomone Marino ha portato alla pubblicazione di inediti come: Storia intima.(a cura di A. Rigoli, Palermo 1998), il diario autobiografico; Studj di clinica medica (1999); La vita dei Siciliani dall’XI al XIX secolo (2003); e Tradizioni popolari siciliane (2008).

Morì a Palermo il 17 marzo 1916.

Fonti e Bibl.: A. Rigoli, Le varianti della Barunissa di Carini raccolte da S. S. M., Palermo 1963; G. Cocchiara, Le origini della poesia popolare, Torino 1966; A. Rigoli, Il rapporto folklore-‘storia scienziale dei dotti’ nell’interpretazione di S. S. M., in Id., Magia e etnostoria, Torino 1978, pp. 82-96; Id., La Baronessa di Carini. Tradizione e poesia, Palermo 1984; L. Bellantonio, Bibliografia degli scritti di S. S. M., Palermo 1998; A. Varvaro, Adultéri, delitti e filologia. Il caso della baronessa di Carini, Bologna 2010.

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