RICHARDSON, Samuel

Enciclopedia Italiana (1936)

RICHARDSON, Samuel

Mario Praz

Romanziere, nato nel Derbyshire nel 1689 (luogo e data di nascita non meglio precisati), morto a Londra il 4 luglio 1761. Figlio d'uno stipettaio londinese trasferitosi nel Derbyshire per ragioni economiche piuttosto che politiche (il R., che cercava di nobilitare la sua origine, pretese che il padre avesse avuto rapporti con la congiura del duca di Monmouth), ricevette un'educazione sommaria, e fino dall'infanzia rivelò eccezionali disposizioni a narrare e a redigere lettere per conto d'altri. Il suo desiderio di studî gli fece scegliere come mestiere quello del tipografo. Il 1° luglio 1706 entrò come apprendista nella tipografia di John Wilde, ad Aldersgate Street, Londra; dedicava le ore libere alla lettura, ed ebbe la fortuna di trovare una guida in un gentiluomo "d'alto rango e di vasta fortuna" che l'incaricò di tenerlo al corrente delle notizie londinesi durante i suoi viaggi all'estero. Nel 1719, grazie all'aiuto di questo gentiluomo e del Wilde, e con le economie che era riuscito a fare nel frattempo, poté aprire una stamperia per proprio conto a Fleet Street. Il 23 novembre 1721 sposò Martha Wilde, la figlia del tipografo che gli aveva appreso il mestiere; ma i sei figli nati dal matrimonio, tra il 1722 e il 1730, ebbero tutti brevissima vita, per un difetto della costituzione della madre, che anch'essa soccombette il 23 gennaio 1731. L'ininterrotta serie di lutti non impedì al R. di spiegare un'intensa attività commerciale, al punto che nel 1724 egli poté aprire una stamperia più vasta a Salisbury Court. Iniziò anche collaborazioni anonime in vari giornali: l'Universal Spectator, e il Gentleman's Magazine, a cui inviò perfino dei versi. Nel 1732 passò a seconde nozze con Elizabeth Leake, da cui ebbe sei figli: quattro figlie sopravvissero. Amicizie influenti gli procurarono l'importante incarico di stampare atti del parlamento, e questa qualità di stampatore ufficiale, oltre che fruttargli denaro, gli valse la confidenza di privati e di librai. Curò un rimaneggiamento del Tour through the Whole Island of Great Britain del De Foe (quattro edizioni dal 1738 al 1753), aggiungendovi dissertazioni e descrizioni di paesaggio; e una magnifica edizione delle Negotiations of Sir Thomas Roe, contenente le lettere di questo ambasciatore presso la Sublime Porta tra il 1621 e il 1628. Nel 1735 entrò in relazioni d'affari col drammaturgo Aaron Hill; i rapporti con costui divennero presto della più intima amicizia; Hill fu anche un consulente medico per il R., andando questi soggetto a vertigini per via del soverchio lavoro in luogo chiuso. Le letture del R. coprirono un vastissimo campo: trattati di morale e prediche (p. es., On Education del Locke), volumi di storia, e compilazioni e riassunti di celebri opere straniere; Spenser, Milton e Cowley, furono i suoi favoriti tra i poeti; lesse molte delle opere contemporanee a tendenza moralistica e formò il suo stile sui varî "periodici del costume" che sorsero numerosi in Inghilterra sul modello del Tatler e dello Spectator, trattando spesso soggetti di tragedie domestiche e di dramma borghese; codesti giornali contenevano pure sedicenti lettere di donne che dovettero essere lette con particolare interesse dal R. Poco invece amava la letteratura romanzesca; solo l'Arcadia del Sidney ebbe influsso su di lui (fu qui che trovò il nome della sua prima eroina, Pamela). Verso la cinquantina, il R. godeva della stima generale, aveva avviato un commercio molto prospero e acquistato una grande casa di campagna a Hammersmith, dove si recava a riposarsi delle fatiche; ma la sua opera letteraria si limitava a compilazioni quale, nel 1739, un adattamento delle favole di Esopo. In quest'anno, i librai Osborn e Rivington, gli chiesero di comporre una raccolta di lettere familiari sulle principali occorrenze della vita ordinaria a uso della gente di campagna e del popolo, e il R., dopo qualche esitazione, intraprese l'opera con l'intento di "inculcare i principî della virtù e della benevolenza, descrivere e raccomandare i doveri sociali e familiari... dirigere i giovani nella scelta dei compagni e stimolarli al lavoro, denunziare i matrimonî male assortiti, consolare gli afflitti, mostrare ai fidanzati come scrivere lettere che una ragazza assennata possa ricevere senza arrossire, e un uomo discreto rileggere più tardi senza vergogna, ecc.". Nel preparare questa raccolta, trovò uno spunto degno di più vasto sviluppo: redasse rapidamente la lettera d'un "padre alla figlia domestica, alla notizia che il padrone ha attentato alla sua virtù", poi, riflettendo su codesto tema, mise da parte la raccolta (che non apparve che nel 1741), e in breve (dal novembre 1739 al gennaio 1740, se si deve credere all'autore) compose Pamela, or Virtue Rewarded (il titolo prosegue con una lunga dichiarazione del carattere del libro).

Pamela Andrews è una giovane domestica la cui padrona è morta poco prima che s'inizii il racconto. Il figlio di costei, Mr. B., nutre per la giovinetta una grande simpatia che presto diviene passione; tenta di approfittare della situazione della donna e la perseguita con le sue profferte. Essa le respinge indignata, e abbandona la casa. Inseguita da Mr. B., riesce a difendersi con molta astuzia, finché l'uomo, vinto dall'amore, si risolve a sposarla. Il romanzo epistolare, pubblicato anonimo, ebbe grandissimo successo. Fu ristampato parecchie volte, e tradotto in francese, tedesco, olandese, italiano, danese; fornì al pittore londinese Joseph Highmore il soggetto di dodici quadri, riprodotti in stampe; al Goldoni l'argomento della sua Pamela nubile (Goldoni dà a Pamela alti natali, a sua insaputa). Non mancarono tuttavia le voci discordanti, e le parodie; tra queste ultime, soprattutto, An Apology for the Life of Mrs. Shamela Andrews (1741) di Henry Fielding, ove l'eroina raggira il suo padrone, lo Squire Booby; l'idea satirica dell'opuscolo fu rielaborata poi dal Fielding in una vera e propria opera d'arte, Joseph Andrews, trasposizione umoristica della storia di Pamela: il protagonista è un servo, un Pamela maschio, che corre pericolo d'essere violato dalla padrona. La popolarità di Pamela provocò contraffazioni allo scopo di narrare le avventure di Pamela sposa, sicché il R. stesso si decise a scrivere il seguito del suo romanzo, che apparve alla fine del 1741, in forma di terzo e quarto volume dell'opera completa.

Il successo dell'opera, e il desiderio di estendere le sue lezioni di morale alle giovinette di classe sociale più elevata, e metterle in guardia contro i seduttori, spinsero il R. a scrivere un nuovo romanzo epistolare, Clarissa Harlowe, di cui due volumi apparvero nel 1747, e cinque nel 1748; il R. si giovò molto dei consigli di amici, soprattutto di Hill, che seguirono passo passo la preparazione del romanzo, narrato in una serie di lettere di Clarissa all'amica miss Howe, e di Richard Lovelace all'amico John Belford.

Clarissa, giovinetta di buona famiglia, "di gran delicatezza, dotata di tutte le grazie, naturali e acquisite, che adornano il bel sesso", è corteggiata da Lovelace, giovinotto elegante, attraente e versatile, ma senza scrupoli (il nome fu suggerito al R. da quello dell'omonimo poeta-cavaliere del Seicento, Richard Lovelace). La famiglia di Clarissa si oppone al matrimonio, per la cattiva fama del giovane, e Clarissa per un certo tempo resiste alle insistenze di lui, pur sentendosene affascinata. Deciso ad averla a tutti i costi, il seduttore con un tranello la persuade a fuggire, e la rinchiude in una casa di malaffare; spiata e tormentata, la misera vergine, che per un po' diviene quasi folle, riesce infine a evadere, e rifiuta la proposta di Lovelace che, amandola in cuor suo, vorrebbe sposarla. La padrona della casa di malaffare fa arrestare Clarissa per pretesi debiti. Belford la libera, ma la giovinetta già sente prossima la fine dei suoi giorni, e si spegne tra meditazioni devote. Lovelace è ucciso in duello dal cugino di Clarissa, il colonnello Morden.

Il romanzo appassionò non solo gli amici del R., che ebbero con lui un attivo scambio di corrispondenza sulle varie situazioni e questioni morali del romanzo (specialmente Lady Bradshaigh che, dapprima in incognito, aveva stretto intense relazioni epistolari col R. nel 1748), ma il pubblico inglese ed europeo in generale. Il romanzo venne liberamente tradotto in francese dal Prévost, e mise in voga l'argomento della vergine perseguitata che doveva dominare la letteratura romantica di tutta Europa. L'influsso di Clarissa si fece sentire sugli autori più varî, dal Diderot, dal Rousseau, dal Goethe al Laclos, al Restif de la Bretonne, al De Sade, fino al capovolgimento, in quest'ultimo, della tesi richardsoniana della ricompensa finale della virtù.

Circondato da una corte di ammiratrici, di solito giovani, il R. prendeva poca parte alla vita sociale e politica del suo tempo; ebbe tuttavia parentesi mondane nei luoghi di cura dove fu obbligato a recarsi per la sua salute sempre malferma, a Bath e a Tunbridge Wells. "Una dozzina di dame d'alto rango mi assillano perché io dia loro un uomo dabbene", - scriveva il R. a un amico, poco dopo la pubblicazione di Clarissa. Il romanzo che aveva a protagonista questo paragone di virtù mascolina, fu The History of Sir Charles Grandison, narrato in una serie di lettere e pubblicato nel 1753-54.

La bella e assennata Harriet Byron viene a Londra, dove attira molti ammiratori. Tra questi, il ricco, arrogante e spregiudicato sir Hargrave Pollexfen ne chiede la mano con insolente insistenza. Infuriato dal rifiuto di Harriet, la rapisce all'uscita da un ballo in maschera, e dopo avere tentato invano di forzarla a un matrimonio segreto, la conduce nella sua berlina fuori di città. Durante il tragitto la vettura s'incontra con quella di sir Charles Grandison, bello e virtuoso gentiluomo, che libera Harriet. I due s'innamorano uno dell'altra, ma obblighi anteriori trattengono sir Charles dal chiedere la ragazza in sposa. Mentre si trovava in Italia, egli aveva salvato da certi sicarî il giovane marchese della Porretta, che l'aveva presentato alla sua famiglia; dalla relazione era sorto un quasi fidanzamento tra Clementina della Porretta e il giovane inglese; ma la diversità di religione aveva finora impedito che si giungesse a un accordo coi genitori della ragazza, il cui cuore era più preso di quello di sir Charles (il Baretti fornì al R. le informazioni sull'ambiente e gli usi in Italia). Clementina impazzisce per l'angoscia, e i suoi genitori chiamano il Grandison in Italia pronti ad accettare ogni condizione, pur di vedere la ragazza ricuperare il senno. Ma costei, come ritorna in sé, decide di non potere sposare un eretico: sir Charles, liberato così dall'impegno, sposa Harriet.

Anche questo romanzo suscitò molto entusiasmo, e offrì appiglio a discussioni e opuscoli; le contraffazioni irlandesi causarono serie noie al R. Il romanziere, ormai stanco, resistette alle molteplici preghiere di editori e direttori di riviste, e si limitò a raccogliere una collezione di Maxims, or Meditations, desunte dai suoi tre romanzi, idea in parte suggeritagli dal dottor Johnson; raccolse e classificò anche tutto il suo copiosissimo epistolario, con l'intenzione di pubblicarlo, ma poi abbandonò codesto disegno. Gli ultimi anni furono occupati dall'attività editoriale, dalla costruzione di una nuova casa, a White Lyon Court, e dall'acquisto di una nuova abitazione di campagna a Parson's Green, tra onori (fu fatto Master della sua corporazione, la Stationers' Company), opere di beneficenza, spesso a truffatori e ingrati, e lutti di famiglia.

Portavoce di quella borghesia puritana che veniva trionfando in Inghilterra, il R. seppe trovare d'istinto quel tono giusto tra il sentimentalismo e la casistica utilitaria, soffusa d'idealismo, che doveva garantirgli largo seguito. Mentre le sue pagine edificanti piacevano alla gente dabbene, attiravano anche, per contrasto, società raffinate come la francese, il cui culto, piuttosto retorico, della virtù (parallelo al gusto per le pastorellerie) era moda anziché fermo convincimento. Tenendo conto delle preoccupazioni moralistiche e della parte preponderante che esse ebbero nel modellare i caratteri dei personaggi, è notevole come questi (soprattutto i femminili) riuscissero ben più che mere personificazioni e drammatizzazioni di qualità morali; la casistica, nel R., spesso s'alleggerisce in fine psicologia; i personaggi, in certo modo, prendono la mano al loro creatore, sì che si potrebbero analizzare in modo diverso la condotta di Pamela e di Clarissa, e, anche al tempo del R., si trovarono difensori del Lovelace; solo sir Charles Grandison ha una rigidità poco convincente e financo grottesca. Lo stile del R., che tanto rapì i settecenteschi, è giudicato prolisso dai moderni, e certo manca delle virtù di aderenza alla realtà e di vivacità che rendono ancora popolari i volumi di altri grandi romanzieri inglesi del Settecento. Del resto, anche il Grimm dichiarava di avere provato, alla lettura di Clarissa, "una cosa fuori dell'ordinario, il piacere più vivo e insieme il tedio più letale" per via delle lungaggini del romanzo, ma il Diderot trovava che era ingiusto chiamare lungaggini i sottili particolari delle opere del R.: "J'ai entendu reprocher à mon auteur ses détails qu'on appelait des longueurs: combien ces reproches m'ont impatienté!".

Ediz. e bibl.: Ediz. moderne: Novels, voll. 12, con prefazione di L. Stephen, Londra 1883; Novels, voll. 19, Oxford 1930 segg.; The Correspondance of S. R., voll. 6, a cura di A. L. Barbauld, Londra 1804; D. Diderot, Éloge de R., 1761 (ediz. Assézat, vol. V); E. Schmidt, R., Rousseau und Goethe, Jena 1875; F. S. Boas, R.'s Novels and their Influence, Londra 1911, II; P. Dottiu, S. Richardson, Parigi 1931.

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